Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |       
Autore: Demolition    17/12/2012    6 recensioni
Per la Warblers Week.
Cosa succede alla Dalton durante il periodo natalizio? Una raccolta dei momenti più dolci e divertenti, che vedono protagonisti gli Usignoli.
● Lunedì 17 Dicembre: Il calore del camino.
● Martedì 18 Dicembre: Cioccolata in tazza.
● Mercoledì 19 Dicembre: Pattinare sul ghiaccio.
● Giovedì 20 Dicembre: Neve.
●Venerdì 21 Dicembre: Baci sotto al vischio.
● Sabato 22 Dicembre: Ricordi di Natale.
● Domenica 23 dicembre: Prepararsi alla notte di Natale.
● Lunedì 24 dicembre: Mezzanotte.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Per la Warblers Week:
Lunedì 17 Dicembre
Il calore del camino
 
Rating: Verde
I personaggi non mi appartengono, sono solo del caro Ryan Murphy, io scrivo perché sono una malata mentale e non ci guadagno niente.
 
 

Baby, it’s cold outside!

 
 
Dicembre 2011;
 
Sebastian sorrise, sprofondando in una poltrona davanti al fuoco. La sala comune era deserta: probabilmente gli altri ragazzi della Dalton erano di fuori a giocare tra la neve o nelle loro camere a preparare le valigie per tornare a casa durante le vacanze.
Si chiese se gli altri Usignoli avessero notato la sua assenza alle prove, quel pomeriggio. Era l’ultima riunione del gruppo prima della partenza, eppure Sebastian aveva deciso di non partecipare e, piuttosto, di rimanere un po’ da solo di fronte al camino.
Sebastian si conosceva molto bene e sapeva che tutto quello di cui aveva bisogno, era di sentirsi un po’ vivo.
Tutto ciò che aveva fatto nella sua vita, era servito solo a quello scopo.
Ogni scherzo, ogni sopruso, ogni vittoria: piccoli tasselli che erano andati lentamente a riempire quel vuoto che il ragazzo avvertiva chiaramente dentro di sé.
Raramente si soffermava a riflettere su sé stesso: era impulsivo, ma anche astuto e furbo, perfino manipolatore.
Soprattutto, abbastanza intelligente da non legarsi mai a nessuno per un tempo abbastanza lungo da affezionarsi.
Vi erano, tuttavia, dei momenti in cui non aveva bisogno di nulla, se non di far ordine tra i suoi pensieri, di togliere la maschera da cattivo ragazzo ed essere semplicemente Sebastian. Di ascoltare quel suo vuoto interiore, senza preoccuparsi di come riempirlo; di essere consapevole dei suoi sentimenti, delle emozioni che si ostinava a nascondere nella vita di tutti i giorni.
Sebastian non sarebbe tornato a casa, per quelle vacanze; non avrebbe preso il treno con gli altri ragazzi, quel pomeriggio. Non riusciva a reggere l’idea di passare il Natale nella sua enorme e fredda casa, circondato da parenti lontani di cui a malapena sapeva il nome. Non aveva voglia di ascoltare gli interminabili discorsi di suo padre riguardanti il suo lavoro, né di guardare le guance di sua madre tirate in un sorriso glaciale e falso; non aveva intenzione di rispondere alle domande formali di lontani zii, di alzarsi il prima possibile da tavola e rinchiudersi in camera sua, ad ascoltare musica.
Sebastian amava la solitudine, amava prendersi qualche ora per rilassarsi, in quei rari momenti in cui non era a flirtare con qualche ragazzo o ad escogitare qualche piano per vincere le gare di canto. In quegli sporadici attimi di solitudine, amava esplorare sé stesso, perdersi tra i propri pensieri, ascoltare le sue necessità.
Chiuse gli occhi, rilassando il volto illuminato dal fuoco che bruciava, nel camino. Sentiva il calore sulla pelle, sulle mani appena screpolate dal freddo. Sentiva caldo, sotto il suo costoso maglione verde smeraldo, vecchio regalo di sua madre; un verde freddo, glaciale, privo di quel calore natalizio che si respirava lungo i corridoi della Dalton. Un colore che rispecchiava la solitudine di Sebastian, così carismatico da avere l’ammirazione di tutti, così freddo e scaltro da non avere il reale affetto di nessuno.
Nella sua vita non si era mai realmente legato a qualcuno: un legame di qualsiasi tipo avrebbe creato un varco nella sua corazza di ghiaccio, un rischio che non si poteva affatto permettere.
C’era stata un’unica eccezione, nella sua vita: gli Usignoli.
Sebastian sapeva che quei ragazzi non solo lo ammiravano per il suo talento e lo seguivano per il suo carisma: lo consideravano qualcosa di più, qualcuno con cui confidarsi, con cui passare le serate insieme, con cui parlare o studiare. Qualcuno con cui cantare, con cui passare la notte a chiacchierare nei dormitori.
Tuttavia avrebbe passato comunque le vacanze da solo, di fronte al camino; eppure, quel calore, Sebastian non lo avrebbe mai sentito dentro di sé. Nulla avrebbe scaldato il suo periodo natalizio: né le due righe di auguri di sua madre, né il pranzo di Natale della Dalton, né quel dannato camino.
Desiderò con tutte le forze che qualcuno lo abbracciasse, ma subito se ne vergognò; sobbalzò sulla poltrona, guardandosi intorno con circospezione come a volersi assicurare che nessuno avesse potuto avvertire quella sua debolezza.   
Scherzo del destino, la porta della sala comune si aprì e ne entrò Thad. Il volto era arrossato a causa del vento gelido e nascosto quasi interamente da un cappello calato fino alle sopracciglia e da una sciarpa chilometrica; una giacca scura pesante rendeva i suoi movimenti goffi e i suoi scarponcini erano sporchi di neve e fango.
«Ciao Thad!» esordì Sebastian, non potendo fare a meno di sciogliersi in un sorriso.
«Finalmente ti abbiamo trovato, imbecille» salutò lui di rimando, da sotto la sciarpa.
Thad si voltò, riaprì la porta della sala comune e si sporse appena oltre di essa. Sebastian lo udì benissimo urlare un “l’idiota è qui” che non lo lasciò indifferente.
Dalla porta entrarono gli Usignoli al completo, tutti nelle stesse condizioni di Thad: era chiaro che avevano passato l’ultima mezzora a cercarlo tra la neve.
«Dimmi per quale motivo non dovrei strangolarti, Smythe» sbottò David, togliendosi la giacca e lanciandola in malo modo sulla poltrona di Sebastian, che fece appena in tempo a scansarsi per non riceverla in faccia.
«Era l’ultima prova prima di Natale» continuò, lanciando sciarpa e cappello su un tavolo «e si suppone che il cantante principale partecipi.»
Gli altri Usignoli annuirono debolmente, ma nessuno cercò di calmarlo: era evidente che tutti ce l’avevano con Sebastian.
«Pensavamo fossi fuggito» ammise Jeff, alitando sulle mani per scaldarle. Il suo naso a punta era rosso, nonostante la pesante sciarpa che portava al collo.
«Ti abbiamo cercato ovunque, là fuori» aggiunse Nick, visibilmente irritato «perfino in stazione.»
Nessun legame, pensò Sebastian. Nessun legame. Eppure gli Usignoli non si erano solamente accorti della sua assenza alle prove; si erano preoccupati. Nessuno si era mai preoccupato realmente per Sebastian, né sua madre, né suo padre, né i ragazzi con cui era stato. Nella sua mente si affacciò una parola che lo fece arrossire:amicizia.
«Mi… mi dispiace» mormorò, a disagio.
«Ti dispiace?» gli fece il verso David, che rimaneva il più adirato dei ragazzi. «Pensavamo che avessi deciso di scappare in Francia! Pensavamo che fossi seppellito sotto la neve! Pensavamo che…»
«Mi dispiace, ragazzi» ripeté, sentendosi realmente in colpa.
«Oh, Sebastian che si dispiace!» scoppiò a ridere David. «Dov’eri? A festeggiare in anticipo il Natale con uno del primo anno? Ti divertivi sotto il vischio, mentre ci preoccupavamo per te?»
«David...» intervenne Nick, percependo la sincerità di Sebastian «… dacci un taglio.»
«Ero qui» si affrettò a spiegare Sebastian, approfittando di quel momento di tregua.
«Eri davanti al camino mentre noi ci gelavamo là fuori!» commentò Thad, da un angolo della stanza. Teneva le braccia conserte, offeso dal comportamento di Sebastian.
«Non mi stavo proprio divertendo» disse Sebastian, alzando un sopracciglio «ma stavo piuttosto pregustando la bellezza di un Natale da solo.»
Sentì improvvisamente le guance andargli in fiamme, consapevole di aver mostrato la sua debolezza di fronte agli altri. Eppure, quelle parole sembrarono calmare l’ira dei ragazzi.
«Oh!» mormorò Jeff.
Fu come se gli Usignoli avessero avuto la stessa idea contemporaneamente, o come se avessero potuto comunicare telepaticamente.
Uno dopo l’altro si tolsero le giacche, poi le sciarpe e i cappelli; dandosi pacche gentili sulle schiene, si dispersero per la stanza: alcuni andarono a prendere delle sedie, altri dei cuscini. Ma, dopo pochi secondi, tutti si posizionarono attorno a Sebastian, davanti al camino.
«Cosa…?»
«Per colpa tua siamo infreddoliti» borbottò Trent «quindi il camino farà bene a tutti.»
«Ma non dovete preparare le valigie?» chiese Sebastian, piuttosto confuso.
«Oops, il treno partirà tra pochi minuti» osservò dolcemente Nick.
«Guarda caso lo perderemo» ridacchiò Jeff, accoccolandosi accanto a Nick e premendo la testa contro la spalla del ragazzo.
«Nessun Usignolo passa il Natale da solo, Sebastian!» rise Thad, in risposta alle occhiate interrogative che il ragazzo stava lanciando per tutta la sala.
«Neanche il più stronzo» aggiunse David con un sorrisetto.
Fu il primo Natale in cui Sebastian avvertì dentro di sé quel calore da lui tanto desiderato.
E, di certo, quel calore non aveva nulla a che fare col camino.
 
 
 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Demolition