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Autore: taisa    30/06/2007    23 recensioni
I bambini si sa sanno essere molto crudeli, ma guai a far arrabbiare un piccolo Saiyan, soprattutto se si parla male del suo eroe…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIN SOPRA LE NUVOLE

FIN SOPRA LE NUVOLE

*

La campanella della scuola che annunciava l’inizio dell’intervallo era passata da poco.

I bambini si erano già appropriati del giardino dietro la scuola per interrompere le loro attività di studio almeno per qualche minuto.

Divisi in gruppetti di tre o quattro amici i piccoli scolari si accingevano a svolgere i loro giochi illuminati dal sole primaverile che stava cominciando a scacciare il freddo inverno.

Diverse erano i diversivi dall’istruzione, c’era chi veniva coinvolto nel salto della corda, chi si scambiava carte da gioco, qualche bambina aveva tirato fuori la propria bambola, o chi ancora era immerso nella lettura di un fumetto dedicato ai supereroi che preservavano la pace nel loro piccolo e fantasioso mondo.

“E’ fortissimo! Vorrei saperle fare anch’io certe cose!” esclamò uno dei bambini immerso nella lettura esaltato dalle prodezze dell’eroe di turno.

Un bambino al suo fianco annuì concorde “Sarebbe stupendo!” esultò alzando un pugno al cielo.

L’altro osservò davanti a sé guardando il terzo bambino un po’ in disparte rispetto agli altri.

Lui, seduto su un piccolo muretto nascosto dagli alberi, aveva lo sguardo disperso aldilà del cancello che delimitava il giardino della scuola.

Le braccia adagiate dietro la testa con la schiena appoggiata ad un altro blocco di cemento alle sue spalle.

Mentre un piede, a penzoloni, oscillava regolarmente segno di essere assolutamente tranquillo ed immerso nei suoi pensieri.

L’amichetto che lo stava osservando strizzò gli occhi mentre cercava di capire cosa pensasse, non riuscendo a percepire i suoi ragionamenti pensò d’interpellarlo nella discussione.

“Tu cosa ne pensi Trunks?” gli chiese costringendo anche il compagno immerso nella lettura a guardare l’amico dai capelli lilla.

Trunks alzò semplicemente le spalle, con tranquillità voltò lo sguardo ai sui amici “Il mio papà sa fare di meglio” rispose guardando il fumetto che aveva svogliatamente già letto.

I due amici sgranarono gli occhi “Davvero?!?” chiese incredulo il primo cercando di capire se stesse parlando sul serio.

Il secondo spalancò la bocca, osservò l’amico poi gli mostrò il fumetto che ancora reggeva in mano “Ma lui sa anche volare!” affermò, quasi fosse una cosa ancor più straordinaria delle altre.

Trunks scese dal muretto, fece un paio di passi verso gli altri due e si adagiò le mani ai fianchi “E’ facilissimo…lo so fare anch’io” si vantò sollevando i piedi dal terreno e fluttuando a qualche centimetro dal suolo.

Simultaneamente i due bambini scattarono in piedi osservando l’amico fluttuante estremamente meravigliati.

“Wow! Trunks devi insegnare anche a me a volare!” esclamò uno dei due in preda all’eccitazione, “Anche a me Trunks!” gli fece eco l’altro con altrettanta euforia.

Il Saiyan appoggiò nuovamente i piedi al suolo assumendo un espressione soddisfatta “Non so se ne sareste capaci” si vantò fiero.

I suoi compagni di gioco lo guardarono un po’ delusi.

Il primo sbuffò osservando le sue scarpe per alcuni secondi, poi alzò nuovamente lo sguardo tornando a guardare l’amico “A te chi lo ha insegnato?” chiese curioso.

Trunks incrociò le braccia socchiudendo gli occhi con orgoglio “Me lo ha insegnato il mio papà” continuò esaltando il suo eroe personale.

“Allora il tuo papà è davvero fortissimo!?!” aggiunse l’altro ormai convinto che quello dell’amico era un genitore straordinario.

Il piccolo Brief annuì ripetutamente “Certo che lo è, il mio papà è il migliore di tutti” rincarò la dose.

“E dimmi Trunks, fino dove sei capace di arrivare?” chiese uno dei due sempre più curioso di conoscere i dettagli dell’abilità dall’altro.

Trunks alzò un indice al cielo “Fin sopra le nuvole” rispose con un sorriso soddisfatto.

“Davvero?!?” chiesero in coro i due amici sempre più increduli ed esaltati dal loro straordinario compagno.

“Siete dei creduloni” intervenne una voce alle spalle dei due ragazzini.

Un quarto bambino fece la sua entrata in scena, si avvicinò a loro a braccia conserte con l’espressione furba in volto.

“Vi sta solo prendendo in giro” gli fece presente guardando con sfida il piccolo Saiyan che rispose con una smorfia, evidentemente non troppo in simpatia con il nuovo venuto.

“Però Ginta, noi lo abbiamo visto alzarsi da terra” gli fece presente uno dei due bambini.

Ginta si avvicinò al ragazzino col giornaletto in mano rubandoglielo “Queste sono cose da fumetto, avrà usato qualche trucco” rispose buttando il libro colorato ai piedi di Trunks che incrociò le braccia seccato senza troppo badare alla rivista.

Uno dei suoi amici si voltò a guardarlo “E’ vero Trunks?” chiese per avere una chiarificazione, “No” rispose lapidario il bambino sapendo di non aver mentito.

Ginta sorrise lievemente sinistro “Sono tutte balle, come quelle che racconta suo padre. Secondo me non ce l’ha neanche un padre” dichiarò crudele senza curarsi troppo dei sentimenti dell’altro bambino.

“Dici davvero Ginta?” gli chiese uno degli altri due bambini non sapendo più a chi credere.

Ginta annuì “Certo, mia mamma ha detto che lui e la sua mamma se lo inventano, che in realtà non esiste” rispose interpretando in modo infantile i pettegolezzi della madre.

Gli amici di Trunks iniziarono a guardare prima uno poi l’altro per cercare di capire chi dei due stesse dicendo il vero.

“Provate a pensarci…lo avete mai visto suo padre?!” sentenziò infine il bambino decretando la sua piccola vittoria.

Infondo nessuno dei due aveva mai visto il padre di Trunks.

Il piccolo Saiyan ringhiò infastidito, strinse i pugni e guardò nervoso il bambino saputello che stava parlando male del suo papà.

“Adesso ti faccio vedere io!!” urlò poi il bimbo dai capelli lilla scattando in direzione dell’altro.

*

Il rumore degli oggetti di metallo sbattuti l’uno contro l’altro rompeva il silenzio che sembrava estendersi per tutto il laboratorio.

A parte quell’irregolare suono, infatti, non vi erano altri rumori che determinavano la presenza di vita umane in quel luogo.

Difatti a prima vista dava l’idea di essere completamente vuoto, che al suo interno non vi fosse nessuno.

Eppure qualcuno c’era, qualcuno nascosto sotto uno dei vari velivoli e robot, e che stava instancabilmente lavorando ad uno di qui prototipi.

Dei leggeri passi si fecero largo tra i vari fili e cavi elettrici sparsi per il pavimento metallico.

I passi si fermarono davanti ad un enorme aereo in via di costruzione.

L’uomo, autore di quei passi, si chinò sbirciando sotto di esso per osservare la persona che ignara della sua presenza stava lavorando al motore.

“Come procede cara?” chiese cercando di seguire i movimenti della lavoratrice.

La donna scostò le braccia incrociando gli occhi del padre nascosti dietro gli occhiali da vista “Bene, devo solo riuscire a migliorare la frenata all’atterraggio e poi possiamo fare qualche prova” spiegò tornando a lavorare.

L’anziano scienziato diede una boccata alla sua sigaretta, accarezzò il gatto nero sulla sua spalla, ed osservò pensieroso l’abitacolo che la figlia stava ultimando.

“Certo che questi aerei vanno di gran moda ultimamente” mormorò guardandosi attorno e notando una svariata quantità di mezzi simili.

Senza attendere alcuna risposta si allontanò verso un altro di quegli enormi marchingegni che portavano il marchio della sua società.

“Non c’è da stupirsi, infondo sono l’ultima novità sul mercato” gli rispose Bulma senza sapere di non essere già più ascoltata.

Il trillare del telefono interruppe la strampalata conversazione di due persone che non si stavano neanche ascoltando rompendo la monotonia dei tintinni metallici.

“Papà rispondi tu, io ho le mani occupate” urlò la donna ancora alle prese col suo lavoro, ma l’incessante rumore le fece capire che l’uomo non si era ancora mosso “Papà!” urlò ancora nella speranza di richiamare la sua attenzione.

Solo allora si accorse che lo scienziato si era allontanato dal mezzo sotto la quale stava lavorando, e con una spinta al carrellino sulla quale era sdraiata si ritrovò in pochi istanti alla luce dei neon che illuminavano il suo luogo di lavoro.

Sbuffò mettendosi seduta “Insomma papà!” si lamentò al vuoto, certa che lui non l’avrebbe sentita.

Si ritrovò a fare un rapido calcolo mentale, sua madre era in pasticceria, come al solito, Vegeta era chissà dove a poltrire, ma su di lui certo non poteva fare affidamento.

Gli unici ancora in casa erano lei e suo padre, e vista la sbadataggine di quest’ultimo a lei toccava andare a rispondere.

Seccata appoggiò lo strumento con la quale stava trafficando e si tolse i pesanti guanti da lavoro sbattendoli al suolo.

Sbuffò alzandosi, dirigendosi poi verso la scrivania più vicina provvista del telefono che da qualche secondo stava rimbombando con il suo scampanellare.

“Pronto?!” chiese adagiandosi la cornetta all’orecchio.

“Salve, parlo con la madre di Trunks Brief?” chiese una voce femminile dall’altro capo del telefono.

Bulma inarcò un sopracciglio sospettosa “Sì” rispose un po’ spiazzata.

La donna dal lato opposto della comunicazione si schiarì lievemente le voce “E’ la scuola di suo figlio. La chiamo per un piccolo problema che è avvenuto oggi durante l’intervallo” iniziò a spiegare.

La madre del bambino in questione aggrottò le sopracciglia “Che genere di problema?” chiese non sapendo quanto allarmarsi.

“Non è nulla di grave, vede è sorta un piccola discussione tra lui e un altro bambino e…” “Sta bene?” chiese interrompendo la spiegazione.

L’altra donna annuì tranquillamente “Sì, suo figlio sta benissimo non dev…” “Mi riferivo all’altro bambino” la interruppe nuovamente non di certo preoccupata delle condizioni di suo figlio in una probabile baruffa con un suo normale coetaneo.

La segretaria della scuola guardò la cornetta perplessa, riportò il ricevitore all’orecchio e rispose confusa “Sì signora sta bene è soltanto un po’…ehm…scosso” farfugliò.

“Scosso?!” ripeté l’azzurra “Avrei dovuto immaginare” rispose poi in un sospiro senza scomporsi troppo.

“Come?!” chiese l’altra perdendo le redini del discorso “Quindi per cosa mi avete chiamato?” chiese ancora la madre del bambino riportando la segretaria con i piedi per terra.

“Ah sì…ecco, visto l’accaduto mi chiedevo se fosse possibile per lei venire a scuola per parlare con suo figlio e col preside” spiegò infine arrivando al dunque.

Bulma sospirò pesantemente “D’accordo, arrivo subito” rispose rassegnata all’idea di passare le prossime ore nell’ufficio del direttore.

“Ah! Un’altra cosa signora…sarebbe possibile far venire qui anche il padre?” riprese l’impiegata impedendole di buttare giù il telefono.

“Il padre…di Trunks?!” chiese ora decisamente meno tranquilla e rilassata.

La donna annuì “Sì signora, sembra che il motivo della lite fosse proprio suo padre” chiarì la dipendente della scuola.

Bulma ci pensò per alcuni istanti “Vedrò cosa posso fare” rispose enigmatica come se si stesse accingendo a compiere un’ardua impresa.

“Chi era al telefono cara?” riapparve il padre quando riagganciò la cornetta.

Bulma si voltò a guardarlo “La scuola di Trunks, sembra si sia messo nei guai” spiegò storcendo le labbra.

Il dottor Brief la guardò con tutta calma “Oh spero non si sia fatto male” disse con un tono della voce neutro in una preoccupazione che era del tutto inutile.

La figlia passò oltre il suo modo di fare un po’ bizzarro roteando di lato le pupille “Piuttosto, hai visto Vegeta?” gli chiese poi appoggiandosi le mani ai fianchi.

*

Il ticchettio dell’orologio scandiva lentamente lo scorrere del tempo, accompagnate dal continuo digitare della segretaria sulla tastiera.

Il bambino era rimasto tutto il tempo seduto su quella sedia, immobile, a fissare in un punto dello spazio non ben definito.

Il suo sguardo non si mosse di un millimetro nemmeno quando la porta dell’ufficio si spalancò improvvisamente.

Una donna entrò trafela guardandosi velocemente attorno, notò subito quel bimbo silenzioso in un angolo della stanza e senza badare a ciò che era posto tra lei e il suo bambino si precipitò verso di lui.

Una volta raggiunto lo strinse forte a sé abbracciandolo saldamente “Gintaaaaaa amore della mamma stai beneeee?!” starnazzò la donna dai sovrabbondanti chili di troppo.

Ginta non rispose nulla restando chiuso nel suo mutismo, fu la segretaria a rispondere per lei “Non ha detto una singola parola da quando è qui, non sappiamo esattamente gli sia successo” spiegò distraendosi dal suo lavoro.

La donna scattò in piedi additando la giovane dipendente quasi fosse colpa sua “Lei è un’incapace signorina! Possibile che nessuno sa cos’è successo al mio bambino!!” urlò rivolgendole nervosamente le dita tozze e ricolme di anelli grossolani.

La sventurata impiegata la guardò sorpresa per alcuni istanti, e nonostante la giovane età riuscì a mantenere il sangue freddo “Cerchi di stare calma signora. Suo figlio non ha nulla di grave” cercò di dire per riportare la tranquillità anche nella donna che la stava accusando ingiustamente.

“Sta calma cara” le disse il marito mingherlino che l’aveva accompagnata, “L’importante è che Ginta stia bene” continuò delicatamente.

“Non sto calma!” urlò ad entrambi “Voglio un responsabile! Chi è stato a fargli questo!!!” sbottò agitando insensatamente le braccia.

La stanza ricadde in un singolare silenzio, furono gli occhi della segretaria a rispondere volgendosi verso la parete opposta guardando il ragazzino che occupava una delle sedie disposte sull’altro muro.

La donna grassoccia si girò a guardare il piccolo Trunks che a braccia conserte osservava la scena con sguardo truce ed annoiato al tempo stesso.

“Ah è lui” sibilò con disprezzo la paffuta signora avendo riconosciuto l’erede della famiglia più ricca del paese.

Stava per avvicinarsi a lui con passo pesante, ma a fermarla fu lo spalancarsi della porta.

Bulma si guardò attorno cercando il figlio, appena lo vide si avvicinò a lui con aria seccata.

Si fermò ad un passo dal bambino, che perse lo sguardo minaccioso addolcendolo decisamente di più.

La madre puntò i piedi appoggiandosi le mani ai fianchi “Allora? Si può sapere cos’hai combinato?!” chiese subito severa con tono intimidatorio.

Trunks scostò lo sguardo da lei andando a cercare il pavimento “E’ stato lui a cominciare” si giustificò iniziando a far dondolare i piedi su una sedia decisamente grande per la sua statura di bambino.

Bulma lo guardò per qualche istante, infine sbuffò incrociando le braccia meno severa “Trunks quante volte ti devo ripetere di usare la tua forza a scuola” cercò di ricordargli.

Il figlio alzò nuovamente la testa verso di lei “Non l’ho fatto” spiegò vago lasciando il tempo alla donna di guardalo perplessa prima che la discussione venne interrotta dall’arrivo del preside.

L’uomo uscì dal suo ufficio, adiacente a quello della segretaria “Salve, vedo che ci siete tut…oh no, suo marito non è venuto signora?” disse guardandosi attorno e notando l’assenza di una figura maschile, e rivolgendosi poi alla donna dai capelli azzurri.

Bulma aggrottò le sopracciglia, chiuse gli occhi e si tamponò la fronte con due dita con aria nervosa “Figuriamoci se quel testone si degna di muoversi una volta tanto” brontolò senza dare nessuna reale spiegazione.

L’altra donna la fissò divertita esibendosi in una risata provocatoria, “Che c’è da ridere?!” sbottò l’azzurra riservandole uno sguardo poco amichevole, avendo capito che il motivo della sua ilarità era proprio lei.

“No nulla” si affrettò a mentire l’altra precedendo tutti all’interno dell’ufficio del preside.

Appena le rivolse le spalle Bulma le mostrò la lingua seguito da un gesto di stizza col capo.

Grassona, mi chi si crede di essere!

Trunks osservò la madre senza dire nulla, si limitò ad inarcare un sopracciglio piuttosto preoccupato, aveva già capito che in quella stanza ci sarebbe stato il finimondo.

Bulma lo guardò nervosa con le mani appoggiate ai fianchi “Andiamo Trunks” ordinò irremovibile anticipando il bambino nella sala.

Una volta fatti accomodare il preside guardò uno ad uno i presenti nella stanza fino ad incrociare gli occhi azzurri del piccolo Saiyan.

Si mise comodo sulla sedia incrociando le dita davanti a sé “Allora Trunks, posso sapere cos’è successo?” gli chiese con una certa delicatezza.

Il bambino s’imbronciò incrociò le braccia guardando serio l’uomo “Lui ha offeso il mio papà” rispose risoluto non intenzionato a dare ulteriori spiegazioni.

Seguì un secondo di silenzio nella quale tutti gli occhi erano puntati su di lui.

Il direttore si schiarì la voce con un colpo di tosse sistemandosi gli enormi occhiali sul naso “Questo lo sappiamo piccolo, ma noi vogliamo sapere cos’è successo dopo” lo esortò a parlare in modo molto pacato.

Trunks restò in silenzio valutando l’idea di rispondere.

“Qualunque cosa abbia fatto ha fatto bene a farla” irruppe una voce profonda proveniente dall’uscio della stanza.

Tutti furono costretti a voltarsi e gli occhi di Trunks si riempirono di gioia “Papà!” esclamò riconoscendo subito l’uomo imbronciato a braccia conserte che era appena arrivato.

“Vegeta che ci fai qui?! Pensavo non volessi venire” gli chiese Bulma guardandolo piuttosto sorpresa.

L’uomo socchiuse gli occhi volgendo il capo nella direzione opposta “Tsk, non avevo di meglio di fare” si giustificò nel suo singolare modo.

Bulma gli rivolse uno sguardo saccente, da quando avevano sconfitto Majin-Bu diversi mesi prima Vegeta aveva spesso la tendenza a comportarsi in modo strano per i suoi particolari canoni.

La grassoccia signora lo guardò sbalordita, non credeva che il fantomatico uomo di casa Brief avesse davvero un volto.

Vegeta notò il suo sguardo, si staccò della porta, sulla quale era appoggiato, e fece due passi avanti, guardò la donna con un sorriso ironico “Cosa c’è palla di lardo? Mai visto un vero uomo?” rispose meschino facendo cenno col capo all’ometto buffo al suo fianco.

Bulma tentò di soffocare una risata divertita, e vittoriosa, coprendosi la bocca con una mano.

Ripresasi cercò di assumere un atteggiamento severo, si appoggiò una mano al fianco e guardò l’uomo con, finto, rimprovero “Ti sembra questo il modo di parlare?” recitò pur di non dare a vedere l’assoluta complicità che in realtà li legava.

Vegeta non rispose, afferrò una sedia in fondo all’ufficio e lì si accomodò, con la sua classica posa a braccia conserte e occhi chiusi.

Dopo un secondo di silenzio perplesso, il preside cercò di riprendere contegno, si aggiustò nuovamente gli occhiali abbassando lo sguardo “Bene, ora che ci siamo tutti possiamo continuare…” riprese.

*

Le lezioni erano ormai finite, e Trunks aveva passato il resto della giornata scolastica in presidenza a discutere di ciò che aveva e non aveva fatto.

Al suono della campanella di fine lezioni il piccolo Brief andò di corsa verso la sua aula per recuperare il suo zaino.

Prima di raggiungere la parta della sua classe però si sentì richiamare.

Voltandosi riconobbe subito i suoi compagni di classe, che curiosi dell’esito dell’incontro, lo raggiunsero di corsa.

“Allora com’è andata?” gli chiese uno dei due guardandolo lievemente preoccupato “Ti hanno messo in castigo?” chiese l’altro anch’egli un po’ in ansia per l’amico.

Trunks sorrise a trentadue denti e si appoggiò le mani ai fianchi fiero “Non mi hanno fatto niente” rispose contento dell’esito della riunione tra il preside ed i suoi genitori.

I due amici sorrisero a loro volta “Meno male, così poss…” “Datti una mossa Trunks! Abbiamo perso abbastanza tempo in questo posto!” li interruppe una voce da lontano.

I tre si girarono in direzione della voce incorniciando gli occhi neri dell’uomo che aveva appena richiamato il bambino dai capelli lilla.

Trunks annuì “Arrivo subito papà” urlò con un sorriso affrettandosi a recuperare le sue cose.

Gli altri due restarono fissi sull’uomo che osservava severo davanti a sé.

Una mano minuta andò a punzecchiarli uno zigomo contribuendo a trasformare la sua espressione in una smorfia seccata.

“Smettila di essere sempre così scorbutico, sta solo salutando i suoi amici” gli fece presente la donna al suo fianco senza smettere di torturare la sua povera guancia.

Vegeta scattò nella sua direzione innervosito “Piantala sei insopportabile!” le sbottò contro cominciando a rimbeccarsi con la consorte.

Trunks uscì dall’aula con lo zaino sulle spalle.

Quando passò davanti ai suoi amici uno dei due additò la coppia che lo aveva accompagnato “E’ quello tuo padre Trunks?” gli chiese guardandolo sorpreso.

Il bimbo annuì “Sì…lui è il mio eroe…” esultò andando incontro ai genitori che smisero improvvisamente di insultarsi a vicenda.

“Hai salutato i tuoi amici?” gli chiese Bulma quasi non stesse bisticciando col compagno fino ad un attimo prima.

Trunks annuì cominciando precederli entrambi camminando con larghi passi accompagnati dall’oscillare delle braccia.

Bulma lo seguì pochi passi più indietro, sorrise osservando l’allegria del bambino.

Vegeta si mise in marcia poco più tardi, mise le mani in tasca e seguì la sua famiglia.

Poi improvvisamente si bloccò, osservò il figlio ed incrociò le braccia.

Doveva ammettere che era curioso, quel mostriciattolo lo aveva offeso liberamente, e suo figlio l’aveva difeso per tutto il tempo, ma cosa avesse fatto per difenderlo non l’aveva ancora detto a nessuno.

“Trunks” lo richiamo facendo girare verso di lui moglie e figlio “Cos’hai fatto a quel moccioso?” chiese con un espressione indecifrabile in volto.

Il bambino sorrise soddisfatto “L’ho portato…fin sopra le nuvole” rispose alzando un indice al cielo.

*

FINE

*

  
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