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Autore: murdershewrote    13/12/2012    3 recensioni
Basta uno sguardo fuori da una finestra per portare alla mente rimembranze piacevoli e infelici allo stesso tempo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Humphries, Eric Slingby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Winter memories

Se ne stava solo Eric guardando fuori dalla finestra.
Il cielo plumbeo aveva minacciato pioggia da giorni ma il brusco calo della temperatura nelle ore notturne aveva invece favorito la formazione dei cristalli di neve. Eric osservava i candidi fiocchi volteggiare pigramente in aria fino a poggiarsi dolcemente al suolo, avvolgendo ogni cosa come un manto leggero e impenetrabile allo stesso tempo. Lo shinigami sentì qualche passo dietro di sé e il viso di Alan fece capolino oltre le sue spalle, riflettendosi accanto a lui. Dapprima il giovane gli dedicò uno dei suoi consueti sorrisi gioviali poi, incuriosito dallo spettacolo in pieno svolgimento all'esterno, si avvicinò ancora a lui. Eric allora si scostò un po’ per offrirgli una visuale migliore e l’altro poggiò subito palmi e fronte sul vetro, appannandolo col proprio fiato. Al pari di un bambino che adocchiava un gioco al di là di una vetrina, Alan distese il volto in un ampio sorriso estasiato.
“Guarda Eric, sta nevicando!” esclamò felice.
“Sì, lo vedo..”
“Dato che siamo in pausa potremmo andare un po’ fuori, che ne pensi?”
“Non vedo perché dovremmo..” rispose Eric con l’usuale noncuranza.
“Come?” disse Alan voltandosi un poco imbronciato “Non nevica spesso qui da noi... e ora è tutto bianco! Dai!” insistette.
“Anche se è un evento sporadico, non mi sembra qualcosa di così sensazionale..!” ribatté Eric non particolarmente entusiasta della proposta.
“E va bene. Vorrà dire che andrò solo!” concluse Alan lasciando l’ufficio.
Eric sospirò. Quel ragazzo era proprio ostinato!
Ci vollero diversi minuti prima che Eric decidesse di seguire l’esempio del collega. Infine scese nel cortile interno del Dipartimento, divenuto in poche ore una distesa incolore e soffice. Non ebbe, quindi, alcuna difficoltà nell’individuare la figura sottile di Alan, vestito solo con la divisa scura, appoggiata all’unico albero presente nello spiazzo. Lo raggiunse con lunghe e caute falcate, affondando di parecchi centimetri nella neve fresca.
“Potevi almeno metterti una giacca se proprio avevi intenzione di uscire!” disse accostandosi a lui.
“Non c’è poi così freddo...” rispose Alan stringendosi nelle spalle.
“Ah, no? Allora non è questo il motivo per cui stai tremando..” osservò Eric con un pizzico di ironia.
“Non sto tremando!” ribatté l’altro, tradito però dalla voce leggermente incrinata e dalle gote arrossate.
Eric lo guardò sollevando un sopracciglio mentre l’altro tentava di sostenere il suo sguardo.
Ecco che tornava ad affacciarsi il bambino.
Alan dava sempre l’impressione di essere fragile, debole. Ed Eric, per quanto fosse effettivamente a conoscenza di ogni sua debolezza, non aveva mai dubitato delle sue capacità e, al contrario, ammirava la forza di volontà e la tenacia che dimostrava quotidianamente, in ogni occasione.
Così Eric addolcì lo sguardo.
“A volte sei proprio sciocco, Alan Humphries!” lo apostrofò bonariamente.
Senza dargli la possibilità di replicare scostò i lembi della propria giacca, lo afferrò per le spalle e lo strinse a sé. Alan non oppose la minima resistenza. Sarebbe stato solo un inutile dispendio di energie e, comunque, non gli era passato nemmeno lontanamente per la testa il pensiero di sottrarsi a quella calda, meravigliosa stretta.
“Ero certo che saresti venuto..” gli disse in un sussurro poggiando la testa sul suo petto, beandosi del tepore che emanava.
Quando ci si metteva, Eric sapeva essere davvero una chioccia, premuroso all’inverosimile ed estremamente protettivo. Anche troppo alle volte. Ma Alan lo adorava anche per questo.
Ed Eric era ben consapevole di ciò.
Anche in quel momento poté distintamente percepire il bisogno che quel ragazzo aveva di lui. Lo capì dal modo in cui gli avvolgeva le braccia intorno al busto, da come nascondeva il viso fra le pieghe della sua camicia e, soprattutto, da come stringeva quest’ultima. Era come se avesse timore che potesse abbandonarlo, lasciarlo lì, sul posto.
Lasciarlo solo a vivere la sua effimera esistenza.
Ma il solo pensare a questa evenienza provocava in Eric un fitta al petto. Non avrebbe mai potuto fargli un torto simile.
Come per sancire la sua convinzione, Eric rafforzò la presa sul giovane e disse, in risposta, “Non potevo mica lasciarti da solo a...” fece un breve pausa “..A goderti il panorama!” aggiunse ironicamente scompigliandogli i capelli.
Alan rise, sobbalzando appena tra le sue braccia. Lo adorava davvero.

Poi il suo sorriso svanì, si spense la sua voce...

Ora se ne sta solo Eric guardando fuori dalla finestra. Da quella finestra.
Può ancora vedere il suo riflesso accanto al proprio, vicini. Come erano sempre stati.
Ma sa che è solo un’ illusione.
Solo un ricordo sottratto al gelo e tenuto al caldo nel suo cuore.
Almeno questo, lo avrebbe salvato.






Note dell'autrice:

Finalmente esordisco con una fic esclusivamente su questi personaggi!
Come avrà intuito chi ha visto il musical, qui ho lasciato morire solo Alan (scusatemi!) facendo sì che Eric potesse pensare a lui e struggersi per la sua perdita (scusatemi ancora!).
So che è piuttosto triste ma mi è venuta spontanea. Cosa mia ha spinto a scriverla? Forse il freddo di questi giorni, che sta spietatamente attaccando le mie mani rendendole degne del più marcescente degli zombie. Forse la consapevolezza che, parlando di questi due amiconi (?), non si può non pensare alla loro storia strappalacrime.
O forse, più semplicemente, la mia voglia di accucciarmi contro Eric e farmi scaldare da lui (♥). Sottigliezze..! ^^
Comunque, non so voi lettori ma io un fazzolettino a portata di mano lo tengo sempre se sono loro i protagonisti di una storia.
Come sempre non esitate a segnalare eventuali errori (provocati, probabilmente, dal tremito delle mani sulla tastiera!).






   
 
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