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Autore: Andrew R Tyler    13/12/2012    3 recensioni
Lui, è uno schiavo. Non sa chi sia, è semplicemente un numero di matricola. È scappato, e vuole soltanto essere libero.
«Take me down to the paradise city
Where the grass is green and the girls are pretty
Take me home»
[Guns 'n' Roses - “Paradise City”]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Take me down to the paradise city
     Where the grass is green and the girls are pretty
     Take me home

 

[Guns 'n' Roses - “Paradise City”]

 

I suoi passi risuonavano lenti e implacabili sul pavimento di cemento.

Tac.

Tac.

Tac.

Rimbombavano tremendamente nel corridoio vuoto.

 

Ora sapeva.

Sapeva di voler scappare.

Sapeva di essere.

 

Era stata la tortura? Non lo sapeva.

Forse il fulmine.

Forse lo stupro.

Forse.

 

Ma chi era lui?

Si scoprì il polso.

Tatuato, SL-3345982

SLave.

Schiavo.

 

Era. Uno. Schiavo.

Non riusciva a parlare.

Non riusciva a pensare.

Forse perché non l'aveva mai fatto.

Forse perché lo fabbricavano in serie, lavorava per sedici ore, mangiava una roba verdastra e insapore, e poi si sdraiava sei ore in un cubicolo grigio. O dormiva in piedi? Non se lo ricordava.

Non era progettato per ricordare.

 

So stand in line while they ink numbers in your head
     You're now a slave until the end of time here

[Avenged Sevenfold - “Nightmare”]

 

Si bloccò di colpo.

Passi. Passi di altri. Appena dopo la curva.

Si mise rasente al muro.

Strinse forte nella mano il coccio di vetro.

La scheggia tagliente affondò nella carne.

Iniziò ad uscire uno strano liquido rosso.

Non l'aveva mai visto prima. Lo fissò affascinato.

Faceva male. Usciva, sgorgava. Ma era bello.

Era attraente.

 

Lo strascicare dei piedi lo richiamò alla realtà.

Un uomo vestito di blu e grigio gli passò vicino, senza vederlo.

Istintivamente gli saltò al collo.

Gli conficcò il vetro nella carotide, e tirò verso di sé.

 

Venne investito da un getto dello stesso liquido che gli usciva dalla mano.

Era caldo.

Aveva un sapore strano.

 

Il corpo senza vita crollò a terra.

Egli scese con lui. Gli posò una mano sulla cintura, in un gesto che aveva già visto fare milioni di volte, ed estrasse una piccola schedina nera, un insignificante rettangolo di titanio.

 

L'allarme suonava, suonava incessantemente.

Gli feriva le orecchie, ma lui non sembrava non accorgersene.

Continuò la sua pantomima, imitando i gesti delle guardie.

Si infilò la scheda magnetica nella cavigliera.

Biiiip.

Clack.

 

Si sganciò con un sibilo, e cadde a terra.

Un tonfo secco, e il dolore alla gamba finalmente si placò.

 

Ora. Era. Libero.

Libero.

 

They say we’ve lost our minds, we’ve just gained control

Search endlessly, fight till we’re free

[Avenged Sevenfold - “Carry On”]

  
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