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Autore: _Fy    11/12/2012    4 recensioni
Lei leggeva.
Lui imparava ad amarla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era lì, seduta sull'erba umida del parco con la schiena appoggiata sul tronco del grande faggio; in una mano teneva stretto un libro sgualcito, sempre lo stesso, nell'altra stringeva una mela gialla.

Flavio si recava lì tutti i giorni alla stessa ora, solo per poterla osservare di nascosto.

Indisturbato si godeva l'effetto dei raggi del sole sulla sua pelle candida, le smorfie che faceva la sua bocca carnosa, lo sguardo fisso sulle pagine ingiallite di quel vecchio libro consumato dal tempo.

Aveva imparato molto di lei solo osservandola in quei pochi attimi che lei inconsciamente gli dedicava.

Sapeva che per l'emozione intrappolava il labbro inferiore tra i denti bloccando sul nascere un sorriso.

Sapeva che quando era infastidita, tendeva ad imbronciarsi come fosse ancora una bambina di cinque anni a cui è stato negato un dolcetto.

Conosceva la sua sensibilità, grazie a quelle lacrime sfuggite ai suoi occhi quando terminava il libro, per poi ricominciare.

Sapeva che quando era nervosa si mangiava le unghie o giocava con una ciocca di capelli ramati che le arrivavano all'altezza delle spalle.

La vedeva spesso soffiare sulla frangetta senza distogliere gli occhi da quelle pagine, come incantata.

Immaginava fosse una sognatrice.

La immaginava perdersi in un mondo parallelo, un mondo fatto di parole, dove il destino è già segnato.

Forse sognava di essere una principessa in attesa del suo principe azzurro.

O forse una ragazza avventurosa, pronta a scoprire ogni mistero.

E con lei, si ritrovava a sognare, come fosse partecipe dei suoi pensieri, come fosse il protagonista del libro che tanto amava, pronto a salvare la principessa rinchiusa in una torre o pronto ad accompagnarla in una delle sue avventure.

Si ritrovò a pensare che forse non doveva essere poi così soddisfatta della sua vita per rifugiarsi tra quelle pagine ogni qual volta poteva.

Pensò che forse, riuscisse ad essere se stessa solo in quell'attimo di solitudine, quando la mente viaggiava lontana, in un'altro tempo, in un'altra vita.

Flavio si passò una mano tra i corti capelli castani, il suo era stato un gesto di stizza.

Avrebbe davvero voluto essere il personaggio coraggioso dei suoi racconti, abbastanza coraggiosa da avvicinarsi e dirle: "Ciao, mi chiamo Flavio, ti guardo leggere da un mese, posso sognare con te?"

Ma la paura di un suo rifiuto lo bloccava.

O forse, quello che lo spaventava davvero, era la possibilità di essersi sbagliato, di averla dipinta come la donna dei suoi sogni, per poi incontrare una ragazza diversa.

Temeva la realtà e come lei si rifugiava nella fantasia.

Improvvisamente la sua mente si riempì di immagini ricordando il giorno in cui l'aveva vista per la prima volta.

Aveva litigato con la madre per un esame andato male all'università così aveva lasciato il pranzo ancora caldo sul tavolo ed era sceso a farsi un giro.

Aveva camminato senza meta, la sua mente viaggiava in un altro luogo, solo le sue gambe a guidarlo.

E si ritrovò lì, in quella distesa di erba e fiori dove l'aria era pura e tutto intorno era silenzio, non una parola, non un rombo di motore, il nulla.

Solo il soffiare del vento e di tanto in tanto qualche uccellino che cantava.

Stufo di tanta pace, aveva deciso di andar via ma i suoi occhi, prima che le sue gambe potessero portarlo lontano, avevano incontrato la figura di una ragazza accucciata sul manto umido.

Lo colpirono i suoi occhi.

Verdi come l'erba rigogliosa e caldi come il sole che picchiava forte sulla sua pelle scura.

Rimase lì, fermo, in attesa che gli occhi di lei lo trovassero ma vane furono le sue speranze, lei rimaneva immobile, gli occhi puntati su quel libro che stava leggendo e solo ogni tanto una sua mano dall'incarnato niveo spostava dietro l'orecchio sinistro una ciocca di capelli mossi che le finiva davanti infastidendola.

Allora si nascose all'ombra di un albero e puntò i suoi occhi castano chiari su di lei.

Una presenza vicina seppur lontana.

La accompagnò in quelle ore, silenzioso come era arrivato finché poco prima del tramonto non la vide chiudere il libro, con sguardo soddisfatto di chi ha raggiunto un suo obiettivo, e veloce come era entrata nella sua vita, sparì.

Da quel giorno il loro si era trasformato in un silenzioso appuntamento.

Lei leggeva, sognando chissà quali avventure.

Lui imparava ad amarla, sognando di accompagnarla in quel mondo fantastico che si era creata.

Finché un giorno decise che quel sogno sarebbe dovuto giungere al termine.

Grande era il suo desiderio di rendere quelle fantasie realtà.

Troppa era la paura di rovinare tutto.

Allora la lasciò andare, la lasciò vagare sola nel suo mondo fantastico, forse, accompagnato da un altro uomo, più coraggioso di quanto fosse lui.

Passarono i giorni e Flavio aveva ripreso la sua solita vita.

Quella sera sarebbe dovuto uscire con gli amici e per l'occasione aveva deciso di indossare un jeans dai toni chiari, un po' sgualcito e una camicia nera che metteva in evidenza il suo fisico asciutto.

Scese con netto anticipo da casa e distrattamente passò da quel parco dove era solito passare l'intero pomeriggio e la tentazione di calpestare ancora l'erba di quel luogo, sentire il profumo di terriccio bagnato, si fece prepotente, talmente tanto, da costringerlo ad alzare il passo e andar via prima che i suoi desideri lo rendessero schiavo.

Arrivò nel luogo dell'appuntamento e lì trovò quattro dei suoi amici più cari: Giovanni, un ragazzo moro con occhi color del cielo, il suo più caro amico, quasi un fratello per lui, Emanuele, un ragazzo semplice dai capelli e gli occhi scuri, il fisico mingherlino e lo sguardo docile, che ben si sposava con il suo aspetto, Vittoria, la fidanzata di Giovanni, una ragazza all'apparenza fragile a causa del suo aspetto da bambina ma in realtà, nascondeva un'indole forte ed era l'unica che riuscisse a dar filo da torcere al suo ragazzo, Michela rispettiva compagna di Emanuele, forte nell'aspetto ma fragile dentro, il perfetto opposto del suo ragazzo.

- Ben arrivato! Te la sei presa comoda stasera.

Esordì Giovanni guadagnandosi un'occhiataccia da parte della sua fidanzata.

- Anche noi siamo arrivati poco fa!

Lo ammonì Vittoria.

Michela si limitò a salutarlo con un sorriso ed Emanuele si limitò ad un lieve gesto del capo.

- Andiamo?

Michela scosse il capo poi finalmente aprì le labbra per parlare.

- Manca Sofia, arriverà a momenti.

- Chi è Sofia?

Chiese Flavio.

- Sono io!

Una voce dolce aveva parlato.

Flavio si girò, puntando i suoi occhi in due iridi color del prato; lei era lì, uscita dai suoi sogni per accompagnarlo nella realtà.

- Piacere, io sono Flavio.

Si presentò timidamente.

- Bentornato.

Sussurrò lei e allora lui capì.

   
 
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