Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Ellaa    15/12/2012    3 recensioni
"Con te, è sempre il posto sbagliato al momento sbagliato" disse Jo, con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Dean alzò lo sguardo, guardandola per una manciata di secondi. "Non è colpa mia. Smettila di incolparmi per ogni cosa" si lamentò.
"Invece, ti sbagli. È colpa tua, è sempre stata colpa tua. La tua tempistica ha sempre fatto schifo, non provare a negarlo. Tu sai benissimo che ho ragione, ma sei troppo orgoglioso per poterlo ammettere. Perciò, pensaci bene. Perché se deciderai di uscire da quella porta, di fare quello che ti hanno chiesto senza di me, io non ti rivedrò più, Dean. Sappiamo entrambi che non torneremo indietro".

Ancora una volta, tutto sembra essere contro di loro. Ancora una volta, Jo e Dean, si trovano ad affrontare un nemico troppo grande. Il destino.
E quando è il destino a sbarrarti la strada, non puoi fare altro che piegarti al suo volere.
NB: Seguito di 'Someone like me', che potete trovare sul mio profilo. Non è indispensabile averlo letto, per la lettura di questa storia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Jo
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Settima stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1.


Dean camminava silenziosamente per i corridoi di quella strana struttura. Ogni cosa, in quel posto, aveva un’aria fin troppo inquietante. Dalle pareti troppo bianche, agli infermieri che se ne andavano in giro tenendo in mano aghi  estremamente lunghi o farmaci poco raccomandabili.
Continuava a ripetersi che forse era solo una sua impressione, ma lo sguardo perplesso di Sam confermava le sue teorie. Non era l’unico ad aver notato quanto fosse raccapricciante quel luogo.
<< Non posso credere che Jo sia chiusa qua dentro >> borbottò,  per niente entusiasta.
Sam, accanto a lui, annuì. << La tireremo fuori presto, non preoccuparti >>.
Dean sbuffò. Era impossibile dire a lui di non preoccuparsi, specialmente quando di mezzo c’era una situazione simile.  Erano successe fin troppe cose perché potesse permettersi di stare tranquillo. 
I due fratelli si avvicinarono ad un’infermiera, seduta dietro ad una scrivania. Aveva l’aria annoiata, come se sarebbe stata volentieri da tutt’altra parte. E di certo, non era l’unica. Anche lui avrebbe preferito essere da tutt’altra parte.
Non appena si accorse di loro, alzò lo sguardo. << Posso esservi d’aiuto? >> chiese, distrattamente.
Sam annuì. << Vorremo fare visita ad una persona >>.
La donna annuì appena. Digitò qualcosa al computer e poi tornò a fissarli. << Nome e cognome del paziente, prego >>.
<< Jo >> rispose Dean. << Jo Harvelle >>.
Nel sentire quel nome, la donna li guardò con un velo di interesse. << Joanna? >> chiese con uno strano sorriso.
Lui corrugò la fronte. << Si, lei >>.
Erano in una specie di istituto psichiatrico, ma quella donna gli sembrava un po’ troppo schizzata. Doveva avere davvero qualche rotella fuoriposto per chiamarla Joanna. Se lei l’avesse sentita, le avrebbe spaccato la faccia.
<< Possiamo vederla? >> insistette Sam, anche lui piuttosto spazientito.
Lei annuì. << Certo, ma non credo che sarà molto loquace >>.
Dean la guardò perplesso. Stavano davvero parlando della stessa persona? La Jo che conosceva lui non riusciva a stare zitta per più di due secondi.
<< Ci lasci provare >> rispose infine, in tono di sfida.
Con loro avrebbe parlato. Ne era più che sicuro.
<< Come volete >> acconsentì la donna, alzandosi. << Vi porto da lei >>.
Sam e Dean si lanciarono uno sguardo d’intesa. Era chiaro come il sole che quel posto non doveva essere una suite a cinque stelle. Dovevano tirare Jo fuori da li il prima possibile. Prima che la situazione si mettesse davvero male, per lei.
Continuarono a camminare in silenzio, fino a quando non arrivarono in una stanza enorme.
Se aveva pensato che quel posto era inquietante, quella stanza lo era decisamente dieci volte di più. C’erano almeno una ventina di persone, e ognuna se ne andava in giro facendo le cose più strane.
Alcuni camminavano avanti e indietro per la stanza con lo sguardo perso nel vuoto, altri parlavano da soli o semplicemente urlavano cose incomprensibili.
<< Ricordarmi perché abbiamo lasciato che Jo finisse qua dentro >> disse Dean sottovoce, ancora visibilmente sconvolto.
Sam sospirò. << Era l’unico modo >>.
L’infermiera continuò a camminare e loro, ancora una volta, si ritrovarono a seguirla in silenzio. Fortunatamente, Jo non era nella stanza. Era un sollievo sapere che non era insieme ad un branco di pazzi a ballare la danza della pioggia.
Si fermarono davanti ad una stanza, la 327.
<< Le visite hanno una durata massima di venti minuti >> li informò la donna. << Non è consentito restare da soli con i pazienti senza supervisione, quindi dovrò entrare con voi. Mi dispiace, ma sono le regole >>.
Era ridicolo quello che stava dicendo. Cosa mai sarebbe dovuto succedere? Era di Jo che stavano parlando, non di una serial killer psicopatica.
Tuttavia, si ritrovarono ad annuire ed entrarono nella stanza.
Jo se ne stava rannicchiata contro la parete, mentre tra le mani teneva un blocco da disegno. Sembrava talmente assorta, da non essersi nemmeno accorta della loro presenza.
<< Jo? >> la chiamò Dean, sperando almeno che alzasse lo sguardo.
Tuttavia, lei non lo fece. Rimase immobile, intenta a scrivere chissà cosa su quel quaderno.
La donna accennò un sorriso. << E’ sempre così >> li informò. << Non parla molto. Si limita solo a scarabocchiare su quei fogli >>.
Dean spostò una sedia e ci si sedette sopra. << Avanti, sono io, Jo >> le disse come a volerla incoraggiare.
La ragazza alzò lo sguardo, inclinando appena la testa di lato. << Sam? >> lo chiamò.
Lui sbuffò. << Sono Dean >> rispose, mentre il fratello sghignazza da dietro le sue spalle.
<< Oh >> rispose lei tornando a fissare il suo quaderno. << Non ti conosco, mi dispiace >>.
Dean incrociò le braccia al petto, accigliato.
Seriamente? Faceva sul serio? Non si ricordava di lui, ma del broccolo di suo fratello? Eh no, eh..
Sam gli posò una mano sulla spalla. << Vacci piano con lei, Dean >> lo rimproverò.
Per tutta risposta, gli lanciò un’occhiataccia. Come se avesse fatto chissà cosa. Era Jo che non ci andava piano con lui, non il contrario.
<< Posso vedere cosa stai disegnando, Jo? >> chiese sempre Sam, con quell’aria da santarellino.
La ragazza alzò lo sguardo, con un piccolo sorriso accennato sulle labbra. Strappò il foglio dal blocco da disegno e lo passò al ragazzo.
<< Ottima mossa >> osservò l’infermiera, approvando l’approccio di Sam.
Dean osservò la scena in un religioso silenzio. Avrebbe volentieri dato di stomaco, se solo avesse potuto.
Lanciò un’occhiata al fratello che osserva il disegno con aria compiaciuta. Anche lui avrebbe voluto vedere, ma era troppo impegnato a tenere il broncio per mostrare interesse.
<< È molto bello, ti dispiace se lo tengo? >> chiese con quell’aria da cucciolo.
Jo sorrise, scuotendo la testa.
Dean sbuffò, catturando così l’attenzione della ragazza per qualche secondo.
Lei lo guardava in modo strano, forse un po’ troppo inquietante. Stare la dentro, aveva sicuramente peggiorato la sua sanità mentale. Di quello, ne era certo.
Quel breve scambio di sguardi però, durò solamente pochi secondi. Poi, lei tornò a concentrarsi su un nuovo foglio bianco.
<< Dovreste lasciarla riposare >> suggerì l’infermiera. << Per oggi, non credo otterreste altro >>.
Sam annuì. << Torneremo a trovarla un altro giorno, nessun problema >>.
Prima di andare, Dean le si avvicinò, lasciando che i loro visi quasi si sfiorassero. << La prossima volta che ci vedremo, vedi di ricordarti di me, biondina >>.
Senza darle il tempo di fare o dire niente, si voltò. Intravedendo però, un’occhiataccia da parte della ragazza, che cercò di mascherare.
Una volta usciti da li, Dean si lasciò cadere sul sedile anteriore della sua amata auto.
Sam, lo raggiunse qualche secondo più tardi.
<< Quella ragazza è un genio >> disse, passandogli il disegno del quale si era appropriato pochi minuti prima.
Dean lo guardò, ma alla fine si decise a prendere quel pezzo di carta.
Non appena capì, alzò gli occhi al cielo. << Quella ragazza è una vera stronza! >> disse, mentre schiacciava il piede sull’acceleratore.
 
 
Jo era immobile, stesa sul letto a contare distrattamente le mattonelle della stanza. Lo aveva fatto più e più volte, per poi ricominciare da capo. Quattrocentoventisette, erano quelle del soffitto.
Non aveva un passatempo migliore, purtroppo. O forse, stava semplicemente impazzendo come tutti gli altri.
Durante il giorno non poteva fare molto. Doveva aspettare che facesse buio per poter sgattaiolare fuori da quel buco. Per sua sfortuna, quella mattina, aveva già fatto abbastanza.  Era riuscita ad intrufolarsi negli archivi della struttura e aveva passato in rassegna il seminterrato. Aveva trovato delle cose piuttosto interessanti, ma arrivare alla conclusione l’aveva privata di un passatempo degno di essere chiamato tale.
Tuttavia, la visita di Sam e Dean era stata sufficiente per convincerla che presto tutto sarebbe finito.
Un rumore di passi, si udì in lontananza. C’era un tale silenzio, che poteva quasi sentire il respiro di quell’uomo.
Lei sospirò, rassegnata. Consapevole, che era nella sua stanza che sarebbe andato.
Si girò su un fianco, fingendo di dormire.
Non le piaceva che quelle persone le si avvicinassero tanto, ma lei era pur sempre una paziente. Faceva parte della recita.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e istintivamente scattò, cercando di ritrarsi a quel contatto.
<< Calma, piccola >> le disse. << Ti ho solo portato la tua medicina >>.
Jo alzò gli occhi al cielo, consapevole che se solo avesse potuto lo avrebbe preso a pugni. Quelle non erano medicine, erano veleno per il cervello.
Tuttavia, l’uomo la costrinse ad aprire la bocca e lei si vide costretta ad eseguire senza opporre resistenza. Le infilò qualcosa in bocca, aspettando che ingoiasse.
<< Brava bambina >> le disse, passandole un bicchiere d’acqua dal quale si aspettava che lei bevesse.
Lo accontentò ancora una volta, consapevole che prima avesse obbedito e prima se ne sarebbe andato.
<< Bene, ora puoi anche tornare a dormire >> la incitò, alzandosi e chiudendosi la porta alle sue spalle.
Lei attese in silenzio, fino a quando i passi dell’uomo non sparirono per lasciare spazio a quel silenzio inquietante.
Non appena realizzò di essere completamente da sola, scattò in piedi e si fiondò in bagno. Senza esitare, ripetè l’operazione che compiva ogni singolo giorno da quando era la dentro. Si infilò due dita in bocca e buttò fuori quelle schifezze che quel bastardo le aveva fatto mandar giù.
Aveva visto cos’avevano fatto ad una ragazza che aveva provato a sputarle. Non voleva correre lo stesso rischio. Non sarebbe riuscita ad impedire che il suo cervello diventasse di pastafrolla, se avessero iniziato a farle delle iniezioni.
Si sciacquò la bocca e tornò nella sua stanza, stendendosi su quel letto un po’ troppo scomodo.
Non vedeva l’ora di uscire da quel posto. Non avrebbe resistito ancora molto, prima di impazzire davvero.
Altri passi, l’avvertirono che qualcun altro stava per avvicinarsi alla sua stanza.
Non era un buon segno. Solitamente, riceveva una solita visita prima di potersi permettere qualche ora di sonno.
Sentì la porta della sua stanza aprirsi, per poi richiudersi lentamente.
Una mano l’afferrò saldamente per un braccio, facendola quasi scivolare dal letto.
Lei tentò quasi di urlare, ma prima che potesse farlo, si ritrovò una mano davanti alla bocca che la costrinse a tacere.
<< Shh! Sono io, Jo >> le disse una voce familiare.
Lei si voltò bruscamente, divincolandosi da quella stretta. << Potresti essere anche un po’ più delicato, Dean >> si lamentò.
Il ragazzo le rivolse un sorriso smagliante. << Oh, quindi adesso ti ricordi di me >> osservò, sarcastico.
Jo inarcò un sopracciglio. << Scusa, principessa, non volevo ferire il tuo dolce e delicato ego >>.
<< Ah ah, simpatica >> ribatté.
Jo fissò l’abbigliamento del ragazzo, leggermente incuriosita. Si era vestito come un’infermiere per passare inosservato. Un trucco piuttosto vecchio, ma sempre efficace.  
<< Carino il tuo completo >> disse, soffermandosi per qualche secondo sui pantaloni bianchi e la maglia attillata, forse un po’ troppo, dello stesso colore.
<< Sono felice che ti piaccia >> rispose lui, sorridendo. << Perché ce n’è uno anche per te >>.
Il ragazzo gli passò una divisa identica alla sua. Con l’unica differenza, che per lei, c’era anche una mascherina per coprire il viso.
<< Sei un po’ troppo famosa qua dentro >> osservò Dean.
Lei sbuffò, iniziando ad infilarsi i pantaloni da sotto il camice. Quando però venne il momento di sfilarlo, gli lanciò un’occhiataccia.
<< Potresti avere almeno la grazia di guardare da un’altra parte, Dean? >> chiese, esasperata.
Lui sembrò cadere dalle nuvole. << Oh, si..certo >> rispose, dandole le spalle.
Lei alzò gli occhi al cielo, un po’ divertita.
Poi, senza perdere altro tempo, finì di cambiarsi. Non voleva restare in quel posto un minuto di più. Quelle poche settimane che aveva passato tra quelle quattro mura, le erano bastate .
<< Ok, possiamo andare >> disse lei, dopo essersi coperta il volto.
Dean annuì. Aprì la porta e, prima di uscire, diede un’occhiata scrupolosa in giro.
Lei conosceva bene gli orari di quel posto, ecco perché aveva passato così tanto tempo la dentro. Era li per studiarlo. Studiarlo e aiutare Sam e Dean con un caso che non poteva essere risolto in nessun altro modo.
<< Non dovrebbero esserci dottori o infermieri in questo reparto >> lo informò, raggiungendolo. << Sono tutti al piano terra >>.
Il ragazzo annuì. << Passiamo per le scale d’emergenza. Una volta fuori, partirà l’allarme. Quindi, preparati a correre >>.
Non era di certo il migliore dei piani ma, in assenza di uno migliore, dovevano accontentarsi. L’importante era uscire da li, il prima possibile.
<< Sam ci sta aspettando in macchina? >> chiese lei sperando che, una volta usciti, avrebbero potuto svignarsela senza perdere altro tempo.
<< Si, è già pronto a partire >>.
Quella notizia, la rassicurò. Sarebbe stato difficile, ma avevano fatto cose di gran lunga peggiori che fuggire da un ospedale psichiatrico.
Percorsero tranquillamente il corridoio poiché, come lei aveva previsto, non c’era anima viva.
<< Avete bruciato le ossa della ragazza? >> chiese, mentre raggiungevano le scale.
Dean annuì. << Davvero ingegnoso disegnare un cimitero con la lapide della ragazza >> sghignazzò. << Macabro, ma ingegnoso >>.
Lei sorrise, compiaciuta. << Non dimenticare l’anagramma >>.
<< Adesso, non montarti la testa >>.
Lei sbuffò. << Avanti, sono stata brava. Ammettilo! >>.
<< A fare la pazza? >> chiese lui, guardandola. << Si, sei stata brava. C’ero quasi cascato >>.
Tacquero entrambi, non appena arrivarono davanti alla porta che li avrebbe condotti giù per le scale d’emergenza. Da quel momento, dovevano essere il più silenziosi possibili.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi, iniziarono la loro fuga.
Jo si sentiva elettrizzata. Come se tutta l’adrenalina che aveva tenuto a freno per quei giorni, stesse improvvisamente venendo fuori. Mentre scendeva velocemente le scale, mentre aprivano la porta e l’allarme iniziava a suonare, non sentiva altro che l’eccitazione scorrerle nelle vene.
Corsero a perdifiato per tutto il cortile.
Erano sicuramente inseguiti da qualcuno, ma nessuno dei due perse tempo a voltarsi.
Salirono al volo in auto e, ancora prima che potessero richiudere gli sportelli, Sam schiacciò il piede sull’acceleratore. Allontanandosi così da quel posto alla velocità della luce.
<< Datemi un coltello >> disse Jo, con il respiro ancora affannoso per colpa della folle corsa.
Entrambi i fratelli, la guardarono perplessi.
<< Non puoi aspettare? >> le chiese Dean, aggrottando le sopracciglia.
Lei sbuffò. << Dammi un coltello, Dean! >> quasi urlò.
Il ragazzo esitò, ma alla fine si decise a passarle l’arma che teneva nascosta dentro la scarpa.
Non appena l’ebbe tra le mani, si procurò una profonda incisione lungo l’avambraccio.
Si morse la lingua, tentando di soffocare un urlo di dolore, mentre la lama le lacerava la pelle.
<< Jo! >> urlò Dean. << Che cavolo stai facendo? >>.
Lei ignorò il ragazzo, ignorò il dolore e il sangue che sgorgava dalla ferita. Continuò a premere con forza la lama, fino a quando non fu abbastanza profonda da permetterle di estrarre un piccolo affare di metallo.
Jo strinse i denti e lo tirò via con forza. Mentre, una fitta di dolore, le arrivò fin sopra la spalla.
<< Cos’era? >> chiese Dean, ancora leggermente sconvolto.
<< Un localizzatore >> spiegò lei, aprendo il finestrino per far sparire quell’arnese. << Lo mettono a tutti i pazienti. Così, se dovessero perdersi o meglio, fuggire, possono trovarli >>.
Abbassò lo sguardo, per controllare quanto fosse brutto il taglio che si era appena procurata. Non c’era andata piano. I suoi vestiti bianchi, erano diventati di un rosso acceso. Tentò di tamponare la ferita con la maglia, ma non ottenne grossi risultati. Aveva bisogno di qualche punto, perché smettesse di sanguinare.
Pochi secondi più tardi, Sam accostò.
<< Perché ci siamo fermati? >> chiese Jo, perplessa.
Dean sbuffò. << Per evitare che tu muoia dissanguata. E poi, non voglio sangue sui sedili della mia auto >>.
Lei non obbiettò. L’odore di sangue era talmente forte e pungente, da farle girare la testa.
Mettere fine a quella tortura, sarebbe stata un’immensa gioia.
 
 
Dean tirò fuori il kit del pronto soccorso che tenevano rigorosamente in macchina, per qualsiasi emergenza. Viste le loro avventure, molto spesso dovevano ricorrere a qualche cucitura fai-da-te o ad una fasciatura improvvisata. Ormai, potevano definirsi degli esperti in materia.
Da quando Jo si era unita a loro però, quelle volte erano aumentate a dismisura. Quella ragazzina sembrava  attirare le disgraziate quasi quanto lui attirava l’alcool.
Salì sul sedile posteriore, dove Jo lo stava aspettando.
<< Fa vedere >> le disse, facendole cenno di mostrarle il braccio che si era appena affettata. Quando l’aveva vista stringere il coltello tra le mani e procurarsi quella ferita, aveva seriamente pensato che fosse impazzita.
Lei sbuffò appena, ma obbedì. << Guarda che non è niente, posso fare da sola >>.
Dean la ignorò. Le afferrò il polso e inizio a ripulire la ferita, in modo da poterla ricucire senza problemi.
Jo era sempre la solita ostinata. Era sicuro che sarebbe stata capace di medicarsi da sola, piuttosto che ammettere di aver bisogno d’aiuto. Lui la conosceva bene. Ma non glielo avrebbe lasciato fare. Non quella volta.
C’era uno strano silenzio nell’auto. Un silenzio del tutto innaturale. Loro erano Jo e Dean, che si trattasse di stupidaggini o di cose serie, avevano sempre qualcosa da dire.
Eppure, quella volta, entrambi preferirono restare in silenzio.
<< Dov’è finito Sam? >> chiese Jo, dopo qualche minuto.
<< Sta chiamando Bobby >>  rispose lui, versando un po’ di alcool sulla ferita della ragazza per disinfettarla. << Vorrà essere aggiornato >>.
Una piccola smorfia di dolore, comparve sul viso della ragazza.
Dean accennò un sorriso. << Ho quasi finito >> le disse, mentre iniziava a ricucirla.
<< Per fortuna, che ero io il macellaio >> commentò con sarcasmo.
Lui alzò appena lo sguardo, inarcando un sopracciglio. << Ti stai lamentando? >>.
Stava cercando di essere il più delicato possibile. Non voleva farle male, per quello ci stava impiegando più tempo del previsto. Ma lei, trovava sempre un appiglio per criticare quello che faceva. Era un classico.
<< Forse >> rispose lei, con un ghigno.
Lui scosse la testa, esasperato. << In questo modo, la prossima volta ci penserai due volte prima di affettarti un braccio >>. 
<< Dovevo togliere quell’affare >> gli rammentò.
Lui non rispose. Le mise gli ultimi punti, per poi passare alla fasciatura. Nulla di complicato, ma non voleva dare a quella ragazza ulteriori ragioni per criticare il suo lavoro.
Una volta terminato il tutto, alzò lo sguardo. << Finito >>.
Jo si esaminò scrupolosamente il braccio. << Quindi, adesso dovrei ricoprirti di complimenti e dirti quanto sei stato bravo? >>.
Dean la guardò in silenzio, per qualche secondo. C’erano volte, in cui non desiderava altro che farla stare zitta. Eppure, quei battibecchi lo divertivano. Anche se era lui ad uscirne quasi sempre sconfitto, si divertiva.
<< Un grazie sarebbe sufficiente >> rispose, con un mezzo sorriso. << Insomma, ti ho anche tirato fuori da quel posto.. >>.
La ragazza inarcò un sopracciglio, divertita. << Quindi, dovrei ringraziarti per un sacco di cose.. >>.
Lui la osservò, incerto. Era sicuro, che in un modo o nell’altro, Jo stesse per fregarlo. Perché era quello che lei faceva, sempre. Trovava un modo anche quando sembrava non ce ne fosse uno.
<< Beh, diciamo di si >> rispose, cauto.
Lei sorrise. Il solito sorriso beffardo. Quel sorriso che solo lei aveva.
Jo si sporse un poco verso di lui, lasciando che i loro visi si avvicinassero pericolosamente. Lui rimase immobile, mentre lei colmò quella piccola distanza tra loro, lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.
<< Grazie, Dean >> disse, in un sussurro appena percettibile.
Lui tentò di parlare, ma non ci riuscì. Aveva la bocca aperta, per via dello stupore. Lei lo aveva colto di sorpresa. Non se lo aspettava. Non da Jo.
Prima che potesse avere il tempo di riprendersi, Jo scese dall’auto. Lasciandolo li, come un completo idiota.
<< Prego >> sussurrò, dopo qualche secondo, mentre cercava di far ripartire il cervello.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di convincersi di non esserselo immaginato. Quella ragazza era pazza. Era completamente svitata e rischiava di far impazzire anche lui. Ma se quello era il modo che aveva per ringraziarlo, forse doveva rendersi più disponibile..
 
 
Jo scese dall’auto raggiungendo Sam, dall’altro lato della strada. Era notte fonda e l’aria era talmente fredda e pungente, che si strinse nelle spalle per evitare di battere i denti dal freddo.
<< Allora, che ha detto Bobby? >> chiese curiosa di sapere quale sarebbe stata la loro prossima meta.
Lui le sorrise. << Ha detto che ci rivuole a casa >>.
<< Come mai? >> chiese, aggrottando la fronte.
Era sicura che avesse avuto già pronto un nuovo caso da sottoporre loro. Bobby aveva sempre un caso per chiunque. Era quello che faceva, oltre a salvare loro il culo ad ogni occasione.
<< Vuole che ci prendiamo una pausa, solo per qualche giorno >> le spiegò il ragazzo. << Forse, dovremmo accontentarlo >>.
Lei ci pensò su per qualche secondo. Non le sarebbe dispiaciuto staccare per qualche giorno. Una pausa le avrebbe fatto bene. Soprattutto, dopo essere stata rinchiusa in una specie di manicomio per tutto quel tempo. Per quanto quel lavoro le piacesse e la facesse sentire vicina alla sua famiglia, le mancava un po’ di normalità.
<< Beh, credo si possa fare >> rispose, accennando un sorriso. << Anche perché, se non abbiamo un caso, meglio andare da Bobby che in un motel da quattro soldi >>.
Anche Sam sorrise, soddisfatto della sua risposta.
<< Dov’è Dean? >> chiese, dopo qualche secondo.
Lei accennò una risata. << Oh, è in macchina. Dagli un momento >>.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. << Che gli hai fatto? >> chiese, improvvisamente divertito.
Lei scrollò le spalle. Era assurdo come tutti pensassero che fosse sempre lei a fargli qualcosa. Non era sempre colpa sua. Forse, solo la maggior parte delle volte.
<< Allora, torniamo da Bobby? >> gli chiese, facendo un cenno verso la macchina. << Perché sto congelando a stare qua fuori >>.
Sam le sorrise. << Certo >>.
<< Prima però passiamo a prendere qualcosa da mangiare? >> domandò lei, mordicchiandosi un labbro. << Non mi fidavo a mangiare quella roba, la dentro >>.
<< Nessun problema, Jo >> rispose il ragazzo, avvicinandosi all’auto.
Anche lei fece lo stesso. Era felice di tornare da Bobby. Era felice di tornare in un posto che poteva chiamare ‘casa’.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Ellaa