Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
Ricorda la storia  |      
Autore: xlittlerevenge    16/12/2012    4 recensioni
"In quel momento, a quella visione, il mio primo pensiero era quello di scendere, riprendere la valigia, richiudere quella porta per poi non farci più ritorno. Nel nostro letto non era solo, c’era una biondina. " #Jemi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Sono a casa amore, sono tornata- urlai senza aver nemmeno totalmente riaperto la porta di casa e trascinandomi dietro il mio piccolo bagaglio.
A quella frase aggiunsi un silenzioso “finalmente”, non volevo ammetterlo ma mi era mancato, era quello che mi serviva sapere.
Ero ripartita per Dallas quella mattina presto, volevo solo tornare a casa, arrivare il prima possibile e far finta che quel litigio non ci fosse mai stato.
Richiusi la porta, lasciai la valigia al centro del salone, su quel tappeto marroncino che tanto amavo, salii di corsa le scale in legno che collegavano parte della casa alla mia camera, la nostra camera. Sentivo il mio cuore battere, lo avrebbe sentito chiunque. Era l’effetto che mi faceva ogni volta che lo guardavo o pensavo a lui.
Quel giorno, come la prima volta.
Il mio sorriso occupava tutto il volto e finalmente arrivata in quella stanza con un tono di voce ben saldo dissi –Joe, mi sei mancato..-
 
In quel momento, a quella visione, il mio primo pensiero era quello di scendere, riprendere la valigia, richiudere quella porta per poi non farci più ritorno. Nel nostro letto non era solo, c’era una biondina. Non mi importava chi fosse, da dove venisse ed il motivo per cui era abbracciata al mio Joe, ma non era il suo posto e ci si era intrufolata senza neanche chiedere il permesso. Il suo sorriso quasi angelico riposava sul volto di quella donna e le sue braccia cingevano il petto di Joe.
Ma scappare non sarebbe servito a nulla, non se l’ultima volta mi aveva portato a questo. Affrontare il problema era l’unica soluzione.
Loro dormivano tranquillamente, come se quello che avessero fatto fosse giusto e non avrebbe potuto far del male a nessuno e quel nessuno sono io.
Trattenni le lacrime, o almeno ci provai e dopo un respiro profondo, con tutto il fiato che mi rimaneva dissi –Tu, lurida sgualdrina, via dal mio letto. Ora!- I due, intontiti aprirono gli occhi, e alla mia visione si misero seduti sul letto, mentre lei , spaventata, copriva il suo corpo con il mio lenzuolo bianco.
“Ancora un istante Demi, resisti ancora un istante. Non mostrarti debole.”
Sbarrai gli occhi, visibilmente lucidi e continuai –Allora non ti è chiaro?- Alzai ancora il tono della mia voce, per quanto fosse stato possibile, visto che presto si sarebbe rotta per il pianto –Va via, ora! Non mi importa come, ma sparisci di qui immediatamente, possibilmente senza fiatare.-
-E con te- indicai accigliata Joe indicandolo con l’indice che tremava per la paura –facciamo i conti dopo-
Joe mi guardò e provò a pronunciare qualcosa, forse voleva spiegarmi cosa fosse successo, ma lo fermai appena vidi quelle labbra che tanto amavo muoversi. Fu in quel momento che scoppiai e crollai –Ti prego Joe, dimostra quel minimo amore che è rimasto nei miei confronti, se c’è. Non dir nulla ora, parleremo dopo, promesso- la mia flebile voce lasciava chiaramente capire che ci tenevo a lui e che se ero arrabbiata era per paura di perderlo. Asciugai la lacrima che rigò il mio viso e mi accorsi di come un giorno perfetto si sarebbe potuto trasformare nel tuo più grande incubo.
Vidi quella donna raccogliere i suoi vestiti sparsi per la camera, per poi indossarli velocemente e uscire dalla stanza . Vidi il suo sguardo posarsi sul mio, uno sguardo frustrato, imbarazzato e consapevole del dolore che aveva creato. La sentii correre velocemente giù per le scale e sentii la porta di casa chiudersi con forza, mentre io ero ancora in piedi sulla soglia della porta.
Fu solo allora che mi abbandonai sulla poltrona bianca e con i braccioli in legno che si trovava ai piedi del mio letto. Poggiai le mani sulla mia fronte e mi liberai delle mie paure.
 
 
Tutto era cominciato una settimana prima, con un brusco litigio finito con me che facevo le valigie e andavo a far visita ad una mia vecchia amica..
 
-Non so se resisterò a lungo così, mi sono presa una pausa dal mio lavoro per te, per provare a costruire qualcosa di nostro finalmente, per provare a trovare pace con me stessa, ma tu non mi aiuti. Da quanto viviamo assieme? Un anno? Tu hai passato più della metà del tempo fuori da questa casa. Abbandona il tuo lavoro, anche solo per un mese, prendiamoci una pausa- gli avevo detto in lacrime, ero arrivata all’esasperazione. Avevo bisogno di lui con me, ma non c’era. Ero costretta a passare le serate in compagnia di un gelato al cioccolato e un buon film.
Avevamo deciso di vivere assieme e prendere una casa distante dalla vita frenetica che eravamo costretti a fare per il lavoro, ma questo non lo aveva aiutato nel dedicare un po’ di tempo a me.
-Amore, lo sai, stiamo promuovendo un nuovo album, non posso abbandonare i miei fratelli, hanno bisogno di me. Senza parlare del fatto che me lo rinfaccerebbero se facessi fare il mio lavoro a loro. Ti prometto che appena uscirà il disco saremo solo io e te.- mi aveva raggiunta sul divano, dove io ero seduta a gambe conserte. Mi aveva abbracciata e mi aveva accarezzato i capelli. Solo lui sapeva tranquillizzarmi, almeno, così velocemente e facilmente. Ma quella scena non si sarebbe ripetuta, non gli avrei creduto anche quella volta, avevo bisogno di fatti concreti e subito. Mi liberai del suo abbraccio e continuai –Non ci credo Joe, dopo ci saranno concerti e tour e per me ci sarà ancora meno tempo. Non voglio metterti il bastone fra le ruote, non voglio fermarti, non voglio mandare a monte i tuoi progetti, voglio solo che stacchi un attimo, ora. Perché è l’ultimo momento, dopo non ci sarà tempo.- mi fermai un attimo, lo guardai intensamente cercando una risposta nei suoi occhi, ma non ricevendone continuai - Ho parlato con i tuoi fratelli e per loro non ci sono problemi. Ti danno via libera, devi solo chiamar loro e dire “Torno da voi tra una settimana, passo questo periodo qui a Dallas con Demi”. Non chiedo tanto Joe.-
Lo stavo implorando, non sapevo cos’altro dire e fare. Non credevo di esagerare. Da quando ci eravamo trasferiti era distante, era cambiato, non c’era spazio per me.
Lo guardai aspettando una sua risposta. In realtà l’unica cosa che volevo e che si alzasse, prendesse il suo Iphone e chiamasse Kevin per avvisarlo che sarebbe mancato per un po’. Ma lui mi guardò e disse solo –Scusa Dems, ci tengo troppo a questo lavoro..-
In quel momento le lacrime iniziarono a scendere e pronunciai quelle parole che fecero scoppiare tutto –Spiegami il motivo per cui Kevin ha sempre tempo per Danielle. Perché lei si sente amata e io no?- quella domanda lo fece alterare; si alzò in piedi ed iniziò ad urlarmi contro –Mi stai dicendo che non ti senti amata Demi? Ti rendi conto di che cosa sia questa casa? Allontanarmi da tutto e tutti, viaggiare continuamente, fare avanti e dietro ogni tre giorni con aerei, alloggiare dai miei genitori quando lavoro. Volevi una casa nostra e ti ho accontentata, la volevi qui e ho accettato. Cosa vuoi che faccia? Credi che non voglia andare in vacanza con te? Credi che mi piaccia tornare tardi la sera e trovarti dormire, da sola, sul divano con la tv accesa e doverti sussurrare un ‘ti amo’ mentre tu non mi senti?Mi spiace, ma non posso farci nulla- lo guardai intensamente, quelle parole non mi avevano toccata. Mi alzai e guardandolo nei suoi occhi color nocciola replicai –Sai quello che potresti fare, te l’ho appena detto. E se non troverai una soluzione tu, vorrà dire che lo farò io. Posso accettare tutto, ma non che il tuo lavoro venga prima di me.- mi fermai e mi corressi –Di noi, Joe.-
Mi recai verso la porta in legno dipinta di bianco del ripostiglio, presi la valigia e mi spostai verso il mio armadio.
Mentre salivo le scale e gli davo le spalle, lo sentì urlare –Demi che stai facendo? Dove vai?- mi girai e lo guardai seria –Te l’ho detto poco fa, devo trovare io la soluzione? Lo sto facendo, vado via per un po’.- mi rigirai e andai a riempire la mia valigia del minimo e indispensabile.
-Stai esagerando, fermati, possiamo parlarne.- mi raggiunse e mi afferrò dal polso per bloccarmi.
-Lasciami, mi fai male- dissi, lui lo fece immediatamente –abbiamo provato a parlarne, ma tu non vuoi sentirne ragione, lo sai. Non starò via per molto, devo solo prendere una decisione. E poi tu non sentirai la mia mancanza, non avrai nessuno che ti distrarrà dal lavoro, ne guadagniamo entrambi, guarda il lato positivo.- chiusi la valigia e scesi giù per le scale dirigendomi verso la porta –lo sai che mi mancherai,ti prego non fare idiozie- afferrai la maniglia della porta e lui poggiò la sua mano calda sulla mia –chiederò quella settimana ai mie fratelli- abbassai la maniglia e continuai –non dovrei arrivare a tanto per un piccolo favore come questo, ma è troppo tardi, ho deciso- aprii la porta e la richiusi dietro di me.
 
E ora mi trovavo lì, a piangere convinta di aver perso tutto. Sarei riuscita a perdonarlo?
-Demi mi spiace- sentii la sua mano sfiorarmi la spalla –ti prego Joe, stammi lontano, non ce la faccio, non ora- riuscii a sussurrare fra i singhiozzi.
Non riuscivo a capire come avesse potuto, non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di loro due assieme e più ci pensavo, più singhiozzavo e più stringevo la mia mano attorno al bracciolo di legno. Lui se ne accorse e mi alzò il volto –Smettila- mi disse –non posso vederti così, non è come pensi, è stata una cavolata, niente di importante, nulla che noi due assieme non possiamo superare.- lo guardai e sghignazzai acida guardandolo fra le lacrime –Lei è andata via da nemmeno due minuti Joe, tu sei coperto dal lenzuolo e questa camera ha ancora il suo profumo. Risparmiati tutto questo, vorrei star sola- chiusi gli occhi e poggiai la testa allo schienale della poltrona.
-Mi sei mancata amore- disse prima di voltarsi –No, Joe, non dirlo- urlai fermandolo –smettila di mentire. Ora mi è proprio venuta la voglia di sapere il motivo per cui ti sei portata a letto quella biondina tinta.- dissi mettendomi in piedi di fronte a lui, guardandolo negli occhi, mentre lui abbassava lo sguardo.
-Anzi sai che ti dico? Ora ti metti seduto qui- gli mostrai la poltrona – e non ti alzi fin quando non mi racconti tutto.- Lui si accomodò ed io mi sedetti per terra, di fronte curiosa mentre provavo a nascondere il mio vero stato d’animo. Ero sempre stata brava a fingere, ma non con lui. Quella fu la prima volta.
-Ti ascolto.- gli sorrisi, mentre aspettavo che iniziasse a parlare. Lui sospirò ed iniziò a raccontare. –Quando sei andata via, ho capito quanto avevo sbagliato, quanta poca importanza ti stavo dando e quanto in realtà ne meritavi. Mi sentivo perso Dems..- lo interruppi innervosita –e ti sei ritrovato fra i suoi capelli biondi o tra le sue gambe?- lui incurante continuò dopo un sospiro – la prima cosa che ho fatto è stata chiamare Kevin, gli ho detto che mi sarei preso un periodo di pausa, che avevo rovinato tutto con te e che stavo mandando tutto a rotoli. Ho passato tutti questi giorni a riflettere, ti ho chiamata, sarei venuto a riprenderti, tutto prima di ieri sera..-lo interruppi nuovamente –ieri sera quando hai trovato una sgualdrina già nel letto?- lui mi guardò stranito –Ti prego è già difficile. Stavo dicendo, ieri sera sono uscito,  sono finito solo a bere in un bar, ero ubriaco ed è finita come immagini.- ero lì attenta, aspettavo che lui continuasse, ma in realtà era finita così, non aveva nemmeno provato ad usare una scusa.
-Starai scherzando?- sgranai gli occhi mentre lui mi guardava cercando di capire cosa intendessi –davvero scusa amore, ero ubriaco, lo so ho sbagliato, ma ti amo così tanto.-
-Con questo io dovrei perdonarti? Stai scherzando? Guarda, meglio che vado via prima che faccio cose di cui potrei pentirmi- mi prese per il polso, come durante quel litigio. –Adam lasciami, ora. Devo stare sola.- dissi quelle parole trattenendo le lacrime e a denti serrati.
 –Non ti lascerò andar via, non ora. Ho bisogno di te. Possiamo farcela, lo sai che mi sento in colpa. Lo sai che so di aver sbagliato, lo sai Demi.- staccai con forza la sua mano dal mio polso.
-Allora lasciami qui, in questa stanza, non uscirò di qui, ma tu devi star fuori. Non voglio vederti Joseph, fuori da questa stanza.- lui seguì gli ordini, andò via e mi lasciò sola in quella che sarebbe diventata la mia prigione per diverse ore, ma prima di uscire lui mi guardò dicendo –mi spiace.-
 
 
La prima cosa che feci fu spalancare le finestre, far uscire quel odore di sporco che sentivo, che forse sentivo solo io. Piangendo mi fiondai verso quel letto, tolsi le coperte e tutto quello che avrebbero potuto toccare lei, buttai tutto sul pavimento e mi ci sedetti sopra, piansi ancora, non ricordo per quanto tempo. Sembra impossibile vero? Restare fermi per ora a piangere? Invece no, vidi il cielo diventare sempre più scuro, mentre i singhiozzi diminuivano e le domande aumentavano. Joe in tutte quelle ore non fece altro che preoccuparsi per me, bussò a quella porta ogni volta che mi sentiva piangere più forte, ogni volta che sussurravo un ‘perché?’. Lui era lì, ogni volta che ne avevo bisogno. E più ci pensavo, più capivo quanto non avrei potuto fare a meno di lui. Joe era il mio migliore amico, era sempre stato lì per me, mi aveva sempre perdonato tutto, forse ora toccava a me. Sarebbe stato difficile, ma perdonarlo era puro egoismo. Io avevo bisogno di lui, più di qualsiasi altra cosa.
Dopo tutte quelle ore decisi di uscire da quella camera, sperando di non incontrare Joe. Silenziosamente, non volendo farmi sentire, scesi le scale e sgattaiolai in cucina. Mi sentii una ladra in casa mia, ma non potevo farci altro. Sarebbe stato troppo imbarazzante vederlo ed io non avevo ancora le idee abbastanza chiare.
Ma lui era lì, che stuzzicava patatine guardando la tv, ero sulla soglia della porta e feci per andar via, ma era troppo tardi.
- Come stai?- mi chiese mentre ,dopo essersi alzato dalla sedia, si avvicinava a me visibilmente imbarazzato.
Alzai il palmo della mano per fargli capire che avrei voluto mantenere ancora per un po’ le distanza, non ero pronta e non mi preoccupai nemmeno di rispondere alla sua domanda. Non era ora che avrebbe dovuto chiedermi o chiedersi come stessi. Doveva farlo quando tutto solo in quel bar aveva bevuto troppo e si era consolato fra le braccia di un’altra.
- Su Demi, non puoi essere arrabbiata con me a lungo, non ce la faccio a sopportare questa situazione. Ho sbagliato, lo ripeterei all’infinito se solo tu me lo chiedessi. Ma ora vorresti davvero buttare tutto questo al vento?- per l’ennesima volta non badai a quelle parole. Mi avvicinai alla credenza alla ricerca di qualcosa di dolce e dopo averla trovata ritornai in camera, non sarei uscita fin quando non mi sarei schiarita le idee. Ma mentre richiudevo la porta, la sa voce mi fermò - Non puoi rimanere in quella camera per sempre. Demi esci di lì e parliamo.-
La mia risposta? Chiusi la porta con forza, così che capisse.


Era notte fonda quando toccai la maniglia e silenziosamente uscii. Non sapevo dove fosse Joe, ma era rimasto a casa ne ero certa. Dovevo solo andare da lui e parlargli, per fargli in qualche modo capire che lentamente tutto sarebbe tornato come prima.
Lui era seduto proprio accanto alla porta, sul parquet scuro che in quelle ore era sempre freddo. La sua testa era poggiata al muro, dormiva, come se non fosse successo nulla. Ma lo avrei dovuto immaginare, lo conoscevo, sarebbe stato capace di addormentarsi ovunque.
Mi sedetti accanto a lui, e inizia a picchiettare sulla sua schiena sussurrando un –Joe – lo vidi aprire gli occhi e sorridere alla mia visione –Temevo che non saresti più uscita.- prese la mia mano, ma io la ripresi con me –Sai che sarà difficile fidarmi di te?- dissi senza badare alla sua frase precedente –Sai che puoi fidarti di me- sorrise e riprese la mia mano fra le sue. Questa volta non mi tirai indietro. –Il mio è puro egoismo Joe, senza di te non saprei dove sbattere la testa.- speravo di non pentirmi un giorno di quelle parole.
-Amo il tuo egoismo se riguarda me, mi spiace di averti fatto soffrire tanto. Non l’ho mai permesso e prometto che non accadrà più.- mi lasciai sfuggire un sorriso, anche se la mia intenzione era quella di essere arrabbiata ancora per un po’.
Fu in quel momento che posò la sua mano sulla mia guancia e poggiò le sue morbide labbra sue mie.
Eravamo ancora io e lui e avremmo superato tutto, assieme. 



Sono tornata con una os, che è tutto tranne che piccola. Sì è la os più lunga che abbia mia fatto e devo essere sincera mi piace un sacco.
Fiera di me uu 
Ora, ditemi voi che ne pensate con una recensione.
Marti.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato / Vai alla pagina dell'autore: xlittlerevenge