Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Youcanbemyhero    16/12/2012    3 recensioni
Ispirata a un incubo fatto settimane fa.
Mi inquieta abbastanza, a dir la verità.
Buio, il mio corpo brucia e io non so cosa fare.
Devo pagare.
Genere: Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buio.
I miei occhi si aprono all'improvviso e mi rendo conto che non sto dormendo come credo.
Sto perdendo tempo, ma togliermi da sotto le coperte è fuori questione.

Le mie palpebre sono pesanti, tutto il mio corpo lo è: solo poco alla volta mi rendo conto della bocca riarsa e della pelle infuocata.
Mi metto seduta e mi guardo attorno, estremamente confusa: fuori è buio, la tapparella è abbassata quasi del tutto e non c'è aria.
Io brucio.
Poggio un piede sul pavimento e il contatto con le piastrelle fredde mi fa rabbrividire: non riesco a camminare, ma sento che devo andare via da lì.
Un soffio sulla nuca e io continuo ad avere le fiamme sul corpo.
Procedo a fatica, sembra che le gambe stiano per cedere: un passo alla volta, giungo alla porta.
La maniglia di ferro mi taglia.
La apro, ma gocce di sangue denso iniziano a colarmi lungo il polso e l'avambraccio: non so cosa fare.
Gli occhi devono essere rossi, riesco a tenerli aperti con fatica: mi sento cadere.
Davanti a me c'è un corridoio lungo e tetro: pareti nere.
Eccetto il pavimento, quello è di un bianco accecante; ma è gelido e ogni passo mi costa un gemito di dolore.
Sento i vestiti che graffiano i miei polpacci e le mie spalle: sono costretta a svestirmi,facendo attenzione a non aumentare il flusso del liquido vermiglio che sta scendendo dai mille tagli che si stanno creando.
Brucio, sempre di più.
“Raggiungimi”. Una voce femminile mi chiama e devo obbedirle, anche se non voglio.
Ogni fibra del mio corpo urla “BASTA!”, perché il dolore sta diventando atroce.
Mi piego, ma devo proseguire a tutti i costi.
Inizia a soffiare un vento di ghiaccio e inizio a intravedere qualcosa di luccicante, dove ci dev'essere la fine di quel tunnel infinito.
“Non fermarti”.
Inizio a piangere, ma anche le lacrime sono rosse: io sono rossa.
Mi strappo i capelli, mi corico sul marmo in posizione fetale e tutto ciò che desidero è morire.
“Uccidimi!”, chiedo, supplicante.
“Vieni qui, da me”.
Inizio a strisciare, ma so che non posso fermarmi.
Alzo lo sguardo e, anche se con difficoltà, riesco a capire cosa stia brillando laggiù.
Uno specchio alto e stretto è appoggiato alla parete.
Devo raggiungerlo, desidero con tutta me stessa scoprire cosa mi è stato fatto.
Le fiamme mi stanno logorando.
Qualcun altro è riflesso, senza però essere presente lì nella stanza.
Una donna, nuda e con lunghi capelli biondo platino, che le circondano il seno florido, mi sta facendo segno con la mano destra di avanzare.
“Non fermarti ora, sei quasi qui, da me”.
La sua voce è cristallina, ma mi terrorizza.
Mi alzo, infine, e riesco a vedermi: sono tagliata ovunque, dai piedi alla testa.
Gli unici vestiti rimasti sono a brandelli e tutto di me grida dolore.
Non so cosa fare, se non mettere le mie mani sul mio viso e singhiozzare disperata.
Mi odio, ecco perché sono così.
Il mio corpo non è altro che il riflesso della mia anima.
Sento le sue dita sulle mie.
Non mi ritraggo, lei mi vuole bene.
Ma ho paura.
“Io brucio”, sussurro.
Apro gli occhi e lei mi fissa, incuriosita, stringendo qualcosa: un coltello con un manico d'argento.
“Prendilo”, mi risponde.
Non voglio, mi rendo conto che non desidero assolutamente seguire ciò che mi dice.
“Mamma, aiuto”, grido.
Voglio scappare, ma non posso: non ho via d'uscita.
“Stringilo!”, mi impone con tono violento.
Le mie mani si sollevano e vedo quella pelle tagliata che sembra carbonizzata: cerco di prendere il coltello dal manico, ma non me lo permette.
“Dalla lama. Lo sai che devi pagare”, mi ordina, sorridendo.
“Non voglio!”, urlo.
Sto bruciando e sento che tutto sta per crollarmi dentro, ossa comprese.
Nello specchio vedo riflesso un lavandino bianco: dai rubinetti non esce acqua, ma sangue.
Faccio due passi indietro, sono angosciata e non faccio altro che versare lacrime: lei mi fissa.
“Non puoi scappare, non puoi e non vuoi. Vieni qui”.
Indietreggio, ma sbatto la testa contro una parete che prima non c'era: sono in trappola.
Lei mi afferra i polsi martoriati e preme le unghie sulle ferite: tanti fitte mi attraversano, come aghi. Sono costretta a rispettare i suoi ordini.
Mi porge il coltello e io piango e gemo: perché devo pagare?
La lama si posa sul mio palmo destro e io urlo un'ultima volta.
Brucio e il mio cuore vola, rincorrendo il mio desiderio di vita.

Riemergo.
Era solo un sogno.  

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Youcanbemyhero