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Autore: ferti    10/12/2012    0 recensioni
"I pensieri migliori vengono la notte, quando tutto diventa scuro e per potersi orientare si segue la luce proiettata dai sogni,fari nelle tenebre"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-Male al cuore-

Erano tre giorni che nevicava costantemente e oramai le strade erano ricoperte da uno strato di una neve grigio-marrone che mi disgustava. Era uno di quei giorni in cui si dimentica la magia della neve e la si vede come un impedimento, da intonsa e candida anche quella sostanza così pura segue la massa e si tramuta in un anima nera che contamina le strade. Tornavo così scansando i cumuli di neve letamosa che incontravo, mi pareva un gioco. La strada per il ritorno era relativamente corta, la percorrevo almeno quattro volte al giorno, da sola. Attraversai la strada e prosegui con il solito passo lento e costante. Era una routine che si susseguiva giorno dopo giorno: mettevo le cuffie nelle orecchie, attraversavo la strada, saltellavo giù dal marciapiede e proseguivo a ritmo di musica fino a casa dove citofonavo e mio padre rispondeva sempre “Ma petite Juliet”. Quel giorno disse solo “Oh Juliet”, aveva spezzato la routine. Non ci feci caso, pensando che probabilmente si era gettato a capofitto nel suo lavoro di attore. Il mio nome era Giulietta fino a quel giorno. Sono nata durante la tournee di Romeo e Giulietta e mio padre aveva insistito per chiamarmi così. Subito dopo mia madre era scomparsa, una fuga d’amore con un altro attore.
Quando entrai in casa c’era odore d’incenso, quella qualità che avevamo comprato in India l’anno prima, mio papà era in piedi davanti allo scrittoio. La casa era diventata oramai il suo palcoscenico,ogni angolo era un viaggio o un personaggio. C’era la Londra ottocentesca, Verona, New York, Roma, Atene, Bombay, Nuova Deli ecc… Amavo quella casa, era lo specchio dell’anima dorata di mio padre. Ogni anima ha il suo colore. Lui è dorato perché la sua anima splende di una bontà che riflette tutte le altre e le trasforma. Lui era dorato come il sole dell’estate, era il mio Sole.

“papà cosa vuoi da mangiare?”,”Julie nulla ho già mangiato un biscotto e devo finire di riscrivere questa parte…”. Così si chiuse nel suo studio lasciandomi a mangiare da sola una pasta parecchio scotta,troppo poco condita che si appiccicava al piatto. Facevo fatica a deglutire, mi si chiudeva lo stomaco ad ogni boccone. Percepivo qualcosa ma non sapevo dargli una definizione. Avevo avanzato un piatto intero di pasta così decisi di portarla a papà. Mi diressi lentamente, come quando a Natale scendevo le scale in punta di piedi,sospirando e sperando di vedere Babbo Natale, verso lo studio di mio padre. La porta era socchiusa,la aprì lentamente lasciando cigolare i suoi cardini  poco unti e appena fui dentro lo vidi. Era sdraiato sul tappeto, una macchia rossa su un candido manto bianco. Poteva sembrare un quadro di qualche macabro pittore esposto sul mio pavimento, invece era l’ultima speranza di una vita felice che moriva. Si era sparato mi dissero in seguito,”aveva troppi debiti” sosteneva l’assistente sociale, “era stata lasciato dalla moglie con una figlioletta piccola ancora in fasce” continuavano le pettegole che accorsero solo per assistere ad una misera novità che poteva rallegrare la vita di un paese troppo monotono. Mio padre da anima dorata era diventata un anima nera, vuota. Il vuoto è nero perché quando chiudi gli occhi l’unica cosa che vedi è il nero, un nero senza confini, senza spessore e quindi vuoto. Con lui è sparito anche il riflesso d’anima che mi aveva regalato e anche la mia si è tinta di un nero forte, che sovrasta le mie paure e che crea coraggio nascondendo le emozioni.

Così cambiai il mio nome, volevo dimenticare ma non del tutto. Giulia era perfetto.  Andai di famiglia in famiglia, nessuno voleva una ragazzina di dodici anni che aveva visto la morte e che ancora portava con sé un frammento dello specchio che rifletteva la tristezza del vuoto.

Finì qui in questa scuola immensa, dove imparai ad osservare per evitare di trovarmi impreparata di fronte alla prossima persona che avesse voluto strapparmi via l’ultimo pezzo di me che era rimasto. Ho male al cuore ogni volta che smetto di fingere di essere assente e penso allo splendore che vivrei ogni giorno se il mio sole splendesse ancora; invece ha deciso di eclissarsi lasciandomi in un inverno perenne in cui tutto ghiaccia.










Ora probabilmente vi sarà molto più chiaro il titolo e soprattutto il comportamento di Giulia nel primo capitolo. Ora bisogna solo capire chi è lo sconosciuto che l'ha mossa dal suo letargo triste e doloroso. Chi sarà mai?
Alla prossima!
  
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