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Autore: CinderNella    10/12/2012    1 recensioni
[coppia Jamie Dornan/Keira Knightley]
Magari non si era nemmeno accorto di quello sguardo, non l’aveva riconosciuta.
Ma era quello, il loro sguardo…
Evitò di pensarci, lei stava per sposarsi in due giorni, diamine!
Chiuse gli occhi per qualche secondo e poi si rese conto di essere arrivata al piano. Uscì dall’ascensore e svoltò a destra, incamminandosi verso la sua camera. Sarebbe volentieri rimasta lì a dormire… alzò lo sguardo verso la porta, cercandola con gli occhi… e la riconobbe subito.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One more night



I flûte erano pieni di champagne dall’inizio della serata, che trascorreva velocemente. Non aveva mai pensato che un addio al nubilato potesse essere così veloce, anzi pensava che si sarebbe seccata al suo stesso addio al nubilato.
S’era lasciata convincere da Sienna a festeggiarlo al Claridge’s, anche se non era il tipo di persona da farlo lì: avrebbe preferito di gran lunga festeggiarlo a casa. Ma la migliore amica aveva insistito perché fosse sfarzoso, pieno di alcol e di camerieri fighi. E di una Spa, e di camere da sogno.
Quindi aveva prenotato un’intera giornata e nottata al Claridge’s, circondata da una decina di amiche, tra cui anche la sorella dello sposo: perché non solo stava festeggiando un addio al celibato, ma si sarebbe anche sposata due giorni dopo.
«Vorrei morire mangiando cupcakes.» dichiarò Sienna, appena dopo essersene strafocato un altro.
«È la tua aspirazione di morte più alta?» fece Alexa, che aveva fatto conoscere i futuri sposi, non poteva non essere presente al matrimonio e all’addio al nubilato.
«Dopo un bambino le tue aspettative si abbassano, fidati.» commentò l’altra, mentre le altre ragazze presenti al tavolo, tutte con poca esperienza in fatto di bambini, ridacchiarono.
Keira invece, la protagonista della serata, spiluccava un cupcake, sporcandosi tutta di panna. Si sentiva molto trasgressiva con il vestito che aveva scelto Sienna per lei: sembrava quasi che la festa fosse dell’amica.
Alla fine aveva organizzato proprio l’addio al nubilato che voleva lei: ma non importava, non era una cosa che lei stessa considerava importante. Così indossava il mini-vestito nero in eco-pelle, lo chignon e il trucco scelto da Sienna, ma aveva avuto possibilità di scelta sulle scarpe: semplici décolleté nere che stonavano con tutto il resto.
«Guardate la sposa, vestita da tipa trasgressiva ma tutta sporca di panna! Questa finisce sull’album del matrimonio!» Alexa le fece una foto, scoppiando a ridere e trascinando anche le altre.
Keira ridacchiò, cercando qualcosa con cui pulirsi ma venendo allontanata da tutti i tovaglioli da parte delle amiche, che la volevano sporca per il tempo più lungo: alla fine riuscì ad agguantarne uno per portarselo alle labbra, incrociando uno sguardo conosciuto molto bene in passato non appena ebbe alzato gli occhi.
Sienna lo intercettò, seguendolo fino ad arrivare all’osservatore di tutta la scena: terrorizzata, mandò un’occhiata all’amica.
«Keira?»
La ragazza sorrise a tutte: «Tutto a posto. Se mi scusate un attimo vado in bagno.»
«Prego, madamigella!» esclamò Alexa a voce un po’ alta, facendo ridacchiare tutte le altre. Erano proprio brille.
Non appena si alzò, Sienna la seguì: «Che vuoi fare? Vuoi che ti copra le spalle?»
«No, Sienna, posso farcela da sola. Piuttosto tieni a bada quelle lì.» indicò le amiche al tavolo che sghignazzavano, non più tanto contenta di aver davvero organizzato quell’addio al nubilato, così, lì.
«…Okay. Scusa se ti ho spinta a farlo qui. Stanno diventando… esagerate. Soprattutto la sorella di James.»
L’amica alzò gli occhi al cielo: «Sei perdonata. Tu lo sei sempre.» poi le sorrise e si diresse verso la reception.
«Desidera, signorina?» sapeva di esser sotto lo sguardo attento e vigile di Jamie, aveva visto come la osservava prima. E aveva ricambiato lo sguardo. Era uno sguardo pieno di cose non dette, e pieno di desiderio. Ed era completamente fuori luogo e insensato quella sera, in quella parte della sua vita, ora.
«Le chiavi della camera 328, grazie.» sorrise all’uomo attempato, che le porse subito la chiave.
«Non la condivide con nessuno, vero?» le chiese subito dopo, maneggiando un'altra copia della stessa chiave.
Non sapeva se rispondere: già quello era un invito troppo esplicito a lui. Ma così…
«No, con nessuno. Arrivederci, grazie!» gli rivolse un sorriso, dirigendosi verso l’ascensore. Non vide Jamie seguirla, rimanendo un po’ spiazzata. Era sola in ascensore, e non se lo sarebbe aspettato.
Si guardò le punte delle scarpe: le facevano male, voleva camminare a piedi nudi o in comode e calde ciabatte ovunque, e non poteva. Non di certo in quell’hotel. Sbuffò, pensando a quell’incontro fugace di sguardi: magari lui era fidanzato, aveva messo la testa a posto, non voleva far parte di quella pazzia totale che era stata la sua idea. Magari non si era nemmeno accorto di quello sguardo, non l’aveva riconosciuta.
Ma era quello, il loro sguardo…
Evitò di pensarci, lei stava per sposarsi in due giorni, diamine!
Chiuse gli occhi per qualche secondo e poi si rese conto di essere arrivata al piano. Uscì dall’ascensore e svoltò a destra, incamminandosi verso la sua camera. Sarebbe volentieri rimasta lì a dormire… alzò lo sguardo verso la porta, cercandola con gli occhi… e la riconobbe subito. Perché c’era Jamie che la aspettava lì.
Ma come aveva…?
Cercò di mantenere il respiro stabile, senza affannarsi per arrivare più velocemente a lui e senza pensare che era una sporca fedifraga. O meglio, lo sarebbe stata a breve. Se le loro intenzioni erano le stesse…
«Buonasera.» disse lei, trovandoselo davanti. Era stato davvero difficile non buttare all’aria i tacchi e correre lì da lui, ma si era trattenuta. Forse aveva giusto alzato il passo… solo un po’.
«Ciao» la guardava negli occhi. I suoi occhi azzurri… i suoi. La loro forma, il suo viso… ritornava immediatamente diciassettenne riguardandolo. Come l’aveva visto per la prima volta, esattamente dieci anni prima. Dieci anni. Erano davvero tanti.
Ed era cambiato, ma era sempre lui. Come lei del resto. I suoi capelli più lunghi, spostati un po’ da un lato… e la barba. Era tanta, ovunque, ma gli dava quell’aria da… adulto. E gli piaceva. Gli piaceva tutto di lui, gli era sempre piaciuto, dal primo momento che l’aveva visto a quel photoshoot.
C’erano un po’ più di rughe espressive, ma… il viso era lo stesso, lui era lo stesso. E anche lei. Più magra, più grande, più tirata e stressata, ma sempre lei.
Lui era sempre il ragazzo dalle converse verdi, e sotto sotto lei voleva ancora andare in giro con le T-shirt ombelicali e i jeans larghi. Ma non poteva, non poteva più. Era grande, ormai. E stavano per fare entrambi qualcosa di incredibilmente stupido.
Quello scambio reciproco di sguardi, quei pensieri urlati in silenzio l’un l’altra non facevano che accrescere la fretta e il desiderio: perché non si erano visti, sfiorati, baciati… per troppo tempo. Troppo.
«Allora…» aveva iniziato a parlare, interrompendo il silenzio per nulla imbarazzato. Non erano mai silenzi imbarazzati i loro. Ma l’aveva interrotto, quindi… Non aveva intenzione di prendere l’iniziativa, vero? Era troppo, troppo per entrambi. E lei stava sbagliando anche solo a pensarci, perché lui sicuramente era impegnato e lei stava per sposarsi. Per sposarsi, dannazione!
Non poteva, non riusciva a non pensarci, non si capacitava di non avere il diritto di sfiorarlo: portò la mano sinistra dietro alla sua nuca, guardandolo negli occhi. Lui non si allontanava, non era arrabbiato, non era sconvolto. Era pronto. Il suo tacito assenso l’aveva portata ad annullare la distanza tra loro due per prendere a baciarlo come tanto le mancava, passionalmente, come non faceva da troppo.
Ma lui non si fece attendere, rispondendo avidamente al bacio, cambiando le loro posizioni e imprigionandola tra lui e la porta: mai prigione fu più dolce. La mano scese fino a quella della ragazza, per afferrare la chiave della camera per passarla nel lettore e aprire la porta, mentre erano ancora impegnati a riassaporarsi l’un l’altro.
«Keira…»
«Shh.» gli aveva portato un indice sulle labbra per zittirlo. Da quel momento in poi avrebbe voluto solo sentire il respiro pesante di lui sul suo collo, nessuna parola. Non poteva, non voleva sopportare altro. Solo lui, voleva solo lui.
«Dov’eri finita! Ti ho cercato in bagno per mezz’ora!» aveva incrociato Sienna in uno dei corridoi, quello che proveniva dal bagno per l’esattezza. E aveva lo sguardo colpevole dipinto in volto, che alla migliore amica poteva mostrare.
«Keira…cosa hai fatto?» ma lo sapeva, lei lo sapeva senza parlare.
«Io… non potevo non farlo. Insomma la festa… e mi sposo tra due giorni… e… mi manca. Mi mancava lui.»
«È il ripensamento dell’ultimo minuto?» chiese l’altra, abbracciandola, conscia del fatto che sarebbe scoppiata a piangere nel giro di qualche secondo.
«Non lo so, io non… io voglio lui. Voglio dieci anni fa, voglio rincontrarlo, voglio lui.»
«E James? E il matrimonio?»
«Io… ora… non posso pensarci.» si sedette un attimo, osservando un punto fisso per troppi secondi.
«Vai da lui, torna da lui. Concludo io la festa. Trovo… un modo.» Keira, presa alla sprovvista, si alzò immediatamente «Torna da Jamie, corri! Non ci credo, sto favorendo la corsa di una fedifraga dal vecchio amante. È così ottocentesco!»
Keira le stampò un bacio sulla guancia e corse via verso gli ascensori, il più velocemente possibile per quanto i tacchi glielo permettessero.
 
Entrò nella camera, mollando le scarpe in un angolo. Controllò che il ragazzo fosse ancora lì: era nel letto e aveva sentito che era tornata.
«Cosa ci fai qui già ora? La festa…?»
«Non volevo stare alla festa.» sentì l’acqua scorrere e vide il vestito di Keira volare attraverso la camera: alzò le sopracciglia, infilò un accappatoio e la raggiunse in bagno, vedendola con le gambe all’aria e la testa all’insù nella vasca che si riempiva. «Non è bollente?» si limitò a chiedere.
«Sì, ma ho bisogno di qualcosa che mi svegli.»
Jamie comprese che non era momento di battute, di sesso o cose del genere: si avvicinò alla porta del bagno e la chiuse, si liberò dell’accappatoio e si infilò nella vasca con lei.
«Fammi spazio, ti lavo i capelli. Su’!» Keira si fece più avanti, lasciandosi circondare dalle sue braccia e gambe; poi si distese sul suo petto, chiudendo gli occhi «Dio mio, è davvero bollente!» Jamie diminuì la temperatura dell’acqua e la abbracciò.
«Mh-mh.»
Erano arrivati così in fretta al momento confidenze? Quello era sbagliato.
«Non va bene, non va bene! Dopodomani devo sposarmi e abbiamo fatto sesso e io…io…» stava iniziando a parlare a macchinetta e non poteva confessargli quello che pensava davvero. Era sì un momento di debolezza… ma aveva tradito, e lei non tradiva mai.
«Shhhh.» le sussurrò, passandole dell’acqua nei capelli. Era così piccola e fragile tra le sue braccia, le sembrava anche più esile di prima. Poteva uno essere più magro, esile, quasi rachitico a ventisette anni rispetto a dieci anni prima?
«Devi ingrassare.» dichiarò, passandole lo shampoo tra i capelli, massaggiandole la testa.
«Come?»
«Distinguo tutte le vertebre della tua spina dorsale. E riesco a vedere dove arrivano le clavicole. E se mai vorrai avere ciclo e figli probabilmente devi metter su dieci chili… e poi ti preferivo più in carne.» Keira ridacchiò, lasciandosi cullare dal movimento delle sue mani.
Notò che il livello dell’acqua era salito di molto, e anche la schiuma era ovunque: era bello, rilassante.
«Io non tradisco. E sto per sposarmi. E probabilmente tu… tu… hai qualcuno…» non riusciva nemmeno a dirlo. Perché ogni volta che era triste ritornava a pensare a Jamie, perché? A parte in quel momento che era più che giustificato, dato che erano nella stessa vasca «E mi hai trattata uno schifo. E pensavo che potessimo davvero essere qualcosa. E mi hai…riciclata.» non doveva dirlo, non doveva dirlo affatto. Jamie si fermò, non massaggiandole più la testa.
Ecco, se ne sarebbe andato e lei si sarebbe come minimo lasciata affogare nella vasca…
«Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Ho pensato… più volte di richiamarti e chiederti scusa. Ma a che pro? Tu stavi con Rupert… e James… chissà cosa avresti pensato. Volevo solo scusarmi, perché sono stato davvero un debole…e uno stronzo. Ma ti amavo sul serio, Keira. Ti ho amato…anche dopo. Perdonami.» le stampò un bacio sulla testa insaponata, facendola ridacchiare.
«Ora sarai tutto sporco di sapone.» sentì che sciacquava qualcosa, probabilmente la sua bocca: «Sì, infatti lo ero.» si lasciò scivolare un po’ di più nell’acqua calda e lei lo seguì, rimanendo con la testa posata sul suo petto.
«Io ti amerò per sempre.»
«Come?» non era pronto a dichiarazioni del genere, non in una vasca.
«Intendo dire… sei stato il mio primo amore… Insomma quel tipo di amore non sfuma, non si dimentica. Intendo questo.»
«Okay… è vero.» non doveva sbilanciarsi, non doveva darle false speranze. Lui era impegnato e lei stava per sposarsi… quello che si sarebbero detti non avrebbe cambiato le cose.
La strinse più forte a sé, come se potesse tenerla al caldo, come se potesse proteggerla dal mondo intero: era così piccola e fragile. Lo mostrava raramente, ma era così. Lo mostrava solo a chi lo meritava.
«Ho freddo.»
«Ti sciacquo i capelli e usciamo.» dopotutto lui aveva già fatto la doccia, era entrato nella vasca solo per lei: che evidentemente non aveva le idee molto chiare.
La ricoprì con un asciugamani enorme, prendendola in braccio non appena si rinfilò l’accappatoio: «Eccoti qui principessa. E con principessa intendo principessa la penultima notte prima delle nozze… sarò una sorta di prostituto non pagato al posto degli spogliarellisti che evidentemente non c’erano.»
«Ah che bella notizia» ridacchiò lei, coprendosi fin sopra il capo con la coperta.
Non poté non rivolgerle uno sguardo pieno di dolcezza: s’infilò sotto le coperte, abbracciandola forte a sé.
«Zì badrona, qualsiasi cosa tu voglia, badrona.»
«Sta’ zitto!» esclamò lei, scoppiando a ridere e rispondendo all’abbraccio: le mancavano le sue braccia, tanto.
 
Sfogliava pigramente un giornale stravaccata sul divano: si era presa un bel periodo di pausa. «Guarda chi è qui, tesorino? È la zia! Di’ ciao alla zia, ciao Zia Keira!» Sienna entrò dalla porta di casa con le sue chiavi – ebbene sì, aveva creato un mazzo di chiavi apposta per la migliore amica, per quando avrebbe litigato con Tom o semplicemente quando avrebbe voluto fare un salto senza disturbare la padrona di casa – e si diresse subito in salotto, trovando l’amica e mollandole la figlia in braccio: «Tieni, madrina. Devo andarmi a lavare le mani e probabilmente anche la maglia. Stai con zia Keira, Marlowe!» la piccoletta di appena otto mesi aveva iniziato a tirarle i capelli, ma lei glielo lasciò fare: Marlowe amava i suoi capelli lunghi.
Sienna tornò in salotto solo per guardarla attentamente: «Sei ingrassata, eh? In senso buono.»
«Sì, e probabilmente inizierò anche a mettere cellulite perché ho iniziato a rimpinzarmi di pane e marmite. E pane e cioccolata. Non propriamente alimenti sani…»
«Wow. Stai seguendo un caro vecchio consiglio di un vecchio… vecchio cosa, di preciso? E poi, ancora vecchio? Insomma, ti dovevi sposare prima di me e dopo quella notte di fuoco hai annullato tutto…e poi?»
Keira la guardò negli occhi e fece spallucce: «E poi mi sono ricostruita la mia vita finalmente da sola. Mi sono resa conto di non esser mai stata davvero sola… ero sempre fidanzata. E non sapevo stare sola. Ora invece è bello… anche stare un po’ lontana dal lavoro. Riprenderò, eh. Non guardarmi in quel modo… ma mi sto godendo la tranquillità della solitudine e dell’aver mandato a monte il mio matrimonio. E aver rispedito tutti i regali di nozze che erano stati già mandati.»
«E, ehm, l’hai mai risentito, Jamie?» la voce di Sienna arrivò alta dal bagno.
«No. Non l’ho chiamato e lui non ha chiamato me. È successo quel che è successo, ci siamo detti determinate cose… ma è stata solo una notte. Insomma, non puoi pretendere che da una notte di confessioni lui molli tutto, la sua ragazza, la sua vita, per ricostruirne una insieme…»
«Bé tu l’hai fatto.»
«Io non l’ho fatto per lui, ma per me stessa. Ovviamente è stato un momento di svolta quella notte… ma che mi ha fatto capire che, tradendo James… non stavo facendo la cosa giusta a sposarmi. È andato tutto troppo velocemente, con troppa fretta… insomma, io avevo bisogno di stare sola. Ed è bello stare soli, in una casa enorme, in compagnia solo di amiche e… nipotine. E parenti.» prese un sonaglino dal passeggino di Marlowe ed iniziò a giocarci, con la bambina che la seguiva con lo sguardo «Comunque dovrei iniziare a leggere Sophie Kinsella. O rileggere Jane Austen. Potrei ritrovare me in Charlotte Lucas o in qualche zitella inglese dei giorni nostri che ritrovano il principe azzurro come nei libri della Kinsella per esempio…»
«Ehi, avevi il tuo principe azzurro che voleva portarti all’altare. Solo che faceva parecchio schifo, e tu volevi maggiormente la libertà, quindi non lamentarti.»
«Okay. Marlowe, piccolina, quelli sono i miei capelli… d’accordo che ci puoi giocare, ma…» smise di parlare con la piccolina quando udì il campanello suonare: non aspettava visite.
Ma si diresse alla porta comunque, facendo risuonare il sonaglino della bambina vicino al suo sguardo, fermandosi solo per aprire la porta e controllare chi fosse.
«Ehi…» chiuse di scatto la porta. Non perché non volesse vederlo ma perché aveva bloccato la porta prima di aprirla. La riaprì e riconobbe Jamie… in tutto il suo splendore.
«Scusa, per prima. Sai, la porta… era bloccata…»
«Oh. È tua…?»
«No, no no! È Marlowe. Di Sienna. È qui, in bagno…»
«Oh, se vuoi passo più…»
«No!» esclamò, raggiungendo poi il bagno «Chiuditi in bagno con tua figlia.»
«Chi è? Un pazzo maniaco che vuole assassinarci?»
Keira le rivolse un’occhiataccia: «No, è Jamie!»
«Okay.» Sienna prese Marlowe e si chiuse dietro la porta alla velocità della luce, senza nemmeno lasciarle il tempo di dire ‘a’.
Allora tornò nell’ingresso, da Jamie. Ancora lì con il suo cappotto.
«Ehi.»
«Ehi…»
«Non hai chiamato.»
«Non… non volevo chiamare.» rispose lui, come se stesse dicendo la cosa più ovvia al mondo.
«Oh…» e allora che era venuto a fare là, dirle che si stava per sposare e invitarla al suo matrimonio?
«Intendo dire… volevo esserci di persona. E ci ho messo un po’ di tempo per… riordinarmi le idee.»
«Oh.» voleva non reagire così esplicitamente ma non poté fare a meno di sorridergli apertamente. Era una notizia molto bella.
«Lo sapevo da un po’ che non ti fossi sposata. Ma avevo comunque già da tempo lasciato…»
«Non sei più impegnato?» Doveva trattenersi, diamine!
«…No.» rispose lui, cauto. Ancora in mezzo all’ingresso, l’uno a cinquanta centimetri dall’altra.
«Anche io ho preso tempo… per imparare a stare da sola. Ingrassare… imparare a tenere le nipotine…»
«Allontanarti dallo schermo per un po’, sì, l’ho notato. Io invece ho continuato a lavorare. Come attore, mi ci trovo bene.»
«Sono contenta per te.» gli rispose Keira, sorridendogli. Dopo un po’ un colpo di tosse molto simile ad un “muovetevi!” provenne dal bagno, ricordando loro che Sienna e figlia fossero nascoste nel bagno di servizio: Keira ridacchiò un po’ istericamente e Jamie la seguì a ruota.
«Voglio stare con te.» quella frase gli uscì a getto, non riuscì a controllarla «voglio vivere con te, passare il mio tempo con te. Di nuovo… come se fosse una cosa nuova. So che è difficile lasciarsi il passato alle spalle, ma non ho più i complessi di inferiorità di prima. E mi manchi, e avevi ragione: ci ameremo per sempre, perché il primo amore non si scorda mai. Sta a noi decidere come amarci. Insomma, se si hanno le possibilità di tornare insieme… siamo ancora tutti e due vivi, non sposati… non vedo più alcun impedimento fisic—
Era la sua risposta, quel bacio. Non ne poteva più di tutte quelle parole, aveva parlato e pensato abbastanza, ora lo voleva solo per lei, voleva solo baciarlo fino allo sfinimento, coccolarlo, buttarsi in un letto senza fare nulla – o altro – con lui.
Quando lo liberò dalla sua stretta Jamie fu costretto a riprendere il fiato: «Wow. Sono maniglie dell’amore quelle che sento?...» iniziò a giocare con quel poco di ciccetta che era sui fianchi della ragazza, trovandoli incredibilmente morbidi. Keira arrossì visibilmente, nascondendosi nell’incavo del suo collo.
Poteva finalmente farlo liberamente, senza sentirsi in colpa. Lo attirò a sé per abbracciarlo.
«Brava ragazza, brava ragazza. Degna mia amica, che passa ai fatti… andiamo Marlowe, su!» Sienna sgattaiolò fuori dal bagno e ringraziò il fatto di esser già riuscita a smacchiare la maglia e cambiare Marlowe sul fasciatoio, così le infilò il cappottino e si preparò anch’ella: «Lasciamo i piccioncini tubare.» posò la figlia nella carrozzina e si diresse alla porta, salutando con un bacio volante l’amica e con una mano Jamie. Poi uscì e si chiuse dietro la porta: «Ce ne andiamo, piccoletta. Meglio non vederli mentre si sbaciucchiano e fanno tante altre cose zozze che una bimbetta come te non può guardare!» scompigliò i capelli alla figlia e chiuse a chiave la porta di casa, convinta che quei due ne avrebbero avuto per molto quella sera.
  
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