“Lady
Morgana, We really should stop meeting like this...”
~
Entrambi conoscevano fin
troppo bene le regole da condurre in quel gioco folle e masochista.
Mentire per non
cadere a pezzi, paure celate sotto le simulate spoglie di un egoismo contorto,
unico specchio attraverso il quale poter vedere la realtà propria, solo la propria; proteggersi da una
verità troppo scomoda da essere pronunciata; mentire a se stessi, all’altro, a parole.
Reprimere il piacere
nel fondo del ventre, come a celare un’ovvia ma sconveniente emozione,
traditrice di quell’orgoglio che rischia di mandare in fumo una valanga di
menzogne, di spogliare l’anima oltre
che il corpo.
Sentirsi ancora se
stessi se a parlare è solo l’istinto, l’attrazione, la carne, il sangue... quel
tipo di necessità, di bisogno fisico,
che non si acquieta fin quando non viene colmato, fin quando la bestia nel
petto non è sazia a tal punto da ritirarsi, vincitrice di quell’ultimo bottino
conquistato duramente.
Morgana è un’abile bugiarda, lo è sempre
stata, sempre lo sarà.
Ha dovuto imparare a
proteggersi in questo modo -non
permettendo agli altri di scavare nel fondo di se stessa- diventando
sfuggente, maliziosa, qualcuno di cui non fidarsi, qualcuno su cui non fare
affidamento in nessun caso.
Anche quando la
menzogna sfiorava le sue labbra, quando a muoverla erano i suoi loschi scopi,
c’era sempre un fondo di verità che le permetteva quello slancio. Il non
sentirsi macchiata di assurde colpe che non le appartenevano.
Gwaine, d’altra parte, preferiva non porsi le
domande giuste.
Non
conoscerne le risposte.
Preferiva non
chiedersi cosa l’aveva portato, col corpo e con l’anima, ad amare lei, proprio lei - il peggior nemico contro cui aveva mai combattuto
- smarrendo se stesso in quel sentimento che aveva inevitabilmente messo in
corto il suo cervello.
Che aveva fatto si che lui la desiderasse come non aveva mai
desiderato nient’altro nella sua vita: proteggere Camelot, diventare Cavaliere
della Tavola Rotonda. Più di tutto il resto, agglomerato in cenere di poco
conto, sacrificabile...
L’essere incorruttibile, il più leale,
il più giusto.
A conti
fatti, il più bugiardo.
Tutto per una donna,
per quella donna: la tentatrice della
sua anima, colei che ha gettato ombre nel suo cuore vuoto e l’ha restituito a
se stesso, più solo di prima.
Perché ciò che c’è
stato, più di una volta, non è rimasto solo piacere fermo al corpo, come lei
gli ha fatto credere. Perché lui l’ha toccata come nessun0 l’aveva mai toccata
prima, come se fosse la cosa più fragile del mondo, come se rischiasse di
cadere in pezzi, come se meritasse le
cure di una salvifica speranza a cui aggrapparsi. Perché il fuoco dentro è
stato consumato nel segreto di una notte, e un’altra ancora, troppo breve da
produrre qualche effetto sui sensi di colpa.
Perché è stato naturale:
lei ha spogliato lui dalla sua armatura, lui ha spogliato lei, lentamente, di
tutte le sue certezze; una dopo l’altra, le ha scartate via senza remore, senza
preoccuparsi delle conseguenze.
Perché si sono amati
come se non esistesse un domani, come se fossero destinati entrambi e morire
sulle labbra dell’altro, consumati in quella stessa notte da una tacita urgenza
bruciante, lo stesso bisogno che ha messo radici, inconsciamente, nel corpo e
nella mente di entrambi.
Destinati in questo
amore sfortunato, che li porterà alla morte.
Anche se lui vivesse
per secoli, non potrebbe mai, mai, dimenticare la donna che ha creduto di amare.
E se lei non fosse da
sempre un’abile bugiarda, esperta traditrice del suo stesso cuore, farebbe di
tutto per fargli capire che la donna che ha amato non ha mai abbandonato il suo
corpo, è ancora lì, da qualche parte, nascosta sotto il peso enorme di una
valanga di menzogne che hanno mandato a fuoco il suo cuore.
E di quell’ultima
menzogna, detta tempo addietro, che ha bruciato la sua bocca.
«Non ho niente da
offrirti se non questo, disperazione e solitudine... io non ti appartengo. Se
sei alla ricerca di altro, Gwaine... qualcosa che io non posso darti...vattene
in questo momento. Ti prego, non tornare mai più».
Si incontravano
sempre a notte fonda, quando il buio scendeva come un manto ovattato a dare
ultimo asilo ai loro peccati.
Se qualcuno l’avesse
trovata, sarebbe scappata sottoterra, facendo disperdere le sue tracce;
conosceva ormai ciò che le gallerie avevano da offrirle, i diversi sbocchi ben
nascosti che davano sul mondo, non sarebbe stato difficile per lei mettersi in
salvo.
A Camelot, quando il
castello e la cittadella trovavano quiete nella notte,un destriero
silenziosamente veniva condotto fuori dalle scuderie e preparato per il
viaggio.
Gwaine sistemava la
sella al suo purosangue, ne accarezzava il manto niveo, per calmarlo, prima di
salire in groppa, scoccare le redini e allontanarsi al più presto, senza
voltarsi indietro.
Arrivava al
nascondiglio di Morgana dopo una lunga cavalcata, aprendosi varchi con la spada
tra diramazioni di alberi e fitta vegetazione. Assicurava il cavallo a uno
spuntone naturale scavato nella roccia, prima di trovare riparo nella grotta
ben nascosta, facendo frusciare il mantello da Cavaliere nel buio della notte.
Una lingua di fuoco rimasta sospesa nel vento acre.
Morgana riusciva ad
avvertire sempre il suo arrivo, non
sapeva precisamente come.
Non aveva nulla a che
fare con i suoi poteri, con l’essere strega.
Quella sensazione, scavata
a fondo dentro di lei, solleticava una parte di se stessa con cui non era
abituata a fare i conti.
Il cuore, vittima di un
incendio.
Lo stomaco, chiuso in una morsa.
Così debole da non
riconoscersi, così... umana.
Una donna innamorata
persa.
Quando Gwaine la
toccava e diventava sua, si scioglieva come cera morbida nelle mani di un’abile
manifattore, si piegava e si distorceva sotto i suoi polpastrelli, sotto le sue
carezze.
E lo odiava. Odiava
sentirsi in quel modo. Odiava lui per avere questo strano potere su di lei.
Odiava se stessa, ancora di più di quanto normalmente facesse.
Aveva giocato spesso
col suo corpo, aveva corrotto nemici solo grazie al sesso, donato il suo corpo
per un rendiconto personale senza grossi problemi morali. Qualcosa di meccanico
e asettico, arrivava a donarle piacere, mai a scaldarle il cuore.
Morgana sentiva di
appartenergli, in ogni centimetro del suo corpo, in ogni sospiro perso nel
vento, in ogni carezza sulla sua pelle.
Nel momento in cui entrambi raggiungevano il massimo del piacere, lo
stringeva più forte al petto. Un dolore quasi fisico le ricordava che lei, proprio lei, non poteva meritare un
bene del genere.
E che lui, poco dopo averle carezzato i
capelli, dopo averle sussurrato qualche promessa di poco conto, sarebbe andato
via.
E un giorno non avrebbe più fatto ritorno.
Stanco di amare un fantasma.
Stanco di quella vita
clandestina, stanco del non poter desiderare di più.
Stanco di combattere
contro le sue stesse colpe.
Stanco di combattere
contro se stesso.
Morgana sa che lo
perderà.
«Tutto
quest’incubo prima o poi finirà, troveremo il modo,te lo prometto. Saremo solo
noi».
La ragazza trema, dentro può sentire due
mani comprimerle i polmoni fino a farle mancare il respiro.
“Ti prego, non parlare. Resta. Ti
prego, resta”.
Troppo vicina, la fine è troppo vicina, non è riuscita neanche a baciarlo per
l’ultima volta.
E’ sospesa sul confine del nulla. Tutto
il suo corpo le dice di farlo, fermare le parole con le sue labbra, rispondere così a ciò che lui le ha detto. Una risposta muta ma piena di
significato.
“Resta".
“Ti voglio vivere, Gwaine, e tutto questo
mi sta uccidendo. Sento che scomparirai da un momento all’altro... io sono
egoista, insomma, lo sono sempre stata. E’ così egoistico il pensiero che io
possa meritare... TE. Me e te, insieme?”
Questo è quello che
avrebbe voluto dirgli.
E invece cio che
esce dalle sue labbra è solo un gelido e bugiardo:
E’
questo il momento
il cui Morgana può sentire il cuore del cavaliere perdere un
battito, la mano che accarezzava i suoi capelli rimanere sospesa nel
vuoto.
E’ questo il momento
in cui tutto finisce.
«Non ho niente da
offrirti se non questo, disperazione e solitudine... io non ti appartengo. Se
sei alla ricerca di altro, Gwaine... qualcosa che io non posso darti...vattene
in questo momento. Ti prego, non tornare mai più».
E anche quando lui le
afferra le spalle, alzandola di peso e bloccandola di forza contro il muro, guardandola
negli occhi fino a farle bruciare lo sguardo, Morgana può già sentire la frattura.
Il
suo respiro più distante, il corpo del Cavaliere più lontano
dal suo.
Può sentire tutto ciò
che gli sta donando, salvandolo dal rincorrere qualcosa che non ci sarà mai.
Una vita serena.
La felicità.
L’amore
giusto.
“Non posso trascinarti a fondo con me,
non posso essere così egoista”
pensa.
Solo quando
il Cavaliere si riveste e va via, lasciandola sola, Morgana scivola in se
stessa.
Nel suo
corpo vuoto, freddo.
Si
stringe le ginocchia al petto, cerca il suo
profumo sul suo corpo finché non lo ritrova.
Una vita
di dannazione non sarà niente, niente
in confronto a saperlo al sicuro, salvo.
Felice,
magari non subito, ma prima o poi lo sarà. Magari accanto a un’altra donna che saprà
amarlo così come merita. Con tutta se stessa, con tutto il suo cuore e la sua
vita da spendere al suo fianco, per i giorni che verranno.
Di lei,
invece, non rimane che un fantasma.
Un rigetto imperdonabile della natura.
Perché
nascere, venire al mondo, per tanta sofferenza?
Chi sei veramente, Morgana Pendragon?
Un
disegno dai tratti indefiniti, sfuggente come fumo.
Un pozzo
di domande e nessuna risposta.
Una
giovane donna già arida dentro.
Bruciata
dalla vendetta, dalla solitudine, dalle ingiustizie.
Bruciata
da un amore che mai avrebbe pensato di essere in grado di provare, bruciata da
un desiderio troppo pretenzioso per la sua vita disordinata. Bruciata da qualcosa di troppo prezioso per lei.
Se una persona è
abituata al carbone per tutta la vita, lo scintillio improvviso di un diamante potrebbe ferire
gli occhi come una spada di luce.
Se si è abituati al
nulla, anche una carezza può farti crollare.
Chi sei veramente, Morgana Pendragon?
Proprietaria
di un cuore martoriato, messo a rischio da un dolore pari a una stilettata.
Chi sei veramente, Morgana Pendragon?
Aveva solo bisogno di
una carezza.
Solo bisogno che qualcuno raccogliesse i mille pezzi
di lei e li rimettesse insieme.
E mentre si abbraccia le ginocchia, le spalle
scosse dai singhiozzi, pensa che anche questa volta toccherà farlo da sola. E la solitudine è un
peso sotto cui non è più disposta a piegarsi.
~
Mesi dopo, Gwaine continua
ad ignorare se stesso e le risposte alle domande incessanti nella sua testa.
La verità, preferisce tenersela dentro, nei
reconditi altri della sua mente, nello spazio riservato ai ricordi, alle
emozioni.
Cinico, insensibile, come non lo è mai stato.
Pensava di
ritrovare se stesso, lontano da lei, e non sapeva quanto si sbagliava.
Lontano dal ricordo, da quei loro momenti... è uno stanco sognatore, un bugiardo più abile di quanto si aspettava.
Da quando non ha
niente da cui tornare, da quando ogni missione per Camelot potrebbe essere
l’ultima e non gli importa.
Per cosa vive Sir. Gwaine?
Se lo chiede ogni
mattina e ogni sera.
“Sarà questo il
mio ultimo giorno? La morte o il perdono di me stesso?”
Quella notte i
cavalieri vengono chiamati di grande urgenza nella Sala del Trono.
La Regina e Arthur
sono attenti nell’ascoltare un uomo inchinato, stretto in
un’armatura lucida alla luce spettrale delle candele.
Sir Leadlin abbassa il capo, pronunciandosi in un inchino ancora
più profondo. I Cavalieri vengono mandati a prepararsi a
una nuova missione senza nome.
Mentre Gwaine entra
nelle scuderie, Parcival lo
raggiunge alle spalle.
«Qualcuno ti ha spiegato cosa Sir.Leadlin ha detto ad
Arthur di così importante da buttarci giù dai letti?» chiede ironico, prima
di sbadigliare e stropicciarsi gli occhi.
Percival sorride,
impegnato a sistemare la sella al suo cavallo, neanche si volta verso di lui
quando gli dice: «La pattuglia di Nemeth ha scovato il nascondiglio di Morgana.
Questa notte potrebbe essere un bagno di sangue, fratello, oppure la missione più importante di sempre».
E tutto si ferma.
Nelle vene di Gwaine
il sangue si gela, sente le pareti delle sue arterie sfregare come carta
vetrata.
E’ grato a Percival
per non essersi girato verso di lui nel comunicargli la notizia,
può solo immaginare l'epressione che ha preso il suo viso.
Sente lo stomaco
inondato di un liquido ardente, vorrebbe quasi vomitare.
Stringe febbrilmente le redini tra le sue mani.
Per cosa vive Sir. Gwaine?
Per la sicurezza di
Camelot o per l'amore nascosto verso quella ragazza?
Non può più sfuggire
a se stesso, non dopo tutte le volte che l’ha fatto.
Gwaine è costretto a
restare.
Restare solo con i ricordi, con lei che vive
ancora dentro di lui.
Non è mai riuscito a
liberarsene dopotutto, mai ci riuscirà.
Continuerà per sempre
a rincorrere quel malsano desiderio, continuerà a correre verso quell’amore a
senso unico. Verso un muro di cemento che prima o poi rischierà di crollare,
seppellendolo vivo.
-Spazio
autore:
E’ il mio secondo esperimento nel fandom di Merlin. Il primo
era una One-shot Lancelot/Guinevere, scritta per il bisogno di dare a quei due
un’altra possibilità di rivedersi per l’ultima volta. Se vi può far piacere,
dateci un’occhiata, la trovate sulla mia pagina e il suo titolo è “L&G.
My Angel in the star”.
Questa semi-long è stata scritta per un bisogno molto
simile.
Mi spiego meglio: adoro l’idea di Morgana e Gwaine insieme,
ok?
E so che è impossibile, un po’ malsano, lontano dai personaggi e bla bla bla, ma cos’è la scrittura e la
fantasia se non un mezzo nelle mani dell’autore, per il raggiungimento di cose
che magari, appunto, sono destinate a morire nella mente se non trascritte su
carta?
Vi renderete conto
che in una situazione del genere è stata dura per me mantenere i personaggi il
più possibile fedeli agli originali, questo perché l’amore rende folli e
irrazionali, anche se stiamo parlando di una Sacerdotessa dell’Antica Religione
e uno dei Cavalieri più rispettabili di tutta Camelot.
E quindi ci sarà un seguito, ispirazione premettendo, ma
solo di un altro capitolo.
E’ davvero importante per me sapere cosa ne pensate.
E, soprattutto, è lo stimolo più forte per affrontare la
stesura del capitolo successivo.
A presto ;).
Capirete che, a parte il dolore -era necessario? What is wrong with you, BBC?- TUTTA la voglia di scrivere di questa coppia è evaporata. Puff. Mi sono data un po' di tempo per capire... ma per chi segue la storia, è giusto sapere che non si sarà un seguito. Quindi questo capitolo è da considerarsi come una Oneshot dal finale sospeso.
Mi dispiace davvero tanto.
Immagino che ognuno, a questo punto, possa immaginarsi il finale che più lo rende felice.