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Autore: elleav    10/12/2012    22 recensioni
Zia Rach dice che quando una persona ha amato tanto, troppo, e poi perde l’oggetto del proprio amore, qualcosa rimane indietro. E non va più avanti, mai più. Quella cosa, qualunque cosa sia, io so che tiene indietro papà Kurt. Rimane bloccato, insieme a papà Blaine, e lo fa piangere di ricordi tristi e felici insieme, e io voglio aiutarlo ma non posso, perché le sue ferite non sono come quelle di quando cadi in bicicletta, non c’è il sangue e non posso usare i cerotti e non so cosa fare. Perché zia Rach dice che non esistono cerotti, per quel tipo di dolore, e io penso che non sia giusto per niente, perché papà Kurt sta tanto male e ha bisogno di un cerotto, e che qualcuno dovrebbe inventare un cerotto apposta, se le persone stanno tanto male per il dolore dei ricordi come quelli.
[daddy!klaine].
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mattew Hummel-Anderson                                                                                                                                        10 dicembre 2023.
 


 
 

Tema in classe











Consegna: raccontami del tuo supereroe preferito, che sia di un fumetto o immaginario.
Tempo di scadenza: due ore.
 
 
 





 
Il mio supereroe è il mio papà.
 
Prima volevo scrivere di Superman.
Perché Superman è sicuramente il più forte di tutti, anche di più di Green Hornet.
Rosalie dice che il supereroe più bello e affascinante di tutti è Ken, il marito di Barbie, ma tutti la prendono in giro.
A me un po’ dispiace, perché papà Kurt dice sempre di non essere cattivo con nessuno, soprattutto con chi ha idee diverse dalle mie.
Usa quella parola strana, ‘compdensivo’. Io non so cosa vuol dire, ma lo faccio e non dico mai cose brutte a Rosalie, perché anche se a lei piacciono le bambole e a me i supereroi non importa.

 
Prima volevo parlare di Superman, poi ho cambiato idea.

Superman è un bravo supereroe, che salva la terra tutti i giorni, ma è troppo occupato e non ha tempo di aiutare bambini come me a fare i compiti o ad aggiustare il braccio di Cookie, il mio pupazzo, quando si rompe.
E invece papà Kurt lo fa. Mi sorride, scuote la testa e gira all’insù gli occhi, come fa lui.
Mi sorride, come quando mi dice che mi vuole bene, e aggiusta il braccio a Cookie e lo fa tornare bello e guarito come prima.

Il mio papà non è solo un eroe per questo, ma per molte altre cose.
Quando ero piccolo era diventato tanto triste, ad un certo punto.
Zia Rachel, quando viene a casa perché papà Kurt è al lavoro, mi racconta di papà Blaine, perché papà Kurt non lo fa quasi mai. 
Lo so chi è, perché ogni mensola in casa ha le sue foto, le foto con papà Kurt e nonno Burt e zia Rach e zio Finn.
E sembra quasi che sia lì, e non che non ci viva più da tanto tempo.
Io non capisco quasi mai quello che dice zia Rach, quando mi parla di cose importanti di papà Blaine e papà Kurt, perché lei usa quelle parolone strane da attrice di teatro e io non le conosco. 

Mi parla di papà Blaine, mi racconta di quanto papà Kurt e papà Blaine vivessero l’uno per l’altro, l’uno nell’altro.
Tira sempre su con il naso, e io le passo i fazzoletti perché papà Kurt dice che non è educazione.
Lei sorride e mi passa le dita tra i ricci, poi mi abbraccia e finalmente smette di piangere, e giochiamo e cantiamo e dice che ho la stessa voce di papà Blaine. E quando lo dice mi fa sentire orgoglioso, perché dice che anche papà Blaine lo sarebbe stato.


Non mi piace vedere le persone piangere, perché piangere è triste.
Ho imparato che le persone piangono tanto quando succedono cose brutte, ma a volte non è per quello.
Come quando papà si chiude in camera. Io lo capisco, quando sta male, perché accende l’acqua del lavandino e la lascia aperta, mentre quando lo faccio io mi sgrida sempre che spreco l’acqua per i bambini poveri.
Lui però a volte lo fa, soprattutto quando va via l’autunno e viene l’inverno.
Quando a scuola la maestra comincia ad appendere i cartelloni con la neve, io so che papà diventerà triste.

 
E infatti lo fa: papà Kurt diventa sempre più triste, fino a quando non arriva il giorno dell’acqua.
In quel giorno zia Rach viene a casa e si siede con me sul divano, e papà Kurt rimane in camera a piangere.
E poi in bagno, e poi di nuovo in camera, mentre zia Rach mi stringe forte e piange anche lei.
A volte va da papà Kurt, abbraccia anche lui e gli accarezza la schiena.
Papà Kurt piange forte, come quando sono caduto dalla bicicletta e mi faceva tanto tanto male il gomito.
Ma lui non sanguina da nessuna parte, e io non so come aiutarlo.
Quando l’ho chiesto a zia Rach, lei ha pianto ancora più forte.
“Zia Rach, come posso aiutare papà Kurt?” le ho chiesto, mentre dalla porta della camera di papà Kurt si sentivano i suoi singhiozzi “quando sono caduto e stavo male papà Kurt mi ha curato con l’acqua che brucia, però poi stavo meglio. Puoi prendere l’acqua che brucia, zia Rach? Quella sulla mensola alta insieme ai cerotti, che io non ci arrivo”.

E io non capisco, ma zia Rach scoppia anche lei a piangere di nuovo e dice che l’acqua che brucia non serve, che non serve adesso e non servirà mai. Mi stringe, e mi racconta.
Mi racconta di quando papà Blaine era ancora vivo, quando quella brutta cosa al cervello non lo aveva ancora portato via da me e da papà Kurt, facendolo diventare triste.
Di come sorrideva, dei suoi occhi come il colore del sole.

Zia Rach dice che quando una persona ha amato tanto, troppo, e poi perde l’oggetto del proprio amore, qualcosa rimane indietro.
E non va più avanti, mai più.
Quella cosa, qualunque cosa sia, io so che tiene indietro papà Kurt.
Rimane bloccato, insieme a papà Blaine, e lo fa piangere di ricordi tristi e felici insieme, e io voglio aiutarlo ma non posso, perché le sue ferite non sono come quelle di quando cadi in bicicletta, non c’è il sangue e non posso usare i cerotti e non so cosa fare.
Perché zia Rach dice che non esistono cerotti, per quel tipo di ricordi belli e brutti insieme, e io penso che non sia giusto per niente, perché papà Kurt sta tanto male e ha bisogno di un cerotto, e che qualcuno dovrebbe inventare un cerotto apposta, se le persone stanno tanto male per il dolore di ricordi come quelli.

Quando ho detto a zia Rach che non volevo che papà Kurt piangesse, e che forse sarebbe stato meglio se papà Blaine non fosse mai stato così importante, lei mi ha carezzato la guancia ed ha fatto di no con la testa.
 
“No Matt, non pensarlo mai. Papà Blaine ha reso papà Kurt felice, tanto, come non era mai stato. Non essere triste, non pensare che queste lacrime siano dovute a qualcosa di brutto, perché il dolore di papà Kurt è causato dai ricordi, ma sono i ricordi più dolci che ha. Non desiderare mai che svaniscano, perché senza di essi papà Kurt perderebbe parte di sé, parte dell’uomo che è diventato”.
 
Io, di solito, quando parla zia Rach non ci capisco mai niente, ma questo l’ho capito.
Ho capito che papà Kurt e papà Blaine si amavano tanto, tanto come la Barbie e il Ken di Rosalie e forse anche di più.

E’ solo che io voglio tanto bene a papà Kurt, e sono triste perché non riesco a renderlo felice, nemmeno nel giorno dell’acqua.
E’ il giorno più brutto di tutto l’anno, ma quando papà esce dalla camera il mattino dopo è sorridente.
Non il sorriso di quando dice che mi vuole bene, un altro.
E’ diverso, più triste e malinconico.
Attraversa il corridoio e si ferma davanti al calendario, in salotto.
Quel numero, è lo stesso tutti gli anni.

9. *
Ha una strana forma. Non è come l’otto, o come lo zero, che sono rotondi e belli.
Il nove non è perfetto, non è uguale sia sopra che sotto.
Il nove è tondo sopra e dritto sotto, il nove è imperfetto, e anche il sei.
Nemmeno il sei è perfetto, ma se si mettessero insieme sarebbero come l’otto.
E io penso che il nove sia triste, e che se solo trovasse il sei forse insieme riuscirebbero ad essere più felici.
Forse, come il sei e il nove, anche papà Kurt e papà Blaine insieme erano felici.
Uniti come un otto, come una cosa perfetta e uguale.
Ma quando quella cosa brutta al cervello ha portato via papà Blaine il nove di papà Kurt si è staccato dal suo sei.

E l’ha lasciato indietro, come dice zia Rach, solo che insieme al suo sei ha lasciato indietro anche un pezzo del suo nove.
E adesso non sono né un nove né un sei, non sono più niente, e possono essere qualcosa solo se tornano insieme.
Ma non si può più.
Per questo che papà Kurt non riesce ad andare avanti.
Adesso papà Kurt è solo un nove rotto, senza la sua metà, senza la parte che lo rende intero e senza quella che lo rende un nove.

Zia Rach piange, quando vede papà che si volta verso il calendario.
E zia Rach dice sempre la stessa frase, la stessa ogni giorno dell’acqua da quando mi ricordo.

“Ti avrebbe amato ogni giorno di più, lo sai. Tornerete insieme, solo… non adesso” lo guarda, e altre lacrime scivolano giù dagli occhi di tutti e due. Ma papà è forte, dice sempre zia Rach nel giorno dell’acqua, e papà Kurt si asciuga le lacrime e sorride.

Sorride distendendo le labbra, poi allunga la mano e lo strappa, il nove, dal calendario.
Lo strappa e lo tiene tra le mani, ed è in quel momento che ogni volta che il giorno dell’acqua finisce io capisco che è papà Kurt, il mio supereroe, e non Superman o Spiderman o Hulk.

Perché il mio papà Kurt ha perso la sua metà, l’ha persa ed è stato triste per tanto, tanto tempo, e per tanto tanto tempo lo sarà ancora.
Ma quando il giorno dell’acqua finisce, quando strappa il nove e lo piega e lo bacia e lo mette nel cassetto del comodino con tutti gli altri nove dei giorni dell’acqua passati, è in quel momento che papà Kurt è il mio supereroe.
Perché lui ha perso tutto, ha perso tanto, ma non si è mai arreso.

Mai, nemmeno un momento o un attimo o un secondo.
Tutti gli eroi dei film si sono arresi, prima o poi, il mio no.
Il mio supereroe è il migliore di tutti, perché non si arrende mai.

Il mio supereroe è il mio papà.
Il mio papà Kurt.












* 9 : nove novembre, meglio soprannominato come "My name is Blaine" "Kurt".




Note autrice.


*schiva scarpone in cuoio*.
Eh, sì, ecco, il fatto è che ero triste. Triste, demotivata dalla mia ship, sia dalla Klaine che dalla Merthur e da tutte le altre. E poi boh, mi è tornato in mente il contest della, uhm, Klaine week? E mi sono detta: perché non provare a modificare un attimo le regole del contest e creare qualcosa di diverso? Ed eccolo. Pieno di angst fino all'ultima virgola, ho pianto per due ore tra bozza, rilettura 1, 2 e 3. 
Insomma, se trovate qualche errore è solo perché i miei occhi erano troppo impegnati a lacrimare per prestare attenzione alla grammatica. Per quanto riguarda lo stile di scrittura che ho adottato, ho pensato di ambientare la storia nove anni dopo il matrimonio Klaine, e cioè i ventuno anni di Kurt. Se trovate qualche errore, anche riguardo a questo, prendetevi pure la libertà di avvertirmi. 
E niente, se vi va di lasciarmi una recensione ne sarei più che lieta. 
Un bacio, fandom, alla prossima.



Ale.
   
 
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