2.
Occhi che piangono…
Perché?
Me lo sono chiesto a lungo, ma senza una risposta. Non riesco a credere neanche
a quello che ho visto. Lei a terra e lui che non faceva nulla, neanche un
sussurro quando l’ho portata via. Voglio bene a Riza,
in qualsiasi senso si interpreti questa mia
dichiarazione, ma ho sempre pensato che lei avesse occhi solo per lui e non per
me, non ne sono mai stato geloso, a me bastava che stessimo tutti bene. Invece
l’ho vista piangere, sembrava una bambina indifesa e non la donna forte che
conosco. Allora perché? Perché continua a difenderlo
se le ha fatto del male, perché non mi ha detto cosa è successo? Non mi posso
intromettere troppo tra loro due e non solo perché Mustang è un mio superiore,
ma se dovessi vederla di nuovo in quello stato… bè al diavolo tutto!
La sistemò con cura in auto ed entrò di corsa, cercando di bagnarsi il meno
possibile. Accese il motore e iniziò ad allontanarsi lentamente dall’edificio. Riza appoggiò la testa al finestrino, aveva smesso di
piangere, ma aveva i capelli incollati al viso e gli occhi chiusi, come se
stesse dormendo. Havoc la guardò spesso in tutto il
tragitto, non riusciva neanche a riconoscere in quella che sembrava una
ragazzina, la donna fredda e risoluta con cui lavorava tutti i giorni. Fermò
l’auto sotto la palazzina dove viveva la donna e
attese in silenzio.
- Posso chiederti un favore?- chiese lei con un filo di voce, rivolgendogli uno
sguardo di supplica, che gelò il cuore del sottotenente, Riza
notò che si era dimenticato di accedere la sigaretta, la scena doveva averlo
sconvolto. - Non dire a nessuno quello che hai visto, non voglio che il
colonnello abbia problemi a causa mia.-
Lo stava difendendo, eppure quello che lui aveva visto era una donna seminuda,
seduta a terra e in lacrime e un uomo che forse le avrebbe fatto del male, se
già non lo aveva fatto.
- Perché lo difendi? Dopo quello che ho visto io lo manderei
al diavolo una volta per tutte!- Lo aveva gridato e Riza
ne rimase colpita, Havoc aveva sempre avuto una
grande ammirazione verso il colonnello eppure avrebbe gettato tutto alle
ortiche pur di vendicare il torto che lei aveva subito. Gli
sorrise, cercando di calmarlo. Havoc continuava a non
capire, neanche il rossore sulle guance della donna era spiegabile, se ne
vergognava eppure lo difendeva.
- Grazie per avermi portata a casa…
però ti prego, fa che rimanga tra noi.- Havoc le
poggiò una mano sulla fronte, era calda e sudata. Aveva la febbre e di
lasciarla da sola non ne aveva proprio voglia.
- Ti accompagno dentro, sei troppo stanca.-
Non riuscì a rispondere, chiuse gli occhi e si lasciò prendere nuovamente tra
le braccia.
Una volta nell’appartamento, furono accolti da Black Hayate, che abbaiava stizzito per il ritardo e per una cena
mancata. Havoc cercò di non far caso al piccoletto e
portò la ragazza in camera stendendola sul letto. Le tolse la divisa con cui
l’aveva coperta e la appese allo schienale di una sedia per farla asciugare,
andò in bagno prendendo un asciugamano e le asciugò i capelli. Riza era stupita di come riuscisse a muoversi senza
problemi in casa sua, sapeva cosa fare e non la faceva
sentire in imbarazzo.
- Adesso cambiati e mettiti sotto le coperte, io vado a predente una panno e dell’acqua da metterti sulla fronte.- Uscì e si
diresse in cucina. Riza ci mise un po’ prima di
cambiarsi, indossò il solito e largo pigiama e aspettò che Havoc
tornasse in camera.
- Hai fatto? Posso entrare?- Riza rispose con un
piccolo e imbarazzato si. Lo vide rientrare con una
bacinella e una panno poggiato sul braccio, lo
appoggiò sul comodino e la fece sdraiare coprendola fin sotto il mento. Aveva
notato i segni sul collo, ma non disse nulla, anche se la cosa lo faceva
infuriare. Intinse il panno nell’acqua e lo strizzò, poggiandolo sulla fronte
della ragazza, che fu investita da una piacevole sensazione di fresco.
- Hai la febbre alta, domani non venire a lavoro, ti copro io in qualche modo.- Riza
notò che aveva iniziato a stringere forte un lembo del lenzuolo con cui era
coperta e capì che voleva sapere cosa era successo, ma non aveva il coraggio di
chiedere.
- Non mi ha fatto nulla…- Havoc
alzò gli occhi incrociando quelli di lei, stava sorridendo, ma la cosa non gli
piaceva lo stesso. - In fondo è stata anche colpa mia, mi sono tirata indietro
troppo tardi.-
- Sarà anche come dici, ma lui non stava piangendo per il rifiuto. Non doveva
neanche avvicinarsi è un nostro superiore e ci sono delle regole da rispettare.- Voltò il panno dalla parte opposta, per donarle ancora un
po’ di fresco e continuò. - Tenente, il colonnello è una persona meravigliosa e io lo stimo molto, ma quando si tratta di donne… bè io non gli ho mai visto
prendere sul serio una ragazza. Non è il tipo di uomo che intende mettere su
famiglia e io non credo che tu sia il tipo di donna
che merita di essere usata per una sola notte.-
“ Ecco, l’ho detto! Adesso che penserà di me? Oddio mi
sono cacciato in un casino terribile, domani il colonnello me la farà pagare… ma quando l’ho vista piangere non ci ho visto più,
avrei potuto pure prenderlo a pugno quel…”
Il filo dei pensieri di Havoc fu interrotto dalla mano di lei, che stringeva la sua, dolcemente.
- Grazie ancora. Forse dovrei rimanere a casa domani, ma cerca di non fare
nulla. Il colonnello è dispiaciuto per ciò che è accaduto, lo so bene e non
farà nulla contro di te. -
- Tu lo difendi troppo, chi fa piangere una donna non merita di essere
protetto.-
- Ma io… io non posso farci niente…-
Chiuse gli occhi, era stanca e le emozioni che aveva
provato l’avevano sfinita. Havoc rimase qualche
istante ad osservarla, fino a che non vide il suo
respiro farsi regolare e pesante. Solo allora decise di andare via. Era ancora
furioso, non credeva che la persona per cui provava un rispetto smisurato,
avesse potuto approfittare in quel modo di lei, prendersi gioco dei sentimenti
di Riza, sapendo benissimo che oltre al rispetto, in
lei c’era tanto amore. Scese le scale e corse nell’auto scrollandosi di dosso
la pioggia battente. Aveva voglia di tornare alla centrale e vedere se anche il
colonnello era distrutto da ciò che era accaduto, ma non lo fece. Sapeva che se
lo avesse incontrato, forse avrebbe gettato alle ortiche i gradi militari e
tutta la sua carriera, ma si sarebbe tolto un peso dallo stomaco prendendolo a pugni…
- Questa cosa mi interessa…
magari potrei divertirmi un po’, giusto per passare del tempo.- Una voce
nell’ombra ruppe il silenzio di una notte triste e a tratti spettrale.
- Lascia stare, queste non sono cose che ci interessano. Abbiamo già dato
troppo nell’occhio.- Ora la voce era femminile, suadente, ma con una punta di
malizia che rovinava quel suono. - Non abbiamo ricevuto nessun ordine riguardo
quello di fuoco quindi non ci interessa.-
- Ma è pur sempre un alchimista… e poi non vediamo il
tappo da giorni starà ancora scappando dopo averla vista e dovrà riprendersi.
Lasciami fare, un alchimista in più o in meno che vuoi che sia e poi pensaci,
se quel nanetto tornasse in città proprio per lui non
credi che ci risparmierebbe un viaggio inutile?-
- Fa come ti pare, basta che non combini disastri o ci metti nei guai.- Scomparve nell’oscurità senza fare alcun rumore,
mentre l’altro rimase ad osservare la scena, presto, forse si sarebbe
intromesso anche lui.
Ringrazio per i bei commenti The_Dark_Side, Shatzy, Malaglar, spero che continuerete a seguire questa piccola storia fino alla
fine e che non vi deluda… a presto