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Autore: CinderNella    10/12/2012    1 recensioni
[coppia Jamie Dornan/Keira Knightley]
Cosa accadrebbe se Jamie e Keira si rincontrassero per caso ad una festa "benvenuta al mondo" organizzata da Sienna per la figlia Marlowe? E se si ritrovassero a passare la serata insieme, con il pieno sostegno dell'amica Sienna, sebbene non dovrebbe essere una cosa lecita, dati i loro impegni presi con altre persone?
[Jamie/Keira]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Duuunque "My burning Sun" è una canzone dei "Sons of Jim", la band in cui suonava/cantava Jamie per qualche tempo... che dire, l'avvertimento non è proprio esatto, perché non è una Lemon troppo dettagliata... comunque, buona lettura!


My burning Sun

 
Aveva optato per un paio di jeans e una semplice t-shirt bianca per andare a trovare la figlia di Sienna a cui avrebbe fatto da madrina, Marlowe. Ovviamente non in senso “religioso”, ma solo basandosi su una frase detta dalla migliore amica quando erano entrambe un po’ brille: “Se io e Tom morissimo, saresti tu mamma di questo pargoletto. Però ti prego, non far diventare quel cesso di Righton suo patrigno.” Era ancora all’inizio della gravidanza, e lei a metà della sua storia con James: ora Sienna non si sarebbe mai permessa a parlarne così. O perlomeno, non davanti a lei: non le era mai stato molto simpatico, a dire il vero. Ma non le aveva mai detto il perché.
«Tesoro, dobbiamo andare!» ma un po’ di privacy? Era casa sua, lui si era trasferito da lei e okay, aveva le chiavi, ma voleva scegliere lei se fare tardi come meglio preferiva. Sbuffò lievemente, infilandosi l’anello di fidanzamento al dito ed indossando le scarpe – non propriamente adatte per andare a visitare una casa piena di rigurgiti e bambini, ma dopotutto, era Sienna la madre di Marlowe: avrebbe apprezzato un tocco più “aggressive” dato dalle scarpe alte di pelle nera accanto all’abbigliamento scialbo che aveva scelto.
«Wow, mi piace! Molto punk-rock!» commentò James, baciandola non appena la vide scendere dalle scale. Lei sorrise semplicemente e si diresse alla porta, mentre anche il ragazzo usciva e prendeva le chiavi della macchina.
 
«Grazie per essere venuti!» esclamò Sienna non appena bussarono alla porta: poi le si avvicinò all’orecchio e, dopo averle ceduto un asciugamano da posare sulla spalla e Marlowe, aggiunse «Grazie a Dio, sei venuta. Insomma, so che è amico di Tom, o meglio, si conoscono… ma è Jamie
Fortunatamente teneva stretta la “nipotina” acquisita, perché sennò l’avrebbe fatta cadere dal sussulto che aveva avuto a sentire pronunciare quel nome: c’era un solo Jamie per lei, e non poteva esser lì. Proprio no, assolutamente, considerato che era anche un ex di Sienna, e lei e Tom si sarebbero sposati a breve. Non in più breve tempo di lei e James, però.
«C-c-come?» seguì l’amica istintivamente in salotto, balbettando. Non voleva assolutamente, ma aveva un po’ paura. Un po’ tanta.
«Oh, già. Non dovrei chiedere aiuto a te, riguardo all’amore della tua vita non superato.»
«Non—non è l’amore della mia vita.»
«E lo sarebbe Righton? Per favore.» commentò l’amica, alzando gli occhi al cielo e distribuendo salatini nelle ciotole.
«Mi rende felice.»
«Sì, ma non è l’amore della tua vita e lo sappiamo entrambe, anche se tu ti accingessi a negarlo.» non era neanche in procinto di farlo quando si rese conto che era davvero lì. Come un’ombra del passato si stagliava contro la parete opposta a dove si trovava lei, accanto a Tom, a parlare. Non era cambiato di molto, aveva giusto qualche ruga in più e un po’ più di capelli e di barba. Si perse nelle macchie celesti che erano i suoi occhi involontariamente, non riuscendo a staccarli dai suoi e non riuscendo a non pensare al passato.
«Ecco, appunto. Il mio fiancée ti sta salutando da mezz’ora e tu nemmeno l’hai visto. Io ho sempre ragione, sempre.»
Si era istantaneamente dimenticata dell’attuale fidanzato, di quella casa, di tutto: sapeva solo di avere Marlowe in braccio e che l’avrebbe usata per non salutare nessuno ed eclissarsi da tutto e da tutti.
Con la coda nell’occhio notò che Jamie continuava ad osservarla, parlottando con Tom, mentre lei cullava maldestramente Marlowe,in un modo che però la piccola sembrava non voler disdegnare.
 
«Come sta?»
«Chi? Ah, è arrivata Keira!..» il ragazzo iniziò a sbracciarsi per salutarla, ma lei sembrava persa – e terrorizzata – guardando qualcuno accanto a lui: allora anche lui spostò lo sguardo sulla calamita delle attenzioni della ragazza, notando che anche l’amico non riusciva a smettere di fissarla «O-kaaay. Immagino tu stia parlando di Keira?»
L’altro annuì, continuando a guardarla a distanza di dieci secondi, e questo lo rendeva leggermente… stalker. Ma non ci fece caso, cercando di rispondere normalmente: «Presumo bene, sta per sposarsi. Però non lo so, perché non vai a chiederglielo tu?»
«Sposarsi.» fece un verso contrariato, e Tom non riusciva proprio a capire se fosse perché ci fosse ancora legato o perché sapeva qualcosa che lui ignorava «Non posso andare a parlarle. Non è andato tutto rose e fiori tra noi.»
«Vi siete lasciati, e non va mai tutto rose e fiori. Insomma, dovrà pure significare qualcosa se è lei la persona con cui sei stato insieme per maggior tempo. Ti accetto in casa anche se sei stato con la mia futura moglie solo perché sei mio amico e perché fondamentalmente ho una mia teoria per cui tu non potrai mai andare di nuovo dietro a Sienna, e non solo perché sarà mia moglie.»
«E cioè?» chiese Jamie, distogliendo lo sguardo dalla ragazza per guardare l’amico ridendo.
«Uhm, non penso te la riferirò ora, nono. La dovrai capire tu stesso. E chiedile come sta, se ti interessa davvero saperlo.»
«Sono impegnato. E lei si sta per sposare.»
«…E tu vuoi solo sapere come lei stia, no?» Tom fece spallucce, per poi lasciarlo solo e tornare dalla fidanzata.
 
Era pronta a scappare se fosse stato necessario. Lei, Marlowe che sonnecchiava tra le sue braccia e l’auto di James. Che gli avrebbe prontamente fregato, assieme a Sienna.
«Ehi, sei sempre stata in corridoio, per tutta la sera! D’accordo che sei la madrina, ma… mi hai lasciato tutto solo.» e ora faceva la faccia da cucciolo bastonato, perfetto.
«Bé, lei è di pochi mesi, ha bisogno di stringere con la sua madrina adorata.»
«Lo sai, sarai una madre stupenda.» commentò James, con un sorriso caldo.
«Sì… ora va’, sennò la fai svegliare.» era stata un po’ dura con lui – e probabilmente se ne sarebbe pentita in seguito, quando le avrebbe piantato il muso per giorni – ma aveva bisogno di pensare, e ci riusciva bene con Marlowe accanto. Era rilassante cullarla, abbracciarla e camminare per l’ingresso di casa Sturridge – Miller, la faceva pensare in tranquillità.
«Sposarti? Sul serio?» quella voce, la sua voce. Si voltò con calma, resistendo all’impulso di scappare.
«A quanto pare.» lo voleva evitare, era più che chiaro. Non poteva limitarsi ad un misero “Come stai?”.
«Posso tenere la bambina? La madre non mi ci fa avvicinare, nemmeno fossi un diavolo tentatore.» Keira chiuse gli occhi e ridacchiò in silenzio, cercando di non farsi vedere: ma Jamie intercettò il suo sorriso e protese le braccia nella sua direzione. Allora gli passò Marlowe, che lui prese con cautela, mentre la ragazza gli posava l’asciugamano sulla spalla.
E lo osservava rapita, mentre la piccola iniziava a lamentarsi per l’aver cambiato posizione, e soprattutto, spalla.
«Ehi, ehi, piccolina… non piangere, su!» Keira le carezzò la schiena e poi il braccino, mentre Jamie la cullava piano e teneva la testa con un braccio: non poté non guardarlo, anni prima si sarebbe limitato ad osservare un bambino da lontano e dire che era carino, mai l’avrebbe preso in braccio.
Marlowe ridacchiò non appena lui iniziò a farle un leggero solletico alla pancina, e lei si sentì immediatamente fuori luogo: così vicina a lui, trattando Marlowe come se fosse la loro figlioletta. Voleva allontanarsi, subito.
«Guarda come ride…» ma non riusciva ad allontanarsi. Né da Marlowe, men che meno da lui. Così continuava a sorridere alla piccina, mentre osservava di sfuggita il ragazzo che ci giocava.
«K…oh.» Sienna continuò ad osservarli, contenta di non aver terminato di pronunciare il nome dell’amica. «Alla faccia del non–amore–della–sua–vita.» voleva solo controllare che Keira e Marlowe stessero bene, ed erano entrambe in buone mani: per quanto non avesse mai e poi mai voluto incontrarlo per presentargli la figlia, ci sapeva fare con lei. E soprattutto, sapeva prendere Keira, sempre.
«Okayyy. Posso tornare dagli altri ospiti.» sebbene l’avesse detto a voce un po’ più alta, nessuno dei presenti l’aveva sentita.
 
«Avete visto Keira? Stavo per cercarla anche in cucina!» James affiancò Tom e Sienna, che erano in un angolo a sbaciucchiarsi – ancora come dei quindicenni, che certamente non erano.
«Sicuro? L’ultima volta che l’ho vista era in corridoio a giocare a “mamma e papà” con mia figlia con l’amore della sua vita… ma posso starmi sbagliando.» gli sorrise e se ne andò, lasciando il ragazzo sconvolto. Che guardò Tom, il quale fece spallucce e raggiunse la futura moglie: «Spero che tu non voglia scatenare una rissa per la tua migliore amica mentre lei stessa tiene in braccio nostra figlia.»
«Nah. Voglio solo aprir loro gli occhi. Non è mica colpa mia se quei due hanno sentimenti irrisolti da sette anni e non hanno mai la possibilità di parlarsi perché Keira è tanto veloce a ri-fidanzarsi quanto lo ero io ad esser promiscua.»
«Bei paragoni, devo ammetterlo.»
«Lo ssso, è anche per questo che mi stai sposando!» dichiarò lei, stampandogli un bacio sulle labbra.
«Sì? Okay, se lo dici tu. Comunque quel poverino secondo me ci sta ancora sotto.»
«Non per niente lei è l’unica con cui lui sia durato tre anni.»
«Esattamente! È la stessa cosa che gli ho detto io!» esclamò Tom, esaltato dall’aver suggerito la stessa cosa che Sienna aveva fatto.
«Qua la mano, futuro marito!» lui ridacchiò, battendo il cinque per poi baciarla più passionalmente di quanto lei avesse fatto prima con lui.
Continuò a cercare la fidanzata ovunque, soffermandosi nell’ingresso: e fu proprio lì, in un angolo buio, che la trovò a coccolare Marlowe e scambiare dolci sorrisi con Jamie. Che erano certamente dovuti alla bambina, ma… non avrebbe retto.
“Amore della sua vita”? No, doveva decisamente schiarirsi le idee.
«Probabilmente dovremmo riportarla ai dovuti genitori.»
«Sì.» era bellissimo rivederla sorridere al suo fianco, ricordava solo momenti tristi quando pensava a loro «E probabilmente dovrei andarmene anche io. Porti tu Marlowe dai genitori?»
«Mi bastoneranno, ma.. okay.»
«Io, ehm… vado.» lo salutò con una mano, a cui lui rispose con un cenno: «Esci con me stasera.»
«Cosa?! No! Sono fidanzata!» mostrò l’anello al dito, che non le piaceva per nulla. Ma non è che quando James si era proposto poteva rispondergli: “Grazie, tesoro, ma l’oro giallo mi fa schifo. O quello bianco tendente al giallo.”.
«Sì, e l’anello fa anche parecchio schifo.» se non l’avesse preso come un insulto sarebbe scoppiata a ridere. «Devo… andare.» non salutò nemmeno l’amica, doveva uscire di lì. Ma quando uscì si rese conto del fatto che la macchina del ragazzo era sparita, e molto probabilmente lui con lei: quindi rientrò con la coda tra le gambe, non trovando fortunatamente Jamie a gongolare.
«Eccola. So che probabilmente avresti preferito lasciarla a Righton piuttosto che farmela tenere in braccio, ma te la riporto sana e salva.» porse Marlowe a Sienna, che lo guardò dall’alto in basso: «Non penso così poco di te. Allora, le hai parlato?»
«Eh?»
«A Keira!» esclamarono in coro Sienna e Tom, spazientiti.
«Sì, ma è scappata via.»
«Oh, non mi pare proprio.» Sienna indicò la porta d’ingresso, dove c’era una Keira che la salutava da lontano.
«Allora mi tocca andare.»
«Si, bravo. E datti una mossa!» Sienna lo spinse via nella direzione della migliore amica, mentre Tom batteva il cinque con lei: «Siamo proprio una bella coppia!»
«Immagino che ti sia liberata dall’impegno di tornare a casa, vero?» Keira non aveva la forza di guardarlo male, perché era vero: non ne aveva proprio l’intenzione.
«Non emozionarti, solo per un caffè e perché non ho il passaggio per tornare a casa.»
«D’accordo.» lo seguì fuori dalla porta, non sapendo se esser triste o contenta di che piega avesse preso la serata.
 
Erano finiti in un angolino angusto dello Starbucks più vicino a casa della ragazza – ma che era comunque molto lontano. E si erano rilassati così tanto, tra Frappuccini e muffin vari, che lei si era decisa a liberarsi delle scarpe – tanto l’unico che la vedeva l’aveva già vista più volte scalza, e non solo.
«È questa la Keira che conosco.» la ragazza parve turbata «Quella che va in giro scalza, anche per la città se le va. O se le stanno scomode le scarpe. Era un po’ stramba, ma era se stessa, sempre. E non fraintendermi, sono un paio di scarpe davvero sexy, e ti stanno benissimo, ma…»
«Non sono da me.» terminò lei, sospirando pesantemente.
«Sì, esattamente. Non è da te nemmeno sposarti, soprattutto dopo un anno che hai conosciuto questo tipo, ma ehi, è la tua vita privata…»
«Appunto. È la mia vita privata.»
«Ti conosco. O almeno, ti conoscevo. E una cosa che avevi giurato è che non ti saresti mai sposata. Lo so, perché convivresti, faresti tanti bei pargoli ma non ti sposeresti mai.»
«E cosa avresti fatto al mio posto tu, se avessi voluto continuare la relazione con l’altra persona, quella che si è proposta?»
«Innanzi tutto, conoscendoti, non mi sarei mai proposto.»
«Io dicevo al mio pos—
«Ti avrei chiesto se avessi voluto passare tutta la tua vita con me, e perché no, se mi fosse piaciuto ti avrei anche comprato un anello, uno decente però. Di oro davvero bianco, e con una montatura diversa.» le sfilò l’anello di fidanzamento, disprezzandolo apertamente: ma non riusciva a muoversi, pendeva ancora dalle sue labbra «E non ti avrei obbligata a sposarmi. Avrei voluto convivere con te per sempre, ma non ti avrei sposata. Perché so che non lo vuoi.» terminò con un po’ di affanno, probabilmente perché aveva detto cose molto intime, fuori luogo, per i ruoli che avevano in quella discussione. E le stava ancora stringendo la mano, guardandola negli occhi.
«Non sarebbe stata una cattiva proposta, così.»
«Era la proposta fatta per te, era perfetta, per nulla cattiva.» ribadì lui con un tono tagliente: lo diceva sul serio. Era la proposta che lui aveva sempre pensato per lei, prima?
Distolse lo sguardo, non poteva reggerlo. Non in quel momento, non così. Non dopo aver detto una cosa del genere.
«Pian piano hanno tutti rubato la tua innocenza, la tua essenza…»
«Ho sentito la canzone.» tagliò corto lei, lasciandogli la mano e guardandola attentamente senza l’anello. Poi lo prese e lo mise in borsa.
«Era tutto vero.»
«Sei stato tu a lasciarmi. Non incolparmi per essermi fatta rubare “la mia innocenza”.» ribatté lei, cercando di nascondere gli occhi lucidi, ma rimanendo ferma e decisa in quel che diceva.
«Pensi che con lui sarà molto diverso? Si sentirà più piccolo, non si sentirà l’uomo della casa. Sarai tu a portare la maggior parte dei soldi a casa, e si sentirà inutile, e meno uomo. E magari, allora, cercherà di sentirsi uomo in altre situazioni…»
«È quello che hai fatto tu per caso? Mi hai tradita per sentirti più uomo?»
«Non avrei mai e poi mai potuto tradirti. E non l’ho fatto, e non lo farei mai. Però è così che vanno le cose, e a meno che non sia contento di non fare nulla e non portare il pane a casa perché lo fai tu… bé, entrambe le cose vanno male. Almeno io avevo una mia casa, lui si è accampato da te.»
«Non—non paragonare le due storie. Sono completamente differenti.»
«Sì, perché io sono stato un coglione e ti ho lasciata, lui è un parassita che ti ha chiesto in sposa.»
«Ha anche lui un lavoro, se per caso tu non te ne sia accorto.»
«Non c’entra nulla… è il modo di rapportarsi che conta. Vedi, io sarò anche stato un idiota, ma volevo solo essere indipendente. Sentirmi l’uomo, non essere in soggezione quando mi esibivi come la tua borsetta da passeggio, perché ero rappresentato ovunque come “il ragazzo modello di Keira Knightley”. Ma anche se son stato coglione a lasciarti andare, io ho combattuto per questo. Non mi sono adagiato, mi sono formato, ho scelto chi diventare. E mi va bene essere così come sono ora. Non vorrei mai esser visto come “il futuro marito rocker di Keira Knightley”. A nessuno andrebbe bene.»
«Non c’entra nulla. Magari chi vuole vivere una vita tranquilla, lontano dai tabloid…»
«Mi conosci, sai che li odio! Io parlo di una cosa personale, dell’io. Noi uomini siamo tutti uguali, e abbiamo l’istinto di predominare! E ci sentiamo minacciati da una donna che guadagna più di noi, che è tutto più di noi! E nel caso mio, sì, ero piccolo e scemo, ma c’è una piccola vocina infantile che ci dice quelle cose ancora ora. Sta a te uomo ascoltarla o meno. E c’è chi ha imparato a non farlo, e chi non ha la più pallida idea della sua esistenza, e si diverte a fare il rocker.»
«Queste sono accuse belle e buone.» Keira si alzò, furibonda, rendendosi conto solo dopo del fatto che avesse le scarpe dall’altra parte del tavolo, oltre Jamie. Lo guardò male e le prese, infilandosele per poi uscire nervosa dallo Starbucks. Voleva andare via, da qualche parte, ma da sola… non sarebbe stato saggio. Non sapeva neanche se potesse chiamare il bodyguard di domenica, e non voleva tornare a piedi. E non voleva tornare a casa sua. Avrebbe fatto meglio a rimanere da Sienna.
Vide Jamie uscire dopo qualche secondo, e si fiondò ad aprire la borsa: «Non ce n’è bisogno, ho pagato io. Non sono poi così povero in canna, eh.»
«Lo so.»
«Vuoi tornare a casa?» chiese lui, lievemente rassegnato.
«…No.» la guardò stupito: «Vuoi rimanere qui?»
«No. Voglio un posto in cui rilassarmi, calmarmi ed evitare di schiaffeggiarti, possibilmente.» gli rivolse un’occhiataccia, a cui lui rispose con un sorriso: «Allora lo conosco questo posto.» lo seguì in auto e tacque per tutto il tragitto, rendendosi conto che la strada era familiare. Non all’inizio, non perché fosse Londra… ma era lei. Era la casa di sette anni prima. Era sempre lei.
«L’hai tenuta!» era piacevolmente stupita. E sperava fosse rimasta come prima.
«Bé, sì, era il mio primo acquisto londinese, e poi mi piace…» si rese conto solo in quel momento di quanto fosse smaniosa di entrarvi, allora parcheggiò l’auto e prese le chiavi, inserendole nella toppa del portone in ferro battuto. La ragazza, quasi sognante, si diresse all’ascensore antico, prenotandolo non appena fu libero. Non si azzardava a parlare, a spezzare il momento magico.
Entrarono insieme nell’abitacolo, dopo che lei ebbe aperto la grata e poi le porticine per entrarvi. Lui le richiuse – come facevano anni prima – mentre lei premeva il tasto con “3” scritto sopra.
Non appena arrivarono si precipitò ad aprire la porta, prima di mostrare l’appartamento a lei: che lo guardava estasiata. Con lo stesso sguardo di molti anni prima.
Si diresse nella sua camera da letto – in quella che era la loro – e aprì l’armadio istintivamente, cercando qualcosa: non volle chiederle cosa, le piaceva vederla riambientarsi nel suo ambiente.
Si liberò delle scarpe e prese un suo pantaloncino, trascinandoselo in bagno: ricordava ancora dove fosse. E diede un’occhiata alla cucina, cercando di vedere se qualcosa, solo un minimo particolare fosse cambiato. E invece non era cambiato nulla, nemmeno le loro foto appese alle pareti del salotto.
Jamie la guardava interessata, decidendo che si sarebbe cambiato anche lui, in camera sua, per non perdersi nessun momento della sua esplorazione. La sentì uscire dal bagno e lasciò le ultime cose in camera, seguendola e trovandola in salotto. Di fronte alla parete delle loro foto.
«Ce le hai ancora.»
«Sì.»
«Anche quelle con mamma.» aveva un sorriso strano, radioso, contento. Come se si fosse dimenticata la discussione di prima.
«Sharman è sempre stata adorabile con me, anche quando ne avevo bisogno. Soprattutto quando ne avevo bisogno… e si merita un posticino tra le mie foto.»
«E non le hai solo perché sei venuto bene in foto.»
Jamie ridacchiò: «No.»
Accanto alle loro foto ritrovò quelle vecchie di tutta la famiglia, anche con la madre, prima che morisse. Ed alcune nuove, del matrimonio della sorella.
«Come stanno Jessica e Liesa?»
«Bene… anche le mie nipotine stanno bene.»
«Non credevo fossi diventato zio. Ecco su chi hai fatto pratica prima di Marlowe…» continuò a guardare le foto, con lo stesso sguardo smanioso di vedere, ricordare, sapere di prima.
«Vuoi… qualcosa da mangiare?»
«Un panino. Hai carne macinata?» lui ridacchiò: «Ovviamente.»
«Immaginavo.»
«Il solito?» chiese lui, rivangando spudoratamente i vecchi tempi. La ragazza annuì, rimanendo a contemplare quella stanza e le varie foto, anche quelle delle nuove nipoti.
Lo raggiunse dopo venti minuti in cucina, sedendosi su uno sgabello: sapeva che era quasi pronto. Lo ricordava. E aveva volontariamente ignorato il suo telefono, che aveva lasciato da qualche parte in corridoio.
Prese il panino con l’hamburger e salsa BBQ… quello che non mangiava da mesi. Da anni ormai. E aveva tanto bisogno di quei panini… si era sinceramente scocciata della solita insalatina scondita.
E adorava camminare a piedi nudi sul parquet, su quel parquet. E lui lo sapeva benissimo, per quello ridacchiava da circa mezz’ora a quella parte.
«Lo so perché stai ridendo.»
«Certo che lo sai. E anche se ti atteggerai da donna sexy e grande con i tacchi dodici molto “aggressive” e mi troverai nell’armadio dei maglioncini da nonno non significa che io non abbia ragione. Ci atteggiamo da grandi… ma alla fine, sotto sotto, siamo i soliti ventenni di molti anni fa.»
Si guardò le mani, pensando che in quelle c’era stato un panino che non mangiava da una vita: e che adorava. Soprattutto con le patatine. Quando indossava ancora i pantaloni larghi a vita bassissima e le maglie corte e semplici.
«Non mi atteggio e basta!»
«Oh lo so. Anche io adoro il mio maglioncino blu da nonno, ma questo non significa che tu non sia la stessa, sotto sotto. Potrai anche uscire con vestagliette o vestitini carini, ma ami stare a piedi nudi anche per strada, e indosseresti ancora tante T-shirt. E non negarlo!» aggiunse subito dopo, prima che quella potesse ribattere: allora scoppiò a ridere, notando che l’aveva preceduta. Ma poi notò il suo telefono che squillava e il volto di una ragazza che si illuminava sullo schermo: «Dovresti rispondere, se è lei
«Non è importante.»
«Lo è, se è lei.»
«Lei chi?!»
«La tua ragazza. Lo capisco che è lei, non è una novità. Tu sei fidanzato e io sto per sposarmi. Questa serata non cambierà questo dato di fatto.» Keira fece spallucce e lui afferrò il telefono non molto garbatamente e si diresse in salotto, chiudendo la porta.
«Tesoro! Come—
«Dobbiamo lasciarci.»
«Cosa?! Dovevo solo chiederti come stessi?»
«La amo ancora. Io sto bene con te, sono contento, ma amo ancora lei.»
«Lei chi? Ma di che stai parlando? No, aspetta. Lasciami indovinare: la ragazza del passato con cui perdevo ogni paragone, vero? Keira. “La ami ancora”… Almeno te ne sei reso conto, alla fine.»
«Mi dispiace…»
«No, vaffanculo!» gli chiuse il telefono in faccia, lasciandolo un po’ stordito. L’aveva lasciata, e ancora non ci credeva. E probabilmente non aveva comunque alcuna possibilità con Keira, ma l’aveva lasciata. E probabilmente lei lo sapeva da parecchio… si era resa conto di non poter reggere il confronto?
Respirò profondamente, aprendo dopo un po’ la porta del salotto per tornare in cucina, dove c’era Keira che si gingillava con un acchiappasogni che lei stessa gli aveva regalato.
«Non c’è nessuna lei.»
«Come? E allora con chi hai parlato al telefono?»
«Non c’è più nessuna lei.»
«No! È successo qualcosa? È morta?» Jamie per poco non scoppiò a ridere: «No! L’ho lasciata.»
«Per telefono? Che stronzo. Cioè sul serio? Hai ragione, non sei cambiato per nulla, non siamo cambiati per niente. L’hai lasciata per telefono. È andata quasi meglio a me, almeno mi hai solo respinto per l’ennesima volta quando avevo riempito questa casa di candele, almeno era faccia a faccia…»
«Ti stai zitta, per favore?» dovette alzare la voce e fermarle i polsi che vagavano nell’aria per avere la sua attenzione. E il suo fiato corto sul viso: «Ci siamo lasciati. Non l’ho lasciata solo io. Lei sapeva che non poteva reggere il confronto ma aveva sempre e solo voluto litigare, non mi aveva mai lasciato. Ma io ho fatto il primo passo e lei mi ha mandato a fanculo.»
«Non poteva reggere il confronto di cosa, con chi?!» sembrava davvero esasperata.
«Con te, stupida idiota! Paradossalmente la mia ex-attuale-fidanzata se n’era resa conto prima di me, prima di te, prima di chiunque altro, e tu continui a bestemmiarmi contro e additarmi come il povero stronzo che tratta male le donne e le usa solo per una notte, ma non capisci che è così solo da quando ho lasciato te, come un cretino, come un coglione, come un—
«Sta’ zitto.» emise lei in un soffio, prima di prendergli il viso e baciarlo. Ne aveva bisogno, proprio in quel momento. Sentiva fosse la cosa giusta. Ed era stato uno stronzo, era vero, ma aveva ammesso i suoi errori, e non importava che fossero passati sette anni, importava solo che erano ancora là. Erano ancora insieme, avevano ancora una minima possibilità…
Erano finiti di nuovo a litigare, ma lei lo aveva baciato. Paradossalmente aveva fatto lei la prima mossa, e lui s’era ritrovato a rispondere al bacio appassionato, senza una maglietta e in direzione del bagno. In tutte le camere dove sarebbero potuti finire, proprio nel bagno…
Si era dimenticata quante cose fossero successe in quel bagno, ma nell’istante stesso in cui si era ritrovata seminuda in quel posto le vennero tutte in mente: la vasca, il lavabo, la lavatrice… appunto. La lavatrice. L’avrebbero riconsacrata?
Sapeva solo che non si sarebbe voluta mai più muovere di là, e arpionava Jamie con le sue stesse gambe per attirarlo di più a sé, per non staccarsi più da lui, per continuare a beneficiare delle sue mani sapienti, che sapevano andare proprio dove dovevano, proprio dove lei volesse che andassero. No, non sarebbe finita bene, non sarebbe finita per niente bene per la sua salute mentale.
 
Fu svegliata dal suono del suo cellulare – che era finito sotto al letto: con la bocca impastata, fece per alzarsi, ma il braccio di Jamie la bloccò e l’attirò a sé: «A questa devo rispondere, prima che chiamino la RAF per trovarmi con i radar o quella roba lì che usano loro.» il ragazzo ridacchiò, ancora con gli occhi chiusi, lasciandola andare solo per prendere il telefono: poi la riattirò a sé, come se fosse la cosa più normale del mondo.
«Buoooongiorno!»
«Ma allora sei viva! James mi ha chiamato ieri notte alle tre, avvisandomi che ancora non eri tornata, ed ero in mezzo alla poppata notturna! L’avrei ammazzato, mi ha anche svegliato Marlowe! Che per inciso, sta dormendo ora. Ora! Oh mio dio. Keira?»
«Sì?» la sentiva troppo contenta e ridacchiante.
«Sei nuda?»
«Ehm…»
«E sei nel letto di Jamie Dornan. Non c’era bisogno che fossi tu a continuare la frase, dopotutto.»
«Ma non è come sembra!»
«È esattamente come sembra. Ci avete dato dentro come conigli questa notte, mentre mezzo mondo si preoccupava per voi. O meglio, solo per te, ed eravamo io e James, nella speranza che quello non abbia avvisato anche tua madre.»
«Oh no, mia madre no.»
«Si, tua madre sì. E togliti quella voce da post-sesso, prima che chiami d’improvviso a casa sua e tu ti ritrovi a rispondere con quella voce che grida da tutti pori “Ho fatto del sesso fantastico, chiedetemi con chi sto, su su!”»
«Non ho quella voce!»
«Sì, ce l’hai.»
«Okaaay, ciao Sienna!» Jamie le sequestrò il cellulare e chiuse la chiamata, mentre Keira si ribellava per riprenderselo, ma… andò completamente a suo sfavore, ritrovandoselo addosso. Ed erano completamente nudi. E osservava di nuovo ogni centimetro del suo corpo. E proprio non avrebbe potuto non cedere, perché era da troppo che non…
«Fermati. Suona il telefono di casa.»
«Ti prego, ora? Ma hai idea di come io...»
«Ho idea, ti sento. Ma dobbiamo rispondere, soprattutto se è mia madre.»
«No, non dobbiamo farlo proprio perché è tua madre! Non ora almeno, anche perché ha ragione Sienna, hai la voce da post-sesso.»
«No… Jamie… Jamie… Jamie!» non aveva intenzione di smetterla, e a quel punto sinceramente non è che volesse molto rispondere al telefono…
«Cosa, mia cara?» domandò lui, esplorando determinati punti strategici, mentre continuava a persistere dentro di lei.
«Niente. Assolutamente… nien—te!» afferrò il cuscino del ragazzo e se lo piantò in bocca, cercando di non urlare, o perlomeno di bloccare le urla con il cuscino. Chissà cosa avrebbero pensato i vicini di casa dopo tutta la notte che era andata avanti così, praticamente.
«Peccato, volevo sentirti. Tu mi hai sentito!» esclamò lui, fresco e pimpante, baciandole un orecchio.
«La prossima volta non ci sentiremo, mi bacerai per tutto il tempo. Prima che i tuoi vicini chiamino la polizia.» il ragazzo scoppiò a ridere, stringendola a sé e baciandole nuovamente l’orecchio, mentre il telefono di casa riprendeva a squillare. Pur di farlo smettere, Keira agguantò la cornetta: «Il signor Dornan non è in casa, chiunque lei sia può lasciare un messaggio, grazie! E se è davvero urgente—
«Keira, sono la mamma.» la ragazza tacque immediatamente, guardando Jamie atterrita «Devo annullare il matrimonio?»
«Probabilmente dovrei farlo io. E dovrei spiegarlo a James.»
«Sì, dovresti, dato che sei rimasta fuori tutta la notte e l’hai lasciato a torturarsi tutta la notte immaginando le più nefande situazioni… che probabilmente per lui si sono avverate. Ma il poverino ancora non lo sa…»
«Okay, ciao, gli parlo stasera, ci vediamo!»
«Keira!» neanche il tempo di salutarla che mise già giù la cornetta, e tornò ad abbracciare il ragazzo accanto a lei, circondandogli la vita con una sua gamba.
 
Alla fine tornò sul serio a casa. Tirò fuori dalla borsa le chiavi di casa, le inserì nella toppa ed aprì la porta: si ritrovò dopo mezzo secondo James addosso, preoccupato e contento di rivederla.
«Sono passate ventiquattr’ore, che fine hai fatto!»
«Dobbiamo annullare il matrimonio.» dichiarò secca, non riuscendo a tenerselo dentro. Che quella…cosa con Jamie fosse continuata o meno, ormai l’aveva tradito, e lei… non era persona che tradiva. E in tutta sincerità non aveva neanche avuto tanta voglia di sposarsi, mai. Jamie aveva tremendamente ragione, lei non era tipo da matrimonio, non era tipo da piacere alle madri, era lei e basta.
«Che cosa? Sei solo stata una notte fuori, non c’è problema… perché devi annullare tutto, insomma, ho prenotato una visita ad un ristorante domani…»
«Ti ho tradito, questa notte. E non ne sono pentita, perché dopotutto ritengo di aver fatto la cosa giusta, visto i precedenti. E non ho mai voluto sposarti, ma solo rimanere insieme a te e non deluderti dicendoti di no.»
«Sei andata a letto con un altro?» non sembrava propriamente in se stesso, no «Dovremmo parlarne.»
«No… non voglio parlarne. Non avresti mai dovuto convincermi a sposarti, sapevi che non volevo. E non è questo il problema…»
«Il problema è che sei andata a letto con un altro.»
«Il problema è che mi è piaciuto farlo, perché non è un semplice normale.»
«Quindi tu ami lui, dopo un anno che abbiamo costruito tutto questo?» il ragazzo indicò la casa, provocandole un sopracciglio ben alto: «No, tu non hai costruito proprio niente: questa casa l’ho comprata quando mi sono lasciata con Rupert, perché mi sono lasciata con Rupert!»
«È lui, per caso? Quello con cui mi hai tradita?» la ragazza scosse la testa.
«Ah, no, certo. È “l’amore della tua vita”, per parafrasare Sienna. Siete gli amori delle vostre vite.» per poco non tirò un pugno al divano: «Non sfogarti sul mio divano!»
«Me ne vado.»
«Okay.»
«Ti occuperai tu di dichiarare che il matrimonio è annullato, sia ai parenti che ai tabloid.»
«Mamma lo sa già, per me non è importante che lo sappia nessun’altro.»
«Me ne vado!»
«D’accordo!» esclamò lei, lasciando la giacca di jeans sull’appendiabiti.
«Quando posso passare a prendere la mia roba, quando tu non ci sei magari?»
«Stasera non ci sarò. Dopo che hai finito con tutto lascia le tue chiavi nella cassetta postale.»
«Addio, e figli maschi, con il tuo caro amore della tua vita
Era visibilmente seccato, ma… ne aveva tutto il diritto.
 
***
 
«Sei così stronza. Ma ti adoro per questo, a dire il vero. Ancora a ripensarci, al fatto che tu lo abbia lasciato così, così fredda…»
«Marlowe non ti sta chiamando?»
«No, stronza! Sta benissimo col papà di là! E il pancino come sta?»
«Quello bene. Le nausee mattutine no però. E sinceramente mi sono un po’ rotta.»
«Oh te ne sarai rotta ancora di più se la ginecologa ti suggerirà di non fare sesso estremo con il tuo fidanzato. Come quello in cui hai erroneamente concepito l’essere che ti cresce dentro. Perché fidati, finché non lo sentirai interagire con te, lo considererai un essere estraneo.»
«No, quella sei tu che sei un mostro!»
«Sei la mia migliore amica, quindi… sei la migliore amica di un mostro? Lo sarai un po’ anche tu, fidati. Come andrà a finire? Vi sposerete?»
«Io e Jamie? No! Non siamo tipi da matrimonio.»
«Neanche per il bambino?»
«Poi ci penseremo. Non siamo più nel milleottocento che per coprire una gravidanza fuori dal matrimonio bisogna sposarsi per forza!»
«O-kaaay. Siete tutti strani voi due. Lui ti regala un solitario, ma non è un anello di fidanzamento.»
«Sienna, è un regalo e basta. È così difficile da capirlo?»
«Sì.»
«Oh, comunque devo andare.»
«Dovete fare gli sporcelli?»
«No! Siamo ad una specie di premiere, di un telefilm. Quello del serial killer.»
«Cioè quello in cui il tuo boyfriend interpreta un serial killer?»
«…Sì.»
«Bé e di’ le cose per quelle che sono!»
«Buonanotte, a te e a Marlowe!»
«Notte a te, Jamie e al pancione!»
«Pancino!»
«Per ora!» non appena l’amica chiuse la chiamata, Keira sbuffò pesantemente.
«Hai ricevuto la tua dose di stress quotidiano dalla tua cara migliore amica?» commentò Jamie, appena arrivato, abbracciandola da dietro.
«Sì, davvero.»
«Bene. Ora possiamo ballare»
«Ballare, ma sei pazzo?!»
«Ehi, sarà anche una specie di premiere, ma questa è una sala da ballo, e adoro “Dream a little dream of me”. Quindi, vuoi tu ballare con me, mia dama?»
La ragazza si guardò intorno, notando che assolutamente nessuno ballava, né li guardava: «…D’accordo.»
«E sia, allora.» le prese una mano e le circondò con l’altra la vita, iniziandola a trascinare in un lento dolce e timido.
«Lo sai che quando il pancino diventerà “one” non potremo più ballare, né fare sesso, né niente di niente?»
«Potremo camminare, ballare a distanza, cucinare…»
«Farmi ingrassare come una vacca, tanto già il pancione mi farà sentire grassissima…»
«E vedi le cose belle, no?! Sei proprio la degna migliore amica di Sienna.»
«…Temo di sì.» il ragazzo sorrise, bloccandosi un attimo per poi scuotere la testa.
«Che c’è?» chiese lei, un po’ infastidita.
«Ti amo.» dichiarò semplicemente.
«Lo so. Ti amo anche io.» lo guardò negli occhi e gli sorrise. Sì, era proprio vero.
  
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