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Autore: BeeMe    09/12/2012    8 recensioni
“Sta’ a sentire” disse “devo parlarti.”
“Di che si tratta, tesoro? Cosa c’è?”
Se ne stava assolutamente immobile, col capo chino. Lei notò che un muscolo gli si contraeva a scatti vicino all'occhio sinistro.
“Sarà un brutto colpo per te, temo.” disse Alejandro. “ma ci ho pensato a lungo e ho deciso che l’unica cosa da fare è dirtelo in tutta chiarezza. Spero che non me ne vorrai troppo.”
E glielo disse. Non ci mise molto, quattro o cinque minuti al massimo, con lei seduta immobile che lo guardava con stupore e raccapriccio, mentre lui si allontanava da lei ad ogni parola.
Questa storia è ispirata a quella di Roald Dahl, 'Un Cosciotto d'Agnello', appunto. Spero vi piaccia :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Questa fan fiction è ispirata alla storia di Roald Dahl “Un cosciotto d’agnello”.

 

La stanza era calda e pulita, le tende tirate e tutte le luci accese, quasi a voler allontanare del tutto il buio.

Sulla credenza alle sue spalle c’erano due bicchieri alti, le bottigliette della coca-cola, il whisky. 

Heather Burromuerto aspettava che il marito tornasse a casa dal lavoro. 

Ogni tanto lanciava un’occhiata alla pendola, ma senza provare ansia, al solo scopo di rasserenarsi al pensiero che a ogni minuto che passava il momento del rientro del marito si avvicinava.

Quando la pendola segnò le cinque meno dieci Heather tese l’orecchio e, dopo pochi minuti, sentì il fruscio delle ruote sulla ghiaia di fuori, lo sbattere dello sportello e la chiave che girava nella serratura. 

Lei si alzò e gli andò incontro per baciarlo appena entrato nella stanza.

“Ciao caro”

“Ciao”

Gli prese il cappotto e lo appese nell’armadio a muro, poi andò alla credenza e versò da bere, una coca-cola per lei e un bicchiere pieno di whisky per lui.

Per Heather quello era il momento più bello della giornata. Sapeva che lui non aveva voglia di parlare se non dopo aver finito il primo bicchiere e lei, dal canto suo, era felice di starsene in silenzio a godersi la sua compagnia dopo tante ore di solitudine lì in casa.

Adorava la sua maniera di star seduto stravaccato sulla poltrona, il modo in cui entrava dalla porta o attraversava la stanza a passi lenti e lunghi; adorava il suo sguardo assorto e calcolatore, la strana forma della sue labbra e soprattutto il suo modo personale di starsene in silenzio.

“Stanco, caro?”

“Sì, sono stanco” Nel rispondere fece quello che faceva sempre: sollevò il bicchiere e lo vuotò in solo sorso, sebbene fosse ancora a metà, più o meno.

Non stava guardandolo in realtà, ma sapeva che l’aveva vuotato perché il ghiaccio tintinnò sul fondo del bicchiere vuoto quando abbassò il braccio. Rimase fermo un attimo poi si alzò e andò a versarsene un altro.

“Faccio io!” esclamò lei, saltando su.

“Resta seduta.”

Quando tornò alla sua poltrona lei notò che n’era versato parecchio.

“Tesoro, vado a prenderti le pantofole?”

“No.”

Lo guardò mentre beveva il primo sorso del liquido ambrato: eh sì, se n’era versato un bel po’.

“tesoro, vuoi che vada a prenderti un po’ di formaggio? Non ho preparato da mangiare perché oggi è giovedì.”

“No.”

“se sei troppo stanco per andar fuori a cena” continuò lei “faccio ancora in tempo. C’è molta carne nel freezer e puoi mangiare direttamente qui, senza alzarti dalla poltrona.”

Lo guardava in attesa di una risposta, di un sorriso: invece niente.

“In ogni modo” riprese” per ora vado a prenderti del formaggio e dei cracker”

“Non ne voglio.” 

Si mosse a disagio nella poltrona, con i grandi occhi grigi sempre fissi sul viso del marito. “Ma devi cenare. Non ci metto niente a preparare qualcosa. Mi piace farlo. Ci sono cotolette d’agnello. O di maiale. Quello che vuoi, il freezer è pieno.”

“Lascia perdere.”

“Ma, tesoro, devi mangiare qualcosa! Io lo preparo, in ogni caso. Poi se lo vuoi, lo mangi.”

Si alzò, lentamente.

“Siediti” disse lui “Sta’ seduta almeno un momento.”

Fu allora che lei fu presa dalla paura.

“Avanti. Su. Siediti.”

Si lasciò cadere lentamente sulla poltrona senza staccargli di dosso quei suoi grandi occhi pieni di stupore. 

Lui intanto aveva finito il secondo whisky e stava fissando il bicchiere vuoto, tutto accigliato.

“Sta’ a sentire” disse “devo parlarti.”

“Di che si tratta, tesoro? Cosa c’è?”

Se ne stava assolutamente immobile, col capo chino. Lei notò che un muscolo gli si contraeva a scatti vicino all'occhio sinistro.

“Sarà un brutto colpo per te, temo.” disse Alejandro. “ma ci ho pensato a lungo e ho deciso che l’unica cosa da fare è dirtelo in tutta chiarezza. Spero che non me ne vorrai troppo.”

E glielo disse. Non ci mise molto, quattro o cinque minuti al massimo, con lei seduta immobile che lo guardava con stupore e raccapriccio, mentre lui si allontanava da lei ad ogni parola. 

“Così stanno le cose.” concluse poi “e so benissimo che è un brutto momento per dirtelo ma non avevo scelta. Naturalmente ti darò dei soldi e farò in  modo che non ti manchi niente. In effetti non è il caso di fare tante storie.”

La prima reazione di lei fu di non credere assolutamente a niente di tutto quello che aveva detto.

Pensò addirittura che il marito non avesse parlato affatto, di essersi immaginata tutto.

“Vado a preparare la cena” disse in un bisbiglio e stavolta lui non la fermò.

Quando attraversò la stanza ebbe l’impressione di non toccare terra coi piedi. Non sentiva niente, a parte una lieve nausea. Quindi si abbandonò ad una serie di gesti automatici.

Scese le scale per la cucina, schiacciò l’interruttore della luce, avvertì il freddo del freezer quando vi cacciò dentro il braccio per prendere la prima cosa che le capitava.

Tirò fuori quella cosa e la guardò.

Era incartata; tolse la carta e guardò di nuovo.

Un cosciotto d’agnello.

Lo portò di sopra, reggendolo con tutte e due le mani per il sottile osso all’estremità, e nell’attraversare il salotto vide il marito in piedi davanti alla finestra. Le dava le spalle e lei si fermò.

“Per l’amor di Dio” disse sentendola entrare, senza voltarsi, però. “Non prepararmi la cena. Mangio fuori.”

A quel punto Heather Burromuerto non fece altro che avvicinarglisi e, senza la minima esitazione, brandì alto nell’aria il cosciotto d’agnello e glielo calò con tutta la forza che aveva sulla testa.

Fu come se l’avesse colpito con una spranga di ferro.

Si ritrasse di un passo e rimase lì in attesa. E lo strano fu che lui rimase fermo impalato per almeno cinque secondi, dopodiché crollò sul tappeto.

Il crollo improvviso, il rumore, il fatto che anche il tavolino cadesse, l’aiutarono a riprendersi dallo shock. Stupita, con un senso di freddo addosso, si riscosse a poco a poco e rimase lì a guardare il corpo in terra.

Benissimo, si disse, così l’ho ucciso.

Strano come la mente le si schiarisse di colpo. Si mise a pensare e i pensieri si succedevano velocissimi. Come moglie di un poliziotto sapeva quale sarebbe stata la condanna. Benissimo. Per lei non aveva nessuna importanza, In effetti sarebbe stato addirittura un sollievo. D’altro canto che ne sarebbe stato del bambino che portava in grembo? Li uccidono entrambi: mamma e figlio? O aspettano il decimo mese? 

Heather non sapeva darsi una risposta. E certamente non era disposta a correre nessun rischio.

Portò l’agnello in cucina, lo mise in una teglia, accese il forno e lo cacciò dentro. Poi si lavò le mani e corse di sopra, in camera da letto. Sedette davanti allo specchio, si pulì il viso e ritoccò le labbra. Provò a sorridere. Venne fuori una strana smorfia. Provò di nuovo.

“Salve Sam.” disse ad alta voce, in tono vivace.

Vivace, ma anche un tantino strano.

“Vorrei delle patate, Sam. Sì e magari anche una scatola di piselli.”

Un po’ meglio così.

Provò parecchie volta ancora poi scese di sotto, infilò il cappotto e uscì in strada.

Non erano ancora le sei e l'emporio alimentare aveva ancora tutte le luci accese.

“Salve Sam” disse in tono vivace, sorridendo all’uomo dietro al banco.

“Buonasera signora Burromuerto. Come va?”

“Vorrei delle patate Sam. Sì, e magari anche una scatola di piselli.”

L’uomo si voltò a allungò una mano per prendere i piselli.

“Alejandro ha detto che era troppo stanco per andare a cena fuori stasera.” disse lei “Il giovedì sera mangiamo fuori, sa, e così mi sono ritrovata senza verdure in casa.”

“Vuole della carne signora Burromuerto?”

“No grazie. La carne ce l’ho. Ho un bel cosciotto d’agnello nel freezer.”

“Vanno bene queste patate? Vengono da New York.”

“Oh, sì. Vanno benissimo.”

Quando tutto fu incartato e lei ebbe pagato, sfoggiò il suo miglior sorriso e disse: “Grazie Sam, buonasera.”

“Buonasera signora Burromuerto. Grazie a lei.”

A quel punto lei uscì dal negozio e iniziò a camminare verso casa a passi svelti.

Così va bene, si disse, comportati in maniera del tutto naturale. Fai conto che Alejandro è seduto sulla poltrona ad aspettarti. Agisci con naturalezza e non ci sarà bisogno di inscenare niente.

Per questo, nell’entrare in cucina dalla porta sul retro, era tutta sorridente.

“Ale!” chiamò. “Come va, tesoro?”

Mise giù il sacchetto e andò nel soggiorno; e quando lo vide steso a terra, con le gambe piegate e un braccio sotto la testa, fu davvero uno shock per lei. Corse da lui, gli si inginocchiò accanto e si mise a piangere di tutto cuore. Fu facilissimo. Non fu necessario recitare.

Pochi istanti dopo si alzò e andò al telefono. 

Conosceva a memoria il numero della polizia e quando dall’altro capo rispose una voce d’uomo gridò: “Presto! Venite presto! Alejandro è morto!”

“Chi parla?”

“La signora Burromuerto. La moglie di Alejandro Burromuerto.”

“Sta dicendo che Alejandro è morto?”

“Credo proprio” singhiozzò lei “E’ steso a terra e mi sembra morto.”

“Veniamo subito” disse la voce.

LA macchina arrivò subito dopo e lei aprì la porta a due poliziotti.

Heather si precipitò fra le braccia di uno dei due, piangendo, e mentre lui tentava di consolarla, l’altro si mise ad esanimare il corpo.

“E’ morto?” esclamò lei.

“Temo proprio di sì. Com’è successo?”

In poche parole lei raccontò la storia della spesa all’emporio e di come, tornata a casa, l’avesse trovato a terra.

Il poliziotto che prima l’aveva consolata e che noi chiameremo Harold, si inginocchiò davanti al cadavere e notò una piccola chiazza di sangue raggrumato sul cranio dell’uomo.

“Avete delle chiavi inglesi in casa’” le chiese.

Lei nnon credeva che ci fossero chiavi inglese in casa, ma la perquisizione continuò.

“Harold” fece lei quando il poliziotto le passò accanto “le dispiacerebbe portarmi qualcosa da bere?”

“Certo glielo porto subito. Vuole il whisky che è qui”

“Sì, grazie, ma pochissimo. Ne vuole un goccio anche lei? Deve essere molto stanco. La prego, lo prenda. E’ stato molto buono con me.”

“Bè” fece lui “In verità non mi è consentito, ma un goccio darebbe un po’ di carica”

Dopo un po’ arrivò anche l’altro a prendere un sorso di whisky e, ad un certo punto, Harold andò in cucina e ne tornò di corsa dicendo: “Senta signora Burromuerto. Sa che il forno è ancora acceso con dentro la carne?” 

“Oh povera me!” esclamò lei “E’ vero!”

“Glielo spengo io se vuole”

“Vuol farlo Harold? La ringrazio molto.”

Quando il sergente tornò la seconda volta lei lo guardò coi suoi occhi grandi e grigi e pieni di lacrime: “Harold Noonan” disse.

“Sì?”

“Mi farebbe un piccolo piacere... lei e i suoi colleghi?”

“Se possibile, signora Burromuerto.”

“Bene” fece lei. “Vi trovate tutti qui a cercare di trovare l’assassino di Al, un vostro grande amico. Dovrete essere affamati, a questo punto e io so che Alejandro, pace all’anima sua, non mi perdonerebbe mai se vi lasciassi in questa casa senza offrirvi una decente ospitalità. Perché non mangiate quell’agnello che è nel forno?”

“Neppure per sogno” rispose il poliziotto.

“Vi prego. Mangiatelo. Io non riuscirei a mangiare un sol boccone, non qui in questa casa dove è stato ucciso. Ma per voi... per voi va benissimo. Mi fareste davvero un favore mangiando l’agnello. Dopo potrete riprendere il vostro lavoro.”

Ci fu un’attimo di esitazione da parte dei poliziotti, ma poi fu il loro stomaco a vincere e si lasciarono trascinare in cucina a servirsi.

Heather rimase lì dov’era ad ascoltare le loro voci, ingrossate ed impedite, perché avevano la bocca piena di carne.

“Ne prendi altro, Noah?”

“No, meglio non mangiarlo tutto.”

“Lei vuole che lo finiamo.”

“Okay, allora. Dammene un’altro pezzetto.”

“Dev’essere stata una grossa spranga quella che il tipo ha usato per colpire il povero Al.” stava dicendo uno di loro “Il dottore ha detto che aveva il cranio fracassato come se fosse stato colpito da un martello.”

“Per questo non dovrebbe essere difficile trovarla.”

“E io cosa dicevo?”

“Chiunque sia stato, non può starsene a lungo con un affare del genere.”

“Personalmente sono convinto che si trova ancora qui in casa.”

“Magari l’abbiamo proprio sotto il naso. Tu che dici Harold?”

Nell’altra stanza, a Heather Burromuerto scappò da ridere.

  
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