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Autore: itgivesyouhell    13/12/2012    3 recensioni
Santana si alzò piano, attenta a non svegliare il ragazzo che dormiva accanto a lei. Si girò verso di lui, chiedendosi se era la cosa giusta da fare.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Santana/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina presto. Non sapeva l’orario, ma doveva essere davvero presto, poiché fuori era ancora buio.
Santana si alzò piano, attenta a non svegliare il ragazzo che stava dormendo profondamente accanto a lei. Si girò verso di lui, chiedendosi se era la cosa giusta da fare. Lo osservò attentamente. Osservò il volto rilassato, i lineamenti del viso, quell’espressione da bambino che tornava ogni volta che dormiva, ogni volta che sognava, le sue spalle che si alzavano e si abbassavano ritmicamente, il suo braccio sporto verso la sua parte del letto, come se volesse dire “non farlo”, come se volesse trattenerla. Lo osservò e rivide tutti i bei momenti passati insieme: le passeggiate al parco, la loro prima volta, quelle successive, il primo San Valentino, la prima litigata, il giorno in cui si dissero “ti amo”, il giorno in cui lui le chiese di andare a vivere insieme… Lo osservò e capì che, per quanto avrebbe fatto male, per quanto le sarebbe mancato, era la cosa giusta da fare. Aveva bisogno di chiarezza: era certa di amarlo, ma forse qualcosa era cambiato. Doveva fare chiarezza, capire cosa voleva davvero, e non poteva continuare a illuderlo.
Si preparò lentamente, assaporando il profumo della sua pelle che era rimasto impresso nella propria, forse sperando che lui si sarebbe alzato e che l’avesse pregata di rimanere con lui, ricordandole quanto e perché si amavano, ma sapeva che non sarebbe successo. Non si era mai alzato di notte, nemmeno durante quelle notti insonni in cui Santana si rigirava dall’altra parte del letto, iniziando a singhiozzare.
Gli scrisse un biglietto e si avvicinò a lui, accarezzandogli la guancia e lasciandogli un bacio sulla fronte, poi prese le sue cose e andò verso l’uscita, e cercando di non voltarsi indietro uscì, dirigendosi verso la sua macchina.
Non l’avrebbe svegliato, non era abbastanza coraggiosa da dirgli “addio” guardandolo, non senza piangere, e Santana non voleva piangere. Non era più una bambina, non avrebbe pianto, era un’adulta e aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornata indietro, non in quel momento almeno. Avrebbe preso un aereo e si sarebbe diretta a casa, avrebbe passato un po’ di tempo da sola, a riflettere.
Doveva andare sola, doveva continuare sola finché non avrebbe capito, e più camminava e più se ne rendeva conto. Si diresse verso la sua uscita e salì sull’aereo. Dopo aver sistemato la valigia, trovato posto e allacciato la cintura si sedette. Per tutta la durata del viaggio non fece altro che pensare come sarebbe stato, cosa sarebbe successo se non se ne fosse andata. Forse questo peso sul petto se ne sarebbe andato e avrebbero continuato la loro vita normalmente, anche se ne dubitava. Le cose sarebbero peggiorate e lei lo sapeva, e in seguito l’avrebbe capito anche lui, o almeno Santana lo sperava. Sperava che avrebbe capito che lui non c’entrava, che era solo un suo problema. Avrebbe voluto stringergli la mano e dirgli che tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma se non ne era sicura lei, come poteva dargli ancora illusioni?
Se lo immaginò. Immaginò il suo risveglio, immaginò lui mentre la cercava, il momento in cui avrebbe realizzato che lei non era lì, che lei non era più lì. Lo immaginò mentre leggeva il biglietto di scuse che gli aveva scritto, lo immaginò piangere, e le si strinse il cuore. Vederlo piangere era sempre stata una cosa brutta per Santana. Odiava vedere quegli occhi verdi, sempre splendenti, diventare rossi, odiava vedere quelle lacrime scendere, soprattutto per colpa sua. Santana non voleva essere lì in quel momento, non avrebbe sopportato di vederlo piangere.
Smise di pensarlo poiché l’aereo era atterrato e doveva prendere le sue cose. Una volta a terra accese il cellulare, sperando che nessuno l’avesse chiamata, né le avesse mandato un messaggio, però non fu così. Aveva un solo messaggio, e Santana sapeva benissimo di chi fosse. Lo aprì, titubante.
Nel messaggio c’erano soltanto cinque parole, che la fecero scoppiare a piangere:
 
Non smetterò mai di amarti.

  
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