Somebody that I used to know
Now and then I think of when we were together
Like when you said you felt so happy you could die
Told myself that you were right for me
But felt so lonely in your company
But that was love and it's an ache I still remember
C’era stato un tempo in cui Grell si era ritrovato spesso a chiedersi cosa sarebbe successo se William se ne fosse andato dalla propria vita. Se fosse semplicemente sparito, se una mattina svegliandosi non l’avesse più trovato al suo fianco.
Non era possibile, ovviamente. Non era da William. Era lui quello con la fissa delle uscite teatrali, lui quello che se ne sarebbe andato a testa alta e senza fornire una spiegazione. Will invece era più da ‘modulo da spedire, firmato, in triplice copia’. Sarebbe stato preciso, serio e formale, anche nel caso di un addio.
Non che Grell volesse, ovvio. Amava William, non aveva alcun dubbio sulla questione. Lo aveva sempre amato. Lo aveva amato così tanto, e così a lungo, che quell’amore era divenuto parte integrante del proprio essere. Soltanto…
Soltanto, il modo di essere freddo e parco di emozioni di Will non soddisfaceva appieno i desideri del proprio animo innamorato. Il moro non sapeva come trattare una lady, semplicemente. E spesso e volentieri Grell non sapeva nemmeno cosa gli passasse per la testa.
C'erano molte cose su cui si era sbagliato.
You can get addicted to a certain kind of sadness
Like resignation to the end
Always the end
So when we found that we could not make sense
Well you said that we would still be friends
But I'll admit that I was glad that it was over
Grell sospirò, rigirandosi sulla schiena, ed artigliò con frustrazione le lenzuola fredde e vuote. Gettò un’occhiata fuori dalla finestra, al cielo blu zaffiro; l’alba non era ancora sorta, era quell’ora del mattino durante la quale il mondo non è ancora sveglio, e tutto sembra congelato perché vittima di un incanto. Il momento di tregua in cui giorno e notte si ritrovano e si fondono come due antichi amanti.
Non era la prima volta che si risvegliava in un letto ormai freddo, il chiarore dell’alba a fargli da unico compagno.
Si crogiolò ancora alcuni istanti nel confortevole tepore delle coperte, cercando di venire a patti col senso di abbandono che lo pervadeva prima di decidere che non sarebbe più riuscito a prender sonno, ormai. Non senza il corpo di lui a scaldarlo.
Si trascinò fino alla finestra, portando le coltri con se, avvolgendosele intorno al corpo per combattere il gelo.
Non era la prima volta che William andava via, lasciandolo solo a fare i conti con una relazione che faceva acqua da tutte le parti.
Tamburellò con le unghie sul marmo del davanzale, chiedendosi distrattamente quale fosse la temperatura all’esterno. Ebbe il tempo di poggiare la fronte contro il vetro, ed osservare il modo in cui il proprio fiato creava piccole chiazze di condensa contro di esso, prima di crollare.
Non era la prima volta che Grell Sutcliffe piangeva.
But you didn't have to cut me off
Make out like it never happened
And that we were nothing
And I don't even need your love
But you treat me like a stranger
And that feels so rough
You didn't have to stoop so low
Have your friends collect your records
And then change your number
I guess that I don't need that though
Now you're just somebody that I used to know
Il rumore di una porta aperta. “Will?”il rosso gattonò fuori dalle lenzuola, raggiungendo l’altra sponda del letto. “Will, sei tu?”domandò, la voce colma di aspettativa.
“Sutcliffe.”si annunciò l’altro.
“Will! ~ Oh,Will, sei tornato da me, alla fine! ~”
“In realtà, avrei dimenticato i miei guanti.” Puntualizzò. “Sono soltanto tornato a riprenderli.” Per un istante Grell credette di scorgere un barlume di senso di colpa nei suoi occhi freddi, ma forse in fondo si sbagliava. Forse si era sempre e soltanto illuso.
Il moro recuperò velocemente il paio di guanti in questione, e si voltò per uscire nuovamente dalla stanza, dall’appartamento, e dalla vita del rosso.
“Will…” sussurrò. “Will!” lo inseguì lungo il corridoio, e giù per le scale. “William!” lo bloccò a metà di esse, avvolgendogli le braccia intorno alla vita. “Will.” pigolò. “Non andare.”
Non era da lui, riflettè. Non era da Grell abbassarsi a pregare, supplicare, anzi, qualcuno a quel modo. Si chiese per l’ennesima volta, in quegli anni, dove fosse finito lo strafottente se stesso di un tempo; quel Grell Sutcliffe sicuro e beffardo che avrebbe trattato uno studente di media B con nient’altro che superiorità e sufficienza. E si diede la stessa risposta di sempre: l’aveva chiuso fuori dalla porta nello stesso istante in cui aveva indossato per la prima volta le sue ormai adorate, femminili, scarpe rosse col tacco. Per lui. Per quell’uomo che ora stava immobile tra le sue braccia, rigido come una statua di marmo, non di cera, perché la cera si può sempre sciogliere, e William non l’avrebbe mai fatto.
Now and then I think of all the times you screwed me over
But had me believing it was always something that I'd done
And I don't wanna live that way
Reading into every word you say
You said that you could let it go
And I wouldn't catch you hung up on somebody that you used to know...
“William…” ripetè, portando le proprie mani a risalire lungo il petto del moro, le dita a liberare agilmente i bottoni dalle asole del panciotto, a slacciare il nodo perfetto della cravatta.
“Sutcliffe, sei pregato di smetterla. Il tuo comportamento non è per niente appropriato.”
“Non siamo al lavoro, Will. ~ E se vogliamo parlare di cosa è appropriato, sappi che lasciare il letto di una signora subito dopo aver fatto l’amore con lei non lo è.”
“Onestamente, Sutcliffe, quante volte dovrò ricordarti che non sei una donna?” declamò il corvino in risposta.
Grell lo ignorò, e leccò lascivamente la porzione di pelle appena sotto il lobo dell’orecchio del moro, prendendo poi a mordicchiare quest’ultimo con la delicatezza cui era costretto a causa dei denti appuntiti. Gli accarezzò lentamente la mascella, sentendo così sotto le dita i muscoli di William contrarsi mentre questi stringeva le labbra in un espressione irritata, gli sfiorò gli zigomi per poi risalire fino alle tempie. Arrivato lì gli sfilò gli occhiali, in uno scatto fulmineo.
“Sutcliffe!” William sgranò gli occhi, sorpreso e quasi completamente cieco. “Sutcliffe, sei pregato di rendermi indietro i miei occhiali, non costringermi a…”
“A fare cosa, Will? Non siamo in ufficio.” Gli ricordò, mettendo le lenti del moro sapientemente fuori dalla sua portata. Gli sfilò la giacca dalle spalle, lasciandola cadere lungo i gradini. “Non andartene.” Soffiò.
“Sutcliffe, onestamente. Smettila. Non ho tempo da perdere, sono già in ritardo.”
“Non lasciarmi.” Il rosso semplicemente si appoggiò all’altro, chinandosi per abbracciarlo. “Non farlo.” Sospirò. “Ti prego.”
Il moro si voltò lentamente verso di lui, il solito sguardo inespressivo e glaciale sul volto. Nonostante stesse fisicamente guardando l’altro dall’alto in basso, Grell se ne sentì annientato, come ogni singola volta che lo incrociava. E lo amava, cazzo. Sei mio, uomo dal cuore freddo.Affermò mentalmente, e un ghigno furbo si aprì sul suo volto mentre prendeva a sbottonargli la camicia. Passò le mani su quel torace niveo e ben delineato, assaporandone le forme come fosse la prima volta.
But you didn't have to cut me off
Make out like it never happened
And that we were nothing
And I don't even need your love
But you treat me like a stranger
And that feels so rough
You didn't have to stoop so low
Have your friends collect your records
And then change your number
I guess that I don't need that though
Now you're just somebody that I used to know
William si arrese con un accennato, seccato, grugnito, e cedette alle avances del rosso, premendo le labbra di quello contro le proprie con esasperazione. Grell si aggrappò a quel bacio disperatamente, con l’inquietante e vivida consapevolezza che se fosse terminato, l’avrebbe fatto insieme a tutto il resto: Will, lui, lui e Will insieme, e tutti quegli anni passati ad avvicinarlo, un piccolo passo alla volta. Non poteva permetterlo.
Passò lascivamente la lingua sulle labbra del moro e gli morse il labbro inferiore, fin quasi a farlo sanguinare.
“Sutcliffe. I miei occhiali.”
“Nemmeno per idea.” Ridacchiò il rosso, riuscendo ad infilare una gamba tra quelle dell’altro shinigami e strusciandola contro il suo inguine. “E poi, a quanto pare non vuoi davveroandartene, mi sbaglio? ~”
Il moro ringhiò, e Grell si ritrovò con la schiena premuta contro il muro, le labbra dell’altro nuovamente contro le sue, mentre questi gli strappava di dosso il poco che il rosso aveva indossato per dormire. Passò una mano lungo una natica dello shinigami scarlatto, accarezzando poi la coscia soda, prima di portarsela contro un fianco. Si liberò della cintura e dei pantaloni, prima di issare Grell sul corrimano. Istintivamente lo shinigami lo afferrò e passò le gambe intorno alla vita dell’altro.
“Tieniti.” Si premurò di dirgli, prima di afferrare una gamba del rosso e issarsela su una spalla.
“William, di sopra c’è un letto, non potremmo…?”
“Taci, Sutcliffe.” Sibilò, ma ugualmente lasciò che lo shinigami effeminato si liberasse da quella posizione impossibile, soltanto per spingerlo a terra, contro la moquette che ricopriva i gradini della scala. Baciò il rosso, una mano tra i lunghi capelli di lui, mentre con l’altra accarezzava leggermente la sua erezione. Grell gemette, in un misto di fastidio e piacere, e prese a muovere i fianchi in modo da andare incontro alla mano di William. Questa si spostò, però, quando il corvino si portò nuovamente le coscie di Grell contro i fianchi.
“Will ~” mugolò, quando questi inserì il primo dito dentro di lui. Quante volte si erano trovati a rivivere quella scena? Quante volte William era stato sul punto di andarsene, e Grell era riuscito a farlo restare, in un modo o nell’altro? Lo shinigami scarlatto nemmeno le contava più. E ora che lo sentiva sempre più lontano, non poteva fare altro che aggrapparsi a lui durante quei pochi momenti che questi gli concedeva.
“Will.” Ansimò, mentre il moro entrava in lui. Gli spigoli dei gradini premevano contro la sua schiena in modo quasi doloroso, ma non gli importava.
“Will!” gemette ancora, mentre questi si muoveva con foga dentro di lui. Poteva vedere la sua maschera di autocontrollo sbriciolarsi e cedere, mentre lo shinigami ansimava sopra di lui.
“WILL!” urlò, riversando il proprio seme sui loro stomaci. Il moro gemette a sua volta, quando terminò poco dopo.
I used to know
That I used to know
Ci mise poco a riprendersi. Semplicemente si ripulì, rivestì, e imboccò la strada verso l’uscita, recuperando i propri occhiali lungo il tragitto. L’uscio si chiuse alle sue spalle con un tonfo sordo.
Grell non lo vide mai più rientrare da quella porta.
Somebody...
“Sutcliffe. Quel rapporto sulla situazione del West Sussex?”
Grell mugugnò qualcosa a proposito del fatto che l’aveva quasi finito.
“Bene, ti aspetto tra mezz’ora nel mio ufficio.” Il moro esitò, quasi come se fosse sul punto di aggiugere qualcosa. Poi scosse la testa, e tornò da dove era venuto.
C’era stato un tempo in cui Grell si era chiesto cosa sarebbe successo se Will se ne fosse andato dalla propria vita. Ora si ritrovava a chiedersi cosa sarebbe accaduto se vi avesse mai fatto ritorno.