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Autore: Soe Mame    13/12/2012    2 recensioni
- Ciao! - salutò, avvicinandosi al bambino apparso dal nulla: - Chi sei? - domandò, sinceramente curiosa.
Con sua grande sorpresa, il bambino abbassò la testa e trasse un profondo respiro, per poi dire: - ... -
- ... eh? -.
Sesel si avvicinò ancora di più, tendendo le orecchie al massimo: - Scusami, puoi ripetere? Non ho sentito. -.
Il bambino fece un altro respiro profondo e ripeté: - Sono Canada! -.
Risposta che arrivò alle orecchie di Sesel per puro miracolo: era il più flebile dei sussurri che avesse mai sentito.
Genere: Angst, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Seychelles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

1756

- Come ti chiami? -
Mh. Una domanda difficile.
Distolse lo sguardo, mordendosi un labbro. Non le piaceva non saper rispondere ad una domanda.
- Io... - esordì, dopo qualche secondo di silenzio, per poi esitare nuovamente. Trasse un profondo respiro, cercando di capire qualcosa lei stessa: - Gli altri mi hanno sempre chiamata Almirante. Perché il mio nome è Ilhas do Almirante. Però... - tornò a guardare l'uomo seduto d'innanzi a lei, quasi sperando che potesse darle una spiegazione: - ... poco tempo fa, un uomo che non ho mai visto mi ha detto che mi chiamo Iles de la Bourdonnais. Io gliel'ho detto che si sbagliava, che mi chiamo Almirante, ma lui ha continuato a dire che mi chiamo Bourdonnais. -.
Se la ricordava, l'insistenza di quell'uomo. Di certo, dopo aver trascorso un intero pomeriggio ad imparare la corretta pronuncia di quel falso nome, difficilmente si sarebbe dimenticata non tanto il volto quanto il suono della lingua parlata da quell'uomo: le era parsa una lingua "scivolosa", ma piacevole da ascoltare.
- Ah, sì! - esclamò, d'un tratto: - Parlava una lingua come la tua! C'erano tante "sc-sc" e una "r" strana! -.
A quelle parole, l'uomo sorrise. Vide le sue labbra muoversi, un leggero sussurro che continuava a ripetere il suo nome sbagliato. Sembrava... divertito? - Però... - quando riprese a parlare, l'uomo tacque, il suo sorriso svanì: - ... anche gli altri hanno iniziato a chiamarmi Bourdonnais. Ma c'era anche chi continuava a chiamarmi Almirante. Pensavo che era un soprannome, ma mi hanno detto di no, che è il mio vero nome. Però non è il mio vero nome. E, se è il mio vero nome, perché gli altri mi hanno sempre chiamata Almirante? -.
Si portò una mano alla testa, iniziando a sentire un doloroso fastidio. Non capiva, nessuno le aveva spiegato niente: da un giorno all'altro, si era sentita chiamare Bourdonnais, quasi l'avessero scambiata per un'altra persona. Qualcuno le aveva detto che quello era il suo "nuovo nome" e che doveva abbandonare il "vecchio". Ma nessuno le aveva detto perché, era così e basta.
- Ti chiedo scusa da parte sua. - la voce dell'uomo la distolse dai suoi pensieri, portandola a dare nuovamente attenzione al suo interlocutore: - A volte capita che anche gli uomini più raffinati siano sgarbati con una signorina. Imperdonabile, certo. Ma posso provare comunque a chiederti scusa per il suo comportamento. -.
La bambina inclinò la testa di lato, confusa. L'uomo del nome sbagliato era strano, non cattivo. Non aveva fatto niente di sbagliato per cui essere perdonato, no? In ogni caso, la bambina decise di annuire.
- Grazie. -.
Il sorriso tornò sul volto di quell'uomo: - Forse c'è un modo per risolvere questo problema. -.
Non appena lo disse, la bambina quasi trattenne il respiro: - Davvero? -
- Davvero. - annuì lui: - Basterà semplicemente trovarti un altro nome. -.
Questo non se l'era aspettato.
- ... un altro? - fece, esitante.
- Tu sei sia Almirante che Bourdonnais. - le disse l'uomo, pacato: - Prima mi hai detto che nessuno si è mai curato di te: Almirante è la ragazza sola. Poi sono arrivati degli uomini che ti hanno dato un nuovo nome: Bourdonnais è la ragazza confusa. Con un nuovo nome, potrai iniziare una nuova vita. -.
La bambina sbattè più volte le palpebre: era un discorso strano ma riuscì a trovarne una certa logica.
- E... - mormorò, improvvisamente curiosa: - ... che nome posso avere? -.
L'uomo parve pensarci per un attimo, per poi tornare a sorriderle: - Forse... Séchelles? -.
Trasalì. Aveva un bel suono.
- Che carino! - esclamò, gli occhi che le si illuminavano: - Allora adesso sono Séchelles? - domandò, sperando in una risposta affermativa.
- Certo. - risposta che giunse, facendole battere il cuore più forte: secondo quell'uomo, da quel momento in poi avrebbe avuto una nuova vita. Era così facile?
- Séchelles... - la chiamò l'uomo, riportandola al presente. Rispondere a quella parola le fece piacere, portandola a sorridere d'istinto.
- Per caso, hai un altro nome? -.
Adesso era di nuovo confusa - quindi era Bourdonnais.
- ... Almirante. - rispose, improvvisamente a disagio, temendo di aver capito male le parole del suo interlocutore: - ... e Bourdonnais... -
- No, no. - le fece lui, gentile: - Un nome tuo, personale. -.
La bambina non capì e ciò doveva essere ben chiaro soltanto guardandola, dato che l'uomo le si avvicinò, per poi spiegarle: - Ad esempio, io mi chiamo France, ma anche Francis. Uno è il mio nome come nazione, l'altro è il mio nome come individuo. -.
Séchelles avrebbe voluto dirgli di no, che non aveva altri nomi oltre i fin troppi che già aveva, ma i due nomi di quell'uomo l'avevano fatta sorridere: - Hai un nome come individuo quasi uguale al tuo nome come nazione! -.
Fu dicendolo che l'idea nacque nella sua testa: - Posso avere anch'io un nome come individuo quasi uguale al mio nome come nazione? - chiese, fremente.
- Puoi avere tutto quello che vuoi, Séchelles. -.
- Allora, se, come nazione, mi chiamo Séchelles... come individuo, voglio chiamarmi Sesel! - esclamò, giungendo le mani.
- E' un bel nome. - giudicò l'uomo, riempiendole il cuore di felicità.
Intrecciò le dita, felice: - Adesso avrò una nuova vita? - chiese, speranzosa.
Il suo interlocutore annuì: - Anche se, per farlo... - Sesel sgranò gli occhi, non aspettandosi una condizione necessaria: - ... dovrai lasciare la tua casa per qualche tempo. -.
Prima che la bambina potesse spaventarsi, l'uomo la anticipò: - Potrai tornare, ovviamente. - la rassicurò: - Ma ci sono tante cose, oltre il mare. Se rimarrai qui, non potrai vederle. -.
Séchelles, semplicemente, lo guardò. Non era spaventata: era stupita. Stupita di non aver paura, stupita di essere curiosa, stupita di desiderare davvero vedere cosa ci fosse al di là del mare.
- ... e quindi? - riuscì solo a chiedere, quasi trattenendo il respiro.
L'uomo le porse una mano guantata, gentile: - Vuoi venire con me, Sesel? -.
E Sesel, l'emozione che le bloccava le parole all'altezza della gola, riuscì a far uscire dalle labbra una sola sillaba: - Sì. -.


Starnutì. Di nuovo.
Affondò il naso nel fazzoletto, gli occhi che le pizzicavano. Faceva freddo, faceva tanto freddo. Riusciva a sentirlo persino sotto gli innumerevoli mantelli in cui Francis l'aveva avvolta, mentre non sentiva più le dita sotto i guanti; non sentiva più neppure i piedi, sapeva solo che erano abbandonati e sospesi a più di un metro d'altezza.
Tecnicamente, non era una brutta giornata: c'era il sole, le nuvole erano piccole e si contavano sulle dita di una mano; eppure, faceva troppo freddo.
- Siamo arrivati. - annunciò d'un tratto Francis, fermandosi: - Dentro potrai scaldarti. -.
Sesel annuì con la testa, le labbra serrate e incapaci di articolare una frase di senso compiuto.
Non si aspettava che "le cose al di là del mare" fossero così fredde. Certo, durante il viaggio aveva scorto edifici grandiosi, opere altrettanto maestose, persone con indumenti particolari, animali che non aveva mai visto... ma un violento starnuto, puntualmente, l'aveva costretta a riportare la sua attenzione al fatto che stesse letteralmente congelando.
Finalmente, dopo non seppe neanche lei quanto tempo, i mantelli che indossava divennero di troppo: non era il caldo della sua casa, ma era senz'altro una temperatura più accettabile di quella che aveva sentito fino a quel momento.
Tirò su con il naso e cercò di slacciarsi almeno uno dei mantelli, per poi vedere una mano di Francis giungere in suo soccorso nell'operazione.
- Bentornato. -.
Una voce femminile, bassa e pacata, le fece alzare lo sguardo, portando gli occhi sulla figura apparsa al centro dell'ingresso - l'ingresso della casa di Francis, che lei non aveva degnato neppure di uno sguardo: più bassa dell'uomo che la stava portando in braccio, con indosso un vestito rosso che le fece venire un forte istinto di toccarlo, una massa di soffici capelli castano chiaro raccolti, una donna guardava nella loro direzione, senza una particolare espressione sul viso.
- Grazie. - rispose Francis, avvicinandolesi; da quella distanza più ravvicinata, Sesel potè notare come i suoi grandi occhi fossero azzurri, anche se più chiari di quelli dell'uomo.
- Chi è la fanciulla in tua compagnia? - domandò dunque la donna, incontrando il suo sguardo.
Sesel trasalì, senza neppure sapere bene il perché; si rannicchiò contro Francis, quasi a nascondersi dalla donna. Strano: prima faceva freddo, ora sentiva le guance andarle in fiamme.
Francis non disse nulla. Quando Sesel lo guardò, semplicemente, ricambiò con uno sguardo d'incoraggiamento. E la bambina comprese che avrebbe dovuto fare da sola: - I-io... - farfugliò, forse emozionata dal parlare con una "nobildonna": - ... m-mi chiamo Séchelles. -.
Presentarsi con il nome da nazione, le aveva spiegato Francis. Poi, nel caso, dire il nome da persona. Era buona educazione, aveva aggiunto. Sesel aveva annuito e aveva memorizzato.
- Piacere di fare la tua conoscenza, mademoiselle Séchelles. - rispose la donna, senza cambiare espressione: - Io sono Monaco. -.
Sesel non seppe cosa fare: doveva rispondere? Era la prima volta che parlava con - vedeva - una "nobildonna" e-
- Sei una nazione anche tu? - chiese, d'istinto. E gli insegnamenti di Francis le rotolarono nella mente come una frana: c'era modo e modo di rivolgersi alle persone, sbagliarlo significava sembrare maleducati. Avvampò e cercò di rimediare alla figuraccia: - C-cioè... anche voi? - si corresse, balbettando.
Monaco, che inizialmente aveva sgranato gli occhi, si ricompose e annuì, come se non fosse successo niente.
Quella fu la conferma: con Francis prima e con Monaco dopo, aveva provato una sensazione particolare, mai provata prima; quando ne aveva parlato con Francia, quest'ultimo aveva avanzato l'ipotesi che "quella sensazione" la provasse perché in presenza di una "nazione", come loro due. Le aveva anche consigliato di verificare qualora avessero incontrato un'altra nazione e Sesel l'aveva preso fin troppo in parola.
In quel momento, lo stesso Francis - chissà che faccia aveva fatto, alla sua meravigliosa figura? - la mise giù, facendola tornare con i piedi per terra e togliendole un mantello: - Su! - disse, inginocchiandosi per scioglierle il secondo mantello: - Penso che la nostra mademoiselle voglia riscaldarsi un po', giusto? -.
Sesel annuì con forza, sebbene la temperatura non le desse più così eccessivamente fastidio.
- Gli altri sono davanti al caminetto. - informò Monaco, con quella sua voce tranquilla.
Ci volle qualche minuto per liberare la bambina di quasi tutte le imbottiture in cui Francis l'aveva avvolta, lasciandole quel che bastava per essere abbastanza a suo agio; poi fu presa per mano e portata in una stanza grande, luminosa e, soprattutto, più calda dell'ingresso.
Subito i suoi occhi si spostarono sul fuoco crepitante, ignorando tutto il resto; non poté, tuttavia, non far caso agli altri, riuniti davanti alle fiamme: altri che le davano "quella" sensazione, altri che, non appena avevano sentito la porta aprirsi, avevano portato lo sguardo sulle tre persone appena entrate.
Tutti quegli sguardi si soffermarono su di lei per circa una frazione di secondo, per poi spostarsi sul suo accompagnatore.
Quando vide tutte quelle persone - almeno un paio di decine - alzarsi dal pavimento e correre verso di loro, chiamando Francis a gran voce, Sesel non trovò altra soluzione che tuffarsi dietro l'ampia gonna di Monaco, sperando di non essere né notata né investita; fortuna volle che, raggiunto il loro obiettivo, quelli si placassero, limitandosi ad urlare qualcosa in quella lingua scivolosa e aggrappandosi alle braccia di Francis, inginocchiato per essere alla loro altezza.
- Qui est-elle? -. D'un tratto, la voce di un bambino riportò l'attenzione su di lei, ancora seminascosta dietro Monaco. Quando vide tutti quegli sguardi nuovamente su di lei, si nascose del tutto: non aveva idea di come comportarsi con altre nazioni, ci teneva a fare una bella impressione ma si era resa conto fin troppo presto di non riuscire a frenare le parole.
- Parlatele nella lingua delle nazioni. - la voce di Francis la spronò a fare capolino da dietro le pieghe della grande gonna: - Ancora non conosce il francese. -.
Poi la mano di Francia rivolta verso di lei, il braccio teso, un silenzioso invito a raggiungerlo.
Senza neppure pensarci, Sesel emerse da dietro Monaco, correndo da Francis e afferrando quella mano, quasi avesse raggiunto un punto sicuro all'interno di quella casa così grande. L'uomo la spinse leggermente verso gli altri, per lo più bambini come lei: - Da oggi, lei entrerà a far parte della nostra famiglia. - annunciò, suscitando qualche esclamazione sorpresa: - Viene da molto lontano e ha affrontato un lungo viaggio. Sono sicuro che saprete accoglierla nel migliore dei modi. -. Qualcuno ridacchiò, qualcuno rispose affermativamente, in un piccolo coretto.
Si avvicinarono, ma Sesel non si ritrasse: nazioni piccole come lei. Erano davvero come lei? Ancor più di Francia e Monaco?
Era un pensiero nato in quel momento, quando aveva avuto modo di guardare meglio quegli "altri": il timore era stato presto sostituito dalla curiosità, da cui si era generata la consapevolezza che quegli "altri" le somigliassero più di quanto pensasse. E dunque, non doveva averne paura, no?
- Come ti chiami? - chiese una bambina più bassa di lei, con voce squillante.
- Séchelles. - rispose, per poi domandare subito: - Tu? -
- Io mi chiamo Dominique! - fece la bambina, con un risata.
- Io sono Guadeloupe! - si presentò un bambino alto come lei, subito strattonato da un'altra bambina: - Io mi chiamo Saint-Domingue! -
- Io sono Ile Bourbon! -
- Io sono Ile de France! -
Tanti nomi che si accavallavano l'uno sull'altro, tanti volti nuovi, tante voci diverse; Séchelles riuscì ad associare qualche volto ai tanti nomi che le vorticavano nella mente, ma farlo per tutti, al momento, era impossibile. Contrariamente a quanto avrebbe potuto pensare, però, quel caos le piaceva: non sapeva perché ma, quando aveva visto tutti quei bambini precipitarsi a dire - urlare - il loro nome, guardandola negli occhi con sguardi luminosi, aveva sentito il cuore battere più forte, più caldo, più leggero. Un sorriso spontaneo era nato sulle sue labbra, trasformandosi in una risata quando, nella fretta di presentarsi, un bambino ne travolse un altro, rovinando a terra.
- Da dove vieni, Séchelles? - chiese una bambina più grande, di cui non riusciva a ricordare il nome appena sentito.
- Dal mare! - rispose lei, la mente che volava alla sua casa ormai lontana: - La mia casa è una grande isola dove fa caldo tutto l'anno! - esclamò, fiera.
- Come me! - trillò la bambina presentatasi come Ile Bourbon.
- La casa di Séchelles è vicino alla tua. - intervenne Francis, con un sorriso: - E anche a quella di Ile de France. -.
Il volto di Ile Bourbon s'illuminò, mentre Ile de France, un bambino più alto di lei di tutta la testa, rise: - Allora, forse, sei una mia sorellina! -.
Séchelles piegò la testa, incuriosita: in effetti, lei non sapeva praticamente nulla di se stessa, cosa impediva che avesse fratelli o sorelle di cui non conosceva l'esistenza?
L'idea la elettrizzò.
Prese una mano di Ile de France e sorrise: - Allora posso considerarti mio fratello? - domandò. Dopo un attimo di sorpresa, il bambino annuì, sorridente.
- Anch'io voglio essere la sorella di Séchelles! - s'intromise Ile Bourbon, subito seguita da altre tre bambine, tra cui Dominica.
- Noi andiamo, allora! - annunciò Francis, alzandosi e facendo un cenno di saluto: - Siate puntuali per la cena! -.
- Sì, Francis! -.

- Quindi non sei mai stata in nessun'altra casa? - domandò Ile de France, a quanto sembrava ufficioso portavoce della maggior parte dei suoi nuovi fratelli e sorelle.
Sesel scosse la testa: - Sono sempre stata nella mia isola. - rispose, avvicinandosi ancora di più al caminetto.
Dopo la confusione iniziale, era quasi strano stare tutti seduti sul pavimento, davanti al camino, a riscaldarsi e a parlare. C'era la calma: ma non una calma piatta, come quella che seguiva la partenza di tutti quegli uomini di passaggio sulla sua isola, una calma, in un certo senso, confortevole.
- Ti piacerà stare qui! - sorrise Ile de France: - Ci sono tante cose belle e sono tutti gentili! -.
- Però fa freddo... - mugugnò Séchelles, al ricordo del viaggio.
- Ti ci abituerai. - la rassicurò il bambino, dandole una pacca su una spalla: - Anch'io avevo freddissimo, sai? Però poi mi sono abituato e ora posso anche andare in giro con pochi vestiti! - esclamò.
- Ma, se lo fai, poi Monaco si arrabbia... - pigolò una bambina minuscola, con la pelle scura come la sua e quella del bambino con cui stava parlando.
- Ma Francis no. - rispose Ile de France, con una scrollata di spalle.
Sesel ridacchiò; in fondo, non le sarebbe dispiaciuto tornare ad indossare i vestiti leggeri che portava nella sua isola - già le mancavano.
In quel momento, la sua attenzione fu catturata da una bizzarra palla di pelo bianca oltre le spalle dei suoi nuovi fratelli e sorelle, poco distante da loro.
Sbattè più volte le palpebre e rimase con la bocca aperta quando si rese conto che si trattava di un animale: aveva un musetto adorabile, gli occhi scuri e sembrava terribilmente morbido. Senza pensarci, Sesel si alzò e, seguita dagli sguardi stupiti di tutti coloro che, fino ad un attimo prima, stavano parlando con lei, andò dalla palla di pelo, accorgendosi che era in possesso di quelli che sembravano degli arti; a vederlo da vicino, se si fosse messo in piedi, forse avrebbe raggiunto i suoi fianchi.
- Che carino! - esclamò, non riuscendo a trattenersi dall'abbracciarlo: era morbido come le era parso, forse anche di più. Quel che non si era aspettata era il suo profumo, curiosamente dolce.
- Kumajiro è carinissimo! - concordarono alcune bambine, raggiungendola.
- Kumajiro? - ripeté Sesel, incuriosita da quel nome così bizzarro.
- Sì! - esclamò la bambina presentatasi come Saint-Domingue: - E' un orso polare! -.
- Orso polare... - disse nuovamente Séchelles, lasciando la creaturina agli abbracci delle sue nuove sorelle: - Non ne avevo mai visti... - confessò, rapita da quel pelo così morbido.
Kumajiro, ancora tra le braccia di due bambine, alzò il musetto, guardando un punto indefinito. Poi fece una cosa che Sesel non si sarebbe mai aspettata: parlò.
- Chi sei? -.
"Parla! Ha parlato!" si avvicinò, sbalordita: quella creaturina, quell'orso polare, era in grado di parlare? "Le cose al di là del mare sono così strane...".
- Con chi stai parlando, Kumaji- Ah! - Ile Bourbon quasi saltò, quando si accorse di un'altra persona davanti a lei.
Séchelles era semplicemente ammutolita: era sicurissima che, fino ad un attimo prima, non ci fosse nessuno accanto a loro, tanto meno un bambino mai visto prima.
Deglutì, cercando di riprendersi: doveva far parte delle "cose al di là del mare", non doveva sorprendersi. Erano cose a cui non era abituata, ma non erano cattive. In fondo, nessuno si era stupito del fatto che Kumajiro parlasse, anche se, poi...
- Ciao! - salutò, avvicinandosi al bambino apparso dal nulla: - Chi sei? - domandò, sinceramente curiosa.
Con sua grande sorpresa, il bambino abbassò la testa e trasse un profondo respiro, per poi dire: - ... -
- ... eh? -.
Sesel si avvicinò ancora di più, tendendo le orecchie al massimo: - Scusami, puoi ripetere? Non ho sentito. -.
Il bambino fece un altro respiro profondo e ripeté: - Sono Canada! -.
Risposta che arrivò alle orecchie di Sesel per puro miracolo: era il più flebile dei sussurri che avesse mai sentito.
- Io sono Séchelles! - si presentò, con un ampio sorriso: - Sono arrivata poco fa! - esclamò, indicando la porta da cui era entrata.
Il bambino, Canada, mosse appena la testa, come per annuire.
- Kumajiro è suo, sai? - intervenne Ile de France, avvicinatosi.
- Davvero? - fece Sesel, cercando di guardare Canada negli occhi; operazione difficile, visto che continuava a tenere la testa bassa e lo sguardo coperto dalla frangetta di capelli color sabbia.
"Sembra triste..." notò la bambina: "O forse è solo timido?".
- Sei appena arrivato anche tu? - domandò, cercando di farlo parlare: lei già si sentiva a suo agio, tra quelle altre nazioni, e avevano soltanto parlato per poco tempo; forse, se anche Canada avesse parlato, sarebbe stato più a suo agio anche lui?
Il bambino scosse la testa e sussurrò un semplice - sconsolato? -: - No. -.
- In realtà... - parlò di nuovo Ile de France, esitante: - ... Dacana è qui da molto più tempo di noi. -
- Canada. -
Séchelles si portò un pugno al petto, sentendo una strana stretta al cuore: "E allora perché sta qui da solo?" si chiese, non capendo. Escluse a priori l'ipotesi che fossero gli altri ad isolarlo: loro l'avevano subito accolta e messa a proprio agio, non avrebbero mai potuto comportarsi male con uno dei loro fratelli. Se poi quel bambino era lì da più tempo, era lui ad aver accolto loro, no?
Tornò a rivolgersi a Canada.
O meglio, l'avrebbe fatto, se Canada fosse stato lì.
E invece era sparito. Nel nulla.
La bambina rimase con gli occhi sbarrati: "... se n'è andato...?". E lei non se ne era neppure accorta.
- Non ti preoccupare. - la rassicurò Ile de France, scuotendo la testa con fare dispiaciuto: - Lui fa così: appare e scompare senza dire niente a nessuno. Ti ci abituerai. -.
Sesel annuì meccanicamente: - Come con il freddo? -
- Come con il freddo. -.
Mentre ritornava davanti al camino, insieme ai suoi fratelli, alle sue sorelle e a Kumajiro, però, Séchelles si chiese perché quel bambino si comportasse in quel modo. Forse era lui a non volersi avvicinare agli altri? Ma perché?
"Sono tutti così gentili..." pensò, confusa: - Perché li eviti? - domandò, in un mormorio, pur sapendo che il bambino non avrebbe potuto sentirla.
In quell'istante, quasi le parve di sentire un sospiro triste alle sue spalle.
Istintivamente, si voltò, trovando soltanto il muro bianco della stanza.



Note:
* In Europa, le prime notizie sull'esistenza delle Seychelles furono riportate, nel 1502, dall'ammiraglio portoghese Vasco da Gama; in suo onore, le isole furono chiamate Ilhas do Almirante, "Isole dell'Ammiraglio".
Tuttavia, dopo l'entusiasmo iniziale (?), dell'arcipelago in sé non importò realmente a nessuno: per circa due secoli, difatti, le isole furono un semplice luogo di transito per pirati e mercanti. Unica eccezione sta nel fatto che, nel 1609, una nave della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, che passava di lì per caso per raggiungere l'India, finì in mezzo ad una tempesta e si fermò sul primo appezzamento di terra disponibile - alias le Ilhas do Almirante. Tornati in madrepatria, i marinai raccontarono delle isole in cui erano giunti, ma il governo inglese aveva di meglio da fare e non intraprese alcuna azione di conquista.
Nel 1715, i francesi presero possesso dell'Ile de France, isola di grande importanza strategica in quanto avrebbe concesso loro di aprire una via più rapida per l'India. Al fine di proteggere la rotta, nell'Ile de France fu inviato il marinaio Bertrand-François Mahé de La Bourdonnais. Allorché, una volta arrivato, La Bourdonnais disse: - E apriamolo, questo passaggio più rapido per l'India! -; tuttavia, non potendo andare alla cieca e in possesso di una mappa fatta molto alla trallallero, decise, nel 1742, di inviare una spedizione nelle isole del circondario, per avere le informazioni necessarie per tracciare una mappa decente e utile al suo progetto. A capo della spedizione c'era il signor Lazare Picault che, purtroppo, non fece una mappatura poi così accurata; per questo motivo, nel 1744, fu rispedito nelle isole a nord. Stavolta la mappatura fu finalmente più precisa e, in onore di La Bourdonnais, Picault chiamò le ex-Ilhas do Almirante Iles de la Bourdonnais, rinominando Mahé la più grande delle isole dell'arcipelago. Sfortunatamente, quando La Bourdonnais fu sostituito nel suo ruolo di amministratore dell'Ile de France, le Iles de la Bourdonnais finirono - ancora una volta - nel dimenticatoio.
Quando, nel 1754, scoppiò la Guerra dei Sette Anni, i francesi si ricordarono di avere dei possedimenti nell'Oceano Indiano; la conquista ufficiale vera e propria, tuttavia, avvenne soltanto l'1 Novembre 1756, con la simbolica posa di una lapide incisa da parte del capitano francese Nicolas Morphy. Le Iles de la Bourdonnais furono dunque rinominate Ile de Séchelles, in onore del ministro delle finanze francese dell'epoca, Jean Moreau de Séchelles.
* Il Canada apparteneva alla Francia già dal 1534.
* Ile Bourbon è l'odierna Riunione (La Réunion).
* Ile de France è l'odierno Mauritius.
* Saint-Domingue (da non confondere con la-in-francese-omonima capitale della Repubblica Dominicana) è l'odierna Haiti.
[Fonti: Wikipedia italiana, Wikipedia inglese, Wikipedia francese, Wikipedia portoghese]

Salve! ^^
E' un po' di tempo che lurko silenziosamente questa sezione, ma non vi ho mai scritto niente. *E nessuno sentiva il bisogno che tu lo facessi*
Ho infine deciso di delurkarmi con questa storia, nata quasi per caso quando mi sono resa conto che, a condividere il "doppio dominio" francese/inglese, dei personaggi finora apparsi, non è solo Canada (o solo Seychelles) ma anche Seychelles (o anche Canada); mi sono quindi chiesta quale rapporto si sarebbe potuto instaurare tra loro due, così diversi, ai due lati opposti del mondo ma con una storia di dominazioni quasi in comune. °^°
Sì, dovrebbe essere una CanadaxSeychelles. Dovrebbe. °A°
E dovrebbe essere anche pseudostorica, ma potrei benissimo essermi cannata qualcosa di estremamente stupido e/o estremamente importante.
A proposito di cannare, i periodi ipotetici deliranti nel parlato di Sesel sono voluti - mio tentativo di rendere una parlata infantile. Qualora ci fossero periodi ipotetici deliranti nella narrazione, dovrò porre le mie ginocchia sul pavimento ricoperto di ceci.

Un paio di domande che (forse) possono essere sorte:
Se era in corso la Guerra dei Sette Anni (1756-1763), perché Francis se ne sta tutto tranquillo alle Seychelles?
Da quel che ho visto, gli scontri "importanti" che hanno visto coinvolta la Francia (contro l'Inghilterra, ovviamente) sono principalmente tre. Il primo è la Battaglia di Fort Necessity, che vide vincitori i francesi e combattuta nel 1754, dunque due anni prima l'inizio della storia. Il secondo è la Battaglia di Minorca, battaglia navale combattuta il 20 Maggio 1756: non ebbe vincitori veri e propri (l'Inghilterra battuta sul mare? Suvvia...), ma fu considerata una vittoria strategica dei francesi, in quanto gli inglesi persero l'isola di Minorca. Il terzo è la Battaglia di Québec, che vide la vittoria inglese, ma fu combattuta il 12 Settembre 1759, tre anni dopo l'inizio della storia. Le Battaglie della campagna delle Indie Orientali iniziarono nel 1757, un anno dopo l'inizio della storia.
Per questo motivo, tecnicamente, Francia, nel 1756, è uscito vincitore da due battaglie contro Inghilterra, quindi presumo possa dirsi soddisfatto.
Se Sesel non conosce il francese, come ha fatto il TiziodelnomesbagliatochepresumibilmenteeraPicault a parlare con lei?
Uhm, ho pensato che ci fosse un interprete che parlasse sia francese che la lingua più familiare a Sesel - che, confesso, non ho idea di quale fosse, visto che l'attuale creolo delle Seychelles deriva dal francese e, all'epoca, l'isola era un via vai di gente di varie nazionalità. Perdonatemi questa licenza. ^^"

Il titolo dovrebbe significare "Quelle strane cose al di là del mare"; tuttavia, l'inglese fingo di saperlo, il francese l'ho studiato eoni fa e di Google, dopo averlo visto darmi come risultato "british" alla chiave di ricerca "french", non mi fido più di tanto quindi, se fosse sbagliato, tornerò in ginocchio sui ceci.

Ehm, cos'altro dire?
Che forse mi sono persa un po' tante descrizioni per strada. Ma sono giustificata, è Sesel che non si è curata troppo di Casa Bonnefoy!
*tossisce imbarazzata*
Mi auguro che questo primo capitolo sia stato almeno un po' di vostro gradimento. ^^ Se avete consigli o critiche da farmi, dite pure. ^^
  
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