Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Rebychan    14/12/2012    4 recensioni
Sebastian è un comune essere umano. E' un insegnante di nobili natali, anche se la sua famiglia è decaduta, e gli verranno affidati dal Conte Phantomhive come protetti i figli: Ciel e sua sorella maggiore.
Cosa accadrà?
Non serve infatti essere un diavolo per essere diabolici.
AU completa - Pairing: Sebastian X Ciel
Dal capitolo 15: Quando entrò nel grande salone tutti gli occhi ovviamente furono su di Ciel. E’ inutile dire che quelli più insistenti furono proprio quelli di Elizabeth.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il nuovo capitolo di questa fic.
Scusate il ritardo, ma ultimamente per me è un periodaccio. Ho avuto diversi problemi oltre che un enorme "blocco dello scrittore". Spero ora di riuscire a mettermi di nuovo sotto.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la fic tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi commenta.
Buona (spero) lettura.
Reby

CAPITOLO 14

E’ proprio quando si abbassa la guardia che si viene colpiti dal pugno d’incontro!

E fu quello che capitò a Ciel quel giorno.

Ormai pensava che la giornata stesse giungendo al termine e si stava già rilassando soddisfatto dello spettacolo cui aveva assistito.

Frances aveva tartassato Sebastian che era stato costretto ad abbassare un po’ le penne.

Certo Michaelis se l’era cavata alla grande nelle prove messe in atto dalla donna, meglio di qualsiasi altro tutore prima di lui, tuttavia si vedeva che era provato.

Non era riuscito a mantenere intatta la sua solita impenetrabilità.

Frances l’aveva stremato.

Ciel rideva tra sé e sé in attesa di poter dare sfogo concretamente alla sua ilarità una volta fosse stato in camera da solo.

Non gli era mai piaciuto mostrare apertamente agli altri le sue emozioni.

Era sinonimo di debolezza. E lui doveva dimostrarsi in ogni occasione forte e capace per essere degno dei Phantomhive.

Anche in quell’occasione quindi se dentro di sé gioiva, fuori sembrava sì soddisfatto visto come teneva il petto fuori trionfo e sorrideva lievemente ironico, ma più di così non si sarebbe lasciato andare.

L’ultima volta che aveva pianto o riso in pubblico era stato quando aveva cinque anni.

Poi aveva preso consapevolezza di sé, del suo rango e nonostante per l’anagrafe fosse stato ancora un bambino, era diventato un uomo.

Ancora qualche minuto e Frances ed Elizabeth se ne sarebbero andate.

La visita si poteva dire pressoché finita!

Ciel lasciò vagare i suoi pensieri a quella sera, quando lui e Sebastian sarebbero stati soli come padrone e maggiordomo.

Forse poteva sfotterlo scimmiottando i metodi di Frances. Avrebbe potuto cominciare a parlargli in diverse lingue o porgli domande imbarazzanti. Chissà l’altro che faccia avrebbe fatto.

Era assorto in quelle riflessioni, quando  il “pugno” lo colpì in pieno viso.

Elizabeth gli si era affiancata  e lui istintivamente aveva sorriso cordiale.

Non la stava ascoltando veramente, desiderava solo che se ne andasse al più presto, per lasciarlo libero di meditare sul da farsi.
 

Fu per quello che comprese quella richiesta con qualche secondo di ritardo.

Forse se avesse liquidato quella faccenda con un secco “no” immediato niente di quello che capitò dopo sarebbe successo.

Quegli istanti di troppo che ci impiegò a rispondere decretarono la sua “fine.”

Elizabeth gli stava dicendo: “Ciel, non ti ho ancora fatto vedere il nuovo abito che ti ho comprato. Stavolta è proprio carinissimo. E’ rosa con rifiniture nere. Ha la vita stretta, la gonna è svolazzante, e il corpetto finisce con delle maniche sottili che sono la fine del mondo. Lo devi indossare.”

Ciel assente con il pensiero aveva asserito con il capo fino a metà del discorso. Se fosse  stato nel pieno delle sue facoltà mentali avrebbe capito dall’inizio dove la ragazzina voleva andare a parare. Ed invece solo quando aveva sentito la parola gonna i suoi occhi erano strabuzzati sorpresi ritornando al presente.

No! Nemmeno quella volta Elizabeth si era dimenticata del vestito di donna che voleva indossasse. Capì.

Il ragazzino sospirò rassegnato.

Elizabeth lo guardava sognante, mentre ripeteva la sua richiesta.

“Allora stavolta lo indosserai?”

Ciel stava per risponderle con un no secco, quando quella voce glielo impedì.

“Scusate se ho l’ardire d'intromettermi nella vostra conversazione, ma cosa dovrebbe indossare?”

Era Sebastian e Ciel rabbrividì rendendosi immediatamente conto di essere in pericolo.

Tutti gli adulti che stavano parlottando tra loro per gli ultimi convenevoli puntarono gli occhi su Ciel e Elizabeth, dopo che il tutore si fu intromesso tra loro.

Angelina che era lì vicina impallidì, intuendo anche lei quello che stava per succedere.

Elizabeth volse i suoi occhi verso Sebastian.

A poco servì il disperato tentativo di Ciel di tapparle la bocca, sussurrando un: “Non dire niente.”

La ragazzina partendo in quinta esclamò: “Vorrei che indossasse un vestito che gli ho preso. E’ da donna!”

Elizabeth arrossì, quando Sebastian la guardò inarcando un sopracciglio scettico.

“Desiderate che il vostro fidanzato si vesta da ragazza?”, chiese curioso.

“No, cioè sì.”, rispose Elizabeth. Poi sospirò e si decise a spiegare tutto dall’inizio. “Non mi fraintendete. Io amo Ciel proprio perché è un bellissimo ragazzo sia fisicamente, sia interiormente. Lo adoro. Tempo fa però ho letto in una rivista che è molto chic per un maschio vestirsi da donna almeno una volta nella vita. Lo aiuta a capire cosa dobbiamo “patire” noi ragazze quando ci facciamo belle, e diventa più sensibile alle nostre esigenze.”

Quelle motivazioni così dettagliate che giustificano il desiderio di Elizabeth Ciel non le aveva mai sentite.

La ragazza si era limitata a chiedergli di vestirsi da donna perché aveva letto in una rivista che era giusto così, senza però spiegargli il perché.

Allora tutto quello doveva servire a creare empatia e rispetto nei confronti del gentil sesso.

Gli scopi erano anche buoni, ma il suo orgoglio gli impediva di scendere a compromessi con quella falsa.

Se fosse stato per lui dopotutto le donne non si sarebbero mai messe in tiro, e sarebbero sempre state acqua e sapone, così forse avrebbero smesso di avvicinarsi a lui civettuole facendogli venire il mal di testa.

Sebastian di fronte a quelle parole aveva sorriso spontaneo.

Poi si era fatto pensieroso.

Aveva asserito con il capo mentre esclamava: “E’ in fin dei conti una lezione di vita.”

“Esatto.” Batté le mani Elizabeth felice che il tutore l’avesse capita.

“Lady Elizabeth non ha tutti i torti.”, sostenne allora l'uomo.

Ciel prima che Sebastian potesse dire altro, però, intervenne per dichiarare piccato: “Qualsiasi cosa accada o qualsiasi motivo ci sia dietro, io non mi vestirò mai da donna.”

Sollevò le spalle indispettito per dare forza alla sua decisione.

Elizabeth si rattristò.

Era vero sulla rivista era riportato il discorso sull’empatia propinato a Sebastian, ma lei avrebbe voluto vedere Ciel vestito da ragazza anche per altri motivi.

Amando le cose belle, Ciel visto il suo bell’aspetto con un bel vestito doveva diventare incantevole.  

Sebastian guardò il ragazzino sorridendo furbo.

“Non capisco il perché di tutto questo astio nei confronti di tale pratica, giovane lord.”

Ciel lo guardò accigliato.

“Nessun uomo normale godrebbe nel vestirsi da donna. E’ ovvio che non voglia.”, disse lui.

“Su questo non sarei così sicuro. La curiosità è una bestia nera ed a volte ci spinge a fare cose impensabili.”

“Cosa intendi?”

“Che forse per lei è troppo presto, Ciel Phantomhive, ma un giorno le parole della sua fidanzata potrebbero apparire nella sua testa come un tarlo e spingerla a chiedersi, chissà cosa sopportano le donne con quei loro abiti così frou, frou. Quel tarlo potrebbe ingigantirsi e nel giro di pochi giorni potrebbe sentire il bisogno impellente di vestirsi da donna.”

“Non accadrà mai.”, negò con forza Ciel.

“Davvero? Non dovrebbe esserne così certo. E’ una fase da cui ogni uomo è passato e senza che una ragazzina così premurosa com'è lady Elizabeth ci abbia spinto a percorrerla.”

“Cioè? Volete dire che anche voi vi siete vestito da donna?”

Sebastian asserì con il capo.

“Ero ancora un bambino, ma sì l’ho fatto. E sono sicuro che anche a vostro padre sia accaduto.”

Vincent sorrise perdendosi nei ricordi.

Poi ridacchiò.

“Non volevo parlarne perché è stato imbarazzante, ma forse è meglio togliersi immediatamente questo scheletro dall’armadio. Sì, è stata Rachel a spingermi. Ci eravamo appena fidanzati e quindi non ero poi così bambino. E’ stata una delle esperienze più traumatiche della mia vita, ma ho compreso meglio la mia futura moglie per cui sono stato felice di averla vissuta.”

Ciel strabuzzò gli occhi mentre s’immaginava il padre vestito da donna.

Scosse il capo, l'effetto era ridicolo!

I presenti ora lo guardavano tutti con una strana luce negli occhi.

Sembrava che tutti si fossero coalizzati contro di lui per fargli indossare quell’abito, ma lui continuò a negarsi.

“Se non vuole indossare l'abito non insisteremo oltre.”, disse allora Sebastian. “Ma pensavo fosse meglio farlo ora che è ancora un ragazzino, piuttosto che quando sarà più grande com’è accaduto a suo padre. In questo modo poi sarà libero da quest’incombenza.”

“Incombenza di cui io non sento il bisogno. Non mi vestirò mai da donna.”

“Neanche se fosse sua moglie a chiederlo?”

“N…”, stava per rispondere Ciel ma gli occhi di Elizabeth speranzosi lo fermarono.

Era quella speranza che si cibava di amore. E se lui avesse detto di no, avrebbe pianto pensando che non le volesse bene come desiderava.

Era la verità, ma non poteva spiattellargliela in faccia in quel modo.

Anche perché pure Frances aveva cominciato a guardarlo severa.

“Non so.”, finì la frase per apparire più neutro.

Sebastian gli si avvicinò e abbassò il capo in modo da parlargli all’orecchio così nessuno li avrebbe sentiti.

Non era un comportamento decoroso, ma essendo il tutore del ragazzo poteva permetterselo.

Gli disse: “Lo farà, così come l’hanno fatto milioni di altri uomini prima di lei per compiacere la propria signora e tenersela buona. E’ quindi auspicabile togliersi il dente dolorante il prima possibile. Pensi con la testa, se lo farà ora, la prossima volta Lady Elizabeth non la tedierà più e sarà libero.”

Ciel guardò Sebastian furente.

Se fossero stati da soli lo avrebbe punito per quella sua mancanza di rispetto.

Tuttavia le sue parole sinuose gli avevano messo un dubbio.

Non voleva fare niente di quello che diceva il tutore, ma non aveva tutti i torti.

Se davvero tutti gli uomini erano costretti prima o poi a sottostare a quella pratica tanto valeva farla finita il prima possibile, così che poi nessuno potesse più rompergli le scatole in proposito.

Digrignò i denti e anche se sapeva che si stava cacciando in un bel guaio capitolò.

“E va bene, visto che sembra una pratica indispensabile lo farò, mi vestirò da ragazza, ma questa sarà la prima e ultima volta.”

“Che bello!”, esclamò Elizabeth.

Angelina sospirò non dicendo nulla. Era preoccupata per lui, ma non era proprio riuscita ad intervenire per aiutare il fratello. Non aveva trovato le parole giuste.

Rachel sorrise compiaciuta.

Vincent fu accondiscendente.

Frances continuò a guardarlo severa, ma si vedeva che era felice per la figlia.

Sebastian si offrì di aiutarlo a cambiarsi.

Elizabeth andò a prendere l’abito.

Quando furono soli nella stanza di Ciel, il ragazzino guardò quello che ora era il suo maggiordomo visto che erano da doli con occhi scintillanti.

“Non pensare che finisca qui. Mi hai messo nella condizione di dover accettare questa falsa, ma  l’idea mi fa schifo. Meriti una punizione.”

Sebastian chinò il capo. “Come desiderate.”

Cominciò a spogliare il ragazzino, mentre diceva: “Accetterò ogni punizione che pensate sia utile per correggere il mio comportamento sbagliato da maggiordomo, ma vorrei avere l’ardire di dire qualcosa.”

“Cosa?”, chiese Ciel ormai nudo come un verme.

Sebastian afferrò dei mutandoni e con quelli fasciò le gambe di Ciel.

Poi prese un corpetto bianco e lo appoggiò sulla vita del ragazzo.

“Come tutore ho il dovere di insegnarvi qualcosa, e questo qualcosa non lo dimenticherete per tutto il resto della vostra vita.”

Sebastian cominciò a stringere e Ciel non riuscì a trattenere un urlo.

Quella morsa ferrea sulla vita era davvero dolorosa. Ansante disse: “Cosa stai facendo? Mi fai male.”

“Sto solo stringendo il corpetto alla vita come fanno le  donne ogni volta devono indossare un vestito elegante. E’ questa la lezione che dovete apprendere. Per essere carine per noi uomini le donne si sottopongono tantissime volte a questa tortura, in fin dei conti sono da ammirare, no? Dovreste smettere di disprezzarle come si nota fate quando si parla di loro.”

Ciel chiuse l’occhio destro per trattenere il dolore.

Sebastian non aveva tutti i torti. Certo lui non aveva mai chiesto alle ragazze di fare una cosa del genere, ma la società glielo imponeva.

Poverette! Non le invidiava proprio!

Faceva un male cane.  

Quindi era quello che significava provare empatia per loro?

Forse sì. D’ora in poi non le avrebbe più prese in giro per come si vestivano.

Gli sarebbe venuto lo stesso il mal di testa nel sentirle parlare, ma le avrebbe guardate con rispetto.

Glielo doveva visto la sofferenza che pativano per mantenere intatto il buon nome della loro famiglia all'interno della società.

E per farlo gli veniva richiesto proprio quello ovvero di essere sempre belle e presentabili.

Povera Angelina! Se il suo passaggio all'età adulta era caratterizzato da quella sofferenza, in confronto quello di Ciel quando avrebbe cominciato a fumare ed a bere come gli sarebbe stato richiesto sarebbe stata una passeggiata.

Quando finalmente Sebastian allentò la presa, Ciel anche se a fatica visto quanto il corpetto stringeva riuscì a respirare normalmente.

Fino a quel momento aveva trattenuto il fiato.

Il maggiordomo gli fece passare sopra il capo il vestito e lo lisciò in modo che gli calzasse a pennello.

“Siete pronto.” , disse. Successivamente Sebastian lo guardò con occhio critico e sorrise in modo strano.

“Cosa c’è?”, chiese Ciel notando quel suo sguardo enigmatico.

“Niente. Se ve lo dicessi, sono sicuro che ve la prendereste a male e non voglio incorrere in una punizione doppia.”

“Dimmelo è un ordine.”, gridò perentorio Ciel.

Sebastian si fece ritroso.

“Giuro che la punizione doppia arriverà lo stesso, se continui a tacere.”

“Mmh… e se invece me la condonasse?”

“Cosa?”

“Su, ormai giovane lord dovreste aver capito anche voi che se vi ho fatto vestire così è per il vostro bene. Anche se non volete ammetterlo avete imparato qualcosa.”

Ciel arrossì ma dovette dargli ragione.

Aveva compreso che le donne non si dovevano sottovalutare, se riuscivano a sopportare quella tortura ogni giorno.

Per una volta poteva fare una concezione a Sebastian, visto che era curioso.

“E va bene, vi condono la punizione ma ad una condizione, dimmi a cosa stavi pensando quando mi hai guardato.”

Sebastian sorrise ammiccante, mentre portava Ciel di fronte ad uno specchio.

“Pensavo solo che siete molto carino vestito così. Sembrate davvero una ragazza. Potreste far perdere la testa ad ogni uomo.”

Le mani di Ciel iniziarono a prudere dalla rabbia.

Quando però  guardò la sua immagine riflessa nello specchio  i suoi occhi si spalancarono increduli.

Era davvero lui quel figurino fasciato in quell’abito rosa?

A parte i capelli corti, aveva ragione Sebastian sarebbe potuto benissimo essere scambiato per una lady.

Era umiliante!

Il suo più grande desiderio era sempre stato quello di apparire come un vero uomo.

Fu quasi sul punto di strapparsi di dosso quell’abito in preda all’umiliazione, ma Sebastian non glielo permise.

“Dovete ancora farvi vedere dalla vostra fidanzata e dagli altri.”

“Non mi umilierò davanti a tutti.”, fu il pronto commento di Ciel rivelando il suo turbamento.

“Questa non è un’umiliazione.”, spiegò Sebastian. “Se foste brutto lo sarebbe, ma siete bello e vestito da donna lo dimostrate ancora una volta in più. Imparate ad usare il vostro aspetto a vostro vantaggio, invece di sentirvi umiliato per delle caratteristiche fisiche che voi non ritenete adatte al vostro ideale.”

Sebastian gli sussurrò quelle parole all’orecchio e Ciel sentì il suo corpo per un attimo fremere.

Quel tremito passò subito ma aveva provato una strana sensazione.

Quelle parole colpirono inoltre a fondo il ragazzino.

Erano un altro insegnamento.

Quel giorno Sebastian sembrava intenzionato a donargli delle grandi massime di vita.

Ciel chiese: “E’ così che fai tu per ingraziarti gli altri? Sfrutti il tuo bell’aspetto per i tuoi scopi?”

“Grazie per il complimento e... chi lo sa.”

Ciel arrossì. In effetti  con quelle domande aveva ammesso che l'altro era un bell’uomo.

Il ragazzino tornò a guardarsi nello specchio.

Fino a quel momento non ci aveva pensato, ma Sebastian non aveva tutti i torti.

Per riuscire nella vita bisogna essere disposti ad usare ogni qualità che si possiede.

Forse non doveva sottovalutare così le sue qualità fisiche.

Certo non lo rendevano l'uomo che desiderava essere ma non era poi così da buttare.

Il suo visino rotondo e gli occhi grandi azzurri gli davano un fascino fanciullesco e quell’abito femminile metteva in risalto il suo fisico longilineo e delicato.
 

Sospirò.

Ancora non si fidava di quel tutore, ma quel giorno gli aveva dato delle dritte che avrebbero potuto essergli utili per la sua vita.

Si era sempre vergognato di sfruttare il suo corpo nelle trattative d’affari, ma forse invece d’ora in poi sarebbe stato necessario che lo facesse. In quel modo avrebbe raggiunto più facilmente i suoi scopi.

Per riuscirci però doveva superare l’imbarazzo.

E quale terapia d’urto migliore poteva esserci che farsi vedere con quel ridicolo vestito addosso da terze persone?

Decise di buttarsi!

Sarebbe andato a farsi rimirare dai suo parenti conciato così.

Avrebbe sopportato in silenzio l’imbarazzo e l’umiliazione e ne sarebbe uscito più forte di prima.

Se aveva preso quella decisione era però merito di Sebastian.

Forse in fin dei conti la sua presenza gli sarebbe stata più utile di quello che credeva.

Il ragazzino ancora non sapeva cosa sarebbe successo non appena fosse entrato nel salone così agghindato.

Forse se l’avesse saputo non sarebbe mai sceso, o forse l’avrebbe fatto lo stesso.

D’altra parte quello probabilmente fu il vero inizio di tutto.

FINE CAPITOLO 14

Quale esperienza vivrà Ciel? In cosa consiste? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

La pratica di "vestirsi da donna" è un po' inverosimile, ma consideratela una stranezza dell'epoca che esiste nella mia testa.
Per quanto riguarda il resto, beh... ormai Ciel è quasi sul punto di accettare la presenza di Sebastian. Quest'ultimo è riuscito ad irretirlo? Vediamo!
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.
Oggi è il compleanno di Ciel per cui dedico a lui il capitolo. Alla prossima.

La fic è scritta fino al capitolo 15, spero presto di postarne altri. 
   
 
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