Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: _Abigail_    12/12/2012    3 recensioni
La verità è che la vecchiaia arriva sempre, dappertutto. E non è una cosa del tutto negativa. La vecchiaia non fa distinzioni, non ha pregiudizi, è equa. Ed è piacevole quando si è circondati dai propri cari, quando ci si rende conto di aver dato un senso alla propria vita e ci si gode i frutti di una vita intera.
Il problema è che arriva un momento in cui le persone a cui si vuole bene vengono meno.
[...]
Kurt.
Sono passati cinque anni. Cinque lunghi anni.

Future!Fic, Blaine POV
ATTENZIONE: suicide warning. Chiunque abbia anche la più minima attrazione verso l'idea del suicidio è meglio che non legga, davvero.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE: suicide warning (il raiting arancione è dovuto esclusivamente a questo). Non consiglio la lettura a chiunque sia particolarmente sensibile alla tematica del suicidio.

Per una volta metto le note all'inizio, giusto perché l'avviso e basta altrimenti è brutto ahah.
Ok, volevo scrivere qualcosa di estremamente angst e questo è quello che ne è venuto fuori. In realtà sono diversi mesi che mi ronza questa idea in testa, ma non avevo mai trovato il coraggio di dedicarle del tempo...avrei voluto inserire ancora altre cose, altri riferimenti, ma poi rischiava di essere eccessiva.
Ho pianto tantissimo scrivendola, e sì, è una storia veramente triste. Ma è anche impregnata dell'amore di una vita. È una Klaine in tutto e per tutto, anche se a parlare è solo Blaine. Spero che questo arrivi, perché è la cosa che ho voluto trasmettere più di tutte: il loro amore, il loro legame profondo e infinito. Spero di esserci riuscita.
Dedico questa storia a due persone stupende - Lorenza e Francesca. In particolare a Loren, per via delle nostre scene da fanfiction angst e perché MMMPAH. E in particolare a Fra, perchè l'ha letta nonostante il momento delicato e l'ha apprezzata forse ancora di più. A entrambe, insomma.
Non è che vi ringrazio, ve la dedico proprio. Perché vi meritate un po' di Klaine in questo momento buio, e perché siete stupende e vi voglio bene. E perché l'avete letta in anteprima e mi avete dato la vostra approvazione, senza cui non farei assolutamente niente. Grazie. <3
Bene, chiacchiere finite, giuro! Spero vi piaccia. E apprezzate il fatto che non abbia nominato la mia Glee-fandom-fobia, guardate come sono brava. E come sono terrorizzata AHAH.

Buona lettura!




-----

La casa è immersa in un’atmosfera solenne.
 
Non proprio, in realtà. La casa è immersa nei raggi del sole che filtrano attraverso le persiane abbassate fino ad oltre la metà, è immersa nel pulviscolo sospeso in aria, è immersa nel silenzio.
 
Ed è immersa in un’atmosfera solenne che solo lui riesce ad avvertire, ma c’è ed è carica di significato.
 
Blaine ha ottantasei anni, e quando hai ottantasei anni non hai più bisogno di una cerimonia ufficiale per capire quando un momento è importante e quando non lo è. Il suo debole cuore batte con forza nella sua fragile gabbia toracica, le sue gambe tremano un po’ più del solito. Il suo respiro incespica.
 
Si avvicina lentamente al mobile del televisore, osservando le fotografie disposte sulla mensola. Passa le dita con dolcezza sulle cornici, come se stesse accarezzando i volti sorridenti di cui contengono solo un’immagine.
 
Sono ricordi, istanti vissuti in quasi un secolo di vita. C’è una foto di lui bambino, accanto a Cooper e ai suoi genitori…persone a cui ha già dovuto dire addio da tempo. E poi c’è una foto di un altro bambino, più piccolo e pallido, in braccio ad una donna bionda e bellissima. Il bambino guarda verso l’obiettivo sorridendo e spalancando gli occhi blu come il cielo.
 
Kurt.
 
Blaine sorride. Sposta lo sguardo verso una foto di molti anni dopo, ritraente una dozzina di liceali vestiti di rosso e di nero. Sono raggianti e stringono tra le mani il trofeo che li ha portati dalla base della piramide alla cima più alta. Ridono, si abbracciano, si tengono per mano. Vivono quello che per molti sarà uno dei ricordi più cari e indelebili di sempre.
 
Un’altra foto. Due uomini bellissimi, in giacca  cravatta. Lui indossa un abito nero, mentre Kurt riempie con la sua eleganza un completo estremamente simile ma bianco panna, e un cappello a cilindro. Si tengono per mano e sorridono alla folla che li acclama. Kurt ha tra le mani un mazzo di fiori, e le loro fedi nuove di zecca brillano alla luce del sole.
 
Da quel giorno sono passati sessantasei anni.
 
L’ultima foto li ritrae in un tempo più recente, circondati dalle persone a loro care. Dalla loro famiglia. Alex e Liza, i loro figli, sono seduti accanto a loro, mentre Isabelle, la più grande delle loro nipoti, tiene in braccio James. Christopher, il più piccolo, è seduto sulle ginocchia di Finn, che sembra più intento a osservare il sorriso di Rachel, accanto a sé,  che non a rivolgersi verso l’obiettivo della macchina fotografica.
 
Blaine ha gli occhi lucidi quando si allontana dalla mensola, rivolgendo il suo sguardo altrove.
 
La stanza è in penombra e i suoi occhi non sono più quelli di una volta, ma conosce quella casa talmente bene da orientarsi come se potesse vedere tutto chiaramente. Vive in quella casa da tanto, tanto tempo.
 
Invecchiare non è mai bello, ma invecchiare a New York rende tutto molto meno degradante. È quasi uno status symbol. Invecchiare a New York, detto così, sembra quasi una cosa chic. Sembra quasi non invecchiare.
 
La verità è che la vecchiaia arriva sempre, dappertutto. E non è una cosa del tutto negativa. La vecchiaia non fa distinzioni, non ha pregiudizi, è equa. Ed è piacevole quando si è circondati dai propri cari, quando ci si rende conto di aver dato un senso alla propria vita e ci si gode i frutti di una vita intera.
 
Il problema è che arriva un momento in cui le persone a cui si vuole bene vengono meno.
 
Il suo pensiero si sofferma per un istante su Cooper, ma è solo un momento. Una lacrima silenziosa sfugge dai suoi occhi e scivola all’interno di una profonda ruga.
 
Kurt.
 
Sono passati cinque anni. Cinque lunghi anni.
 
Ed è stato come morire.
 
Blaine raccoglie le forze e si dirige verso il mobile con i dvd. Nessuno guarda più i film in dvd, ormai, ma la loro collezione era lì e lì è rimasta. Fa scivolare la mano lungo la pila ordinata di cofanetti: Chicago, Mamma Mia!, Funny Girl. Le sue dita si fermano. Moulin Rouge.
 
Prende un respiro profondo, e con mani tremanti lo estrae dalla pila. Lo osserva, lo apre, accarezza con mani nodose il disco. Lo annusa. Lo richiude, lo stringe al petto, si china su di esso. Tira su col naso, solo un po’.
 
I will love you until my dying day.
 
Lo posa sul divano e riprende a camminare, incurante del dolore alle gambe esauste per quel misero movimento. Per un momento se la prende con se stesso. Poi pensa che non ne valga la pena.
 
Rivolge per un istante lo sguardo allo specchio, osservando il riflesso della sua immagine. La sua schiena è leggermente ricurva su se stessa, il suo viso è solcato dalle rughe, i suoi occhi sono appesantiti da occhiaie profonde. Ma si riconosce. Là sotto, da qualche parte, c’è Blaine…il Blaine bello, il Blaine giovane, il Blaine pieno di vita.
 
Il Blaine innamorato.
 
Lentamente, un po’ per la vecchiaia, un po’ per l’emozione, si avvia verso la grande finestra del soggiorno. La poca luce che filtra è colorata dalle grosse tende ocra e rosse, i raggi del sole assumono un aspetto regale che illumina la stanza come una carezza. Posa una mano sulla cornice della finestra e sospira profondamente. Fissa il vuoto, come se oltre la finestra chiusa potesse scorgere un mondo intero.
 
Kurt era sempre stato il più forte. Kurt non era mai scappato, Kurt non aveva mai ceduto a niente a nessuno, Kurt aveva tenuto la testa altra sempre, in ogni momento della sua intensa vita. Kurt aveva lottato e amato e lavorato e creato e dato vita a tutto il buono che Blaine aveva avuto attorno. A tutto il buono che Blaine ha ancora attorno.
 
Ma la verità è che quando vivi per settant’anni con la stessa persona – settant’anni – non è facile dirle addio. Non quando hai costruito la tua intera esistenza intorno a lei. Non quando il vostro legame è così forte da sembrare inciso nel diamante. Non quando il tuo cuore sembra essere custodito nel suo petto e viceversa.
 
Sessantacinque anni. Non settanta.
 
Una fitta al cuore, un fiume di lacrime silenziose. Sono passati cinque anni, e il dolore conserva la stessa intensità del primo giorno.
 
Ricorda cosa era significato ritrovarsi senza Kurt da un giorno all’altro.
 
Non era stato improvviso, sapeva che stava per accadere. Kurt non si era mai piegato di fronte a nessuno, ma la malattia lo stava consumando giorno dopo giorno e questa era una visione ancora più insopportabile della perdita vera e propria.
 
O almeno questo è quello che aveva cercato di ripetersi nel momento in cui aveva realizzato che Kurt non c’era più, che Kurt non esisteva più. Che un mostro troppo feroce lo aveva schiacciato definitivamente, un mostro contro cui nessun principe avrebbe mai potuto combattere.
 
Non saprebbe spiegarlo a parole. Quello che aveva sentito in quel momento…era il nulla. Come se un enorme buco nero si fosse spalancato al centro del suo petto e avesse risucchiato tutto, tutto quanto. Un dolore così intenso da rendere ciechi, da impedire di respirare. Una fitta così profonda da far male fino nel midollo delle ossa.
 
Era finito. Era tutto perduto. Lui…lui non c’era più. E allora non c’era più nulla per cui valesse la pena vivere. Aveva passato un’intera esistenza devoto a una persona che ora non c’era più. E non rimpiangeva niente, se non di non essere accanto a lui, ovunque lui fosse. In quel momento realizzò che doveva esserci un paradiso, da qualche parte, perché un’anima come quella di Kurt non sarebbe potuta semplicemente sparire nel nulla.
 
Probabilmente, in realtà, non c’è mai stato nessun paradiso. La sua energia vitale è rimasta sulla terra, per renderla un posto migliore. Per un istante ha la sensazione che l’aria intorno a sé sia intrisa di Kurt, ed inspira profondamente, scosso dall’emozione. Gli sembra di sentire distintamente il suo profumo. Trema.
 
Si allontana lentamente dalla finestra e si dirige a testa alta verso la camera da letto, in quella che sembra una cerimonia solenne. In quello che sembra il corteo della sua stessa funzione funebre.
 
In questo momento è solo, ma non si sente così. Sa che le persone che gli vogliono bene sono tante – sorride a questo pensiero – e poi c’è Kurt, che è ovunque. È nell’aria, è nei ricordi, è nel suo cuore. È tra le sue mani, è intorno alla sua vita. C’è, ed è meravigliosamente ovunque.
 
Sono stati cinque anni lunghi. Dolorosi. Dolorosi in una maniera difficile da sopportare.
 
Ma non è rimasto solo. Ha avuto una famiglia meravigliosa e il compito di tenerla insieme.
 
Insieme hanno creato amore, tanto amore. Non ci sono rivalità, non ci sono bugie, nella loro famiglia. Tutti si vogliono un bene profondo e sincero, e tutti guardano nonno Kurt e nonno Blaine con rispetto e riconoscenza. Con affetto. Con un affetto immenso.
 
Hanno avuto bisogno di lui, ma ora non è più così. Oggi, a cinque anni precisi dalla scomparsa di Kurt, Blaine non è più necessario.
 
Blaine non ha più nulla da dare. È solo un peso.
 
E non lo pensa con auto compatimento…semplicemente, lo sa. È sempre meno autosufficiente, le spese mediche sono sempre più alte e il suo cuore è sempre più arido e debole. Ha vissuto senza Kurt e se l’è cavata, ma a un certo punto una persona cede. E cinque anni sono tanti per una persona che aveva pensato di non poter sopravvivere più di qualche ora.
 
Si avvicina al comodino, osserva per un istante la fotografia posta accanto alla lampada.
 
Sono felici, sono giovani. Sono al loro primo ballo come coppia. Kurt indossa scettro e coroncina, Blaine sfoggia un sorriso smagliante. Blaine viene percorso da un brivido che si trasforma in una fitta dolorosa e profonda, mentre prende in mano la cornice e la stringe con forza al petto. Si sente come se stesse per cadere a pezzi. Viene scosso da singhiozzi profondi, mentre la sua mente viene invasa da immagini vivide nonostante il tempo passato. Li vede insieme, mano nella mano, mentre cantano in macchina e prendono il caffè al Lima Bean; li vede nel loro primo appartamento a New York, li vede alle prese col loro primo figlio, li vede di fronte al loro primo nipote; li vede felici e uniti indissolubilmente per un tempo talmente lungo da sembrare quasi di un altro mondo.
 
Ansima in cerca d’aria e stringe per un’ultima volta la foto, prima di accarezzarla e posarla di nuovo sul comodino. Estrae dal cassetto un foglio ripiegato e un block notes con una penna, li appoggia sul letto.
 
Si siede.
 
Vedere un uomo piangere fa impressione, ma vedere un anziano in lacrime spesso provoca un senso di pietà. Perché gli anziani piangono spesso…piangono per la loro salute, piangono per la paura della morte, parlano per la perdita di un familiare.
 
Ma questo è diverso. Questo è un uomo anziano che piange per amore. Né più né meno di un adolescente scosso dai primi sentimenti intensi, gli stessi che lo hanno sommerso quando non era ancora un adulto e che lo hanno accompagnato fino ad ora. Certo…è un amore più vivo, più importante, più totalizzante. Ma è amore.
 
È un anziano che piange per amore.
 
Apre il foglio ripiegato e non si preoccupa di lasciare che le lacrime lo rovinino, non più. È un biglietto che Kurt ha lasciato a Blaine prima di andarsene, che ha scritto approfittando delle forze che gli erano rimaste e che ha chiesto a Liza di consegnargli solo una volta spentosi.
 
Ti avevo detto che non ti avrei mai detto addio, ma evidentemente non dipende da me.
Perdonami.
Ti amerò per sempre, in questa e ogni altra vita.
Non dimenticartelo mai.

 
Blaine stringe il biglietto tra le mani e lo avvicina alla bocca, baciandolo con labbra raggrinzite e bagnate dalle lacrime. Poi prende il block notes e scrive poche righe con mano tremante.
 
Si stende sul letto e sistema la cornice e i due biglietti accanto a sé, nel posto che è sempre stato e sempre sarà riservato a Kurt.
 
Apre di nuovo il cassetto e tira fuori alcune scatole. Medicine.
 
Si prende un istante per solennizzare il momento. Respira profondamente, conta fino a dieci.
 
Fa mente locale. È tutto a posto, sì. L’eredità, i rapporti familiari, il conto in banca.
 
Soffriranno tutti e probabilmente faranno fatica a capire il suo gesto; spera solo che un giorno possano perdonarlo. La verità è che ha bisogno di andarsene. Ha una mano da stringere e un sogno eterno in cui immergersi. Il dolore è troppo grande e dura da troppo, e dopo aver dedicato tanto agli altri può concedersi un ultimo atto di egoismo.
 
Vuole molto bene a tutti, ma ha bisogno di Kurt e ne ha bisogno adesso. Ha aspettato fin troppo.
 
Non ha paura.
 
È il momento.
 
Apre la prima scatola, prende un respiro profondo e, una ad una, ingoia ogni pillola. Ogni singola pillola. Le estrae con un precisione meticolosa, un piano scientifico. Non ne lascia neanche una, in due minuti le scatole sono vuote nonostante la fatica di ingoiare le pastiglie.
 
La forza della disperazione.
 
Si sdraia e attende. Chiude gli occhi, cerca di addormentarsi, mentre qualcosa sembra accadere dentro di sé, ma chi lo sa, potrebbe essere solo un’impressione. Autosuggestione.
 
Un tepore lo avvolge, la sua mente inizia a roteare su se stessa. E sente una mano, una mano che lo stringe. Un sorriso che lo illumina e una corsa che gli mostra una scorciatoia. E tutto sparisce, e tutto vortica, ed è tutto troppo e la sua mano è calda e sta affondando e si aggrappa a lui e probabilmente è tutta un’allucinazione, ma Dio, Kurt è lì ed è lì davvero, dopo tanti anni, ed è come rinascere. È come tornare a vivere. Perché solo con Kurt può vivere. Solo se sono insieme Blaine può avere un senso.
 
Solo se sono insieme tutto può avere un senso.
 
Blaine si addormenta, per non svegliarsi mai più.
 
Accanto a lui, una fotografia ricorda che sono stati giovani, un tempo, e che si sono amati tanto e che il loro amore resterà eterno e immutabile, da qualche parte tra la terra e il cielo.
 
Un biglietto piegato rappresenta l’ultimo ricordo della persona che ha amato più di se stesso e di ogni altra cosa al mondo.
 
E un foglio sgualcito, umido, presenta poche righe scritte con una grafia quasi illeggibile, tormentata da un tremore talmente profondo da essere doloroso.
 
Non è mai stato un addio.
Sto tornando da te.
Ti amo e ti amerò per sempre, in questa e ogni altra vita.

 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _Abigail_