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Autore: nuttyshake    10/12/2012    4 recensioni
«Mi innamorai di lei. Mi innamorai di lei come tutti i bambini si innamorano dei giocattoli più colorati e degli oggetti più luccicanti. Nei giorni, mesi e anni successivi cercai il coraggio di parlarle, ma inutilmente. Solo guardarla mi faceva annodare la lingua e bloccare il respiro. Non sapevo niente di lei, della sua famiglia, di quello che le piacesse fare e delle cose che invece detestasse. Eppure la amavo.» Peeta pensa alla prima volta che ha visto Katniss.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non saprei dire cosa mi colpì tanto la prima volta che posai gli occhi su Katniss Everdeen.

Forse erano i capelli, lunghi e neri e legati in due trecce anziché in una, come invece li porta di solito da quando la conosco, che le conferivano un'aria di dolcezza e innocenza in contrasto alla sua personalità così forte e cauta. Forse erano gli occhi, freddi e pungenti e tempestosi, sfuggenti agli sguardi degli altri, che ardevano di una passione e una determinazione a me sconosciuta, come se potesse incenerire chiunque con lo sguardo.

So solo che quando mio padre me la indicò da lontano, il primo giorno di scuola, percepii già quel qualcosa di speciale in lei che la fece spiccare ai miei occhi. Sono sicuro che anche se non ci fosse stato mio padre ad indicarmela l'avrei notata comunque, in mezzo alla folla, nel Distretto, o in qualunque altro luogo di Panem. Ci sono persone, nella tua vita, che sei semplicemente destinato a incontrare, in un modo nell'altro, e sai dal primo momento in cui le vedi che avranno una  grande influenza sulla tua vita; se la influenzeranno in bene o in male, solo il tempo potrà dirlo.

"Vedi quella bambina?" mi sussurrò mio padre, avvicinandosi affinchè nessun altro sentisse. "Si chiama Katniss. Da giovane, avrei voluto sposare sua madre, ma lei mi lasciò per un minatore di carbone." Nella sua voce percepii quello che in seguito avrei conosciuto come dolore, rammarico, e perfino un po' di rassegnazione.

 "Ma come può preferire un minatore di carbone a te, papà?" Per il mio cervello da bambino di cinque anni, quello che mio padre aveva detto era una cosa assurda e incomprensibile. Il mondo era così semplice da capire, allora. Non c'era persona migliore e più buona di mio padre, chiunque gli avesse fatto del male era una persona crudele, e quella donna che aveva rinunciato a sposarlo per trasferirsi nel Giacimento con un minatore era semplicemente stupida.

Mio padre distese le labbra in un sorriso che non arrivò agli occhi, oscurati invece da una profonda e antica tristezza. "Perché quando lui canta, perfino le ghiandaie imitatrici si zittiscono e lo stanno ad ascoltare."
Credo che fosse troppo complicato da capire per me, perché mio padre mi diede una pacca affettuosa sulle spalle e mormorò: "Un giorno capirai."

Ricordo che quella frase mi diede molto fastidio. Non sopportavo che ci fosse qualcosa al mondo che non riuscissi a capire, che ci fosse qualcosa che avrei afferrato solo col tempo. Per fortuna, non dovetti aspettare molto. Solo un paio d'ore.

La nostra maestra ci chiese chi di noi conoscesse la Canzone della Valle. Si alzarono alcune mani, ma la prima mano che vidi scattare in cielo, con l'entusiasmo che si addiceva a una bambina della sua età, fu quella di Katniss. La osservai incuriosito mentre la maestra la faceva alzare e le chiedeva di cantare per noi.

Quando intonò la prima nota della canzone, chiara e precisa e senza mostrare alcuna timidezza o indecisione, sull'intera classe cadde il silenzio, come se all'improvviso nel mondo non ci fosse altro che la voce di quella bambina. Era un silenzio pressante, quasi innaturale, reso tale anche dalla completa assenza di suono fuori dalla finestra; le ghiandaie imitatrici avevano smesso di cantare, proprio come facevano con suo padre.

Mi sentii pervaso da una sensazione calda, piacevole e confortante, la stessa sensazione di quando mio padre torna dal lavoro dopo una giornata d'inverno fredda e piovosa e ci porta del pane caldo appena sfornato, o di quando ricevetti il mio primo album da colorare e iniziai a scoprire i vari modi di fondere i colori. La sensazione di aver trovato qualcosa a cui aggrapparsi.

Mi innamorai di lei. Mi innamorai di lei come tutti i bambini si innamorano dei giocattoli più colorati e degli oggetti più luccicanti. Nei giorni, mesi e anni successivi cercai il coraggio di parlarle, ma inutilmente. Solo guardarla mi faceva annodare la lingua e bloccare il respiro. Potevo solo ammirarla da lontano, mentre giocava o disegnava. A volte la seguivo mentre tornava a casa. Ma non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti. Non sapevo neanche se Katniss conoscesse il mio nome. Probabilmente no. Non ero nessuno, né in quella classe né nel Distretto.

Di solito sono bravo con le parole, sono bravo a capire cose che a tutti sembrano assurde, ma fino ad oggi non sono ancora riuscito a spiegarmi come possa essere possibile innamorarsi di qualcuno senza conoscerlo del tutto. Non sapevo niente di lei, della sua famiglia, di quello che le piacesse fare e delle cose che invece detestasse. Eppure la amavo. Amavo ogni singola cosa di lei e questo sentimento, dopo anni e anni, non è mai andato via.

Così, qualunque cosa Katniss faccia o dica, non c'è niente che mi possa fare allontanare da lei. Niente che faccia in modo che io la ami di meno, non importa quante volte mi insulti, o mi spezzi il cuore, o renda completamente chiaro il fatto che lei non prova lo stesso per me.

Io sono quello che la stringe e la consola di notte quando è tormentata dagli incubi, perché nei miei incubi lei viene torturata, uccisa o anche solo semplicemente allontanata da me, ed è il mondo peggiore in cui potrei immaginare di vivere, peggio di qualunque edizione degli Hunger Games, di ogni morte lenta e atroce che io possa immaginare. Ma poi mi sveglio, vedo che lei è ancora con me e la stringo ancora di più, per proteggerla da ogni pericolo, da Capitol City e da tutto quello che intendono farle, perché se perdessi Katniss non riuscirei più ad andare avanti.

Io sono quello di cui lei ha bisogno per sopravvivere agli Hunger Games. No, sono certo che Katniss riuscirebbe a vincere da sola, ma è costretta a trascinarsi dietro il mio peso perché tutta Panem crede ancora che noi siamo gli Innamorati Sventurati del Distretto 12. Invece so che Katniss non ha bisogno di me, mentre io sarei disposto a morire per lei. So che Katniss preferirebbe avere Gale con sé anziché me, ma si è dovuta accontentare. So che quando dovrò chiederle di sposarmi, come ho sempre sognato di fare, per lei sarà tutto falso, come tutta la nostra relazione. Mi inginocchierò davanti a lei, le professerò tutto il mio amore, e lei potrà crederci o non crederci, ma non ha importanza, perchè per lei non conterà niente. Non aspetta altro che una scusa per liberarsi di me.

Eppure, ci sono alcuni giorni in cui non posso che sperare che lei provi qualcosa per me. All'inizio mi sembrava una stupidaggine, un'illusione, ma ogni tanto incontro il suo sguardo e noto che mi sta fissando, nello stesso modo in cui io guardo sempre lei. A volte penso che anche lei vorrebbe rischiare la propria vita per salvarmi, ma non può. Perché deve occuparsi della sua famiglia, e perché solo un pazzo darebbe la sua vita per salvare una ragazza che a malapena conosce, ma che ama senza riserve e incondizionatamente.

Quanto vorrei odiarla. Se riuscissi a odiarla sarebbe tutto molto più semplice. Ma non posso. Non riesco a sopportare di non vedere un sorriso sul suo volto, di non renderla felice, di non accontentarla in tutto e per tutto. Io resterò con lei qualunque cosa accada, semplicemente perché non posso starle lontano, non importa quanto faccia male. Ne vale la pena. Ne vale sempre la pena. Valeva la pena prendersi gli schiaffi di mia madre per aver sfamato Katniss con una misera pagnotta lanciata sotto la pioggia. Valeva la pena perfino essere estratto negli Hunger Games, rischiare di morire decine di volte, sapere che la mia vita è costantemente in pericolo solo per starle accanto e poter parlare con lei.

E tutti quei trucchetti che usa per allontanare le persone, con me non funzionano. Io vedo la ragazza meravigliosa che si nasconde dentro di lei. Quella rimasta distrutta dalla morte del padre, quella delusa dalla madre, quella che ha dovuto mantenere l'intera famiglia da sola sin da una giovane età, che si è offerta volontaria per partecipare agli Hunger Games per salvare sua sorella. Forse è per questo che continuo a giustificarla per tutto. Perché la vedo per quello che è.
O forse è lei ad accecarmi.
 

"Stay with me."
"Always."

  
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