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Autore: SofiDubhe94    15/12/2012    4 recensioni
"Non devi tornare in quella casa, Katniss. Puoi rimanere qui con me, io voglio che tu rimanga qui con me”.
Queste le parole dolci di un Peeta buono come il suo stesso pane rivolte ad una Katniss ancora abbattuta per la morte di Prim e troppo indecisa per sapere davvero che cosa vuole. Ma si sa, a Natale tutto quanto può succedere, anche nel Distretto 12, dove tutto è stato distrutto e ormai ricostruito. A legare ancora una volta i destini dei due Innamorati Sventurati sono questa volta due maglioni... rossi. Come il Natale. E come l'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Run, run, run away
Buy yourself another day
 
Il Natale si avvicina anche nel Distretto 12, dove i preparativi sono diventati frenetici.
Katniss è sola nella sua enorme casa vuota del Villaggio dei Vincitori, solo Ranuncolo è rimasto con lei. Ha scritto a sua madre, chiedendole di tornare, almeno per le feste, ma ha ricevuto una risposta negativa: c’è troppo lavoro per lei nel Distretto 4. La Liberazione è avvenuta solo un paio di mesi fa e c’è ancora molto da ricostruire, nel Distretto 12 tanto quanto nel 4.
Katniss passerà il suo primo Natale libero… sola. Getta degli avanzi nella ciotola del gatto ed esce di casa: sono giorni che non si avventura nei boschi in cerca di selvaggina, ma sembra proprio che la caccia non la interessi più. Il suo arco è appeso al muro a prendere polvere. Gli lancia uno sguardo malinconico prima di chiudersi la porta alle spalle.
Per raggiungere il Prato deve passare davanti alla casa di Peeta, che starà facendo il pane come suo solito.
Non si sono più parlati dopo il giorno della Liberazione, ma Katniss non sa il perché. Semplicemente si sono ritirati, ognuno nella propria casa e non hanno più cercato un contatto, un conforto. A Katniss manca Peeta. Le manca parlare con lui, sentire le sue braccia calde che la stringono, come una barriera contro gli incubi.
Ma non sa come dirglielo e questo pensiero l'assilla giorno e notte. Vorrebbe andare da lui e confessargli che ogni notte che passano lontani l'uno dall'altra è sempre più insostenibile, ma non sa come fare.
Indossa un maglione di lana rossa, caldo e pesante, per proteggerla dal freddo pungente emanato dal sottile strato di neve che ricopre il Distretto 12. Si è legata i capelli nella sua solita treccia e cammina velocemente massaggiandosi le braccia.
Pensa spesso a Prim, a sua madre, a Gale. Forse dovrebbe raggiungere uno di loro, recuperare parte di quella che era la sua vita prima che la sua sorellina morisse, o ancora prima che la sua intera esistenza venisse sconvolta dall'esperienza di due Hunger Games. Sì, farà proprio così: scriverà a sua madre, poi prenderà il primo treno diretto al Distretto 4 e lì rimarrà; potrà andare a trovare Gale nel 2, qualche volta.
Nel Distretto 12 ormai non è rimasto più nulla per lei. O meglio, qualcosa ci sarebbe anche ma Katniss non lo ammetterebbe mai. Mai nella vita.
L'odore di pane appena sfornato che le arriva alle narici le fa capire che Peeta si è dilettato in cucina anche quel giorno, come ogni altro del resto.
Katniss affretta il passo, non vale la pena di correre il rischio di incontrarlo: non saprebbe cosa dirgli.
            “Ehi, Katniss!” l'apostrofa la ben nota voce di Peeta Mellark.
Così è costretta a voltarsi e a vederlo affacciato alla finestra del pianterreno: indossa un caldo maglione di lana rossa, che opera un curioso contrasto con i capelli biondi e il lieve pallore del viso.
            “Ehi, Peeta” risponde con poco entusiasmo, avvicinandosi alla finestra.
            “Ho fatto una torta al cacao... te ne va una fetta?” le domanda lui, con quel suo sorriso dolce e un po' ingenuo che farebbe sciogliere anche il cuore più gelido.
Katniss deve rispondere di no, perché si trasferirà presto nel Distretto 4 da sua madre e comincerà una nuova vita assieme a lei.
            “Certo” dice invece.
Peeta apre la porta e la fa entrare: immediatamente il profumo del pane caldo misto a quello del cacao la fanno sentire felice, la fanno sentire a casa. Segue Peeta fino in cucina, dove una torta al cioccolato ancora emette vapore. Si accomodano, uno di fronte all'altra e mangiano ognuno una fetta senza dire nulla.
            “Hai saputo di Effie e...?” comincia Peeta, dopo essersi schiarito la voce con un colpetto di tosse.
            “Sì” lo interrompe duramente Katniss, che non nessuna voglia di parlare della vita di Effie nella capitale o di quella solitaria di Haymitch lì nel Distretto 12.
Peeta abbassa lo sguardo, forse si è reso conto di aver urtato la sensibilità di Katniss, per cui tace. C'è qualche attimo di silenzio, di sguardi fissi nel vuoto, di pensieri lasciati liberi di vagare. Poi Katniss si alza, un ciuffo ribelle le è appena scivolato sulla fronte e sugli occhi grigi da Giacimento.
            “Grazie per la torta” dice, facendo per andarsene.
            “Quello è il maglione che ha fatto tua madre?” domanda Peeta.
Katniss si volta, guarda il suo maglione, poi rivolge di nuovo lo sguardo a lui. I loro maglioni sono uguali, cuciti dalle stesse abili mani di sua madre.
Maglioni rossi e caldi, maglioni rossi come il Natale... o l'amore.
            “Certamente. È il maglione che ha cucito mia madre prima...” non riesce a dirlo, ancora non riesce a parlare con nessuno della morte di sua sorella.
Quindi abbassa lo sguardo e quando ha il coraggio di rialzarlo Peeta è a un passo da lei. Sussulta quando le prende una mano e se la porta al viso, su una guancia.
            “Prim ti manca molto?” le domanda.
Katniss distoglie nuovamente lo sguardo: “Troppo” sussurra, ma non trova la forza di togliere la mano dal volto di Peeta.
Questi le posa a sua volta una mano sul viso; adesso sono uno il riflesso speculare dell'altra. Katniss scoppia in lacrime, apparentemente senza motivo.
            “Non piangere, ti prego, io sono qui per te”.
            “Siamo lontani e mi aspetta una grande casa vuota, adesso” ribatte lei, perduta in un pianto a dir poco folle.
            “Non devi tornare in quella casa, Katniss. Puoi rimanere qui con me, io voglio che tu rimanga qui con me” sussurra Peeta.
Katniss lo abbraccia senza pensarci e quando sente le sue braccia stringerla capisce che nulla sarà più in grado di ferirla, fino a che saranno insieme.
Quella notte Katniss riesce a dormire parecchie ore di fila e, se anche un paio di volte si sveglia di soprassalto con il terrore di trovarsi ancora nell'arena, non appena sente le braccia di Peeta attorno alla vita, si riaddormenta beatamente.
Quando la mattina seguente il posto accanto al suo è freddo teme di aver sognato tutto. Indossa il maglione rosso e corre giù per le scale, in modo da assicurarsi che Peeta ci sia. Lui è in cucina, qualcosa sfrigola in padella. Ieri notte non c'è stato nulla tra di loro, né un bacio né altro, solo dolci abbracci in cui rifugiarsi nei momenti di sconforto. Per questo adesso l'imbarazzo è grande: come comportarsi?
È Peeta a sistemare ogni cosa, voltandosi e baciandola sulle labbra, un bacio lieve e leggero.
            “Buongiorno” le sussurra “E buon Natale”.
            “Buon Natale, Peeta” risponde Katniss.
            “Nevica, hai visto?” domanda lui, accennando alla finestra.
Katniss osserva il Prato imbiancarsi di candida neve bianca e pensa automaticamente ad Haymitch, solo nella sua casa vuota e fredda, adesso che nemmeno Effie è nel Distretto 12.
Esce di casa correndo, con indosso solo il maglione rosso.
Haymitch è seduto al tavolo, con una tazza di caffè nero davanti agli occhi vuoti; Katniss gli si avvicina e gli posa dolcemente una mano sulla spalla, lui posa la sua su quella della ragazza.
            “Ciao, Katniss” mormora.
            “Andiamo, Haymitch, io e Peeta ti vogliamo con noi” risponde lei.
Quando il suo Mentore si volta, Katniss vede bene che sta piangendo, ma non sa spiegarsene il motivo. Così si accomoda accanto a lui, continuando a tenere la mano sulla sua spalla.
            “Non ho nessuno” prosegue Haymitch “Mai mi sono voluto legare a qualcuno per paura che gli Hunger Games potessero strapparmelo e adesso...” non riesce a finire la frase, perché i singhiozzi gli fanno morire in gola le parole.
Katniss non l'ha mai visto in quello stato.
            “Non sei solo, Haymitch” gli dice, con la dolcezza di una figlia.
La presa dell'uomo sulla sua mano aumenta, così come il suo pianto.
            “Io e Peeta ti vogliamo bene” continua Katniss “Tu ci hai salvati due volte”.
            “Ma non sono riuscito a salvare me stesso” commenta.
Katniss gli prende il viso coperto di barba ispida tra le mani, per attirare la sua attenzione: “Siamo qui per questo, Haymitch”.
            “Siamo qui per salvarti” aggiunge Peeta, comparso in quel momento sulla soglia di casa.
Katniss si volta in sua direzione e gli sorride, ma non lascia Haymitch nemmeno per un istante: “Andrà bene, vedrai” gli dice, con il tono di una madre.
Haymitch annuisce e si alza dalla sedia per dirigersi verso la porta e uscire. Stringe una mano a Katniss e, non appena raggiunge Peeta, stringe anche una delle sue.
Sono i suoi ragazzi, è anche per merito suo se sono ancora vivi, se hanno soverchiato il potere assolutistico di Capitol City e liberato tutta Panem.
Loro sono la sua famiglia.


BACHECA DELL'AUTRICE:
Ciao, o voi che siete arrivati a leggere fino a qui! Bene, siamo sotto Natale ed io ho trovato per caso questa FF tra i miei documenti di word. Mi sembrava carino postarla, sperando che qualcuno la legga xD
Beh, non ho molto da dire, solo che questo è come mi sono immaginata la nascita della "storia" tra Peeta e Katniss dopo la fine della guerra e degli Hunger Games.
Spero che vi piaccia e beh grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere e - magari!!! - recensire.

May the odds be ever in your favor.
  
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