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Autore: Pink_96    09/12/2012    2 recensioni
E se Klaus avesse avuto una figlia quand’era in vita? E se fosse un vampiro, come suo padre e come i suoi familiari? E se, per una spiacevole circostanza, padre e figlia fossero stati costretti a separarsi, prendendo strade differenti? Cosa accadrebbe se si ricontrassero? Quale piega potrebbe prendere la storia dei nostri amati protagonisti?
Questa storia parte dalla 3x13 ed è una What If…?
Dal primo capitolo
“ Non avrei mai pensato di incontrarti qui.” Una voce delicata e armoniosa attirò la sua attenzione. No. Impossibile. Non poteva essere lei. Eppure era inconfondibile quella nota di stupefacente leggiadria. Non poteva essere che lei. Per averne conferma, si volse e la identificò subito. Era appoggiata allo sportello del conducente di una Porsche nera e gli sorrideva amabilmente. Gli occhi azzurri, splendidi e pieni di vita. i capelli biondi che ricadevano come onde sulle sue spalle strette e nude, lasciate libere da un vestito a balconcino, nero e semplice che terminava appena sopra il ginocchio. L’incarnato pallido e rotondo, da bambina, brillava sotto la luce del satellite. Tutto era come sempre era stato, tranne quegli abiti. Un particolare irrisorio dinanzi a quella bellezza angelica.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eros & Thanatos

First chapther

La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.

Anton Čechov

 

Squallida. Tutta quella maledetta situazione era oltremodo imbarazzante e desolante. Ubriacarsi come un ragazzino dopo una delusione sentimentale, come se la ragazza più avvenente della scuola avesse rifiutato un suo corteggiamento. Le bottiglie di Scotch de luxe si susseguivano rapidamente e sul bancone di legno grezzo del locale erano presenti in una decina abbondante.
Si stupiva anche di essere riuscito a trovare un così buono whiskey, da intenditori, in un pub così rustico. Per esprimersi con termini gentili. In fondo lui era sempre un gentiluomo. Un gran signore. Un nobile. Quanti re, durante i secoli, avevano domandato di consigliar loro le strategie migliori di governo? Quante volte, nelle battaglie che l’avevano visto condottiero di un esercito florido e fedele, aveva portato il suo schieramento alla vittoria con abili mosse? Invece ora non era più niente.

Patetico, Niklaus. Sei soltanto un patetico sciocco. Un illuso. Chi mai rimarrebbe al tuo fianco di sua iniziativa? Chi ti resta se non coloro che ti solo leali soltanto perché costretti?

Sbatté il bicchiere a tulipano contro la superficie lignea, producendo un suono sgradevole per i suoi sensi acuiti dalla doppia natura. Emise un lieve ringhio gutturale e si trattenne a stento dallo stringere più forte il bicchiere per non romperlo. Non era ancora così fuori di sé. Quel gesto, però, attirò l’attenzione della barman vestita come una cowgirl. Odiava quell’atmosfera western che regnava nel locale a sud della cittadina, proprio vicino all’imbocco della statale 64. Ma era l’unico posto in cui nessuno si sarebbe preoccupato di disturbarlo. I suoi fratelli, se potevano ancora essere definiti tali, conoscevano bene le sue abitudini e sapevano che l’artistico e raffinato Niklaus non si sarebbe mai recato in un bar di così dubbio gusto. Ed era stata quella l’unica ragione per la quale aveva optato per un viaggio nel mondo di Buffalo Bill. Quella e la presenza di ragazze semisvestite e abbastanza disponibili a concedere le proprie vene per il suo sostentamento, ovviamente.
“ Ancora”, borbottò con voce roca, l’accento britannico reso più marcato, che gli conferiva un’aria più sensuale del consueto. Un impercettibile sorriso gli distese le labbra rosse e lievemente gonfie, per quella constatazione. Conosceva la propria naturale avvenenza, era stata essa a condurlo nelle stanze delle più fascinose nobildonne per trascorrere delle notti abbastanza agitate.
“ A lei, signore,” esclamò la barman dai capelli biondi acconciati in due trecce che le ricadevano sulla camicia a quadri, rossi e bianchi. La scollatura era abbastanza evidente e gliela stava offrendo con un zelo palese. Quasi allargò il sorriso. Si sporse di poco per riporre la bottiglia accanto al bicchiere, premurandosi di carezzargli lievemente la mano con le nocche. Prima che potesse ritrarla del tutto, Niklaus le afferrò il polso e alzò lo sguardo sui suoi occhi marroni, anonimi. Odiava gli occhi scuri, marroni o neri che fossero. Gli ricordavano troppo il passato. E lui voleva soltanto dimenticare. La ragazza, che non poteva avere più di venticinque anni, gli rivolse uno sguardo curioso, non intimorito. Lusingato.
“ Dolcezza, non urlare,” le ordinò con la voce impregnata di falsa delicatezza, pregustando già il momento in cui si sarebbe nutrito di lei. Percepiva il suo sangue scorrere vorticoso nelle vene del polso, lì dove le sue dita lo stavano facendo sbiancare, creando un forte contrasto con la pelle abbronzata della giovane. Le sue pupille si ampliarono e Niklaus lasciò che i suoi canini si allungassero, che gli occhi divenissero gialli, come quelli dei lupi della steppa. Poi la morse, al polso, lì dove il sangue era più puro, lì dove si incontravano le vene più grandi. Sentì l’eccitazione della ragazza salire. Le donne di quel secolo erano davvero particolari, un po’ troppo esuberanti, a suo parere. Non che gli dispiacesse. Quello andava a vantaggio della sua alimentazione. Era stanco di nutrirsi sempre e solo dalle sacche prese dall’ospedale cittadino per non nuocere troppo alla popolazione e non attirare troppi sguardi su di sé e sui suoi fratelli. Bevve quanto gli necessitava, poi la lasciò andare, “ Deliziosa,” esclamò, con la voce arrochita, apprezzando quella verità. La ragazza gli sorrise, come se le avesse rivolto il migliore tra i complimenti e Niklaus le spostò l’orologio, che portava al sinistro, al polso destro per nascondere i segni dei suoi canini, “ Non ricorderai niente. E queste bottiglie ti sono cadute mentre trasportavi la cassa all’interno,” le impose velocemente. La ragazza ripeté le sue parole con fare confuso, ma sicuro di ciò che stava affermando e Niklaus scomparve utilizzando la sua straordinaria velocità di ibrido millenario. In meno di un secondo fu fuori da quel locale soffocante, libero di respirare l’aria salvifica di quella notte di Luna semipiena. Soltanto grazie al suo ottimo equilibrio soprannaturale, non arrancava, ma la sua testa era già invasa da uno stordimento crescente. Avanzò tra le macchine del parcheggio diretto alla propria, una jeep di color mezzanotte, solida e affidabile.
“ Non avrei mai pensato di incontrarti qui.” Una voce delicata e armoniosa attirò la sua attenzione. No. Impossibile. Non poteva essere lei. Eppure era inconfondibile quella nota di stupefacente leggiadria. Non poteva essere che lei. Per averne conferma, si volse e la identificò subito. Era appoggiata allo sportello del conducente di una Porsche nera e gli sorrideva amabilmente. Gli occhi azzurri, splendidi e pieni di vita. i capelli biondi che ricadevano come onde sulle sue spalle strette e nude, lasciate libere da un vestito a balconcino, nero e semplice che terminava appena sopra il ginocchio. L’incarnato pallido e rotondo, da bambina, brillava sotto la luce del satellite. Tutto era come sempre era stato, tranne quegli abiti. Un particolare irrisorio dinanzi a quella bellezza angelica.
“ Anya,” mormorò incredulo di trovarla davvero lì. Come se fosse soltanto una visione dettata dalla sua mente poco lucida, annebbiata da tutto l’alcol che aveva ingerito. Sbatté un paio di volte le palpebre. Ma lei era ancora lì. A pochi metri da lui con quella sua posa timida e riservata, con quei suoi occhi dolci, che tanto gli ricordavano la sua cara madre. Lei era ancora lì. Non avrebbe dovuto, però. Lei era morta. Aveva visto i cacciatori prenderla, strapparla dalle sue braccia mentre le urla di dolore scuotevano entrambi. Nonostante tutto, un sorriso dolce apparve sul suo volto di fanciulla.
“ Ciao, papà.”

 

≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈

Angolo autrice

Buona sera a tutti e benvenuti nella mia prima ff. Questo primo capitolo ha più che altro una funzione introduttiva alla storia, per esprimere quella che è la mia caratterizzazione di Klaus soprattutto. Klaus e Anya saranno i protagonisti della storia, come è presente nell’introduzione. Padre e figlia millenari. Alle loro vicende, nel passato e nel presente, si legheranno anche quelle degli altri Originali e dei nostri amati protagonisti. Questa storia sarà sostanzialmente Klaroline, con un po’ di Rebekah/Jeremy, Delena, Konnie e Katelijah. Anya, invece, più avanti attirerà l’attenzione del più piccolo dei Salvatore. Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosite tanto da lasciare un commento. Alla prossima, P!nk_96

  
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