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Autore: _Escape_    27/06/2007    8 recensioni
- Frank, se fossi bloccato su un’isola deserta[...]- E se non fosse solo la domanda di un giornalista?Cosa succederebbe se Frank Iero si ritrovasse,realmente bloccato,su un'isola del Pacifico?Magari con una ragazza... Vediamo come se la caverà il nostro eroe...xD
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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<font size="5"><font face="Verdana"> <font color="#00CCCC>Drowning Lessons</font>"></font></font>

Ero seduta sul volo per Seattle, a diecimila metri d’altezza .Un volo che ero riuscita a non perdere,solo per una manciata di secondi.
Era una tortura per me essere lì, su un aereo. Voglio dire,c’è sempre quella remota possibilità di sfracellarci al suolo.
Con la coda dell’occhio sbirciai fuori dal finestrino,agitata.
Non riuscivo a rimanere impassibile,pensando all’elevata altezza a cui mi trovavo .
Il sudore incominciava ad imperlarmi la fronte,il cuore batteva sempre più veloce …
Improvvisamente,mi trovai davanti una specie di foglio scuro,che mi veniva sventolato a pochi centimetri dal naso.
Lo afferrai e mi voltai irritata verso il mio vicino.
-Che sta facendo?-
-Temo che ne abbia un urgente bisogno..-ghignò lui,senza guardarmi .
-Assolutamente no!-ribattei insofferente.
-Vorrà dire che lo terrò io- rispose pacato,allungando la mano verso la bustina.
-Beh...-esitai- … non si sa mai … - farfugliai stringendo saldamente il sacchetto.
-Come vuole-rispose rivolgendo gli occhi altrove,anche se mi parve di vedere le sue guance alzarsi,per accomodare un sorrisino sghembo.
Mi portai il bicchiere alle labbra,fingendo di bere,mentre sottecchi osservavo meglio il mio vicino. Portava dei normalissimi jeans,una felpa a righe,che lasciava intravedere una maglia nera.
Il cappuccio calato sopra la testa e gli occhiali scuri m’impedivano di vedere interamente il suo viso. Portava anche un piercing al labbro.
Posai il bicchiere ,concedendo un ultima occhiata sfuggente al ragazzo.
Appoggiai la testa allo schienale, chiusi gli occhi e mi arresi alla stanchezza.



Spalancai gli occhi impaurita e confusa.
Avevo sbattuto violentemente la testa contro un qualcosa,ma ancora non avvertivo dolore.
Rintronata,mi guardai attorno,cercando aiuto nello sguardo dei presenti.
Le hostess,non più placide e sorridenti,colte alla sprovvista tentavano di non cadere a terra, cercando un appiglio stabile,mentre per i corridoi esplosero urla e fremiti.
Mi accorsi del rumore irregolare,proveniente da uno dei motori, interrotto da scoppiettii e vuoti di potenza.
Un istante dopo l’aereo assunse un’angolazione assurda,e mi ritrovai schiacciata di nuovo contro l’oblò.
Ero tramortita,e non sentivo nemmeno più dolore;a dire la verità non sentivo proprio nulla.
Nelle mie orecchie s’insinuò il silenzio,nonostante continuassi a ricordare le urla di poco prima.
Avvertì un piacevole liquido, caldo che si diffondeva tra i miei capelli. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti,ma mi sforzai di farlo.
Un viso familiare sovrastò il mio,contorto in una smorfia che probabilmente era paura. Probabilmente mi urlava qualcosa,mentre cercava di liberarmi dalla cintura di sicurezza.
Finalmente ci riuscì. Mi prese per un braccio e mi trascinò lungo il corridoio,vicino al portellone aperto.
Eravamo rimasti solo noi. Dovevamo saltare. Pochi istanti ed avremo infranto la superficie dell’acqua con i nostri corpi …
Ma l’aereo si inclinò dalla parte del muso,assumendo una posizione quasi verticale,per poi penetrare brutalmente.
Avvenne tutto così rapidamente,che non ebbi nemmeno il tempo di fare un respiro profondo. L’acqua era ghiacciata,e paurosamente scura. Tanto da non capire se fossi vicina o lontana dalla superficie.
Sigillai le labbra,cercando di non sprecare quel poco di ossigeno che avevo a disposizione.
Il freddo pungente m’intorpidiva gli arti,ma mi forzai a muovere le braccia e le gambe. Se volevo salvarmi,non dovevo arrendermi.
Ma era inutile,tutto inutile.
Ero esausta,ed annaspavo soltanto,muovendomi in uno spasmo senza fine. Non avevo mai pensato alla mia morte,ed ora eccola qui. Me ne vado,da sola e questa è la cosa più brutta.
Mi arresi semplicemente. Stavo per annegare. Meglio mettere fine al più presto questo strazio.
Schiusi le labbra e lasciai che quel liquido invadesse ferocemente la mia gola,mentre l’aria si disperdeva attorno a me ,in tante bollicine.
Sentì qualcosa strattonarmi e trascinarmi via.
Ormai importava poco chi o cosa fosse.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare …


Riemersi. Non capivo come,ma ero sfuggita a quella trappola.
Tramortita,non mi ero accorta che qualcosa mi stava colpendo senza sosta la schiena,mentre ricacciavo l’acqua dai polmoni,riprendendo a respirare.
-Respira!Avanti!!-mi ordinava una voce familiare.
Nonostante mi costasse una fitta di dolore ad ogni respiro,obbedì inerme.
Ora ero distesa,ma non ferma.
Oscillavo su qualcosa. Era piacevole. Mi sentivo cullare con un ritmo irregolare,scandito dalle onde e dal vento che non smetteva d’infuriarsi.
Sentivo ancora quella voce,ma molto più vicina. Mi chiedeva se stavo bene,ma non riuscivo a rispondere.
Qualcosa cadde al mio fianco,sfinita. Mi voltai impercettibilmente,e riconobbi il mio salvatore.
Respirava affannosamente,mentre il suo corpo era vinto da tremori involontari.
Continuava con quella domanda,spezzando ogni parola con un respiro profondo,seguito da un sussulto.
Avvicinai una mano al suo viso e gli scostai i capelli bagnati dalla guancia,debolmente.
Aprì gli occhi,penetrando i miei,per poi richiuderli,addormentandosi più sereno.
Il suo respiro,regolare e caldo,si posava delicatamente sul mio viso,donandomi sempre di più un briciolo di vita.
Finalmente avevo allontanato la nebbia dalla mia testa,tornando lucida e vigile. Mi sarei abbandonata volentieri,in un sonno profondo,ma avevo troppa paura per richiudere gli occhi.
Paura di ritornare vittima di quella prigione nera. Mi feci forza e rimasi in attesa,aspettando le prime luci dell’alba,e magari la salvezza.

  
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