Credits: La canzone il cui testo è riportato in questa fanfiction è "Una storia che vale" di Laura Pausini.
Viene usata senza fini di lucro e nessuna violazione del copyright è intesa.
UNA STORIA CHE VALE
Taichi Kamiya, 24 anni.
Che cosa ha lei che io non ho
Non sapevo cosa dire. Ero incredulo davanti alla realtà delle cose. Mai mi sarei aspettato che lei fosse innamorata di un altro.
Ero qui, eri qui
Ed è stato proprio questo il mio errore più grande: l’avere dato il nostro rapporto per qualcosa di scontato. Fin da bambini siamo sempre stati migliori amici, condividevamo la stessa passione per il calcio, frequentavamo la stessa classe; pensavo che niente avrebbe mai potuto separarci, che, anche se gli anni passavano e noi crescevamo, saremmo sempre rimasti gli stessi Tai e Sora, migliori amici, compagni di tante avventure, sempre insieme in ogni momento, pronti a sostenerci a vicenda. Ma questo non era possibile, l’ho capito solo recentemente. Il tempo non si può fermare, ogni momento che passa noi impariamo qualcosa in più, facciamo nuove esperienze, conosciamo nuove persone, e alcune di esse possono influenzare la nostra vita e il nostro carattere per sempre. Io ero sempre stato innamorato di lei ma non gliel’avevo mai detto, perché mi imbarazzava farlo. Avevo paura, proprio io che ero il digiprescelto del Coraggio! Mi facevo pena da solo. Preferivo lasciare le cose in sospeso, rassicurato dalla nostra grande amicizia e dall’illusione che Sora ricambiasse i miei sentimenti. E mentre io mi cullavo nei miei sogni, ogni giorno di più lei si allontanava da me. Solo ora mi rendo conto di quanto devi avere sofferto per quella situazione che io non mi decidevo a chiarire, Sora. Quante volte ti sarai chiesta se ti amavo, oppure se per te provavo solo una profonda amicizia? Quante notti insonni hai passato, chiedendoti quale fosse la cosa giusta da fare? Quanto ti deve essere costata la decisione di rivelarmi il tuo amore per Matt, non sapendo che reazione aspettarti da me e che questo avrebbe potuto rovinare per sempre la nostra amicizia?
E una vita sola non può bastare
Non riesco a immaginare che espressione devo avere avuto nel momento della sua confessione, ma dovevo essere davvero sconvolto perché Sora si è spaventata e ha cominciato a scuotermi per le spalle, chiamando ripetutamente il mio nome. Ero caduto in una specie di trance. La mia mente si rifiutava di credere a ciò che aveva appena sentito. Non è vero, non è vero, continuavo a ripetere a me stesso, non è possibile. Continuavo a fissarla con gli occhi sbarrati, senza capire quello che mi stava dicendo. L’unica cosa che sentivo era uno strano peso che mi era piombato sul cuore all’improvviso, e me lo stringeva in una morsa d’acciaio, impedendomi quasi di respirare, soffocandomi. Nient’altro, ero diventato insensibile al mondo esterno, contava solo il dolore che sentivo dentro di me sempre più forte. Ma alla fine la sua voce riuscì a penetrare nella nebbia confusa della mia mente, in cui cercavo disperatamente di rifugiarmi, di trovare conforto. E la verità fu troppo dura da sopportare.
E’ difficile per me imparare a vivere,
Per molti giorni rimasi chiuso in camera mia, senza voler vedere nessuno, nemmeno mia sorella. Ero pieno di rabbia, una rabbia profonda che non avevo mai provato prima. Mi sentivo tradito, tradito da Sora che aveva gettato al vento i miei sentimenti, tradito da Matt che credevo un amico, e invece mi aveva portato via la cosa più importante della mia vita. Non mi fidavo più di nessuno. Se qualcuno dei miei amici arrivava e cercava di parlarmi e convincermi a ragionare, non lo stavo neppure a sentire. Pensavo sempre che avessero dei secondi fini, che stessero cercando di ingannarmi, di farmi abbassare la guardia, e quando io finalmente avrei aperto loro il mio cuore mi avrebbero colpito e mi avrebbero lasciato solo come aveva fatto Sora. Mangiavo poco, dormivo ancora meno. Avevo sbattuto fuori la mia vita, e lasciavo che proseguisse la sua corsa senza di me. Non m’importava. Non m’importava più di nulla, ormai. Andavo avanti con il pilota automatico. Non sono arrivato a pensare al suicidio, questo no: credo che sia dovuto al fatto che, nonostante tutte le difficoltà a cui sono andato incontro, i problemi, le sofferenze che ho affrontato, io ami troppo la vita per pensare di farla finita. Però continuavo a chiedermi che cosa avrei fatto, adesso che avevo perduto l’amore, adesso che avevo perduto Sora. E non riuscivo a trovare una risposta.
Ero qui, eri qui
Finché non arrivò qualcuno a dirmi che mi stavo comportando come un bambino capriccioso. Furono quelle parole a farmi finalmente reagire. E mi arrivarono dalla persona da cui meno me le sarei aspettate: Matt Ishida.
Perché una vita sola non può bastare
Fu davvero un gesto liberatorio. Fare a botte con Matt mi aiutò a sfogare tutto il dolore e la rabbia che covavo dentro da troppi giorni. Finalmente arrivarono anche le lacrime, lacrime che fino a quel momento non erano mai scese, che avevo deciso per orgoglio di non versare. Non so per quanto tempo restammo lì in camera mia in silenzio dopo, entrambi sdraiati per terra, troppo distrutti per alzarci, ascoltando l’uno il respiro affannoso dell’altro. Ma quando alla fine Matt parlò, riuscimmo a fare una conversazione più o meno civile.
E una vita sola non può bastare
E’ inutile cercare di dimenticare, e non voglio neppure farlo. Tutti i ricordi che ho di Sora, tutte le esperienze, le avventure che abbiamo vissuto insieme, sono troppo preziosi e faranno per sempre parte della mia vita. Mi hanno aiutato a crescere, sono parte di me. Ma ormai sono un capitolo chiuso, ormai ho voltato pagina. E ho detto basta al pilota automatico.
Perché una vita sola non può bastare
E finalmente, in fondo alla chiesa, ti vedo arrivare accompagnata da Kari. Sei semplicemente splendida in quell’abito da sposa che tu stessa hai disegnato, e ridacchio silenziosamente quando vedo l’espressione ebete sul volto di Matt, che ti fissa ammirato a bocca aperta. Lentamente, tu e Kari avanzate lungo la navata, accompagnate dalle occhiate ammirate e dai complimenti di tutti. Ma l’ultimo sguardo che rivolgi prima di prendere la mano di Matt è diretto a me; uno sguardo luminoso, che esprime tutta la felicità che stai provando in questo giorno così importante per te, ma anche un po’ incerto, perché ancora adesso so che sei preoccupata per me. Non riesci ancora a dimenticare quello che è successo tre anni fa, e mi dispiace perché è tutta colpa mia. Ma adesso io sono felice, sono veramente felice per te, e ti sorrido prima di prendere il mio posto come tuo testimone. Ancora adesso, non sono capace di dirti di no. Ma sono contento di avere accettato questo ruolo.
Perché una vita sola non può bastare
La cerimonia è molto commovente, vedo la madre di Sora e quella di Matt piangere. Anche Kari ha il viso nascosto sul petto di T.K., che le accarezza dolcemente la testa e sorride. Non so se lei stia piangendo perché è felice per Sora, oppure perché pensa a me. Non temere, sorellina. Io sto bene.
FINE