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Autore: jjk    10/12/2012    2 recensioni
Mentre la vita di Reid è ancora sconvolta dall'arrivo nella sua vita di due ragazzi che,come lui non hanno mai conosciuto l'amore che c'è in una vera famiglia,la squadra deve partire verso Los Angeles per risolvere un caso complicato che li porterà a ricordarsi dell'importanza della famiglia e a rincontrarsi con vecchie conoscenze
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Morgan, Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La A e la Z'
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Aveva finalmente trovato un po’ di pace,di tranquillità,di normalità.
Per moltissimo tempo non aveva nemmeno saputo cosa potessero significare queste parole nella vita vera.
Certo conosceva a memoria la definizione di ciò che tanto aveva agognato,ma dentro di sé non pensava esistessero davvero perché non le aveva mai provate.
Aveva pensato di aver trovato una qualche normalità grazie alla squadra,non nel senso stretto della parola,ma in quello di una stabilità emotiva che lo rendesse felice.
Eppure ogni volta che tornava nella sua casa vuota dopo aver risolto qualche caso,sentiva qualche cosa che gli attanagliava lo stomaco.
Non era pienamente felice,ma non se ne preoccupava più di tanto perché era la cosa più simile alla piena felicità che lui avesse mai provato.
Ciò che cercava era semplicemente la pace,la tranquillità,la normalità di una vera famiglia.
Quella che lui non aveva mai avuto.
Ma ora tutto era diverso come non avrebbe mai immaginato fosse possibile.
Ed era tutto grazie a loro.
Guardò i due ragazzi che,seduti al tavolo del salotto circondati da libri e quaderni,stavano studiando per il giorno seguente.
Era stato il loro arrivo a cambiare la sua vita.
Quando gli aveva proposto di venire a vivere a casa sua non aveva previsto che avrebbero stravolto il suo mondo.
Abituarsi alla nuova situazione non fu facile,ma lo fecero tutti con gioia perché per la prima volta che stavano sperimentando quel calore derivato dal vero affetto reciproco.
Certo Zack e Andrew avevano vissuto nella famiglia originaria fino all’arresto del padre risalente a circa un anno prima,ma padre e zio erano violenti e la madre non si era mai opposta prima di morire.
Non era una famiglia in cui regnava l’amore,ma la paura.
Questa era per tutti e tre un’esperienza nuova e piacevole.
Avevano passato interi week-end a dipingere la loro stanza e a comprare i nuovi mobili di cui avevano bisogno,il tutto ridendo e scherzando.
Una volta si erano lanciati schizzi di vernice da una parte all’altra della stanza mentre pitturavano ed avevano finito per essere più colorati loro che la camera.
Era stata per tutti una bella giornata,una di quelle da festeggiare in un ristorante italiano non molto distante da casa.
Dopo la tragedia vissuta l’anno precedente in cui Andrew aveva scoperto che il padre aveva ucciso la madre e che il fratello,che aveva imparato a vedere come un seviziatore grazie allo zio(ma che aveva poi capito essere solo vittima di quest’ultimo)sapeva tutto,entrambi i Roggers erano tornati a sorridere.
Questo anche grazie al fatto che erano riusciti a recuperare il loro rapporto che si era disintegrato con il tempo e le “torture” psicologiche e fisiche che Zack aveva inflitto al fratello spinto dallo zio.
Anche Reid non era più così parco di sorrisi a 32 denti,di quelli che prima aveva riservato solo alle occasioni più speciali e che adesso faceva in continuazione.
Era impossibile non accorgersi del cambiamento che era avvenuto nel giovane profiler e nei ragazzi,ora più disposti a parlare senza timori con quelli che erano,non solo i colleghi,ma anche gli amici e la famiglia di Spencer.
Andavano spesso a casa di JJ e Henry,il figlio di quest’ultima e Will,adorava i suoi nuovi “cuginetti” quasi quanto il suo padrino:il suo amato “zio Spence”.
I ragazzi si erano inseriti bene nella famiglia,che li aveva accolti a braccia aperte,felici per la gioia e l’allegria che risplendeva sui volti dei tre giovani uomini.
Reid li osservava studiare mentre preparava la cena.
Stava provando a cucinare la pasta alla Norma come qualche giorno prima Rossi gli aveva insegnato,essendo lui italo-americano.
David stesso gli aveva detto che era abbastanza bravo a cucinare e lui aveva quindi cominciato a preparare piatti sempre più sfiziosi e complessi,con somma gioia di Zack e Andrew.
Preso dal sugo non si accorse della persona alle sue spalle e sobbalzò lievemente quando una mano gli toccò la spalla.
-Scusa,non volevo spaventarti-
-Tranquillo-rispose con un sorriso
-Ero solo un po’ sovrappensiero. Pensavo stessi studiando. Hai già finito?-
-No,è che…..Ti volevo chiedere una cosa……-
-Dimmi Zack-
Il ragazzo era evidentemente imbarazzato e per un po’ stette in silenzio cercando le parole giuste da usare
-….Stavo pensando al college….Insomma dovrei cominciare a mandare le domande però…..-
-Qual è il problema?-
-Beh,io vorrei poter andare o alla Brown,o a Yale o a Stanford,ma….-
-Ma…-
-…Ma le rette costano troppo per me-disse tutto d’un fiato,come per togliersi un peso.
Era evidente dalla tensione sul suo volto,che era molto importante ciò che Spencer gli avrebbe detto.
-Pensavo di essere stato abbastanza chiaro su questo punto-disse il giovane profiler guardando negli occhi Zack,sul quale si dipinse un’espressione di sconforto,ma Reid sorrise.
-Quando vi ho proposto di venire qui tu non volevi,ricordi?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo vergognandosi di ciò che aveva detto allora rifiutando tanta inaspettata gentilezza.
Solo ora si rendeva conto del madornale errore che stava per fare e che aveva evitato solo grazie a Spencer.
Come poteva ora fargli quella muta richiesta pretendendo che lui lo aiutasse più di quanto avesse già fatto?
-Già-mormorò
-E ti ho detto che la casa famiglia non ti avrebbe aiutato a  proseguire gli studi giusto?-
-Si-
-E ti ho promesso che io invece lo avrei fatto ed ho intenzione di mantenere la promessa:ti aiuterò a sostenere la retta di qualsiasi università tu vorrai frequentare. Qualsiasi sia la tua scelta. Non mi rimangio ciò che dico. E poi farei qualsiasi cosa per aiutare te e Andrew,per quanto strana,siamo una famiglia oramai,no?-
Il ragazzo finalmente alzò gli occhi incrociando quelli di Reid,che non aveva smesso un attimo di sorridergli.
-è vero,siamo una famiglia-
-Allora non chiedermi più cose del genere,ok?-
-Ok-
-E adesso dì a tuo fratello di sgomberare il tavolo che dobbiamo apparecchiare perché la cena è quasi pronta.-
Zack si affrettò a raggiungere Andrew,immerso nella lettura di un brano di Freud;insieme portarono via tutti i libri e apparecchiarono,mentre Spencer metteva la pasta nei piatti.
Era davvero bravo a cucinare:quella pasta non avrebbe avuto niente da invidiare da invidiare a quella di un italiano per la gioia dei ragazzi che apprezzavano molto la cucina della penisola.
 
Il giorno seguente era domenica e Zack e Andrew avevano proposto un pic-nic al parco dato che la giornata era piena di sole e Spencer aveva accettato di buon grado.
Gli piaceva stare all’aria aperta,lo trovava estremamente rilassante ed era un’alternativa divertente alla routine quotidiana.
Andrew aveva anche chiesto a Zack d’insegnargli a giocare a football.
A differenza del fratello maggiore,il quale era sempre stato titolare nella squadra del liceo ed era molto bravo(infatti aveva un fisico atletico che attirava le ragazze),Andrew non era mai riuscito nemmeno ad avvicinarsi alla squadra di football,era un bersaglio per le prese in giro da parte degli atleti,ma non l’avevano mai ammesso nemmeno alle selezioni,anche se gli sarebbe molto piaciuto.
Il suo fisico gli aveva escluso ogni possibilità di fare sport a scuola come avrebbe voluto,così aveva rinunciato,ma adesso il gracile Andrew aveva deciso che nulla gli avrebbe più impedito di giocare a football e aveva chiesto a Zack di aiutarlo a superare le selezioni che si sarebbero svolte di lì a un mese e che avrebbero determinato chi avrebbe fatto parte della squadra.
Questa volta i ragazzi avevano insistito per organizzare loro tutto e il risultato era veramente fantastico.
-Non pensavo foste così bravi!-esclamò Reid dopo aver assaggiato il suo panino.
-Spencer a fare un panino non ci vuole nulla!-disse Andrew
-Non mi riferivo solo a quello,ma tutto nel suo complesso e poi quella,ma a tutto nel suo complesso e poi quella favolosa torta non mi sembra così facile da fare- rispose Reid guardando una splendida torta farcita alla crema che i ragazzi avevano preparato la sera precedente e che lui già pregustava con gli occhi.
-Era la torta preferita di mamma,è stata lei a insegnarmi a farla-disse il ragazzo.
-è stata una grande maestra allora,sei veramente bravo!-
-Come fai a sapere se è buona  o meno se non l’hai ancora assaggiata?-chiese sospettoso Andrew
-Lo suppongo dall’aspetto-cercò di giustificarsi Spencer
-Sai che sei un pessimo bugiardo sai?-
-Ma sto dicendo la verità!-
-Confessa,l’hai già mangiata e sbaglio?-
-Ok,ok,confesso. Quando l’hai tagliata a fette per metterla nella scatola ne ho preso un pezzetto. Era solo un assaggio,giuro-confessò sotto lo sguardo truce di Andrew
-Ero convinto che fosse stato Zack.Mi hai fatto accusare un innocente. Scusa Zack-
-Tranquillo,non importa. Che ne dite di fare due tiri?-disse tirando fuori la palla ovale.
Andrew dimenticò subito la finta(mooolto finta)arrabbiatura di poco prima e si dimostrò immediatamente entusiasta dell’idea.
-Tu che fai Spence?Vieni?-
-No grazie,non sono molto portato per tutto ciò che ha a che fare con la coordinazione e si svolge sul piano motorio-
-Dai prova,neanche io sono bravo-disse Andrew,molto desideroso di coinvolgere Spencer in una cosa a cui teneva particolarmente.
Da quando era arrivato a Washington Andrew era cambiato moltissimo.
Il timidissimo ragazzo incontrato in una stazione di polizia a Boston,timoroso di parlare con chiunque e che si era sforzato persino per farlo con Reid,trovandosi in un clima incoraggiante e accogliente,come quello che aveva trovato nella nuova famiglia,aveva cominciato ad essere sempre più aperto,più solare,meno timido.
Tutto il contrario di quello che era successo a Zack.
Da quando i misfatti del padre e dello zio,di cui lui era a conoscenza ,erano venuti a galla portando al loro arresto,Zack si era chiuso.
Inizialmente aveva smesso di parlare praticamente con tutti,soprattutto con quelli che sapevano ciò che era successo alla loro famiglia.
Si vergognava moltissimo di ciò che aveva fatto,anche se era stato costretto dallo zio.
Sapeva che,malgrado ne avrebbe pagato il prezzo,avrebbe potuto opporsi,ma non l’aveva fatto.
Questi sensi di colpa l’avevano spinto al mutismo:parlava solo con suo fratello.
Ma Reid li andava a trovare e li chiamava spesso e non si accontentava solo di Andrew,voleva vedere,voleva parlare anche con lui e volta dopo volta,passo dopo passo aveva scoperto chi fosse davvero quel gracile agente dell’FBI che li aveva presi tanto a cuore e aveva imparato a fidarsi di lui.
Piano piano aveva cominciato a parlare con lui,aveva capito che non lo giudicava per iò che aveva fatto;malgrado volesse molto bene ad Andrew,non lo odiava per le torture che gli aveva inferto,anzi gli voleva bene.
Reid sembrava capire a differenza di tutti gli altri.
Eppure non aveva voluto accettare la sua proposta di andare a vivere da lui.
Aveva paura di come lo avrebbero guardato gli altri membri della squadra,gli unici a Washington che conoscevano la loro storia.
Aveva paura del loro giudizio.
Ma Andrew l’aveva convinto,con l’aiuto di Spencer,a trasferirsi facendo leva sulla sua voglia di andare al college,cosa che non sarebbe riuscito a fare restando nella casa famiglia.
Ma a convincerlo era stato soprattutto l’ardente desiderio di trasferirsi a Washington di Andrew:in fondo glie lo doveva perché,dopo tutto il male che gli aveva fatto,aveva  continuato a volergli bene e non gli aveva mai dato la colpa delle cattiverie che aveva subito da parte sua e faceva di tutto per aiutarlo a stare bene.
Il mutismo di Zack non era scomparso per magia,ma solo dopo che aveva capito che nessuno lo odiava per ciò che aveva fatto e anzi,se lui glie ne avesse dato la possibilità,lo avrebbero volentieri aiutato a superare tutta quella storia.
Parlava ancora molto poco,tranne che cono Henry e Jack che,affezionandosi subito a lui,gli avevano offerto una seconda possibilità;ma ogni giorno si apriva sempre di più.
-Allora vieni?-la voce supplichevole di Andrew lo riscosse dai suoi pensieri
-Ok,ma non prendetemi in giro-
-Promesso-
Zack si allontanò di una trentina di metri e cominciò a lanciare la palla agli altri due.
Mentre Andrew impegnandosi riusciva a prenderla e a rilanciarla al fratello,Reid era un completo disastro.
Eppure non si lamentava,ma rideva dei suoi disastrosi errori.
E non era l’unico.
-Ti sei dato al football ragazzino?-
Reid si girò di scatto senza accorgersi che Zack aveva già lanciato la palla nella sua direzione che lo colpì dritto alla schiena.
Spencer soffocò un’esclamazione di dolore sentendo l’aria uscire velocemente dai polmoni.
-Maledizione,Morgan!Sempre nel momento sbagliato-
-Anch’io sono felice di vederti Reid-
Gli disse Derek e quello gli rispose con una smorfia
-Ti sei fatto male Reid?-chiese la voce preoccupata della stravagante analista dell’FBI.
-Tranquilla Garcia,niente di che,ma diciamo che stavo meglio prima - rispose il giovane agente lanciando un’occhiataccia a Morgan.
-Ciao Morgan,ciao Garcia,come mai da queste parti?-chiese Andrew mentre lui e Zack si avvicinavano al resto del gruppo
-Io e Penelope eravamo andati a fare una passeggiata,approfittando della bellissima giornata di sole. Voi?-
-Abbiamo deciso di fare un pic-nic,così Zack mi insegna un po’ a giocare a football-
-Non pensavo t’interessasse-
-Mi è sempre piaciuto,ma alla mia vecchia scuola non mi hanno mai permesso di giocarci. Fra un po’ ci saranno le selezioni,volevo provare ad entrare nella squadra e dato che Zck è sempre stato titolare gli ho chiesto se mi dava una mano-
-Giocavi a football?-gli chiese allora Garcia.
-Si-
-Avrei dovuto capirlo,guarda che fisco!Scommetto che eri uno dei più bravi-
-Beh,ero abbastanza bravo-
-Non fare il modesto sei sempre stato bravissimo,non c’era nessuno migliore di te,per questo se diventato capitano!-s’’intromise Andrew.
-Farai anche tu le selezioni?-domandò Morgan.
-Io veramente…..Non so se le farò-
-Perché no?Potresti vincere una borsa di studio per l sport per l’università se sei davvero bravo come dice tuo fratello.Pensaci-continuò l’uomo
-Forse hai ragione. Ci penserò-rispose il ragazzo poco convinto.
Sia Reid che Morgan avevano capito che c’era qualcosa che non andava,ma fecero finta di niente.
-Che ne dite di una fetta di torta?L’abbiamo fatta io e Zack ieri sera-
-Sembra davvero invitante - rispose Garcia
-Ed è buonissima,te lo posso giurare-disse Spencer
-Anche se non avresti dovuto poterlo dire-intervenne Andrew fulminandolo con un’occhiata
-Perché no?-chiese l’analista
-Perché in realtà non avrebbe dovuto averla già mangiata,ma evidentemente non sa aspettare.-
-Non ti facevo un ladro di torte Reid-disse Morgan ridacchiando
-Non sono proprio un ladro…..Solo un assaggiatore e poi quella torta mi chiamava!-
Tutti scoppiarono in una sonora risata
-Reid mangiami,mangiami Reid-lo canzonò l’uomo
-Beh,allora bisogna proprio assaggiarla questa torta parlante.
Si sedettero sul prato e Andrew tirò fuori la torta che prima di andare a giocare aveva rimesso nella borsa,dandone una fetta a ognuno.
-Ehi ragazzino avevi ragione!è davvero eccezionale!-esclamò Morgan dopo aver mangiato il primo boccone,poi si rivolse ai due fratelli
-Siete davvero degli ottimi cuochi. Avete mai pensato di aprire una pasticceria?-domandò scherzosamente
-Non ci ho mai pensato sinceramente,ma non credo che sarà il mio futuro-rispose il più giovane
-Hai già pensato a cosa vorresti fare?-chiese Reid.
Malgrado i ragazzi si fossero trasferiti da qualche mese non avevano ancora mai parlato del loro futuro se non con Zack a proposito del college,ma comunque avevano parlato solo della retta:l’argomento cosa vuoi fare da grande non era ancora saltato fuori fino a quel momento.
-Non ne sono ancora sicuro,ma penso che vorrei fare qualcosa che abbia a che fare con la psicologia-
-Tipo?-domandò Morgan sospettoso lanciando un’occhiata preoccupata a Spencer che gli stava di fronte.
Il ragazzo esitò,non sapendo cosa rispondere a quella domanda,ma Penelope sembrò capire ciò che lui voleva dire
-Tipo quello che fanno questi due?-disse con voce allegra indicando i due colleghi
-Beh,si. Qualcosa del genere-rispose con in un sussurro avvertendo la tensione che quella domanda aveva creato
-Come mai?Non pensavo ti interessasse - intervenne Reid
-Perché trovo la psicologia estremamente affascinante e poi cosa c’è di meglio del fare una cosa che ti piace e che può giovare alla società-sapeva che la sua risposta li avrebbe dovuti convincere della sua motivazione e quindi mise molta enfasi nelle sue parole,ma ciò non sembrò fare alcun effetto sui due uomini.
Zack capiva che c’era qualcosa che non andava,così come Andrew e Garcia,e come loro non capiva cosa fosse,ma sapeva che bisognava rompere la tensione.
-Perché non riprendiamo a giocare?-propose
-Potrei insegnarti qualcos’altro Andrew - il ragazzo accettò l’offerta al volo
-Morgan,Garcia,Spencer,voi venite?
-Io di certo no-disse la donna
-Noi vi raggiungiamo fra un attimo-rispose invece Morgan
-Voi intanto andate-
Appena i ragazzi si furono allontanati l’uomo si voltò verso il collega e amico
-Reid….-
-Lo so Morgan,non c’è bisogno che tu me lo dica,ma non so cosa potrei fare-
-Scusate,ma io non ho per niente capito quale sia il problema,ma è evidente che un problema c’è-s’intromise Garcia
-Andrew……-
-Questo l’avevo capito anch’io. Non dimenticarti che sono pur sempre un genio,anche se del computer.-
-Hai ragione bambolina. Beh,non saprei bene come spiegartelo,il fatto è che Andrew vuole fare questo lavoro per essere come Reid-
-come Reid?Ma chi vorrebbe essere come lui?Senza offesa Reid ,ma…-
-Nessunissima offesa,tranquilla Garcia,spesso neanch’io vorrei essere come me-
-Bambolina prova a capire:per lui Reid è quello che l’ha salvato dalla sua vecchia vita,dalla sua vecchia famiglia. Non solo si sente in debito con lui,ma è anche il suo eroe.-
-Forse comincio a capire. Essendo il suo eroe vorrebbe imitarlo,somigliargli. Giusto?-
-Si,ma non solo pensa che aiutando gli latri come fa lui potrà in qualche modo ripagarlo-
-Ma…-disse Garcia - Ma così facendo non vaglia altre possibilità,si preclude mille strade e probabilmente poi scoprirà che quello che ha scelto non era ciò che faceva per lui.-continuò Reid con voce preoccupata
-Se questo lavoro fosse davvero il suo futuro non avrei praticamente nulla da ridire,solo non vorrei che facesse la scelta sbagliata. è un lavoro già abbastanza distruttivo così.-
Per un momento né Garcia né Morgan seppero come rispondere alle parole così profondamente impregnate di affetto e tristezza.
-Devi dirglielo Reid,dovete affrontare questo problema. E non solo questo………..-
-Qual è l’altro?-chiese ancora l’analista
-Zack- rispose Morgan,poi si rivolse a Reid indovinando ciò che stava pensando
-Ehi,ragazzino. Quei ragazzi hanno visto crollare la loro vita in pochissimo tempo. Ricostruirla non è una cosa facile. è normale che ci siano delle difficoltà. Tu fai di tutto per loro,non è colpa tua se non tutto è perfetto.-
-Non so come aiutarli Morgan.Se ci fossi tu al mio posto sapresti di certo cosa fare,cosa dirgli. Come puoi dire che non ho colpa se non so nemmeno come comportarmi?Chiunque al mio posto lo saprebbe.-
-Ma nessuno è al tuo posto Reid!è questo il punto. Nessuno aveva chiesto ai ragazzi di andare a vivere a casa propria. Nessuno tranne te. è di te che loro hanno bisogno,non di me o di qualcun altro. Nessuno potrebbe mai essere al tuo posto se non tu. Devi solo parlare a tutti e due. So che risolverai tutto senza bisogno dell’aiuto di nessuno.-
-Penso di essermi persa qualche pezzo del discorso:non ho capito qual è il problema di Zack,ma sono certa che Morgan dopo me lo spiegherà. Meglio che ora andate ,vi stanno aspettando-disse Garcia indicando i due ragazzi.
Allora Spencer mise da parte le sue preoccupazioni e,insieme a Derek,raggiunse Zack e Andrew.
 
Il sole stava tramontando e si era fatto tardi,così rimisero tutto nella borsa e salirono in macchina.
Dato che Penelope e Morgan erano a piedi li riaccompagnarono a casa e infine tornarono alla propria.
Cenarono e dopo i ragazzi decisero,come sempre,di guardare un po’ di tv.
Di solito Reid si sedeva su una poltrona accanto al divano dove stavano gli altri due e si metteva a leggere un libro;ma non quella sera.
Quella sera decise invece di guardare anche lui la televisione,malgrado non stessero trasmettendo nessun programma scientifico,ma una commedia poco impegnativa.
Quando fu finita Zack andò subito a dormire,dovendosi svegliare presto il giorno dopo per andare a scuola,ma quando Andrew fece per seguirlo,Reid lo bloccò.
-Posso parlarti un attimo?-
-Certo,cosa c’è?-
Spencer esitò:non sapeva quali parole avrebbe potuto dire.
Come avrebbe fatto a fargli capire dove stava sbagliando senza ferirlo?
Alla fine tutto ciò che riuscì a dire fu:
-Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché questo lavoro?Insomma non è….-
-Te l’ho detto:mi piace la psicologia-
-Ma la psicologia ha tante applicazioni. Perché questa?-
-Perché è molto importante per la società che siano catturati i serial killer e il profilo funziona molto bene-
-Lo so,ma per la società sono importanti molte altre cose. Perché non quelle?-chiese il giovane agente con voce oramai supplichevole.
Ma Andrew fraintese ciò che Spencer voleva dire
-Perché non vuoi che io faccia questo lavoro?!Pensi che io non sia in grado?Pensavo credessi in me!Eri l’unico che lo faceva. E invece……..-
-Ma non capisci?Sto solo cercando di proteggerti!Hai idea di quanto sia pericoloso questo lavoro?Non solo si rischia la vita ogni giorno,ma ogni giorno,ogni nuovo caso porta via un pezzo di te. Non è facile restare se stessi quando fai un lavoro come questo. E l’ultima cosa che vorrei è che tu non sapessi più chi sei.-
Mentre parlava gli arrivò un messaggio:
-Mi dispiace Andrew.Ti prego prova a capirmi,non volevo dire che non sei in grado solo…..vorrei che tu fossi felice,che non avessi ripensamenti. Vorrei solo che facessi la scelta giusta. Ora devo andare. Non vorrei,vorrei restare qui con voi,ma devo andare. Il mio lavoro è anche questo:non poter mai essere completamente libero di are ciò che vuoi,di stare con chi vuoi.-
Andrew gli sorrise,in fondo sapeva che non voleva ferirlo,e lo abbracciò.
-Buon viaggio Spencer-
-Buona notte Andrew.-
Reid seguì con lo sguardo il ragazzo mentre andava nella sua stanza,poi lasciò dei soldi sul tavolo,che sarebbero bastati per una settimana,sperando di tornare prima,e uscì.
 
nota:ok:forse sto diventando un po' troppo sentimentale ma il mio scopo è solo quello di rendere al meglio il mondo interiore dei personaggi(anche se non so quanto ci sono riuscita)perchè credo che sia una parte fondamentale.comunque vi ringrazio del vostro tempo e spero vogliate lasciare un commento.Ogni suggerimento è ben accetto
  
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