Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: _Flowers_    15/12/2012    1 recensioni
Beatrice e Andrea, due ragazzi così simili ma al contempo diversi.
Lei, una ragazza solare e dalla battuta sempre pronta, ha 17 anni e vive a Roma con la madre.
Come tutte le ragazze adolescenti ha due migliori amiche: Azzurra e Ginevra. Per lei, le due ragazze, sono oramai come sorelle, a causa di un’amicizia che si protrae fin da quando erano bambine.
Crede nell’amore, eppure non riesce a fidarsi dei ragazzi.
“Sono tutti dei grandissimi stronzi e bugiardi, non meritano nessuna fiducia!”, questo è il suo motto.
Lui, il più popolare della scuola e un gran Casanova, nessuna ragazza riesce a resistergli.
Sotto la maschera da seduttore è un ragazzo dolce e con un gran cuore, eppure nessuno riesce a vedere oltre la facciata superficiale che dimostra e per lui va bene così.
Il suo motto? “Una ragazza diversa ogni notte, toglie il malumore di torno!”
Cosa accadrà quando i due giovani ragazzi si incontreranno? Sarà amore a prima vista oppure no?
In fondo, “l'amore è come il fulmine, non sai dove cade fino a quando non è caduto.” (Federico Moccia)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





 CAPITOLO I 

Cambiamenti

 




 
Rientrata da un giorno pensante di scuola, finalmente arrivai a casa, buttandomi subito sul letto per rilassarmi e pensare un pò. Quest'ultima azione mi riusciva meglio se accompagnata dalle canzoni del mio amato iPod. Ma questa volta fu per me impossibile lasciarmi andare al mio momento di puro relax, a causa di mia madre che mi chiamò a gran voce dal piano di sotto, affermando che si trattava di una cosa molto importante. Già dal suo tono di voce, intuii che non si trattava di una buona notizia e infatti...

Con un'espressione impassibile sul volto, raggiunsi mia madre e insieme ci sedemmo sul divano.

"Che succede, mamma?" chiesi con voce neutra.

"Non trovo le parole adatte, ma in un modo o nell'altro devo pur dirtelo: Beatrice, tesoro, mi hanno offerto un lavoro a Milano che non posso assolutamente rifiutare..." rispose lasciando la frase volutamente in sospeso. Il seguito era fin troppo chiaro.

Sentii il mondo crollarmi addosso nell'udire le sue parole, e non riuscendo più a trattenere le lacrime, domandai con voce rotta: "Non puoi farmi questo, mamma! Come faccio a lasciare gli amici, la scuola… insomma, tutto! La mia vita è qui, a Roma, non posso abbandonare ogni cosa e andare via!”

Vidi il volto di mia madre piegarsi in un’espressione sofferente. “Mi dispiace tanto piccola, ma io…”
Basta, non volevo più ascoltare nessuna delle sue scuse!
“Ti odio!” dissi in preda all’ira, guardandola con disgusto e vedendo i suoi bellissimi occhi azzurri sbarrarsi angosciati, mentre -senza neanche lasciarle il tempo di terminare ciò che aveva iniziato- mi alzavo dal divano, ignorando la sua voce che gridava il mio nome.
“Beatrice!”
Correndo, salii in camera mia, chiudendo la porta alle mie spalle con un gran tonfo, per poi poggiarmi ad essa, mentre lentamente mi lasciavo scivolare giù, con il petto scosso dai singhiozzi.
 
Mia madre sapeva già che ogni parola sarebbe stata inutile, perciò, una volta giunta dinanzi la mia porta, sentii solo un piccolo sussurro da parte sua: “Perdonami, ma non ho altra scelta.”

Udendo la sua voce sofferente, sentii il mio cuore mancare un battito.

Cosa ho fatto?,pensai portando le braccia ad avvolgere le gambe strette al mio petto, mentre le lacrime scendevano senza sosta sul mio volto.
Sentii i passi si mia madre che si allontanava lungo il corridoio, per poi imboccare le scale e scendere giù.

Ero una grande egoista in quel momento, lo sapevo bene, eppure il dolore era più forte di tutto.

Pensare che presto avrei lasciato la mia amata città, tutto ciò che mi legava ad essa, era… troppo.

Troppo da sopportare.

Azzurra. Ginevra. Le mie migliori amiche.

Sentii una voragine aprirsi al centro del mio petto, dolorosa, eppure inevitabile. Lo sapevo bene.

Saremmo partite, che io fossi stata d’accordo o no.

Presi un profondo respiro, cercando di calmarmi e attenuare il dolore che sentivo, mentre con la mente tornata lucida ripensavo alle parole di mia madre.
Mio padre ci aveva abbandonate quando io avevo soltanto cinque anni, così, da un giorno all’altro. Senza dir nulla, aveva fatto le valigie in una mattina di calda estate e, da allora, non l’avevamo più visto.

Non una lettera.

Non una chiamata. Niente.

Per mantenerci, mia madre aveva iniziato alcuni lavori. Sacrificandosi per mantenere da sola una figlia di soli cinque anni che, con l’innocenza che soltanto una bambina della sua età poteva possedere, chiedeva dove fosse suo papà e quando sarebbe tornato.

Le mie lacrime aumentarono quando pensai a tutte le volte che avevo visto gli occhi di mia madre divenire lucidi dinanzi ad una sua foto oppure, nel silenzio della notte, l’avevo sentita piangere nella sua camera, accanto alla mia.

Sono soltanto un’egoista.

Mi alzai di scatto e correndo mi fiondai giù, trovando mia madre intenta a preparare la cena con gesti meccanici.

Avvertendo la mia presenza, si voltò di scatto a guardarmi con occhi arrossati e con un gran senso di colpa per quello che le avevo detto mia gettai tra le sue braccia, stringendola forte a me.

All’istante, sentii le sue braccia avvolgermi e ricambiare con ardore la stretta mentre entrambe singhiozzavamo.

“Io non ti odio, mamma! Scusami, scusami tanto… sono soltanto un’egoista!”

“No, bambina mia!” disse lei prendendo il mio volto tra le mani e guardandomi con occhi velati a causa delle lacrime. “La tua reazione era più che comprensibile, non potrei mai biasimarti. Non immagini come io mia sia sentita quando il mio datore di lavoro mi ha comunicato che avrei dovuto trasferirmi in una nuova città, per rendere il mio lavoro di segretaria permanente. La società, in questa città, è a rischio di fallimento ed io non posso rischiare di perdere il lavoro.”

“Sì, mamma, lo so.” dissi, piegando le labbra in un sorriso forzato. Sapevo che questa decisione era sofferta anche da parte sua eppure, per quando fosse inevitabile, non riuscivo ancora a crederci e rassegnarmi. “Quando partiremo?”

Mi guardò un attimo in silenzio, scrutando il mio viso, prima di rispondere: “Tra due giorni, tesoro.”

Così presto?

Annuii, abbassando il volto e cercando di fermare le lacrime che imperiose volevano scivolare giù. Sentii le sue braccia avvolgermi, e la sua voce dolce cullarmi.

“Sh, piccola. Andrà tutto bene, vedrai. Affronteremo anche questa, insieme, come abbiamo sempre fatto.”

E alle sue parole, le lacrime cominciarono a bagnare nuovamente le mie guance mentre disperata mi aggrappavo a lei.

Il mio unico appiglio, il mio porto sicuro: mia madre. La donna a cui dovevo tutto.
“Ti voglio tanto bene, mamma.”

“Anch’io, piccola. Anch’io.”

E, tra noi, non ci fu più bisogno di nessun'altra parola.







 

Salve a tutti! Siamo Miriana e Noemi, questa è la nostra prima storia su efp!
Speriamo che questo capitolo,anche se il primo, vi sia piaciuto! 
Un caloroso grazie a tutti coloro che ci dedicheranno un po' del loro tempo leggendo; speriamo di sapere cosa ne pensate, se vi va! :)
 Un bacio, a presto!

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Flowers_