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Autore: Antys    11/12/2012    8 recensioni
Merlin stirò il corpo, risvegliando i muscoli e distendendo le gambe nude, scomponendo le lenzuola e tirandole verso di sé. «Mi stavi osservando?» Chiese improvvisamente, strappandogli il respiro.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Feed me Poison'
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Titolo:  Forget about the sunrise

Personaggi: Merlin, Mordred

Pairing:  MerlinxMordred [Merdred]

Rating: Verde

Genere: Slice of  life; Fluff; Sentimentale

Avviso: Slash; What if?; Spoiler; Missing Moments

 

 

Forget about the sunrise

 

Per Mordred era diventato quasi essenziale quel calore premente che lo avvolgeva nella propria camera, sul letto a baldacchino, mentre le coperte leggere gli ricoprivano il corpo nudo. Quell’aria pesante e calda che prendeva vita dopo una notte intensa perso nei suoi sogni.

Un tepore che dominava incontrastato nelle stanze.

Gli occhi del druido furono catturati dalla figura, che conosceva fin troppo bene e che aveva popolato le sue notti oscure per anni, dalla pelle candida e dai folti capelli corvini – un contrasto divino –, distesa al proprio fianco.

Mordred udiva perfettamente il respiro profondo e pesante dell’altro, perso in quel mondo a cui non aveva accesso.

Si voltò appena e con lentezza su un fianco, volgendosi verso il corpo niveo del mago.

Il viso era disteso e rilassato, le palpebre chiuse delicatamente sulle perle marine e le labbra rosse rimanevano lì ferme, socchiuse, respirando con regolarità, creando una profonda invidia al più piccolo che faticava nel trattenersi dal ricoprire quella bocca peccaminosa con la propria.

Per Mordred era davvero essenziale poter godere di quella visione nella maggior parte delle mattinate, quando il sole con perversa ironia li strappava alle tenebre.

Il druido desiderava quasi con ingenuità che quei momenti così privati per lui e così vitali non andassero mai perduti e lontani.

Aspettava sempre con gioia – e quella era davvero una contraddizione – l’arrivo dei raggi solari, per poter avere l’opportunità di osservarlo senza dover dare alcuna spiegazione e ritrovarsi quel sorriso saputello che il moro gli dedicava ogni qualvolta lo ritenesse necessario.

Ogni mattina il druido veniva svegliato da quel tepore, dai timidi raggi della nuova alba e dal bisogno di poter osservare ogni espressione e piccolo mutamento su quel viso che aveva cominciato a conoscere meglio di se stesso, cullato dal suo respiro. Ogni mattina si voltava verso di lui per poterlo studiare e per poter assaporare quei momenti così vitali.

Un solo battito di ciglia, un fruscio leggero e gli occhi marini del più grande si specchiarono nei suoi; Mordred sentì l’ossigeno venirgli sottratto.

Le labbra di Merlin si curvarono in un tenue sorriso e Mordred desiderò averle solo su di sé. 

«Buongiorno.» Sussurrò il valletto reale, stringendosi tra le coperte.

«’giorno.» Rispose di rimando il più giovane.

Le palpebre del corvino sbatterono un paio di volte per abituarsi alla luce mattutina ed annusò l’aria a circondarli, distendendo quel sorriso. Poi le iridi chiare si depositarono nuovamente su quelle dell’altro. «Da quanto sei sveglio?» Domandò con malcelata curiosità, come se conoscesse già la risposta.

«Da un po’.» Proferì vago il druido, conscio di essere stato colto in flagrante. Nuovamente.

Ogni mattina si ritrovavano a vivere quella quotidianità, con piccole ed impercettibili varianti, ed ogni mattina Mordred si perdeva nelle perle marine dell’altro mentre quest’ultimo gli sorrideva sornione.

Merlin stirò il corpo, risvegliando i muscoli e distendendo le gambe nude, scomponendo le lenzuola e tirandole verso di sé. «Mi stavi osservando?» Chiese improvvisamente, strappandogli il respiro.

Il più piccolo sbatté le palpebre sentendosi stranamente messo a nudo, ritrovandosi a chiedere pietà a qualsiasi divinità esistente. «Non essere ridicolo.» Ribatté annoiato, distendendosi sulla schiena e fuggendo dal suo sguardo; ma lo vide quel nuovo sorriso che si disegnò sulle labbra carnose del mago.

Il silenzio regnò per pochi attimi, giusto il tempo di imprimersi nella mente la curva che aveva preso quella bocca e poi un nuovo piccolo fruscio, così impercettibile da non crederlo reale.

Le labbra del valletto reale si congiunsero alle sue, appropriandosi della sua linfa vitale.

Gli tolse tutto l’ossigeno di cui avesse bisogno, appropriandosi della sua bocca, esplorandola in ogni parte mentre lui si ritrovava a rispondere con troppa enfasi e frastornato da quel gesto.

Quel contatto così profondo allentò e le labbra del più grande presero a baciargli le sue con tocchi leggeri ed appena accennati.

Si separarono poco dopo, continuando a sfiorarsi tra loro, come se fosse essenziale rimanere vincolati alla loro vicinanza.

Gli occhi sgranati ed interrogativi del druido rimanevano fermi su quelli consapevoli e deliziati dell’altro.

Merlin gli schioccò un nuovo bacio, accarezzandogli le labbra in un tocco soave. «Fa sempre piacere essere vezzeggiati.» Pronunciò sulla bocca, respirandogli in gola.

Mordred trasalì disorientato, pregando che il rossore non s'impossessasse di lui e notando quella nota stonata nella sua voce e nei suoi occhi. Una nota malinconica ed amara. «Hai Arthur.» Proferì senza meditare, con l’intento di ricordargli ciò che viveva intorno a lui.

Ed ecco che le labbra del più grande si curvavano appena ai lati, in un sorriso inespressivo e spento, chiudendo gli occhi per un solo secondo e perdendo vitalità in quelle pozze acquatiche. Mordred odiava vederlo in quel modo. «Non ho nessuno, Mo.» Dichiarò con tutta la verità che aveva in corpo.

Il druido lo osservò come se fosse la prima volta, incapace di attribuire il vero significato a quelle parole.

Ribaltò le posizioni, portandolo sotto di sé, sostenendosi con le braccia, poste vicino alla folta chioma corvina, sul materasso.

Furono gli occhi interrogativi e perplessi di Emrys a cercare i suoi ed il proprio ego quasi cantò nell’essere riuscito a strappare quella tristezza che viveva in lui.

Rimasero a specchiarsi tra loro per un tempo indefinito e probabilmente non era passato neppure un solo secondo, ma con Merlin il tempo perdeva ogni valore.

«Cosa c’è?» Domandò il servitore, avvertendo un rimprovero premente contro la propria persona e non comprendendo il turbamento dell’altro.

Il più giovane non rispose, rimanendo fermo sulle sue iridi, senza proferire alcuna parola.

Una mano del mago si avvicinò al suo viso, sfiorandogli la mascella.

Mordred gli prese la mano, trattenendola nella propria per un tempo illimitato. Gli occhi del più grande non distoglievano lo sguardo dai suoi.

Il druido portò il dorso alle labbra, baciandolo delicatamente, intrecciando le dita alle sue e poggiando il palmo su una guancia, godendosi quel contatto di beatitudine che gli dava, ritrovandosi a chiudere gli occhi per assaporarlo meglio.

«Mo.» Lo chiamò il mago con tono soffuso.

Mordred aprì gli occhi incontrando quella figura che dominava la propria mente. Distesa sul letto, nuda e coperta da un semplice lenzuolo bianco, i capelli corvini scompigliati sparsi sul cuscino candido e quelle labbra pronunciate, rosse ancora dai loro baci precedenti.

«Ti amo.» Pronunciò vivido il druido mentre quelle parole venivano ingoiate dal valletto reale.

Solo un battito di ciglia, le perle marine immobili sulle sue.

Merlin si avvicinò a lui, rubandogli l’ennesimo bacio ed attirandolo a sé.

Mordred si perse. Ebbe come la sensazione di non trovarsi più in quel mondo e in quel tempo, portato in una dimensione di cui non conosceva l’esistenza. L’unica cosa che riuscì a fare fu aggrapparsi a lui e rispondere a quel bacio che aveva sempre sperato di ricevere.

Le labbra si separarono ancora ed i respiri si miscelarono in uno solo, mentre continuavano a toccarsi. «Lo so.» Soffiò sulla bocca compiaciuto il più grande, distendendo le labbra in un nuovo sorriso disarmante.

Il druido sospirò sconfitto, sorridendo a sua volta e riprendendo possesso delle sue labbra.

Merlin lo attirò maggiormente a sé, per sentirlo sempre più vicino e Mordred continuò a regalargli quei baci e quelle parole di cui sapeva aver bisogno.

La risata cristallina e viva del mago riecheggiava in tutta la camera, distruggendo l’amarezza e la titubanza. Mordred non desiderava nient’altro che quello.

 

 

 

 

 

 

 

Mi chiedo seriamente quando il mio interesse per il Merdred cesserà o almeno si affievolirà.

Ma, ahimè, mi sono imbarcata in questa avventura e non so come e se voglio uscirne.

Questa storia è stata scritta prima di We are on a hiding to nowher,  eppure è stata concepita dopo.

Ho davvero uno strano modo di agire.

Comunque sia, questa storia è una falsa fluff in tutta onestà.

Mi chiedo se un giorno si arriverà al dunque e se Arthur si degnerà di irrompere con la propria presenza.

Io ringrazio come sempre, ed è davvero doveroso, tutti voi. Ognuno di voi. Chi si imbatte in queste storie per caso, chi per curiosità, chi per interesse e chi per… costrizione. ù.ù

Alla prossima.

Antys

   
 
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