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Autore: OpenEyesDreamer    16/12/2012    1 recensioni
"Voleva correre il più veloce possibile, andare a casa, lontano da lui, ma quando stava per girarsi, Kibum gli prese il polso e lo trattenne vicino a sè, sempre tenendo gli occhi fissi a terra. "Non andare via" gli disse in un sussurro."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una noiosa giornata di lavoro come tante per Jonghyun. Erano le 2 del pomeriggio di un mercoledì di ottobre, la pioggia cadeva a dirotto, le strade erano bloccate dal traffico, poche persone camminavano velocemente per il marciapiede, e nessuna di queste sembrava interessata ad entrare nel piccolo negozio di acconciatura dove egli lavorava ormai da 2 anni.
Aveva imparato a tagliare i capelli, a fare le tinte e persino a truccare il viso per occasioni importanti.
 
Insomma, era un esperto del mestiere e si accontentava dello stipendio che gli permetteva di vivere in un bell'appartamento e di non avere problemi a fine mese.

Tutto questo lo faceva stare tranquillo, ma se avesse potuto cambiare, lo avrebbe fatto senza pensarci un momento.
 
La noia era quello che lo tormentava: sin da piccolo voleva viaggiare il mondo, conoscere ogni giorno persone diverse e avere qualcosa per cui essere fiero.

Ovviamente, questo lavoro non glielo permetteva.
 
Sì, poteva parlare con ragazzi della sua età, ma tutti questi gli sembravano incredibilmente fuori dalla sua portata, non riusciva a trovare in loro nemmeno una caratteristica in comune. Gli erano totalmente indifferenti.
 
Anche nelle ragazze non trovava nulla per cui interessarsi veramente, e anche se era un bellissimo ragazzo e da sempre affascinava molto le sue coetanee per il suo modo di fare, di parlare e di relazionarsi con le persone, non riusciva a diventare più di un amico per ognuna di quelle.
 
Finalmente, in quel giorno come tanti, successe quello che attendeva da molto tempo.
 
Era nel retro del negozio ad ascoltare musica ed aspettava che Jinri, la sua titolare, lo chiamasse per occuparsi di un cliente.
Sentì il familiare suono del campanellino, segno che la porta si era aperta e, senza aspettare che venisse chiamato e talmente desideroso di rendersi utile, si avviò verso il centro del negozio.
 
Quello che vide se lo sarebbe ricordato per tutta la sua vita.
 
Un ragazzo, sprovvisto di ombrello, era entrato di corsa nel negozietto.

Portava dei jeans chiari e strettissimi, che fasciavano alla perfezione le sue gambe snelle, delle scarpe alquanto insolite, una maglia bianca e una giacca di pelle nera con le borchie.

I suoi capelli biondi e un po' bagnati incorniciavano un viso dai tratti femminili, dalla carnagione chiara, che faceva risaltare le labbra rosa a forma di cuore. Gli occhi poi, erano contornati da un leggero velo di matita nera.

Le dita sottili e delicate stringevano un'enorme pochette scura e degli occhiali da sole, ma quello che colpì Jonghyun fu la sua voce dolce ma squillante e decisa.
"Salve, sono Kim Kibum, avevo disdetto l'appuntamento ma poi c'ho ripensato. E' ancora possibile o devo ripassare?"
 
Jonghyun, che in quel momento aveva perso l'uso della parola ed era ancora fermo con le cuffiette in mano, si passò una mano tra i capelli, senza sapere cosa dire. "Ehm...ok, non si preoccupi, si sieda pure qui" e gli indicò una poltroncina davanti ai lavandini.
 
Si chiese se l'uso del lei fosse stata una scelta azzardata, ma questo pensiero fu interrotto dal sorriso che Kibum gli rivolse e dalla sua camminata disinvolta. Sembrava che ogni cosa che facesse fosse pensata nei minimi dettagli.
 
Jonghyun si riscosse e preparò l'occorrente. Aveva l'impressione di potergli fare del male anche solo sfiorandolo, perciò aprì il getto di acqua calda, lo passò sui suoi capelli leggermente mossi, cominciò a strofinargli delicatamente la testa e si accorse che Kibum aveva gli occhi chiusi, e questo gli permise di osservarlo attentamente. Sembrava un angioletto.
 
Non aveva mai considerato i ragazzi come possibili compagni, ma questo ragazzo gli aveva fatto improvvisamente cambiare idea: i suoi tratti così delicati, le sue movenze, la sua voce...gli facevano tremendamente pensare che, se avesse indossato una gonna, chiunque avrebbe potuto scambiarlo per una ragazza.
 
Ma tutto questo lo affascinava come non mai.
 
Finì di lavargli i capelli, li avvolse in un asciugamano e si avviò verso un'altra poltroncina, davanti ad alcuni specchi. Approfittò per darsi un'occhiata, e la sua camicia nera, i pantaloni scuri e i capelli lisci leggermente davanti agli occhi gli davano una'aria molto professionale.
 
Fece accomodare Kibum, che gli rivolse l'ennesimo sorriso attraverso lo specchio, con quei denti così bianchi...
 
Jonghyun non sapeva se cominciare una conversazione, ma gli sembrava piuttosto da stupidi rimanere zitto. In fondo, si trattava solo di chiacchierare come le altre volte, no?
 
Il ragazzo, però, lo precedette: "Sei stato gentile, non ho nemmeno avvisato che sarei venuto lo stesso" disse, con un tono di voce dolce ma sicuro.
 
Jonghyun, presa un po' di sicurezza, rispose: "Non preoccuparti, non avevamo clienti. Vuoi tagliarli?" disse, appoggiando, come faceva di solito con i clienti, le mani sulle spalle di Kibum. Vide che questi ebbe un sussulto e le guardò attraverso lo specchio, quindi Jonghyun le ritirò immediatamente.
 
"Vorrei solo accorciarli un po'...un po' dietro" disse, stavolta palesemente imbarazzato.
Jonghyun si sentiva stranamente soddisfatto della sua reazione e, dopo un cenno con la testa e un sorriso, procedette.
 
Diede il meglio di sè e dopo circa 10 minuti aveva concluso il taglio. Kibum si alzò e si avviarono verso la cassa. Jonghyun non aveva idea di cosa fare, sapeva che doveva dirgli qualcosa, ma non gli veniva in mente nulla.
 
Il ragazzo pagò e, dopo aver salutato, se ne andò. Jonghyun era avvilito, insoddisfatto, stava per tornarsene nel retro quando si accorse che Kibum aveva dimenticato gli occhiali.
 
Corse fuori dalla porta ma non lo vide, da nessuna parte. Pensò che forse il ragazzo sarebbe tornato, ma questo pensiero non bastò per rallegrarlo un pochino.
 
Il giorno dopo, quando arrivarono le 2 del pomeriggio, Jonghyun era impaziente e speranzoso, ma stranamente sicuro che l'avrebbe rivisto.
 
Kibum, però, non si fece vedere. Così, alla fine del turno, egli decise di portare gli occhiali con sé, nella speranza di trovarlo in giro per Seoul.
 
A Seoul, una città con quasi 10 milioni di abitanti, è molto improbabile trovare per caso la persona che si sta cercando.
Jonghyun lo sapeva, e si sentiva anche un po' stupido a pensare di poterlo vedere la sera stessa, ma era venerdì e le vie e le piazze si popolavano di giovani, ed era certo che Kibum non fosse il tipo da restarsene chiuso in casa.
 
Così, alle 10 era come al solito seduto con i suoi amici nel loro bar preferito, ma era molto agitato e non riusciva a smettere di guardarsi intorno.
 
Minho, il suo migliore amico, se n'era accorto, e continuava a fargli domande del tipo "Ehi, ti senti bene?" "C'è qualcosa che non va?" "Hyung, rispondimi!" e cose simili.
 
Jonghyun, che di solito sopportava e trovava molto divertente questo suo atteggiamento, quella sera lo trovava irritante e, anche se sapeva benissimo che Minho ci sarebbe rimasto male, si alzò e disse "Smettila, è tutto ok! Vado a farmi un giro" e uscì dal locale.
 
Se ne pentì all'istante, ma ormai era fuori e decise di cominciare la sua folle ricerca.
 
Incredibilmente, gli ci vollero meno di 5 minuti per individuarlo. Fu molto fortunato, o quasi.
 
Kibum, vestito impeccabilmente, se ne stava appoggiato con la schiena e con un piede su un muro, bevendo un cocktail.
 
Come posa era molto comune, quasi passata di moda, ma vederla sfoggiare da quel ragazzo...Jonghyun lo trovava maledettamente sexy.
 
A cominciare da come teneva il bicchiere, da come posava la bocca sulla cannuccia, da come si passava la mano ben fornita di anelli sui capelli biondi (avrebbe voluto gridare a tutti che li aveva tagliati lui)...
 
C'era un altro particolare che non sfuggì a Jonghyun, nonostante fosse impegnatissimo a contemplare quella figura.
 
Stava parlando con un ragazzo. Secondo lui, non era solo un amico, ma non seppe dire perchè.
C'era qualcosa nel modo in cui parlavano, si guardavano, nel modo in cui Kibum si metteva la mano davanti la bocca per ridere a chissà quale battuta.
 
Jonghyun dovette ammettere che era geloso, e si sentiva tradito. Tradito da qualcuno di cui conosceva solo il nome, ma che gli aveva fatto capire che aveva provato qualcosa.
 
Si riscosse dai suoi pensieri e si accorse di essere in mezzo alla piazza, ancora con gli occhiali in mano, con lo sguardo fisso, e di certo non dava una bella immagine di sè.
 
Fece un respiro profondo, se ne stava per tornare dai suoi amici, quando Kibum si girò e lo vide.
 
Per un secondo i loro occhi si incrociarono, ma Jonghyun si girò e cominciò a camminare velocemente. Era come se non potesse più decidere quello che voleva fare, e che il suo cervello gli imponesse di muoversi verso la parte opposta da dove si trovava Kibum.
 
Stupido, stupido, stupido, stupido! In fondo doveva solo avvicinarsi e dargli gli occhiali, che importanza aveva se non era da solo?
 
Era talmente frustrato, imbarazzato e arrabbiato con se stesso che non tornò da Minho nemmeno per dirgli che andava a casa. Di certo il suo letto era la soluzione migiore in quel momento.
 
 

 
Nei giorni seguenti, Kibum non si fece vedere, e Jonghyun aveva ormai perso ogni speranza.
 
Vero, girava al mattino, al pomeriggio, alla sera con i suoi occhiali.
 
Quando andava fuori, al supermercato, in biblioteca o al centro commerciale era sempre all'erta.
 
Quando si stava occupando di un cliente quasi non guardava quello che faceva per paura di farsi sfuggire anche solo una persona che passasse fuori dal negozietto.
 
Quando usciva con gli amici era assente, e parlava pochissimo con loro.
 
Passarono due lunghe settimane in questo modo.

Jonghyun aveva un carattere forte, non rinunciava mai ai suoi obiettivi, ma questa volta non sapeva proprio più che fare.
 
Quel ragazzo l'aveva stregato, si era portato via una parte di lui quando era entrato da quella porta, l'aveva guardato e gli aveva sorriso.
 
L'aveva ferito quando stava parlando con quel suo amico, l'aveva abbandonato quando non si curava più nemmeno dei suoi occhiali.
 
Vergogna? Imbarazzo? Paura? Amore? Chi lo sa.
 
Questi pensieri gli attraversavano la mente in un altro noioso pomeriggio al negozio.

Ma finalmente, quella porta si aprì ed entrò Kibum, ancora più bello dell'ultima volta, se possibile.
Stavolta portava una camicia militare, pantaloni neri attillati e stivaletti. Una visione.
 
Si avvicinò a Jinri e le chiese se per caso avesse dimenticato i suoi occhiali da sole.
Lei chiamò Jonghyun, che arrivò fuori di sè dalla felicità, ma cercando di non darlo troppo a vedere. Sorridendo, gli porse gli occhiali.
 
Kibum ricambiò il sorriso e, nel prenderli, sfiorò la mano di Jonghyun, che fu scosso da un leggero brivido. I loro sguardi si incrociarono, ma nessuno dei due parlò.
Ringraziò e uscì, lasciandolo con mille domande, ma con un senso di sollievo mai provato prima.
 
Quando finì il turno, fortunatamente poco dopo, Jonghyun si avviò verso la fermata dell'autobus, ma si fermò di colpo a 2 metri di distanza da quella.
 
Oltre a due signore e ad un gruppetto di ragazze, c'era lui, Kibum, che finalmente indossava i suoi occhiali e stava seduto, con le gambe accavallate.
 
Chiunque passasse, avrebbe detto che Jonghyun stesse guardando le ragazze, che in effetti erano abbastanza compiaciute e parlottavano tra di loro, a bassa voce.
 
Ma Jonghyun non aveva occhi che per Kibum, che sembrava non essersi accorto della sua presenza.
 
Sapeva quello che doveva fare: camminò verso la fermata e si fermò sul ciglio della strada, davanti alle ragazze, ora dispiaciute.
 
Kibum alzando lo sguardo si accorse del ragazzo, e sorrise leggermente. Si alzò, e col dito picchiettò sulla sua spalla.
Jonghyun si girò proprio mentre Kibum si sfilava gli occhiali, sorrideva e gli diceva "Ciao, pure tu qui, eh?".
 
Aveva delle labbra così rosa, così morbide, una pelle così liscia e curata, che Jonghyun non sapeva cosa lo stesse trattenendo.

Con un sorriso timido, gli rispose "S-si, aspetto l'autobus per tornare a casa, e tu?".

Che domanda. Dov'erano andati a finire il suo coraggio e la sua disinvoltura?!

Questo ragazzo aveva un qualcosa che riusciva a non fargli capire più nulla. Doveva essere la sua bocca. Decisamente la sua bocca.
 
"Si pure io, sperando che oggi riesca a prenderlo. Il 67 non passa mai" gli rispose.
 
Jonghyun, sollevato, gli disse "E' vero! Ogni volta mi tocca prendere il 12 e devo fare un sacco di strada a piedi. Sediamoci in tanto, no?".
 
Fu così che cominciarono a parlare, parlare, parlare...sembrava che il tempo si fosse fermato, o era l'autobus che non arrivava?
 
In ogni caso, si presentarono per bene, raccontarono ognuno un po' di sè, dove abitavano, che scuola avevano fatto, qual era il cantante preferito, il film più bello, il libro più interessante.
 
Parlarono della loro città, dei posti da visitare assolutamente, i migliori bar, ristoranti negozi...
 
Non smisero nemmeno sul quando salirono sul 12, quando scesero e quando Jonghyun decise di accompagnare Kibum a casa, visto che il tragitto era molto lungo.
 
Arrivati al palazzo dove c'era l'appartamento di Kibum, i due però smisero. Era calato un silenzio imbarazzato, quasi teso.
 
Jonghyun si chiedeva se era meglio salutarlo e tornarsene a casa, magari dopo essersi scambiati i numeri di cellulare.
 
Kibum pareva non sapesse se dirgli di fermarsi a cena da lui, tanto per conoscersi ancora meglio, ma gli sembrava di poter essere invadente e affrettato.
 
Quando arrivarono a una decisione, contemporaneamente dissero "Beh...".
 
Poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
 
Allora Kibum disse "Senti, ti va di salire? Sembra stia per piovere, è meglio se aspetti".
 
Jonghyun, rincuorato, disse con un sorriso "Certamente" e poi successe una cosa che nessuno dei due si aspettava.
 
Jonghyun lo guardò brevemente negli occhi, si avvicinò e gli diede un leggero bacio a stampo, quasi un soffio, nel quale però potè assaporare quel tanto che bastava quella bocca così desiderata.
 
Si staccò immediatamente. Aveva di sicuro perso la testa, non seppe spiegarsi perchè l'aveva fatto. O meglio, lo sapeva benissimo.

Vide Kibum abbassare gli occhi, ma capì che non lo voleva respingere, piuttosto era un po' sorpreso.
 
Voleva correre il più veloce possibile, andare a casa, lontano da lui, ma quando stava per girarsi, Kibum gli prese il polso e lo trattenne vicino a sè, sempre tenendo gli occhi fissi a terra. "Non andare via" gli disse in un sussurro.
 
Poi alzò lo sguardo, lo incrociò con quello di Jonghyun e lo baciò, appoggiando le braccia sulle sue spalle. Jonghyun gli cinse i fianchi, attirandolo a sè.
 
Stavolta fu un bacio vero, di quelli che non si scordano mai. Fece capire ai due ragazzi che le loro lingue si intrecciavano come se fossero stati pezzi di un puzzle, i loro cuori battevano fortissimo, e si accorsero che, in qualche modo, erano fatti l'uno per l'altro.
 
Si decisero ad aprire il portone e a salire in ascensore. Non smisero di baciarsi, nemmeno quando Kibum aprì la porta del suo appartamento.
 
Piano piano, con quelle sue mani così delicate, cominciò ad aprire i bottoni della camicia di Jonghyun, a toccargli i capelli morbidi, ad accarezzargli le braccia muscolose.
 
Jonghyun si sentiva in paradiso, mai aveva provato una sensazione simile. Le sue narici erano piene del profumo di Kibum, le sue mani sulle braccia e sulla testa gli davano i brividi. Lo prese in braccio e andarono in camera sua.
 
Lo fece sedere sul letto e si mise accanto a lui. Si tolsero le magliette e non riuscivano a smettere di baciarsi, toccarsi, guardarsi negli occhi e ricominciare, e ogni volta era un esplosione di emozioni, come se il breve distacco li avesse fatti desiderare ancora di più.
 
Si adagiò piano su Kibum, come per paura di fargli male. Si baciarono ancora a lungo, come se fosse stato l'ultimo giorno che avrebbero potuto passare insieme, anzichè il primo.

Kibum fece scorrere la sua mano sul viso, su tutto il torace fino ad arrivare alla cerniera dei pantaloni di Jonghyun. Ma lui si rese conto che non voleva arrivare subito a quel punto. Capì che Kibum era talmente soddisfacente che gli sembrava quasi di rovinare la loro relazione appena cominciata se fossero andati oltre.
 
Con un sorriso, gli prese il viso fra le mani, e guardandolo intensamente negli occhi, gli disse piano "Non importa".
 
Kibum sfoderò il più bel sorriso fatto fin'ora, sincero, dolce, allegro. Chiuse gli occhi quando Jonghyun gli baciò teneramente la fronte e, appoggiando la testa sul suo petto, si lasciò coccolare tutta la sera, tutta la notte fino alla mattina successiva.
  
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