Kate lavorava all'NCIS da una settimana.
Nonostante non venisse trattata
benissimo da Abby, si era ambientata; Gibbs e il resto della squadra la
trattavano bene, e il Capo, come lo chiamavano Tony, Timothy e Ziva, l'aveva
presa subito sotto la sua ala protettrice, perche la rossa gli ricordava molto
la figlia, morta anni prima, di cui nessuno, a parte Ziva, era a conoscenza.
Aveva anche legato con Timothy, con cui passava ore a parlare di computer e
programmi informatici, mentre con Ziva, una volta, aveva parlato di armi,
sorprendendola con la sua buona conoscenza di ogni tipo di arma bianca.
D'altronde Kate maneggiava lame, coltelli e simili da quando aveva 15 anni, e
aveva anche avuto un ottimo maestro in quella materia, Logan, a cui era
affezionata come a un padre.
Tony, invece, nonostante l'avesse accettata,
rimaneva sempre un po' sulle sue, mantenendo quella maschera di dongiovanni per
paura di aprirsi troppo. Kate poteva capirlo: non era facile vivere come gente
"normale", per loro che non erano affatto "normali", ma dotati di un dono che
non sempre veniva accetato.
Una sera si era attardata in laboratorio.
Approfittando dell'assenza di Abby, uscita prima per fare delle commissioni,
decise di chiamare la "famiglia".
Mentre attendeva che rispondessero al
cellulare, continuò le analisi sul campione che le era stato inviato dalla scena
di un crimine, poi la voce dell'uomo che, a modo suo, aveva fatto da padre a lei
e alla sorella negli ultimi dieci anni, rispose.
Logan: "Pronto?"
Kate:
"Pronto? Ciao, Logan, sono Kate."
Logan: "Ciao, piccola! Come si sta nella
Capitale?"
Kate: "Non c'è male, anche se le corse in moto come le facevamo
prima, qui non si riescono a fare. Sara è lì?"
Logan: "No, mi dispiace, è in
perlustrazione. Vuoi che le dica che hai chiamato?"
Kate: "Non importa.
Chiamo un'altra volta." rispose, sconfortata, lasciando galleggiare a mezz'aria
una provetta con il campione da analizzare. "Ora torno a lavorare. Dai un bacio
a 'Ro da parte mia."
Logan: "Ciao, dolcezza! Ci sentiamo presto."
Chiuse
la telefonata; Si accorse, però, che c'era qualcosa che non andava: non era più
sola in quella stanza.
Kate: "Non ti hanno mai insegnato a bussare prima di
entrare, Tony?" chiese, senza voltarsi verso l'uomo.
Tony: "Wow! Mi hai
riconosciuto senza che io parlassi! Come hai fatto?" esclamò, avvicinandosi al
banco e prendendo in mano la provetta col campione che, fino a poco prima,
galleggiava nell'aria.
Kate: "Ho avuto ottimi maestri." disse, vaga.
Tony:
"Cioè?"
Kate: "Sara, la mia gemella,ha perso la vista undici anni fa in un
incidente. Quando ha imparato a vivere usando unicamente gli altri quattro sensi
rimastole, ho imparato qualche cosa anche io da lei. E inoltre il nostro padre
adottivo mi ha insegnato qualche piccolo trucchetto."
Tony: "Qualche piccolo
trucchetto? Non è che sei tu ad usare certe doti che madre natura ti ha donato?"
chiese, con fare allusivo.
Kate capì e, guardando eloquentemente l'uomo, gli
rispose:
Kate: "Non sono l'unica persona che nasconde la propra vera natura,
qui."
Tony: "Ma davvero? Perchè? Io sembro un mutante?"
Kate: "E io? Se
non mi avessi visto muovere telecineticamente la provetta, non credo che
l'avresti mai pensato." ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Tony la
fissò stupito; poi Kate si tolse il camice, infilandosi la giacca e i guanti da
motociclista, e concluse "Non si può mentire a un telepate, Tony. Comunque stai
tranquillo: io non dirò agli altri chi sei veramente... se tu non farai parola
su di me a nessuno." e se ne andò.
Sara in realtà era in casa quando sua
sorella aveva chiamato, ma appena aveva sentito Logan pronunciare il suo nome al
telefono gli aveva fatto cenno di dire che non c’era. Se al posto di Logan ci
fosse stato il Professore, a telefonata chiusa le avrebbe fatto una bella
ramanzina, ma per fortuna Logan non era Rotelle, né aveva la sua passione per la
psicoanalisi, passione che (a detta di Wolvie) il Prof era riuscito ad
instillare per bene in sua sorella Kate. Il fresco della sera stava calando
lentamente, così decise di fare un altro dei suoi giri di perlustrazione. Poteva
sentire che Logan era appoggiato alla staccionata con un filo d’erba in bocca
(stavano cercando di farlo smettere coi sigari) e la osservava attentamente
mentre faceva surf su una specie di disco di energia a qualche metro da terra.
Riuscì a sentire anche cosa si dissero lui e Ororo, quando lei gli si avvicinò.
Kate aveva ragione, stavano proprio bene quei due insieme.
Ororo: “Che cosa
fa?”
Logan: “Da un’occhiata ai confini della tenuta, credo.”
Ororo: “Da
un’occhiata?!” lo guardò scettica
Logan: “Fa un controllo. Lo sai che non ha
bisogno degli occhi per vedere.”
Ororo: “Ah... Ultimamente è sempre così...
sfuggente...”
Logan: “Lo so... Da quando ha litigato con sua sorella... Poi
la morte di Jean... Insomma non è un bel periodo per nessuno, no?”
Ororo: “E
tu sei preoccupato. Lo so che per te sono come delle figlie tutte e
due...”
Logan: “Già...”
Decise che aveva sentito abbastanza e si diresse
verso il confine della tenuta. A metà strada incontrò Warren (alias Arcangelo)
che preparava la sua prossima lezione di volo.
Warren: “Ciao!”
Sara:
“Ehi...” –avevano ragione, doveva imparare ad essere più
espansiva...-
Warren: “Come va?”
Sara: “Tutto bene, tu?”
Warren: “Tutto
bene anch’io... Come va il lavoro?”
Sara: “Mmm... Bene!” –Se escludi il fatto
che i ragazzini pensano che siccome sei giovane carina e cieca possono fare
TUTTO quello che gli pare, compreso cercare di toccarti il sedere una decina di
volte al giorno...- pensò, ma non lo disse.
Warren: “Come mai in giro a
quest’ora...?”
Sara: “Giro di perlustrazione... Sai, i ragazzi usano sempre i
confini della tenuta per...”
Ci fu un momento di imbarazzo.
Warren:
“Già... Vuoi che ti accompagni?”
Sara: “No, grazie... Ce la faccio da
sola...” rispose.
Warren: “Bhe allora ci vediamo più tardi!” concluse e tornò
verso la scuola. Un momento dopo lei si stava dando della deficiente. Aveva
sprecato un’ottima occasione...
Intanto era arrivata nel punto dell’altra
volta. Aveva sempre rilevato una strana traccia lì... sempre presente ma troppo
debole da seguire. Stasera però era forte e chiara e conduceva al boschetto di
pini nell’angolo Sud-Ovest del parco, così la seguì. Capì troppo tardi che era
una trappola. Mentre cercava di difendersi sentì una puntura sul collo. Riuscì
soltanto a lanciare un segnale luminoso in aria e poi svenne.
Quando si
risvegliò si ritrovò in un posto freddo e inospitale. Il pavimento era fatto di
metallo e così pure le pareti, come si rese conto cercando di alzarsi. La testa
le girava e le ronzava come se avesse bevuto troppo. Chiamò a raccolta tutta
l’energia che riuscì a percepire, ma era molto poca e quando la sparò contro la
parete cercando di aprirsi un varco per uscire le rimbalzò contro schiantandola
sulla parete opposta. Bel casino. Quel posto sembrava fatto apposta per tenerla
in gabbia.