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Autore: Aniel_    11/12/2012    3 recensioni
Un'ultima visita al Musée d'Orsay, un ultimo addio di fronte ad un dipinto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Doctor Who
Pairing/Personaggi: Eleven, Amy e Rory (accennati)
Rating: Pg
Genere: introspettivo, triste
Warning: flash-fic
Summary: un'ultima visita al Musée d'Orsay, un ultimo addio di fronte ad un dipinto.
Note: questa one shot è stata scritta sul prompt 44. Museo della mia cartellina per la Maritombola di maridichallenge Il titolo e l'introduzione sono versi della canzone Over My Shoulder - Mike + The Mechanics
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, per niente, e la cosa non potrebbe rendermi più triste.



I never wanted to say goodbye
 

Everybody told me you were leaving
Funny I should be the last to know
Baby please tell me that I'm dreaming
I just never want to let you go


Ciò che vede nello specchio non gli piace: spesse occhiaie scure sotto gli occhi, qualche ruga che prima non c'era, i capelli un po' troppo lunghi ai quali cerca di dare una certa forma senza risultato: si afflosciano verso destra, come se fossero tristi, come girasoli in una giornata uggiosa.
Non vi bada molto, cerca di concentrarsi su alcuni particolari, come il cravattino rosso - rosso, luminoso, come i capelli di Amelia - e gli occhiali da lettura - tondi, cristallini, come gli occhi di Rory .
Piccoli particolari.
Particolari appena percepibili, come il Tardis che atterra rumoreggiando più del solito, vibrando quasi fastidiosamente. C'è silenzio al suo interno e anche questo non gli piace.
Esiste solo un silenzio che ama ed è quello del Musée d'Orsay perché è un nuovo modo di zittirsi, è chiudere le labbra e aprire gli occhi e il cuore - i cuori, nel suo caso. Il Musée d'Orsay, dove il tempo si ferma ma non si distrugge mai, non si accartoccia su se stesso, non chiede aiuto ma si ferma e accoglie lui come un vecchio amico, lui che dal tempo è sempre scappato.
Stringe forte i lembi della giacca, la tende consapevole che, se applicasse un po' più di forza, il rumore di un lungo strappo romperebbe quel silenzio. La possibilità gli fa paura, solo per un attimo, così rilassa le dita e abbandona le mani lungo i fianchi.
Una scolaresca ride debolmente e un bambino lo indica e dice al compagno qualcosa che alle sue orecchie arriva come "guarda, ha gli occhiali di Harry Potter". Non può impedirsi di sorridere, nonostante tutto, anche se ha più di novecento anni sulle spalle e una maturità che va e viene.
Il reparto in cui si reca è stranamente vuoto, silenzioso, ed è paradossale perché quei dipinti e quei colori gridano più di qualsiasi altra cosa: un ricordo lontano, un amico incompreso, Amy Pond e il suo sorriso.
Il Dottore rimane immobile di fronte al Vaso di girasoli per un po': il nome di Amy su quel dipinto colorato lo rasserena; fa meno male di quello inciso sulla pietra fredda di una lapide di un cimitero grigio.

FINE

   
 
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