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Autore: likebloodinmyveins    11/12/2012    0 recensioni
Questa è una storia che parla di ragazzi e di amore...Di quanto le parole siano importanti e di quanto sia importante capire chi ci circonda.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un pomeriggio d'agosto, sotto il cielo terso della capitale inglese, un gruppetto di ragazzi avanzava tranquillo tra le vie, puntando gli occhi stupiti sulle vetrine del centro. I ragazzi parlavano e scherzavano, erano sette, quattro femmine e tre maschi. Era un gruppo molto affiatato, le amiche si chiamavano Francesca, Jessica, Alessia ed Elena. Erano amiche da parecchio tempo, avevano condiviso insieme sorrisi e lacrime, gioie e dolori, amori e malumori, ogni giorno erano state insieme da quando si erano conosciute. La loro era un'amicizia di quelle che sarebbe durata in eterno. Accanto a loro camminavano imperterriti i ragazzi, tutti dai nomi stupendi, un po' come loro, i loro nomi erano Marco, Paolo e Giacomo, erano alti e i vestiti aderivano perfettamente ai loro fisici, le magliette ai pettorali scolpiti e i jeans al loro bel sedere. Erano tutti spalla a spalla, cuore a cuore. Le ragazze appiccicate l'una all'altra si abbracciavano e parlavano di cose che ai ragazzi, poco più in là, non interessavano minimamente. Loro con i loro pensieri erano immersi nel calcio e nei videogiochi. Una realtà troppo misera per quelle povere quattro ragazze che erano cresciute troppo alla svelta, tra le chiacchiere di un'amica troppo stupida e le giornate passate tra i libri, ragazze non viziate, ragazze semplici con tanta voglia di stare bene tra loro, ragazze senza paranoie, solo voglia di vita nelle vene. Erano passati pochi minuti quando uno dei ragazzi, quello più alto, il cui nome era Marco, scorse in lontananza uno sprazzo di verde, era un giardino, prese con passione la sua ragazza, Alessia e la tirò a sé, sussurrandole all'orecchio:" Ho troppa voglia di te, andiamo a sederci là, su quel prato" un luccichio illuminò gli occhi della ragazza e un brivido le corse lungo tutta la schiena, il soffio dell'alito caldo, che uscì dalla bocca del ragazzo e le sfiorò l'orecchio, le fece aumentare i battiti del cuore in modo pericoloso, quelle parole furono per lei come droga, non fu capace di dire di no e si lasciò trasportare dal ragazzo sul prato. Marco la spinse con delicatezza verso prato e per non farle sporcare i jeans d'erba si tolse la maglia e la pose a terra facendoci sedere la sua ragazza e lei appoggiò la sua testa sulla sua spalla. Nel frattempo gli altri ragazzi erano rimasti più indietro, i due ragazzi erano ancora ad ammirare un paio di Nike in vetrina, il modello più costoso di Londra secondo il giudizio ostile di Paolo, ma secondo il parere di Giacomo quello era il modello più bello. Le ragazze a pochi passi da loro erano come su un altro pianeta, Francesca, una ragazza bionda dal carattere spumeggiante era incollata alla vetrina di una profumeria e ammirava il suo mondo preferito aprirsi ai suoi occhi. Accanto a lei una ragazza mora con dei favolosi occhi marroni guardava elettrizzata una foto raffigurante un ragazzo a petto nudo che pubblicizzava una marca di profumo. Due tre passi più in là si alzava imponente un negozio di musica, alla cui vetrina era attaccata una ragazza castana con una mania per il rock e per i teschi, sì, forse anche per lei la profumeria era un'altra realtà, ma d'altronde non tutti hanno gli stessi gusti e lei non era il tipo da essere conforme agli altri. Appena le ragazze si accorsero che Alessia non era più con loro, si guardarono intorno un po' spaesate e quando non la videro da nessuna parte la chiamarono più volte ad alta voce, ma senza successo, al che la ragazza dai favolosi occhi marroni, il cui nome era Jessica, si girò verso la patita della musica rock, che si chiamava Elena, e le chiese se l'avesse vista. La ragazza sfoderando un ampio sorriso, uno di quei sorrisi caldi e avvolgenti, rispose con marcato accento fiorentino: " Un tu l'hai visti che en lì suì praho a slinguassi? ì che tu sei horba, ninì??"

Le due ragazze scoppiando a ridere si girarono verso il punto indicato dalla ragazza e poi scacciarono la paura di averla persa con un "ahhh ma brava" e risero ancora, prendendo per mano i propri ragazzi e cercando di raggiungere i due piccioncini, però Elena intervenne prontamente e li bloccò sapendo bene che i due innamorati avrebbero voluto stare da soli a scambiarsi tenerezze, anche se amavano i loro amici ogni tanto preferivano stare soli soletti. Così la ragazza richiamò l'attenzione su di sé e portandosi una mano allo stomaco disse che aveva fame e che un bel gelato londinese le ci andava proprio, sapendo che i suoi amici erano molto golosi mostrò loro una gelateria che aveva visto mentre girottolava senza meta qualche giorno prima, e per convincerli disse loro che avrebbe offerto il gelato a tutti, poiché lei era quella più spendacciona del gruppo e forse anche la più generosa. Dall'altra parte della via, delle parole dolci si fermavano a mezz'aria sopra le loro teste, quelle parole non volevano andare via, rimanevano lì, pesanti e dolci come un'aurea divina.

Il ragazzo aveva gli occhi verdi ed erano il mare, quelli della ragazza erano il sole, era stato scritto nel loro destino che quei due sguardi dovevano perdersi uno dentro l'altro e fondersi e poi ritrovarsi così giorno dopo giorno per incrementare uno la forza dell'altro, si abbracciavano forte forte come per proteggersi le spalle l'un l'altro dai mali del mondo, ma i loro corpi incandescenti, bruciati dall'antica fiamma che ardeva nel loro petto, erano a prova di scalfittura, persino un diamante se fosse venuto a contatto con loro avrebbe riportato qualche scheggiatura.

Il ragazzo continuava a sussurrare nel suo orecchio tutti i suoi pensieri più puri "Tu sei la stella che ha illuminato il mio cammino, astro nella notte che mi ha portato sulla diritta via mentre io ero ostinato a sbagliare strada, grazie mio angelo caduto dal cielo per salvare me" ogni parola era seguita da quel calore che soltanto l'amore emana. Il corpo della ragazza era scosso da brividi di piacere e i battiti del cuore aumentarono per l'emozione e anche lei sussurrò al suo orecchio "Noi siamo stati fatti per stare insieme, siamo come un pianeta e il suo satellite, viaggiamo per tanti anni sulla stessa orbita, c'è attrazione tra noi, ma non ci incontriamo mai, però da quella volta in cui ci incontriamo non riusciamo più a staccarci l'uno dall'altro" per il ragazzo queste erano le gioie della sua vita, quella ragazza che stringeva tra le braccia, tutto il resto senza di lei era come polvere nel deserto: inutile, insoddisfacente, inconsistente. Cos'era la vita senza l'amore, com'era vedere una persona, baciarla e non sentire assolutamente niente?

Non era per niente comparabile a guardare qualcuno negli occhi e dire con le parole che ti escono da sole: " Ti amo, sei la mia vita ed io donerei il sangue nelle vene, l'anima del corpo per te, ti donerei il mio cuore se solo tu me lo chiedessi" era quello il segreto del loro amore, il fluire delle emozioni, che a volte nelle persone rimangono incastrate dentro, tra lo stomaco e la bocca, incapaci di uscire, di manifestarsi e di librarsi in aria e senti quel peso da cui ti vuoi liberare e però lo confondi con la voglia di mangiare e invece è voglia di amare! Loro erano così perfetti insieme che da soli non sarebbero mai stati neanche sufficienti a se stessi, si completavano l'un l'altra e si nutrivano uno dell'affetto dell'altra.

Agli occhi del mondo loro erano una sola persona, mai avevano osato litigare e sciupare l'armonia dei loro sentimenti, perché su quella Terra il tempo era così poco da non potere essere sprecato con malumori inutili e infantili. Erano così perfetti che persino loro si spaventavano ogni tanto della forza del legame che li univa e giorno dopo giorno tale legame era rafforzato dallo spirito e dal corpo che accomunava le loro anime e le metteva in contatto.

Passarono molto tempo a scambiarsi effusioni, anche se erano seduti su un prato sotto gli occhi di tutti, in quel piccolo spazio il mondo era solo loro, erano i padroni incontrastati dello spazio che occupavano col loro sentimento.

Il tempo passò alla velocità della luce, il ragazzo continuava a dirle nell'orecchio" Luce dei miei occhi, paradiso dentro l'inferno, giorno nella notte, tu dovrai sempre essere al mio fianco, cosa sarò io il giorno in cui tu non sarai accanto a me? Che ne sarà di me?" urlò quasi queste ultime parole, talmente era forte la sua paura, la guardò e delle lacrime iniziarono a rigargli il volto piano piano e a mezza bocca aggiunse guardandola con occhi supplici "Ti scongiuro, non mi lasciare mai, se non vuoi avere un ragazzo sulla coscienza non mi lasciare mai e poi mai, ti prego, amore".

La ragazza piangendo dalla commozione sussurrò con poca aria nei polmoni "Io? Come potrei mai lasciarti? Io ti amo da impazzire, ho bisogno di respirare la tua aria per vivere, il giorno che tu sarai a tre passi più in là di me già mi mancherà l'aria e avrò bisogno di tornare ad abbracciarti per respirare e vivere ancora...Io non ho bisogno di te perché ti amo, Io ti amo perché ho bisogno di te...".

   
 
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