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Autore: Korat    13/12/2012    1 recensioni
Portami a Parigi. Sugli Champs-Élysées, mi tieni per mano e il tempo non è più un nostro affare.
Passeggiamo sul viale e ci fermiamo a tutti i teatrini di marionette, il sole ci accarezza la pelle, le locandine dei cinema e dei teatri parlano di noi, la Vie en rose risuona ai nostri passi. Lasciami guardare tutte le vetrine dei negozi costosi mentre risaliamo verso Place de la Concorde. Fotografiamo ogni istante con una usa e getta, ne venderanno ancora? Non lasciare la mia mano, non andiamo mai via.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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È il solito lunedì mattina, fuori è quasi buio tanto il cielo è carico di nuvoloni e la prof gracchia della Rivoluzione Francese sotto la luce squallida dei neon. Neanche tu stai ascoltando, sei così assorto a fare linee a zigzag sul quaderno e mi chiedo chissà a cosa pensi.
Vorrei che fossimo a Parigi.
Sugli Champs-Élysées, mi tieni per mano e il tempo non è più un nostro affare.
Passeggiamo sul viale e ci fermiamo a tutti i teatrini di marionette, il sole ci accarezza la pelle, le locandine dei cinema e dei teatri parlano di noi, la Vie en rose risuona ai nostri passi. Portami a fare colazione a un caffè, io prendo un croissant alla crema, tu? Mi tremano un po’ le mani e tu giocherelli con il tovagliolo, ho un po’ di timore a guardarti negli occhi. Stare vicino a te mi manda in combustione, probabilmente non te ne rendi conto dell’effetto che hai su di me.
Lasciami guardare tutte le vetrine dei negozi costosi mentre risaliamo verso Place de la Concorde. Fotografiamo ogni istante con una usa e getta, ne venderanno ancora? Entriamo a vedere se ne hanno in questo tabacchino, come si dice in francese “quanto costa?”. Hai un accento buffo e mi fai ridere mentre cerchi di spiegarti con quel baffone dietro la cassa. Ecco, fermiamo quella coppia di giapponesi e facciamoci fotografare da loro sotto l’obelisco, tu mi cingi la vita e mi attiri a te e io sorrido come se non potessi avere niente di meglio.
C’è ancora tanto da vedere, l’Opera, la Madeleine, il Trocadéro, prendiamo la metro e viviamoci la nostra Parigi. Il treno è affollato e io trovo posto sulle tue ginocchia, il vetro di fronte a noi ci riflette ed è così strano, così tremendamente imbarazzante ai limiti del ridicolo e terribilmente adorabile. Non lasciare la mia mano, tienimi stretta mentre usciamo.
Non è meravigliosa Parigi dall’alto, qui dal Sacro Cuore? Perché mi guardi con quella strana espressione? Sai, non riesco a decifrarla, non saprei neanche come aggettivarla per descriverla, ma prima ancora che ci provi sei a una distanza pericolosamente ridotta da me e sento il tuo respiro caldo, il tuo petto che si alza e si abbassa, posso contare i tuoi battiti. Poggi una mano sul mio viso e mentre mi tiri indietro i capelli le tue labbra sono già sulle mie.
Dio.
Mi stai baciando.
Dio, dio, dio.
Mi aggrappo al tuo collo e rispondo con quanta più forza riesco e ansimiamo senza respiro.
Vieni, sediamoci su questa panchina sotto il pino, io mi sistemo in braccio a te, proprio come in metro, e, anche se i nostri corpi non si armonizzano in forme simmetriche, stiamo anche un pochino scomodi mentre impariamo ad accucciarci l’uno sull’altra, poco importa. Non importa che la tua barba mi pizzica un po’, non importa che intervengo a sproposito facendotelo notare, non importa nessuna delle pause impacciate che ci prendiamo, che io scivolo e forse ti schiaccio con il mio peso.
Tu sei qui. E mentre i giapponesi continuano a fare foto, il sole continua a luccicare su una Parigi da fiaba, nel nostro piccolo e grigio mondo che per oggi abbiamo abbandonato la prof gracchia ancora sulla Rivoluzione Francese e nessuno dei nostri compagni la sta a sentire, noi siamo qui. La tua lingua si muove avida nella mia bocca, le tue labbra sul mio collo, le tue mani tra i miei capelli, sulle mie spalle, la mia schiena, la vita, le cosce…
Il tempo non esiste più.
Ma vieni, il cielo si sta tingendo di violetto e le luci dei lampioni cominciano ad accendersi come lucciole. Passeggiamo lungo la Senna e fammi fare giravolte come se stessimo ballando, la senti ancora la Vie en rose? Tutti i palazzi neoclassici, i vasi di begonie che adornano i balconi, i ristorantini ai bordi delle strade, parlano tutti di noi.
Eccoci sotto la Tour Eiffel illuminata nel crepuscolo, guardiamo entrambi in alto mentre stringo fortissimo la tua mano nella mia. Oh, ora sono i giapponesi a chiedere a noi di fare loro una foto! Mi fai sempre ridere con quella tua aria un po’ impacciata e scherzosa, non prendi niente sul serio e mi rendi leggera.
Non andiamo mai via da Parigi. Non torniamo sotto la squallida luce a neon, ti prego, resta qui, fammi rimanere con la testa accoccolata nell’incavo del tuo collo, continua a guardarmi come non mi ha mai guardata nessuno. Ma perfino in una fantasia senza tempo è arrivata l’ora di tornare a casa.
La prof sta raccogliendo i suoi fogli nella borsa, la campanella è già suonata e tu hai smesso di scarabocchiare il quaderno. Chissà dove sei stato in quest’ora, mentre io ero a Parigi con te.



 

Salut!
La colpa di questa assurda fantasia che ha preso a invadere la mia mente in ore in cui sarei dovuta stare attenta a lezione è questa canzone -> http://www.youtube.com/watch?v=ciDL3cy6DxU .. . Oh, take me to Paris! Let's go there and never look back.

   
 
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