Questa fanfiction
doveva essere il regalo di Natale per Robs una volta – Silvia è testimone – ma non pensavo che mi
sarebbe venuta abbastanza ispirazione per scriverla. E invece eccola qua. Quindi
te la dedico lo stesso, Robs, perché io me le ricordo
le cose che mi hai scritto nella presentazione di efp
– #lol – e perché LH non era abbastanza. Spero non
sia proprio da buttare e che piaccia.
Un grazie enorme a quel
tesoro di Silvia che mi ha promptato (stai pur certa che li userò tutti quei prompt). ♥
Bear hugs
a tutti.
Vals~
°*°*°*°
Dogs look like their owners.
‹‹Laser Game. Tra due minuti
esatti. Alza il tuo di dietro, dude.››
Quell’accozzaglia di parole dal
tono autoritario, accompagnate da un foglio di carta non ben identificato che
gli sventolava davanti agli occhi già da qualche minuto, lo avevano distratto
dal cumulo di spartiti e copioni che riversavano sul tavolino di mogano,
davanti al divano sul quale era seduto, e gli avevano fatto alzare lo sguardo
esasperato sul seccatore di turno, in piedi al suo fianco. Grant continuava ad
agitare quel foglietto ricolmo di colori fluorescenti davanti alla sua faccia,
come se quel gesto potesse convincerlo a prestargli attenzione a prescindere.
Afferrò quello che, si rese conto successivamente, era il volantino del nuovo
Laser Game di Los Angeles e fissò un attimo la scritta dai colori accesi che
troneggiava sullo sfondo blu scuro.
‹‹Più tardi…›› contrattò
sollevando gli occhi azzurri dal volantino, ‹‹sempre se finisco di studiare le
nuovissime e numerosissime battute di Artie.››
Gli restituì il volantino con
una smorfia e Grant, la delusione che torreggiava sul suo viso, si abbassò
sulle ginocchia per guardarlo meglio negli occhi.
‹‹E dai, ti rubo solo questo
pomeriggio, Kev.›› Assunse un’espressione da
cucciolo, proprio nel momento in cui il suo barboncino, Jett,
gli si affiancava curioso scodinzolando appena; e Kevin si sforzò con tutto se
stesso di non ridere e di mantenere un pizzico di serietà: Grant e Jett, in quel momento, avevano gli stessi occhioni teneri e
supplichevoli e Kevin rischiò seriamente di cedere guardandoli.
‹‹Non se ne parla, buddy.›› disse con decisione, sollevando il mento per
apparire più incisivo, ‹‹E poi non posso lasciare la mia bambina da sola.››
Grant sedette sul tappeto a
gambe incrociate per accogliere Jett, che cercava
discretamente di accalappiare un po’ di coccole. Se lo mise in grembo,
accarezzandogli il dorso con dolcezza e osservando Sophie, dall’altra parte
della stanza, che sonnecchiava in un angolo.
‹‹Ma ci sarà Jett con lei.›› ovviò, arruffandogli leggermente il pelo riccio
e candido, e sorridendo radiosamente, ‹‹Vero, bello di papà?››
Jett puntò
gli occhioni scuri sul suo padrone e sembrò quasi intendere le sue parole, dato
lo sguardo allegro che gli stava rivolgendo. Kevin, però, non si lasciò convincere.
‹‹Scordatelo.›› borbottò con
una smorfia, tornando a studiare lo spartito di una canzone e poggiando la
schiena ai cuscini del divano, ‹‹I cani assomigliano ai propri padroni, non mi
fido.››
Lesse un paio di righe sulla
carta, mentre Grant mugugnava fintamente offeso: ‹‹Ma se siamo due
angioletti!›› Si chinò e strofinò il naso contro quello del suo cucciolo. ‹‹Jett si comporterebbe da vero gentledog con la tua Sophie.››
Sentì Grant ridacchiare alla
sua stessa battuta e si coprì il viso con il malloppo di fogli per nascondere
l’accenno di risata che gli era comparso in viso. Quel ragazzo era davvero un
idiota, ma tutto sommato non gli dispiaceva. Lo faceva ridere e stava bene in
sua compagnia. Anche se doveva convivere con la sua innata capacità di intrufolarsi
in casa sua a tutte le ore del giorno e
della notte.
‹‹A proposito, come hai fatto a
entrare?›› domandò osservandolo da sopra i fogli, senza tuttavia lasciar
intravedere la sua bocca, incurvata in un sorriso.
‹‹Segreti del mestiere.››
rispose semplicemente lui, con una leggera alzata di spalle, vezzeggiando il
suo batuffolo bianco proprio sotto l’orecchio, ‹‹Jett
è stata una spalla perfetta.››
Kevin roteò gli occhi.
Conoscendolo, doveva aver fatto qualche stronzata delle sue: l’ultima volta,
per esempio, aveva avuto la brillante idea di cercare – o farsi procurare, non
gli era ancora molto chiaro – la chiave di scorta di casa sua, per poi
presentarsi, il giorno del suo compleanno, con una quantità industriale di
muffin; e la cosa bella era che avevano passato l’intera mattinata ad ingozzarsi
facendo il tifo per i Giants; e lui aveva scoperto il
lato irrequieto di Grant, quello del “Corri, lumaca!” urlato al televisore nel
bel mezzo di una partita.
‹‹Forse dovrei regalartela
definitivamente quella chiave.›› biascicò senza troppa convinzione, ‹‹Anche se
questo significherebbe averti sempre qua intorno.››
Grant lasciò andare Jett che, a quanto pareva, si era stufato di farsi
coccolare e aveva deciso di zampettare altrove, e si alzò da terra per
accomodarsi al fianco di Kevin; poggiò il gomito allo schienale del divano e la
guancia al palmo della sua mano; lo guardò con un cipiglio fintamente triste.
‹‹Non ti piace passare del
tempo con me?›› domandò.
‹‹Mi distrai.›› sbuffò Kevin,
ma poi si prese la briga di prenderlo un po’ in giro, ‹‹E poi Jett è una spalla così perfetta. Non ti basta lui?››
Grant ridacchiò a bassa voce,
mentre il sorriso gli si allargava man mano.
‹‹Fai il geloso adesso?››
Allungò un braccio e glielo avvolse intorno alla vita, avvicinandolo
leggermente.
Kevin sospirò prima di
guardarlo con un sopracciglio inarcato.
‹‹Lo vedi come fai? Ecco perché
non voglio lasciare Jett con Sophie.›› Abbozzò un
sorrisino, prima di proseguire. ‹‹La tua influenza è mentalmente degenerante.››
Il ragazzo più alto si morse un
labbro e lo supplicò con lo sguardo.
‹‹Ma è il Laser Game, Kev.›› replicò con tono lamentoso, ‹‹è un Laser Game gigantesco.›› aggiunse poi per incrementare gli elementi a suo
favore.
E Kevin lo guardò negli occhi,
avvertendo già la sua sicurezza crollare miseramente sotto quello sguardo
adorabile, che spesso definiva simile a quello di un bambino capriccioso, ma al
quale raramente sapeva resistere. E poi aveva ragione, era un Laser Game
gigantesco – così aveva sentito.
‹‹Tipo labirinto?›› tentò di
accertarsi domandando.
Grant sorrise entusiasta e
annuì ripetutamente.
‹‹E va bene.›› si arrese Kevin
sorridendogli di rimando, ‹‹Ma stasera mi lasci studiare, d’accordo?›› provò a
patteggiare, pur sapendo che Grant lo avrebbe trascinato ugualmente in qualche
altra sua idea delirante.
Il ragazzo, in risposta, si
sporse verso di lui e gli scoccò un bacio sulla guancia.
‹‹I mouse you!›› disse ridendo a contatto
con la sua guancia, prima di alzarsi dal divano ed avviarsi verso l’ingresso
dell’appartamento.
Kevin si accarezzò il punto in
cui l’amico lo aveva baciato e poi abbandonò il divano, seguendo Grant con un
sorriso tenero in volto. Si fermò poco distante dalla porta che conduceva al
corridoio adiacente e portò lo sguardo sul piccolo Jett.
‹‹Tu prova a sfiorare Sophie e
verrai tosato come una pecora. Sono stato chiaro?››
Fine.