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Autore: UlquiES4    10/12/2012    1 recensioni
Aizen, dissero così quando mi catturarono, mi dissero che un certo Aizen aveva bisogno di me, che lui mi voleva, non capì subito il motivo, forse perché ero spaventata, avevo paura di lasciare tutto, e avevo paura di lasciare i miei amici, coloro che ho sempre avuto nel cuore, e che ora guardando la luna tornano a salutarmi nella mia testa.
La luna, che bella, una piccola lucina in un mondo tutto bianco eppure così cupo.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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AIZEN.
Dissero così quando mi catturarono. Mi dissero che un certo Aizen aveva bisogno di me, che lui mi voleva, non capì subito il motivo, forse perché ero spaventata, avevo paura di lasciare tutto, e avevo paura di lasciare i miei amici, coloro che ho sempre avuto nel cuore, e che ora guardando la luna tornano a salutarmi nella mia testa.

La luna, che bella, una piccola lucina in un mondo tutto bianco eppure così cupo.
Ora sono qui, in piedi, davanti a una piccola finestrella sbarrata a guardala, così bella, luminosa, brillante, così meravigliosamente magica, l'unica cosa che ora illumina la mia stanza, una piccola scia luminosa che attraversa il centro della cella e il mio corpo avvolto da una tunica, bianca anch'essa .
Era la mia prima notte li, ero spaventata, l'unica cosa che mi dava sollievo era lei, sempre e solo lei, la luna.
C'era vento, un vento debole, quasi sembrava mi volesse accarezzare il viso, mi avvicinai alla finestrella, era in alto, saltai,era troppo in alto, volevo guardare fuori ad ogni costo, presi la sedia che cera nella stanza, l'appoggiai al muro e ci salii in piedi, feci un salto e mi aggrappai alle sbarre.
Mi tirai su con tutta la forza che potessi avere nelle braccia, finalmente arrivai a vedere quello strano mondo, una folata di vento battè sul mio viso, e spostò i miei lunghi capelli.
Che meraviglia, era triste ma meraviglioso.. costruzioni bianche, sabbia bianca, tutto bianco.
Spostai lo sguardo sugli alberi spogli, tristi, soli, quasi volessero dirmi che sarebbe stato per sempre così.
Una forte malinconia di casa colpì il mio cuore, le braccia cedettero, si lasciarono andare, atterrai sulla sedia, ritrassi le gambe al petto e iniziai a piangere.
Sentivo la sabbia che con il vento si spostava producendo un suono rilassante, era un fruscio calmo e dolce, una culla che volava sopra ogni cosa brutta, mi tirai su, mi asciugai le lacrime e mi ritrovai di nuovo in piedi in quel fascio di luce, a guardare la luna.

"Cosa fai donna? " 
Sentì una voce dietro di me, girai lentamente il capo, e gli risposi -"guardo la luna ".
Mi girai verso di lui, gli andai vicino ma mi persi, si persi nei suoi occhi verdi smeraldo, così freddi e impassibili da cui cadevano dei segni, come fossero lacrime, e i suo capelli neri come la pece, restai li a guardarlo per qualche minuto, lui mi scrutò senza alcuna risposta. Il silenzio si fece sempre più pesante, e io sorrisi.
"Perché sorridi"- mi chiese.
Ero sorpresa, che domanda strana "Sorrido anche se il mio sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c’è la tristezza di non saper sorridere."-gli risposi.
"Patetico. Mangia ora." disse-.
Entrò un uomo con un carrellino, posò un vassoio sul tavolino e uscì.
"Non ho fame"- gli risposi. Lui si voltò e se ne andò, quasi infastidito.
Rivolsi lo sguardo alla luna e pensai "quando finirà? ti prego dimmi quando finirà."
Andai verso il cibo, mi sedetti sulla sedia e iniziai a mangiare, aveva un odore strano, ma stavo morendo di fame. Loro mi volevano in forze... e viva.
Nel momento in cui finì di mangiare rientrò lui, e il signore con il carrellino portò via il vassoio .

"Hai paura donna?"- mi disse, "No, non ho paura"- gli risposi, "Perché esisti donna?"-mi chiese, "per Aisen-Sama"-dissi con un nodo alla gola, quasi piangevo, mi sentivo sotto la proprietà di qualcuno, eppure ero un essere vivente.
Il mio sguardo fu catturato sul suo petto, c'era un buco, un buco che gli trafiggeva il corpo.
"Sei ferito. Sei ferito.. al cuore." gli dissi, mi rispose-"Cos'è un cuore?".
Gli presi la mano, che teneva sempre in tasca e gliel'appoggiai sul mio petto "Senti? Questo è il cuore"-gli dissi.
Poi porsi la mia mano verso il suo petto, volevo provare a infilarla dentro, misi le prime due dita quando di scatto ritrasse le sue mani dal mio petto, mi prese il polso e mi disse "Ferma, donna".
Si rimise le mani in tasca e si girò per andarsene. "Cos'è questo posto?"- gli chiesi.
Senza nemmeno girarsi mi rispose con voce cruda e senza un minimo sentimento "Tutto quello che c'è dopo la morte.. il nulla. Riposa."-se ne andò.
Diedi un ultimo sguardo alla luna prima di coricarmi sul divanetto -"Ci vediamo domani.. Luna".
  
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