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Autore: Fliflai98    09/12/2012    2 recensioni
Where you lead
Helena è costretta a trasferirsi dal padre a Marsala e lasciare la Bologna, la città dove è cresciuta e nella quale spera di tornare al più presto possibile. Comincia il quarto anno al Liceo Scientifico P. Ruggieri e oltre tutti i cambiamenti che è costretta ad affrontare si trova anche a dover gestire i sentimenti per l’ “Innominato”, un ragazzo della classe vicina che l’ha stregata con un solo sguardo. Where you lead, dove ti condurrà?
Genere: Avventura, Poesia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Cap. 1

Al mio Innominato.. non potrò mai dimenticarti. <3

 

Well my friend it seems we’ve come too far to disagree
My knees feel weak and I fell too fast
The tide is high but we swam in too deep
To catch your breath you tear me apart.

 


CHANGES

-Signorina, si svegli.-
Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti la hostess sorridente che mi aveva seguita durante l’intero volo chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa e nonostante avessi insistito nel dire che non avevo bisogno di niente e che andava tutto bene, ogni dieci minuti si ripresentava domandandomi se avevo cambiato idea. Era una donna alta, sulla trentina con i capelli castani raccolti in un perfetto chignon alto e somigliava in modo impressionante ad una maestra che avevo avuto alla scuola elementare.
- Stiamo atterrando, tra dici minuti saremo arrivati. – disse sorridendo ancora di più, poi, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo indagatore, si voltò e si allontanò. Mi chiesi come facesse a camminare nel corridoio traballante dell’aereo in volo con quei tacchi a spillo quando io non ero nemmeno riuscita ad arrivare al bagno senza inciampare una dozzina di volte, e indossavo delle Converse!
Guardai fuori dall’abitacolo e, in mezzo a tutto il soffice biancore delle nuvole riuscii ad intravedere dei pezzettini scuri di terra.
Ero sul volo Bologna-Birgi da non so quanto tempo, sembrava che il tempo non volesse scorrere. Avevo cercato di addormentarmi, ma ovviamente non c’ero riuscita. Poi avevo provato a leggere il libro che avevo comprato all’aeroporto prima di partire, ma dopo aver sfogliato le prime pagine ero stata assalita da un senso di nausea ed ero quindi stata costretta ad abbandonare il volume nella borsa. Avevo allora cercato di ingannare il tempo ascoltando la musica, ma ovviamente il mio ipod era scarico. Poi, senza accorgermene, pian piano ero caduta in un sonno profondo.
Stavo andando a vivere da mio padre, Alessandro, a Marsala. I miei genitori avevano divorziato quando avevo soltanto sei anni e dopo una lite molto accesa mio padre aveva deciso di tornare nella sua città natale lasciando me e mamma da sole a Bologna. Ero andata a trovarlo spesso nei primi tempi ma negli ultimi anni le mie visite erano diventate sempre più rade e ora, ed eravamo ai primi di settembre, non lo vedevo da Capodanno. Diciamo che la decisione di andare a vivere con lui non era stata proprio presa con il cuore, diciamo che non era stata nemmeno una scelta. Ultimamente mia nonna materna aveva avuto un infarto e, vivendo da sola nel paesino di Vattelapescà mia madre era dovuta andare a stare da lei per aiutarla a ‘’riprendersi’’ ma sapevamo benissimo entrambe che alla nonna rimaneva ancora poco tempo, era molto anziana e quest’ultimo incidente le aveva dato il colpo di grazia. E, proprio perché credevamo tutti che non ce l’avrebbe fatta ancora a lungo, la mamma aveva deciso che era meglio andare lei a stare a casa sua per lasciarle un ultimo ricordo della sua casa e di quel paesino sperduto invece di portarla a casa nostra. E mentre mia madre stava lì ad aspettare che la nonna si spegnesse io ero stata affibbiata a mio padre. Non che mi trovassi male con lui ma non impazzivo certo dalla voglia di lasciare tutti i miei amici, la mia città e soprattutto la mia migliore amica Anna.
Essendo figlia unica Anna era stata per me come una sorella, avevamo frequentato tutte le scuole insieme partendo dalle elementari e non ci eravamo mai separate per più di qualche giorno.
La sera prima della mia partenza avevo dormito da lei e avevamo passato l’intera notte a parlare e, accidentalmente, anche a piangere. Ma ci eravamo promesse di tenerci sempre in contatto via SMS, Facebook e Skype. –Siamo nel ventunesimo secolo, dai! Sarà come se fossi ancora qui con me.- mi aveva detto tra le lacrime e i sorrisi dell’ultimo addio all’aeroporto.
Guardai un’altra volta fuori dal finestrino, eravamo sempre più vicini a terra poi, lentamente, l’aereo ci inclinò e si posizionò, ancora in volo, su una pista fino a quando le gomme non stridettero sull’asfalto, finalmente ci fermammo e, lentamente, sganciai la cintura di sicurezza. Quando gli addetti aprirono le porte mi alzai ed imbracciai la gigantesca borsa di pelle beige avviandomi con il resto dei passeggeri verso le uscite. Appena uscii all’aperto fui invasa da una corrente di vento calda che mi lasciò un sapote leggermente salato sulle labbra, segno che eravamo vicini al mare. Entrai in aeroporto e andai a recuperare le mie tre valigie, non sapendo per quanto tempo sarei dovuta restare da mio padre mi ero portata dietro quasi tutto il mio guardaroba. Il resto della mia roba l’aveva spedito la mamma in due scatole giganti che erano arrivate qualche giorno prima a casa di papà.
Quando attraversai le porte scorrevoli degli arrivi lo vidi subito, si guardava in torno con un’espressione neutra sul viso. Gli andai in contro e non appena mi vide gli si dipinse un gigantesco sorriso sulle labbra e gli si illuminarono gli occhi. lo abbracciai forte e restammo così a lungo.
- Helena! Ma come sei cresciuta! Somigli sempre di più a tua madre. – disse quando ci staccammo in un misto di felicità e malinconia.
- Certo che è da tanto che non ci vediamo!- dissi io sorridendo, se possibile, ancora di più.
- Eh già.. Come è andato il viaggio? -  chiese lui prendendomi di mano le valigie e cominciando ad incamminarsi verso le uscite.
-Il viaggio non è stato male..ma sto morendo di fame. Non avresti qualcosa da mangiare?- chiesi io speranzosa visto che era quasi ora di pranzo. Lui rise divertito e poi rispose – Ovviamente tua nonna ha insistito per prepararti un pranzo da regina visto che era da tanto che non ti vedeva. Andiamo da lei per pranzo. –
Ah già, nonna Maria e nonno Michele non li vedevo da.. non ricordo nemmeno da quanto. Erano dei nonni fantastici, quando ero piccola mi riempivano di dolci e giocattoli accontentandomi sempre. Abitavano nel centro di Marsala in un appartamento accogliente e sempre in ordine. E, nonostante non ci vedessimo quasi mai, mi chiamavano spesso per sapere notizie e cambiamenti della mia vita. D’altronde ero l’unica nipote femmina il che mi conferiva un sacco di privilegi.
- Non vedo l’ora di rivederli!- dissi io entusiasta sorridendogli e immaginando già la tavola imbandita dei manicaretti della nonna.
Durante il resto del viaggio papà mi parlò della mia nuova stanza, della scuola e dei suoi orari lavorativi. Lui lavorava parecchio, essendo avvocato, e molto spesso era costretto ad andare a Palermo per presenziare delle udienze, mi chiese preoccupato se per me sarebbe stato un problema rimanere dei giorni da sola a casa ma lo rassicurai che non lo era affatto. In effetti un po’ di tempo tutto per me mi avrebbe fatto bene.
A Bologna frequentavo il Liceo Scientifico e, ora, avrei dovuto cominciare il quarto anno. Papà aveva già fatto domanda d’iscrizione al Liceo Scientifico P. Ruggieri di Marsala che avrei cominciato a frequentare il 12 settembre cioè tra meno di una settimana. Ovviamente non fremevo all’idea di dover cominciare il quarto anno in una scuola nuova, con nuovi compagni, nuovi professori e nuovi orari. Ma non potevo fare altrimenti.. dopo circa mezz’ora arrivammo sotto casa dei nonni che stavano in via Mazzini. La nonna mi venne in contro e mi stritolò riempendomi di baci. Poi fu il turno del nonno e quando entrammo in casa notai che erano stati invitati anche il fratello di papà, zio Carlo, con la moglie, Eleonora, e il figlio, mio cugino Marco. Li abbracciai tutti, contenta di poterli rivedere dopo tanto tempo.
Ci sedemmo poi alla lunga tavola nel salone della nonna, che, come avevo ben immaginato era stracolma di cose buonissime. Io mi sedetti accanto a Marco. Subito tutti cominciarono a riempirmi di domande. Come stava mia madre, come stava mia nonna, com’era il tempo a Bologna, come avevo passato l’estate ecc.. quando i nonni e la zia ebbero terminato le domande parlai un po’ con Marco che non rivedevo da almeno tre anni. Lui era più grande di me di un anno e scoprii con sollievo, che anche lui frequentava il Liceo Scientifico e che quindi conoscevo almeno una persona nella nuova scuola. Marco mi raccontò un po’ dei suoi insegnanti, della scuola in generale, delle ore buca, delle assemblee d’istituto, dei corsi e delle feste.
Ascoltai tutto molto attentamente senza perdermi una sola virgola e cercando di appuntare tutto mentalmente. Marco mi disse inoltre che lui aveva già la macchina, sperai così quindi di poter andare a scuola con lui ma mio padre rovinò già tutti i miei piani dicendomi che gli zii abitavano proprio vicino alla scuola, in una villetta sullo Stagnone* e che quindi sarebbe stato molto difficile per Marco passare a prendere me visto che la nostra casa era in centro.
- E io come andrò a scuola?- chiesi poi cominciando a preoccuparmi immaginando la risposta.
Mio padre sembrò meditare un po’ su come rispondere e poi mi disse con aria incerta – Bhe.. io pensavo che tu.. insomma da casa nostra potresti andare a Piazza del Popolo e prendere l’autobus fino alla scuola. Sai, io esco molto presto e arriverei tardi al lavoro se dovessi accompagnarti..-
Sospirai rumorosamente. Proprio come avevo immaginato. Anche a Bologna avevo preso l’autobus, fin dalle medie, ovviamente, prendere l’autobus con altri 60 ragazzi che devono andare a scuola non è certo una di quelle esperienze che muori dalla voglia di fare, ma almeno a Bologna ero con i miei amici, passavamo il tempo a scherzare e ridere, e poi ero sempre con Anna che saliva alle prime fermate e mi occupava un posto quando poteva. Ora non avevo più nessuno e sarebbe stato come ripartire da zero.
-Non ti preoccupare.- dissi a mio padre cercando di fare un sorriso che non uscì esattamente come avrei voluto.
- Ma se perdi l’autobus posso sempre venirti a prendere.- mi disse premuroso Marco sorridendomi. – Dammi il tuo numero che così ci teniamo in contatto.-
E proprio in quel momento mi ricordai. Il cellulare!! Non lo toccavo da quando l’avevo spento e riposto nella borsa prima di partire con l’aereo. Avevo promesso a Anna di chiamarla appena arrivata ma con tutte le novità e i cambiamenti mi ero completamente dimenticata di farlo.
Subito mi sbrigai a ripescarlo dalla borsa, lo accesi e subito arrivarono almeno quindici messaggi di Anna e parecchie chiamate perse sue e di mia madre.
-Scusate..- dissi rivolgendo uno sguardo ai miei familiari – Devo chiamare la mamma..- e detto questo mi alzai per andare nel corridoio adiacente. Subito pigiai il pulsante verde e dopo nemmeno due squilli rispose la voce di mia madre.
-Helena! Ma a cosa pensi?? Lo sai quanto ero preoccupata?-
-Scusa scusa scusa, mi sono completamente dimenticata di chiamarti..qui va tutto bene, il volo è andato benissimo, papà è venuto a prendermi e ora siamo dalla nonna a pranzo, ci sono anche gli zii, ti salutano tutti.- risposi io come un fiume in piena.
-Ok..ricambia i miei saluti.. ora torna da loro e fai la brava! Promettimi che ci sentiamo presto!- disse lei autoritaria.
-Sisi mamma te lo prometto, un bacio.-
-Ti voglio tanto bene.- e detto questo chiudemmo la conversazione.
Poi chiamai la mia amica che per poco non mi perforò un timpano.
-Grazie a Dio! Credevo che l’aereo fosse precipitato e tu fossi dispersa in non so quale mare a chiede aiuto ai pescecani! – mi urlò nell’orecchio.
- Dai Anna, scusami, mi sono proprio dimenticata di chiamarti..-
-Cominciamo bene allora!- disse lei adirata.
-Ma dai.. ora scusa, ma sono da mia nonna e mi stanno aspettando..ci possiamo sentire dopo?-  le dissi io .
-Va bene..chiamami appena sei libera.. un bacione enorme!- disse lei rassegnata.
-Ciao Tesoro!-
Chiusi la conversazione e mi appoggiai al muro chiudendo gli occhi un attimo per respirare profondamente. Poi tornai al tavolo e mi sedetti scusandomi ancora.
La giornata era appena iniziata e già non sapevo se sarei sopravvissuta.

Verso le quattro del pomeriggio, finalmente, arrivammo a casa di papà. La nonna sembrava non volermi più lasciare andare insisteva che rimanessimo un altro po’ ancora e ancora e ancora fino a quando mio padre aveva preso in mano la situazione dicendo che ero stanca dopo il lungo viaggio e che ci saremmo potuti rivedere quando avremmo voluto. Così eravamo risaliti in macchina e ripartimmo per andare in via Roma, il tragitto durò meno di 5 minuti visto che le due vie erano parallele e quindi sarei potuta andare a trovare la nonna anche a piedi. Scendemmo davanti ad un palazzo che ricordavo vagamente ed entrammo dal portoncino bianco, entrammo poi nell’ascensore e salimmo fino al terzo e ultimo piano ritrovandoci in un corridoio blu molto illuminato, poi ci fermammo davanti una porta e papà cominciò a cercare nelle sue tasche le chiavi di casa. Quando le trovò entrammo, ci ritrovammo in un ampio ingresso dalle pareti color crema dal quale si accedeva ad un lungo corridoio, papà accese le luci e aprì le porte delle stanze, una era un ampio bagno con le pareti verdi, un’altra era la sua stanza da letto, nella quale padroneggiava un gigantesco letto a baldacchino, poi, insicuro come un bambino, mi mostrò la mia stanza, era grande e luminosa, aveva le pareti color pesca e una moquette beige. Ad una parete era addossato un enorme armadio a tre ante, accanto all’armadio vi era una grande scrivania con accanto una sedia e una lampada di metallo ad illuminarla. Nel lato opposto della stanza vi era invece un letto ad una piazza e mezzo ricoperto da lenzuola colorate e, accanto al letto, un enorme specchio nel quale potevo vedere completamente il mio riflesso. La parete di dirimpetto alla porta era invece occupata da una grande porta finestra che portava ad un balconcino davvero grazioso e dal quale riuscivo a scorgere l’intera strada. Dalla camera, inoltre, si poteva accedere ad un bagnetto, piccolino ma molto grazioso. Vi erano un lavandino, una doccia e un mobile lungo di legno. Finita la perlustrazione mi girai a guardare mio padre.
-Ti piace?- mi chiese titubante.
-Ma certo papà! È bellissima!- dissi io entusiasta. Abbandonai la mia borsa sopra il letto e papà sistemò le valigie ai piedi dell’armadio. Ci sorridemmo ancora una volta e poi mi fece vedere il resto della casa, c’era un salotto, una cucina, un altro bagno e uno sgabuzzino.
- Ora io devo sbrigare delle pratiche per lavoro.. se hai bisogno di qualcosa chiamami pure, ti ho lasciato un bigliettino sulla scrivania con la password dell’adsl.- disse lui sorridendosi e poi andando in camera sua. Io andai in camera mia e mi sedetti un attimo sul letto, mi guardai intorno e poi mi alzai per sistemare tutte le mie cose. Cominciai dalle valigie che erano rimaste ai piedi dell’armadio. Le aprii una ad una tirandone fuori il contenuto con estrema calma e decidendone la collocazione. Sistemai tutti i vestiti nell’armadio, poi passai al beauty e alla borsa delle cose del bagno, il mio asciugacapelli, la piastra e infine l’accappatoio. Infine tirai fuori il vecchio zaino Eastpack  grigio e i libri di scuola, il portatile, la macchina fotografica e sistemai una foto di me e di Anna sopra la scrivania in modo da averla sempre con me.
Mi sedetti alla scrivania e digitai la password dell’adsl che papà mi aveva lasciato sul tavolo per poi andare subito su Skype dove trovai Anna online, la chiamai e rispose quasi subito.
-C’è l’hai fatta allora!!- disse raggiante mentre partiva il video della webcam.
-Già..-dissi io –Non so nemmeno come in effetti..- dissi ridendo.
Rise anche lei e fu quasi come essere di nuovo insieme, avrei soltanto voluto un abbraccio vero e caldo, cosa che però non sarebbe stata comunque possibile.
Parlammo a lungo, ci ripetemmo all’infinito quanto ci mancavamo a vicenda e infine lei dovette chiudere perché doveva uscire ancora a comprare i libri per la scuola.
Non so bene come ma ad un certo punto mi ritrovai a letto e dormii di nuovo a lungo sperando di risvegliarmi nella mia cameretta di Bologna.

*è una riserva naturale presente sulla costa Marsalese. Presenta diverse specie protette ed è caratterizzato da temperature molto elevate e dalla presenza delle saline.

 


**NOTE D’AUTRICE**
Questo è un nuovo racconto.. ho già in mente, a grosso modo, come vada avanti la storia.. per ora posso solo dirvi che Helena farà molti incontri e che…no scherzo, non posso dirvi altro xD
La storia comincia ad entrare nel vivo nel prossimo capitolo ve lo assicuro;)
Ditemi che ne pensate per ora..
Visto che questo è soltanto un inizio non posso fare altro che essere breve..
Vi prego…scrivetemi!! <3 <3
Ci vediamo al prossimo capitolo;))

**BRANO**
La canzone è di Ed Sheeran (che io adoro <3 )
Si chiama ‘’You breack me’’.
Qui trovate il testo:
http://www.angolotesti.it/E/testi_canzoni_ed_sheeran_66964/testo_canzone_you_break_me_1223993.html
 

  
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