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Autore: 365feelings    13/12/2012    3 recensioni
Sulla neve fresca ci sono solo le impronte di un cane. Del suo cane.
Arya osserva Nymeria correre sul prato innevato, il pelo lucido e le orecchie abbassate: è bellissima - di una bellezza fiera e selvaggia, la stessa della sua terra.
Gendry/Arya | AU | pseudo natalizia | per zombiecch
Fanfiction partecipante all'iniziativa del Collection of Starlight Addobba l'albero con il COS!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Gendry Waters, Nymeria
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: KumaCla
Titolo: Come neve al sole
Personaggi: Arya, Gendry, famiglia Stark e Lannister
Avvertimenti: one shot, AU
Generi: malinconico, sentimentale
Prompt:"Il Natale ci arriverà presto alla gola" - P.G. Wodehouse.
Note: la mia prima storia su Game of Thrones ed è una AU, per di più per niente riuscita. Ho il terrore di essere andata OOC >____<
Secondo questa splendida iniziativa del CoS (a cui avevo giurato di non partecipare) dovevo scrivere una AU, possibilmente su GoT, usando la parola cioccolata calda e ispirandomi alla citazione sopra scritta.
Purtroppo sono caduta in tentazione ed ecco il risultato: Arya si ritrova a dover passare il Natale in una città americana che decisamente non è casa sua, al nord (non so ancora se collocarla al confine con il Canada o direttamente in Alaska), in compagnia dei Lannister. Aggiungiamoci un po’ di risentimento e dispute tra sorelle, fratelli maggiori al college e tanta nostalgia di casa ed ecco che spunta Gendry a consolarla. Sì, lo so, una schifezza. E non ho potuto fare a meno di citare Jack Frost (vd Le cinque leggende).
Altro? I personaggi non mi appartengono (altrimenti molti di loro non avrebbero fatto la fine che, invece, hanno fatto) e bla bla bla: buona lettura (?)




 
Come neve al sole
 
Per zombiecch,
che mi ispira una dedica tutta cuori e amore.
 





 
Sulla neve fresca ci sono solo le impronte di un cane. Del suo cane.
Arya osserva Nymeria correre sul prato innevato, il pelo lucido e le orecchie abbassate: è bellissima - di una bellezza fiera e selvaggia, la stessa della sua terra.
Una fitta: il ricordo di una distesa bianca, di cime innevate, di un cielo così immenso da far paura, di riverberi azzurri che feriscono gli occhi, di un gelo che ti entra dentro. Le manca tutto ciò, vuole tornare a casa. E la consapevolezza di non poter rivedere, non così presto almeno, i luoghi della sua infanzia le fanno sentire ancora più acuta la loro mancanza - è un sentimento che la scuote profondamente, che la fa sprofondare in una struggente malinconia.
Questo è il primo Natale che passa lontano dalla sua terra, il primo in cui la sua famiglia non sarà al completo: non può che essere triste e arrabbiata, perché non è così che dovevano andare le cose. E nella nuova città, che non ha mai amato, anche la neve riesce a deluderla: dov'è il ghiaccio del nord, dov'è il vento freddo che soffia crudele? Attorno a lei, Arya vede solo case e palazzi e strade ricoperte da uno strato bianco pronto a sciogliersi da un momento all'altro.
Si sente soffocare, il Natale la sta prendendo alla gola.
Nymeria, intanto, abbaia felice; le ha tolto anche il collare, perché secondo lei così sta meglio, è più libera, e lo tiene in mano insieme al guinzaglio e alla museruola che sua madre la costringe ad usare.
Stringe il cuoio scuro e ripensa con risentimento all'incidente che è quasi costato la morte di Nymeria - a Joffrey e alla sua pericolosa stupidità che Sansa si ostina a non vedere.
Li odia entrambi, di un odio sordo e un po' infantile, che sa di cattive impressioni, rivalità e parole sbagliate. Un odio che non se ne andrà, che ormai si è radicato sotto pelle e non può far altro che crescere.
All'improvviso un clacson, non troppo lontano dalla panchina su cui siede, la ridesta e le fa voltare la testa di scatto. Anche il suo cane si è girato e ha drizzato le orecchie: guardano entrambe verso il pick up rovinato che ha fermato le sue ruote grosse poco lontano da loro.
Non appena il conducente scende, facendo scricchiolare la neve fresca sotto i suoi scarponi, Nymeria gli si avvicina scodinzolando e riceve una carezza sulla nuca.
«Cosa ci fai sveglia così presto?» le chiede Gendry, raggiungendola. Sono le otto del mattino e la scuola è stata chiusa, la gente non va al lavoro e se ne sta al caldo, nel proprio letto.
«La nevicata tiene tutti in casa e Nymeria per strada».
«Non essere triste. Joffrey è un idiota e meritava di restare senza braccio, ma almeno sua madre non è riuscita a sopprimerla» la consola «Meglio una museruola che una pelliccia» scherza poi, nel tentativo di strapparle un sorriso.
Le labbra di Arya si increspano in un sorriso lieve, appena accennato, e lo sguardo ora è sgombro dalle nuvole che prima lo oscuravano. A Gendry basta davvero poco per distogliere la ragazza dai suoi cupi pensieri - basta che sia lì con lei, ed ecco che tutta quella nostalgia di casa, che fino a qualche minuto prima la rabbuiava, scompare, evapora come neve al sole.
«Non hai freddo?» le chiede poi, indicando il giubbotto dall'aria leggera aperto sulla camicia a scacchi di suo fratello - è sicuro che il termometro segnasse non più di sei gradi quando è sceso dalla macchina.
Arya scrolla le spalle, indifferente.
«Vengo dal nord, te lo dimentichi sempre» risponde, l'orgoglio nella voce e un'occhiata divertita agli strati sotto cui è sepolto il suo amico.
«Anche tua sorella, ma lei ieri indossava un piumino».
«Sansa è una smidollata» ribatte con una smorfia - ogni discorso alla fine porta sempre ad un unico argomento: la magnificenza di sua sorella. A volte si chiede se siano davvero nate dalla stessa madre, perché non si può avere lo stesso sangue ed essere più diverse.
«Sei ancora arrabbiata con lei?»
«Sono sempre arrabbiata con lei, ricordi?» sbotta «Se la vedessi per quello che è, mi daresti sicuramente ragione invece di adorarla come una dea in terra. Non è perfetta».
«Devi ammettere, però, che è quanto di più simile alla perfezione» ribatte Gendry, ripensando ai bei lineamenti di Sansa Stark, una delle ragazze più popolari della scuola, che con Arya condivide solo il cognome e anche questo malvolentieri.
«Stop. Non voglio parlare di mia sorella con te» dice schifata «In generale non voglio parlare di lei. È quasi Natale e io dovrò passarlo chiusa in casa in sua compagnia. Tu non puoi capire la tortura. Ha anche invitato i Lannister. Capisci, i Lannister! Già è difficile sopportarla quando è sola, figuriamoci con quelle vipere. Cosa le è saltato in mente proprio non lo so». 
Gendry al suo fianco rabbrividisce, un po' per il freddo, un po' per l'idea di trascorrere le feste in compagnia di quella famiglia di vipere.
«Se la metti così, sembra proprio brutto».
«Ma è brutto!» insiste con tono esasperato.
«È il primo Natale che passerete qui, giusto? Come mai non siete tornati dai vostri parenti al nord?»
«Per la geniale uscita di Sansa. Pure a mia madre è caduta la mascella. Nessuno in famiglia ama i Lannister, a parte lei, ovviamente» risponde con acidità, una'altra smorfia a incupirle il volto affilato.
«Non dovresti essere a casa ad aiutare nei preparativi e a studiare un piano di sopravvivenza?» scherza «Non farti prendere alla gola dal Natale».
«C'è ancora tempo, mancano più di dieci giorni. E poi ti posso assicurare che basta Sansa. Anche se mi offrissi di darle una mano, rifiuterebbe per paura che io possa rovinare tutto» risponde e la mente corre agli anni precedenti, agli inverni e ai Natali passati: sono tutti eccitati per l'imminente festività, in casa c'è una gran confusione, i vecchi addobbi vengono sostituiti con altri di nuovi, il grande albero si riempie velocemente di luci, nell'aria si respira il profumo dei biscotti, sono tutti felici.
«Lo faresti» afferma il ragazzo, che ha imparato a conoscere la sua nuova amica - ha provato sulla propria pelle la testardaggine di quella giovane, così piccola e magra, ma così incredibilmente insistente e con la cattiva abitudine di fare tutto il contrario di quello che le si dice, spesso e volentieri per il solo gusto di contraddire.
«Sì» ammette Arya «Lo farei» e scoppia a ridere - ancora una volta ogni pensiero triste evapora come neve al sole. Dalle labbra sottili gorgheggia una risata sonora e contagiosa, che riecheggia nel'aria fredda e si unisce ai guaiti festosi di Nymeria, che nel frattempo si è messa a saltare per catturare i fiocchi di neve che hanno ripreso a cadere dal cielo plumbeo.
Al suo fianco Gendry starnutisce e Arya si ricorda che al sud gli inverni non sono mai rigidi e che una nevicata è un caso raro; questa è la prima volta da almeno vent'anni che si legge il cartello "chiuso per neve".
«Jack Frost è la mia unica consolazione» borbotta sovrappensiero, tornando seria.
«Chi?»
«Non conosci Jack Frost?!» risponde stupefatta, sgranando gli occhi come per dirgli ma dove vivi.
«È il nome che date voi a Babbo Natale?»
Lei lo guarda severa e scuote la testa. Una ciocca sfugge dalla treccia in cui ha costretto i capelli: li sta facendo ricrescere, ora le arrivano alle spalle e sta decisamente meglio. Il vecchio taglio era troppo corto, rimugina il ragazzo, le affilava i lineamenti magri, la faceva apparire ancora più ostile e scontrosa di quello che in realtà era. Adesso, invece, è più carina, si sorprende a pensare; non bella come Sansa, certo, ma comunque più bella - di una bellezza fiera e selvaggia, la stessa di Nymeria e, immagina, la stessa della sua terra.
Senza pensarci le riporta la ciocca castana dietro l’orecchio, in un gesto casuale, che sorprende entrambi.
Arya per un istante trattiene il respiro - dove la mano di Gendry l’ha sfiorata, sulla guancia, si sente bruciare. Anche lei, anche lei, in sua compagnia, è come neve al sole.
«Dai, offrimi una cioccolata calda prima di trasformarti in un pupazzo di neve» gli dice, scacciando quella sensazione, e richiama Nymeria; il cane arriva scodinzolando e si lascia pacificamente mettere il collare - le prime volte ringhiava e si dimenava.
«Cos'è che dovrei fare?»
«Offrirmi una cioccolata» risponde lei con tranquillità, il guinzaglio in mano, pronta ad andare.
«Ah sì?» ribatte Gendry, un sorriso malandrino ad illuminargli il bel volto arrossato dal freddo.
E prima che Arya possa dire o fare qualcosa, viene c'entrata in pieno da una palla di neve.
   
 
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