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Autore: Vals Fanwriter    15/12/2012    4 recensioni
‹‹E poi non posso lasciare la mia bambina da sola.›› [...]
‹‹Ma ci sarà Jett con lei.›› ovviò, arruffandogli leggermente il pelo riccio e candido, e sorridendo radiosamente, ‹‹Vero, bello di papà?››

McGustin (friendship) | OS | Pseudo-demenziale, pseudo-fluff, commedia
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grant Gustin, Kevin McHale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction doveva essere il regalo di Natale per Robs una volta – Silvia è testimone – ma non pensavo che mi sarebbe venuta abbastanza ispirazione per scriverla. E invece eccola qua. Quindi te la dedico lo stesso, Robs, perché io me le ricordo le cose che mi hai scritto nella presentazione di efp – #lol – e perché LH non era abbastanza. Spero non sia proprio da buttare e che piaccia.

Un grazie enorme a quel tesoro di Silvia che mi ha promptato (stai pur certa che li userò tutti quei prompt).

Bear hugs a tutti.

Vals~

 

°*°*°*°

 

Dogs look like their owners.

 

 

 

‹‹Laser Game. Tra due minuti esatti. Alza il tuo di dietro, dude.››

Quell’accozzaglia di parole dal tono autoritario, accompagnate da un foglio di carta non ben identificato che gli sventolava davanti agli occhi già da qualche minuto, lo avevano distratto dal cumulo di spartiti e copioni che riversavano sul tavolino di mogano, davanti al divano sul quale era seduto, e gli avevano fatto alzare lo sguardo esasperato sul seccatore di turno, in piedi al suo fianco. Grant continuava ad agitare quel foglietto ricolmo di colori fluorescenti davanti alla sua faccia, come se quel gesto potesse convincerlo a prestargli attenzione a prescindere. Afferrò quello che, si rese conto successivamente, era il volantino del nuovo Laser Game di Los Angeles e fissò un attimo la scritta dai colori accesi che troneggiava sullo sfondo blu scuro.

‹‹Più tardi…›› contrattò sollevando gli occhi azzurri dal volantino, ‹‹sempre se finisco di studiare le nuovissime e numerosissime battute di Artie.››

Gli restituì il volantino con una smorfia e Grant, la delusione che torreggiava sul suo viso, si abbassò sulle ginocchia per guardarlo meglio negli occhi.

‹‹E dai, ti rubo solo questo pomeriggio, Kev.›› Assunse un’espressione da cucciolo, proprio nel momento in cui il suo barboncino, Jett, gli si affiancava curioso scodinzolando appena; e Kevin si sforzò con tutto se stesso di non ridere e di mantenere un pizzico di serietà: Grant e Jett, in quel momento, avevano gli stessi occhioni teneri e supplichevoli e Kevin rischiò seriamente di cedere guardandoli.

‹‹Non se ne parla, buddy.›› disse con decisione, sollevando il mento per apparire più incisivo, ‹‹E poi non posso lasciare la mia bambina da sola.››

Grant sedette sul tappeto a gambe incrociate per accogliere Jett, che cercava discretamente di accalappiare un po’ di coccole. Se lo mise in grembo, accarezzandogli il dorso con dolcezza e osservando Sophie, dall’altra parte della stanza, che sonnecchiava in un angolo.

‹‹Ma ci sarà Jett con lei.›› ovviò, arruffandogli leggermente il pelo riccio e candido, e sorridendo radiosamente, ‹‹Vero, bello di papà?››

Jett puntò gli occhioni scuri sul suo padrone e sembrò quasi intendere le sue parole, dato lo sguardo allegro che gli stava rivolgendo. Kevin, però, non si lasciò convincere.

‹‹Scordatelo.›› borbottò con una smorfia, tornando a studiare lo spartito di una canzone e poggiando la schiena ai cuscini del divano, ‹‹I cani assomigliano ai propri padroni, non mi fido.››

Lesse un paio di righe sulla carta, mentre Grant mugugnava fintamente offeso: ‹‹Ma se siamo due angioletti!›› Si chinò e strofinò il naso contro quello del suo cucciolo. ‹‹Jett si comporterebbe da vero gentledog con la tua Sophie.››

Sentì Grant ridacchiare alla sua stessa battuta e si coprì il viso con il malloppo di fogli per nascondere l’accenno di risata che gli era comparso in viso. Quel ragazzo era davvero un idiota, ma tutto sommato non gli dispiaceva. Lo faceva ridere e stava bene in sua compagnia. Anche se doveva convivere con la sua innata capacità di intrufolarsi in casa sua  a tutte le ore del giorno e della notte.

‹‹A proposito, come hai fatto a entrare?›› domandò osservandolo da sopra i fogli, senza tuttavia lasciar intravedere la sua bocca, incurvata in un sorriso.

‹‹Segreti del mestiere.›› rispose semplicemente lui, con una leggera alzata di spalle, vezzeggiando il suo batuffolo bianco proprio sotto l’orecchio, ‹‹Jett è stata una spalla perfetta.››

Kevin roteò gli occhi. Conoscendolo, doveva aver fatto qualche stronzata delle sue: l’ultima volta, per esempio, aveva avuto la brillante idea di cercare – o farsi procurare, non gli era ancora molto chiaro – la chiave di scorta di casa sua, per poi presentarsi, il giorno del suo compleanno, con una quantità industriale di muffin; e la cosa bella era che avevano passato l’intera mattinata ad ingozzarsi facendo il tifo per i Giants; e lui aveva scoperto il lato irrequieto di Grant, quello del “Corri, lumaca!” urlato al televisore nel bel mezzo di una partita.

‹‹Forse dovrei regalartela definitivamente quella chiave.›› biascicò senza troppa convinzione, ‹‹Anche se questo significherebbe averti sempre qua intorno.››

Grant lasciò andare Jett che, a quanto pareva, si era stufato di farsi coccolare e aveva deciso di zampettare altrove, e si alzò da terra per accomodarsi al fianco di Kevin; poggiò il gomito allo schienale del divano e la guancia al palmo della sua mano; lo guardò con un cipiglio fintamente triste.

‹‹Non ti piace passare del tempo con me?›› domandò.

‹‹Mi distrai.›› sbuffò Kevin, ma poi si prese la briga di prenderlo un po’ in giro, ‹‹E poi Jett è una spalla così perfetta. Non ti basta lui?››

Grant ridacchiò a bassa voce, mentre il sorriso gli si allargava man mano.

‹‹Fai il geloso adesso?›› Allungò un braccio e glielo avvolse intorno alla vita, avvicinandolo leggermente.

Kevin sospirò prima di guardarlo con un sopracciglio inarcato.

‹‹Lo vedi come fai? Ecco perché non voglio lasciare Jett con Sophie.›› Abbozzò un sorrisino, prima di proseguire. ‹‹La tua influenza è mentalmente degenerante.››

Il ragazzo più alto si morse un labbro e lo supplicò con lo sguardo.

‹‹Ma è il Laser Game, Kev.›› replicò con tono lamentoso, ‹‹è un Laser Game gigantesco.›› aggiunse poi per incrementare gli elementi a suo favore.

E Kevin lo guardò negli occhi, avvertendo già la sua sicurezza crollare miseramente sotto quello sguardo adorabile, che spesso definiva simile a quello di un bambino capriccioso, ma al quale raramente sapeva resistere. E poi aveva ragione, era un Laser Game gigantesco – così aveva sentito.

‹‹Tipo labirinto?›› tentò di accertarsi domandando.

Grant sorrise entusiasta e annuì ripetutamente.

‹‹E va bene.›› si arrese Kevin sorridendogli di rimando, ‹‹Ma stasera mi lasci studiare, d’accordo?›› provò a patteggiare, pur sapendo che Grant lo avrebbe trascinato ugualmente in qualche altra sua idea delirante.

Il ragazzo, in risposta, si sporse verso di lui e gli scoccò un bacio sulla guancia.

‹‹I mouse you!›› disse ridendo a contatto con la sua guancia, prima di alzarsi dal divano ed avviarsi verso l’ingresso dell’appartamento.

Kevin si accarezzò il punto in cui l’amico lo aveva baciato e poi abbandonò il divano, seguendo Grant con un sorriso tenero in volto. Si fermò poco distante dalla porta che conduceva al corridoio adiacente e portò lo sguardo sul piccolo Jett.

‹‹Tu prova a sfiorare Sophie e verrai tosato come una pecora. Sono stato chiaro?››

 

Fine.

 

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