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Autore: CinderNella    17/12/2012    4 recensioni
Ed era sola anche la vigilia di Natale. Come previsto, Bonnie ed Elena non volevano parlarle – o meglio, Elena non voleva, e Bonnie era con lei, quindi era indirettamente coinvolta – Damon e Jeremy erano con il professore inquietante alla casa sul lago – non che volesse passare il Natale con loro, eeeek! – Matt lavorava, la madre anche, Tyler non rispondeva… rimanevano solo lei, Stefan e… Klaus.
[Klaroline]
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Stefan Salvatore
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Duuunque, l'inizio è ambientato poco dopo l'omicidio di massa della 4x09 e il Natale... bé, a Natale, visto che a quanto pare nella serie manco ne parleranno - e mi dispiace un po' visto che me lo immagino sul serio Tyler per un po' fuori dalle scatole - scusate il francesismo. Per il resto, la canzone di riferimento è questa http://www.youtube.com/watch?v=r57Fp3goxOU e spero vivamente vi piaccia! E' la mia prima Klaroline, anche se su di loro ho letto e fantasticato tanto. Buona lettura!



Have yourself a merry little Christmas

 

Tyler l’aveva chiamata disperato più volte, e lei aveva lasciato Stefan a casa sua temendo il peggio. Solo che non aveva specificato dove fosse, e lei si era ritrovata nel luogo della festa a cercarlo. Stefan non era con lei, era abbastanza distrutto da esser lasciato solo a piangere su se stesso a casa sua, e… era un cadavere quello?
Si avvicinò alla fontana con non poca paura. Chiunque fosse era morto, sicuramente.
«Oh mio dio, il sindaco!...» si guardò intorno, cercando di aguzzare lo sguardo e percepire meglio odori e suoni. Corse automaticamente nel bosco, dove si ricordava che fossero gli ibridi: non poteva farsi trovare nel luogo dove sarebbero arrivati i soccorsi a breve, per trovare il sindaco morto. Avrebbero senz’ombra di dubbio incolpato lei, e non era il caso.
Raggiunse la radura e trovò soltanto undici corpi sporchi di sangue e brutalmente ammazzati: «Cosa diavolo—
«Mia cara Caroline!»
«Klaus!» ecco qual’era la risposta a tutte quelle domande. E lei e Stefan che fino a qualche secondo prima si preoccupavano per averlo giudicato male, perché loro non erano meglio di lui… ma loro non avevano fatto fuori dodici ibridi e un umano per pura vendetta.
«Tesoro. Sai per caso dove sia Tyler?»
«Ero qui per scoprirlo anche io, a dire il vero. Anche se l’unica cosa che posso notare, è che una volta persa, la tua fiducia è persa per sempre. Più o meno come Mr Darcy, solo che lui non era un pluriomicida.»
«Ti senti un po’ troppo innocente, tesoro? Sei un’assassina tanto quanto me, non ci hai messo nulla a sacrificare un mio ibrido per la tua amica. Certo, non l’avrai fatto direttamente tu… ma l’avevi pianificato. L’unica differenza, è che qui io mi sono sporcato le mani. E l’hai fatto in passato anche tu, sicuramente.»
Caroline volle evitare di pensare all’uomo che aveva dissanguato e ucciso per la sete. Così si voltò nuovamente verso l’Originale, che si era avvicinato a lei: «Ripeto la domanda: dov’è Tyler?»
«Lo vorrei sapere da te, cara. Se l’avessi saputo, sarebbe già morto.»
«Brutto maledetto!— gli si avventò contro, tirandogli uno schiaffo ben assestato su una spalla, che il ragazzo bloccò con una mano «Vacci piano, tesoro. Sarò anche attratto da te, ma non sono nelle mie migliori condizioni…» si guardò la camicia tutta sporca di sangue, e probabilmente non era l’unica cosa sporca «Né per l’abito, né per la condizione mentale. Sai, la furia e il godimento che si prova nell’uccidere… nel riportare giustizia…»
«Giustizia?! Klaus, hai ucciso tutti i tuoi ibridi perché quello stupido del mio fidanzato aveva fatto loro avere una sorta di imprinting con loro! I tuoi ibridi, la tua famiglia di riserva! Sei rimasto solo, come al solito, e sei stato tu a scavarti la fossa definitivamente! Li hai sterminati tutti!»
«Cosa avrei dovuto fare, perdonarli e riavvicinarmi a loro?» chiese quello, alterato, prendendo Caroline per un polso, furioso «Vige la legge del più forte, sopravvivo io o sopravvivono loro. Non c’è una via di mezzo, non c’è dialogo. Non possiamo risolvere tutto davanti ad una bottiglia di vino o un buon pasto, e non provare a negare che quello che stava facendo Tyler lo stava facendo per mettermi a tacere definitivamente, in qualche modo! E tu non facevi altro che parte del piano, tutte le tue risate, lo champagne, e la compagnia.» ribatté l’ibrido, riversandole addosso quella valanga di parole vere e forti, che bruciavano. Perché in qualche modo l’aveva tradito anche lei, ancora una volta. Non che lui si fidasse, probabilmente.
«…Appunto. Legge del più forte: io ammazzo loro, loro non ammazzano me. E ora voglio sapere dov’è Tyler.» concluse, lasciandole il polso, conscio del fatto che probabilmente davvero non sapesse dove fosse. E non avrebbe voluto farle del male per attirare il suo primo ibrido a sé.
«Io… non lo so. Davvero. Son stata tutto il tempo con Stefan dopo che quei matti degli ibridi ci avevano in qualche modo bloccato, e dopo che son riuscita a scappare quella sgualdrina di Hayley mi ha spezzato il collo. Non so che fine abbia fatto, mi ha chiamato, ma non diceva nulla… e non lo so, okay?» scrollò le spalle, facendosi cogliere da un senso di sconfitta abbastanza grande.
Era sola, in un bosco, col grande lupo cattivo Klaus, non sapeva che fine avesse fatto il suo ragazzo e se l’avrebbe mai rivisto, il suo migliore amico era depresso a casa sua per via della sua amica che probabilmente – a breve – non le avrebbe rivolto più la parola, e si trovava in mezzo ad un ammazzo di cadaveri ibridi. E per di più la festa di natale era completamente rovinata. Che bella conclusione.
«Hai un accendino?» chiese la ragazza, notando tutte le carcasse sventrate degli ibridi attorno a loro. Klaus la guardò alzando un sopracciglio, stupito «Hai intenzione di guardarmi con quella faccia da cretino o ti andrai a procurare benzina e accendino? Dobbiamo bruciarli, no?»
«Hai paura che li scoprano e che risalgano a me?»
«Ho paura che la squadra di mia madre li trovi e vada a finire che siamo tutti indagati, noi vampiri!» ribatté la ragazza, allontanandosi a velocità vampiresca da quel posto per correre alla ricerca dei materiali di cui aveva bisogno.
L’Originario, lasciato solo, scoppiò in una franca risata: era una persona strana. Prima l’aveva assalito – e non si faceva prendere a cattive parole senza punire di conseguenza Klaus –  e poi lo aiutava a coprire le tracce.

 


Have yourself a merry little Christmas
Let your heart be light
From now on, our troubles will be out of sight


Ed era sola anche la vigilia di Natale. Come previsto, Bonnie ed Elena non volevano parlarle – o meglio, Elena non voleva, e Bonnie era con lei, quindi era indirettamente coinvolta – Damon e Jeremy erano con il professore inquietante alla casa sul lago – non che volesse passare il Natale con loro, eeeek! – Matt lavorava, la madre anche, Tyler non rispondeva… rimanevano solo lei, Stefan e… Klaus. L’altro rimasto solo, visto che la sorella, Rebekah, era stata liberata dalla tomba da una April parecchio incazzata e sconvolta, ed era tornata a vivere da sola in un’altra casa. Quindi l’Originario era quello messo peggio, con una casa enorme e vuota, dove l’atmosfera natalizia non si respirava per nulla.
E lui e Stefan erano tornati abbastanza “uniti”, dopo quello che quest’ultimo aveva scoperto su Damon, di come l’avesse “tradito”. Così, i tre solitari, avevano deciso di passare Natale e vigilia insieme, seppellendo l’ascia di guerra giusto per le feste. I due uomini tornando amici come prima, come negli anni venti… e Caroline come piccola intrusa che sennò non avrebbe saputo che fare e sarebbe rimasta sola. E aveva sempre preferito stare insieme a qualcuno che odiasse pur di non rimanere sola. Anche se, quella strana combriccola… non è che la odiasse, ecco. Ed era faticoso ammetterlo a se stessa, figurarsi poterlo dire a loro.
Aveva anche soggiogato non sapeva quanti negozietti per prendere tutto quel buono champagne: non poteva anche pagarlo, era costoso! Di certo non avrebbe sborsato i suoi soldi per portarlo a casa di Klaus!
E ci sarebbe anche dovuta andare da sola, perché Stefan era già lì, o ci sarebbe andato a breve. Che gioia, proprio.
Suonò al campanello dell’imponente caseggiato – non poteva di certo chiamarla semplicemente “casa” – sperando che si sentisse anche se fosse dall’altra parte della casa. Ma era solo, ed era un vampiro-ibrido molto vecchio, di certo non aveva un cattivo udito.
«Oh, eccoti, tesoro. Ben arrivata e… oh oh oh, buon Natale!» cercò di imitare il vocione di Babbo Natale, riuscendogli così malamente che la ragazza non poté non scoppiare a ridere. Iniziava bene, la serata, considerato com’era stata improvvisata.
«Certo che di simile hai solo il nome, Saint Nik!» commentò la ragazza, entrando in casa e posando le buste ricolme di bottiglie di champagne vicino al divano dov’era seduto già Stefan, pronto a bere whiskey. A quanto pare, sebbene il loro ultimo discorsetto, Klaus non aveva smesso di comportarsi da gentiluomo con lei e si era avvicinato per sfilarle il cappotto e scoprire l’elegante vestitino rosso natalizio che aveva indossato la ragazza: troppo, per quella che doveva essere una serata tra vecchi amici – spasimanti – assassini per sport.
«Quindi… ho portato lo champagne.»
«Ma noi abbiamo iniziato col whiskey.» commentò Stefan, disteso su quel divano come se fosse a casa sua, molto rilassato «Rimembravamo i vecchi momenti insieme. Non quando squartavo le vittime, quando ero lucido.»
«Oh, bene. Non vorrei stare a parlare di martirii, uccisioni sanguinolente e quant’altro per tutta la serata. Perché è Natale, e perché sennò mi viene sete.»
«Per quest’ultimo problema, ho questo.» Klaus le porse galantemente un bicchiere come quello di Stefan, ripieno però di sangue, che la ragazza accettò cordialmente.
Aveva deciso che per quella sera non avrebbe finto: sarebbe stata se stessa e non importavano le conseguenze. Tanto la situazione di partenza era già surreale, quasi come se non potesse mai accadere. Quindi non cercava di prenderlo in giro, se flirtava con lei… bé lei avrebbe contraccambiato. Non c’è nessun male in alcun flirt innocente, dopotutto. Ed è Natale, santo dio, a Natale bisogna essere poco sobri, felici e contenti!

 

Have yourself a merry little Christmas
Make the Yuletide gay
From now on, our troubles will be miles away


Ridevano arzilli, tra sacche di sangue, champagne, whiskey e sigari, almeno per i due uomini, che tornavano completamente nei lontani anni venti. E mentre loro rimembravano i bei tempi andati, Caroline non poteva far altro che osservare attentamente l’ibrido che da qualche tempo a quella parte manifestava interesse nei suoi confronti: i ricci color miele, gli occhi verdazzurro, le labbra carnose… non si poteva negare che fosse affascinante. Ma lei era impegnata, era sempre quella la scusa dietro la quale si nascondeva. Assieme al fatto che lui fosse “il grande cattivone”, quando lei stessa e Stefan avevano appurato che non era poi tanto più assassino di loro, solo non aveva nessuno di cui fidarsi, a cui voler bene. O almeno, aveva qualcuno… ma la sua era una famiglia disfunzionale, e non è che lui fosse proprio un tipo propenso a dare la fiducia, ecco.
«Ho… avuto un idea!» Caroline saltò su prima ancora che si fosse resa conto di aver trasmesso il pensiero completamente idiota alla bocca. Ma l’aveva già fatto, sfortunatamente, e i due amici la guardavano, incuriositi.
«Stavo pensando… potremmo prendere un pino e addobbarlo. E addobbare casa. Insomma, domani è Natale, e questa casa è così tanto un mortorio… elegante, per carità. Ma voglio un tocco di Natale, se dobbiamo stare qui fino a domani!» esclamò quella, più convinta. Dopotutto ci credeva, anche se era una proposta stupida quella di addobbare a festa la casa di un Originario sanguinario – che faceva anche rima!
I due si guardarono quasi in procinto di riderle in faccia… fin quando, sorprendentemente, proprio il padrone di casa, acconsentì: «Okay. Sai dove possiamo comprare l’albero o ci divertiamo a scardinarlo dalla foresta direttamente?»
Gli occhi della ragazza si illuminarono: non aveva mai pensato a quella ipotesi, mai, prima di quel momento! Poteva sfruttare le nuove abilità da vampiro per decorare casa! Poteva divertirsi a sfruttarle, voleva farlo! Guardò i due vampiri negli occhi, liberandosi delle scarpe col tacco e correndo verso la porta d’ingresso: l’aprì più veloce della luce e scappò via a velocità vampiresca. I due amici si guardarono negli occhi per un istante e la seguirono anche loro, correndo alla stessa velocità.


Here we are, as in olden days
Happy golden days of yore
Faithful friends who are dear to us
Gather near to us
Once more

 

La raggiunsero in un battibaleno e aiutarono a sradicare l’albero perfetto: non troppo grande, non troppo piccolo. Forse più minuto rispetto agli altri pini. Sarebbe stato ancora più divertente, però, dirigersi in tutti i negozietti di Mystic Falls a rubare le decorazioni natalizie di tutti i tipi a velocità vampiresca, per non farsi vedere. Una cosa completamente incosciente, ma che la attirava troppo. Voleva divertirsi anche lei, ne aveva le scatole piene degli omicidi e degli strani problemi del tutto lontani dall’esser normali di quella minuscola cittadina della Virginia.
Era stata la prima a tornare a casa carica di ornamenti natalizi, mentre l’albero era stato già precedentemente portato nella sala principale dai due vecchi amici. Ma quando rientrò, era sola: «Ragazzi, dove—
Ma non ebbe il tempo di terminare la domanda che i due si presentarono dietro di lei, correndo, nell’ingresso: erano quasi ansanti, avevano per caso fatto una corsa a chi arrivasse per primo?
«Eccoci. Non per dissuaderti dal tuo bel pensiero, ma queste decorazioni non bastano. Così ne abbiamo portate altre prima che tornassi tu.» Klaus indicò quelle sulla scalinata, che fino a quel momento non aveva notato.
Lo sguardo di Caroline s’intristì lievemente: credeva di esser stata la prima, invece quelli erano stati lì già altre due volte, probabilmente! Mise il broncio, davanti al quale entrambi i ragazzi risero «Perlomeno ora abbiamo abbastanza materiale per decorare tutta casa!» quel luccichio negli occhi della pazza maniaca del controllo li preoccupò non poco, a dire il vero. E li preoccupò ancor di più quando la ragazza corse su con ghirlande, fiocchi e candele profumate al piano di sopra, posando qua e là un po’ di tutto, sul corrimano della scala, sulle porte delle camere, tra una lampada e l’altra…
Quando terminarono – e fu così solo quando lo stabilì Caroline, dopo aver supervisionato tutto – era vicina la mezzanotte, e quindi lo scartare i regali. Caroline era finalmente felice: anche se non si sarebbe mai aspettata quella compagnia, aveva passato la Vigilia proprio come avrebbe voluto. Decorare gli interni in modo natalizio le era sempre piaciuto, e decorare una casa così grande era un sogno per chiunque, soprattutto per chi non provasse fatica a farlo. Anzi, la corsa ad alta velocità e il brivido del pericolo l’avevano sovreccitata non poco, così che aveva abbondato sia di champagne che di sangue. Era inebriata da quella strana atmosfera festiva, quasi ubriaca di gioia.
«Vi ho preso dei regali. So che non ne avevamo parlato, ma voi avete portato comunque qualcosa, e… volevo regalarvi qualcosa. Dopotutto, condivido il nome con Babbo Natale.» concluse, provocando una risata nei suoi due ospiti.
Per prima cosa porse una scatola molto pesante a Stefan, che non appena aprì per poco non lo sbatté al muro: «È per caso uno scherzo di cattivo gusto, Klaus?»
«Non prenderla male. Li ho cercati in tutta Chicago, questi. Non è per ricordati di quanto tu sia squartatore, quanto per ricordarti di tutte le tue vittime e di tutto quello che puoi evitare, controllandoti. Per carità, non vorrei mai che diventassi un santarellino che non beve più sangue umano, ma devi controllarti, amico mio. E cosa c’è di meglio di un ricordo su muro e su vari pezzi di carta di tutte le tue vittime squartate? Per carità, non è il massimo per quanto riguarda il buon gusto… ma può davvero aiutarti. Una cravatta di una collezione limitata di chissà quale stilista famoso e costoso non avrebbe avuto lo stesso significato, per te.»
«Quindi questo… dovrebbe ricordarmi quanto sono solo al mondo?»
«…No, a quello ci pensavi tu quando li scrivevi, tutti quei nomi. Come le mie lettere. Se tu conserverai questi nomi, questo muro…» – gli aveva regalato un muro, mio dio! – «Saprai controllarti meglio. Perché sarai tormentato da loro
«Sai cosa c’è? È un degno regalo contorto, da te.» Stefan comprese e gli sorrise: Klaus ricambiò. Il momento idilliaco fu interrotto, però, da una chiamata al cellulare del vampiro, che dovette rispondere.
«Damon?» alzò gli occhi al cielo, guardando Caroline, che lo imitò. «D’accordo, ti raggiungo.» chiuse la chiamata e guardò con uno sguardo colmo di scuse i due immortali «Mi dispiace, ma sta avendo alcuni problemi col professore inquietante e Jeremy. Lo raggiungo… e poi dovrei anche dargli la possibilità di spiegargli, dato che è un bel po’ che lui ed Elena non si vedono…»
«Ti scusiamo, vai!» lo incoraggiò Caroline, sorridendogli affabile. Non appena chiuse la porta, sospirò pesantemente: a che parte della festa erano arrivati? Controllò l’orologio: era mezzanotte. Quindi era ufficialmente Natale.
Sbuffò sonoramente, contenta di che piega avesse preso la serata, ma scontenta di non passarlo con le sue amiche. O con la madre. O con Tyler, di cui si era misteriosamente dimenticata per tutta la serata fino a quel momento, quando era semi-stesa su quel tappeto tra i due divani. Guardò il camino acceso poco più in là, notando con orgoglio che aveva persino sistemato le calze appese ad un filo, pronte ad esser colme di regali. Erano quattro, come gli originali rimasti, anche se probabilmente sarebbero rimaste vuote tutte e quattro. Che tristezza.
Poiché Klaus ancora non era tornato – aveva un’oreficeria al piano di sopra e lo stava facendo ora, il suo regalo?! –  decise di prendere una bottiglia ancora chiusa di champagne e metterla nella calza rossa e bianca, quella che aveva deciso fosse di Klaus. Perché era la più grande, e lui era prepotente e sicuramente avrebbe voluto quella, e perché era degli stessi colori di Babbo Natale, pressoché suo omonimo.
«Che fai così vicino al camino, scalza?» chiese il ragazzo, sgranando gli occhi, nascondendo un pacchetto dietro la schiena: era quello il suo regalo? La ragazza saltò su, contenta, dimenticandosi dei suoi affari precedenti per cercare di appropriarsi del suo regalo. Avrebbe fatto un discorso anche per quello?
«Allora… ho pensato a tanti regali, per te. Un biglietto di sola andata per Roma – Parigi – Tokyo, non necessariamente assieme a me, una moltitudine di foto tue con Bonnie ed Elena, da quando vi siete conosciute in poi… però nessuna mi sembrava adatta. Nemmeno il miglior gioiello del miglior orefice inglese, o americano, o francese, o italiano. Quindi ho fatto molte ricerche, e…» le porse il pacchetto, che lei scartò con frenesia: che diavolo era? Una mappa degli Stati Uniti d’America e una X su un posto sperduto in Indiana?
«È dove si trova Tyler. L’ho trovato e non l’ho ucciso, perché so che ci avresti sofferto parecchio. E ti ci posso accompagnare, se vuoi. So che normalmente sono la persona più egoista di questo mondo, prepotente e difficile, e lo ammetto, anzi, dovresti ricordarti di questo momento perché lo sto dichiarando apertamente e non so tra quante centinaia di anni – e se mai – ricapiterà… ma volevo fare questo per te. Sperando che sia il regalo di Natale che aspettavi.»
E non se lo aspettava per nulla, un gioiello sarebbe stato più nel suo stile. Si aspettava sicuramente quello, anzi. Ma quella sera era così strana, così surreale – insomma, aveva staccato un fottuto muro! da dare a Stefan come regalo – che non poteva crederci. Niklaus Mikealson aveva fatto qualcosa di altruista per lei. E per Stefan. E lei non era pronta, non era per nulla pronta per questo.
«Ma… Ma io ti ho solo regalato una bottiglia di champagne di quelle che ti avevo già portato!» il ragazzo si voltò verso il camino, notando che una calza pendeva pericolosamente verso il fuoco: corse a salvarla e tirò fuori la bottiglia, ridacchiando: «Idea carina, metterla lì. Non è stato mai riempito da nessuno, quel camino… o nessun camino in generale.»
«E questo è molto triste. E solitario.»
«Champagne?» propose il ragazzo, prendendo due bicchieri puliti dal tavolo basso lì vicino «O… preferisci che ti accompagni in Indiana? O se vuoi ci puoi andare da sola…»
Caroline gli rivolse l’ennesimo sorriso sincero della serata, ma il primo carico di gratitudine: eppure lui l’aveva salvata molte volte. Ma ora… aveva fatto qualcosa di diverso. L’aveva fatto per lei. E lui non faceva quelle cose, lui non era così. Per carità, rimaneva l’assassino torturatore di cittadine intere, ma per lei faceva questo. O perlomeno… l’aveva fatto. Prese uno dei due flûte, continuando a sorridergli: «Champagne, grazie.» un sorriso illuminò il viso dell’Originario, sorpreso: credeva che l’avrebbe mandato a quel paese per correre in Indiana a salvare il suo Tyler.
«Non è che—
«No. E poi i piani erano che saremmo rimasti qui fino a domani…» usò quella come scusa, non avrebbe voluto ammettere palesemente che voleva rimanere lì, sola con lui.
«Ma Stefan se n’è andato…»
«I piani erano quelli.» concluse la ragazza, e non ammetteva repliche. Lo sguardo furbetto di Klaus faceva intendere che aveva capito tutto. Ossia che Caroline sarebbe voluta rimanere lì… ma poco importava. Basta che non lo avessero ammesso apertamente, parlandone.
Fecero sfiorare i calici, pronunciando dei semi-imbarazzati “Buon Natale” prima di iniziare a bere: l’atmosfera era natalizia, ma più intima. E la cosa, paradossalmente, non le dava minimamente fastidio. La mappa era sotto al divano, e loro erano seduti a gambe incrociate di fronte al fuoco, tra champagne, ghirlande e del pane abbrustolito che avevano “cucinato” prima con Stefan… ed erano troppo, troppo vicini.
«Quindi…» iniziò Caroline, conscia del fatto che se fosse rimasta lì sarebbe finita male, molto male. Non per quell’istante, ma per i giorni a venire…
«Quindi.» non avrebbe fatto la prima mossa, lui ne aveva già fatte tante. L’aveva salvata più volte, aveva continuato a corteggiarla, le aveva persino chiesto in modo molto poco palese di scappare con lei… era troppo anche per un Originario. Se avesse voluto, avrebbe dovuto farsi avanti lei. E lo voleva immensamente in quel momento, così ardentemente che avvicinare d’improvviso le labbra all’Originario sembrava la cosa più naturale da fare in quel momento. Il modo in cui lui la accolse, schiudendo le labbra dolcemente al bacio leggero di lei per poi prender l’iniziativa e approfondire il contatto era ancora più una sorpresa, una scoperta.
Così tanto che quando si ritrovò contro una parete della cucina senza manco essersi accorta di esserci arrivata si fermò un istante giusto per dirgli qualcosa: «Questa cosa non è mai esistita.»
«No, non sta accadendo.» convenne lui, schiacciandola contro una credenza e passando le mani sotto al vestito, alzandoglielo: «No… dico sul serio…» la ragazza si lasciò sfuggire un gemito di piacere, e sentire l’accento sexy dell’ibrido in quel momento proprio non la aiutava
«Sì, ho inteso l’antifona. Non stiamo facendo nulla…» le sussurrò ad un orecchio, spingendola poi contro il tavolo e liberandola definitivamente dal vestito «È solo Natale.»
«Sì…» convenne la ragazza, ormai impaziente, non comprendendo il perché l’ibrido si fosse lievemente allontanato: allora lo prese per la cravatta e lo tirò a sé, lasciandolo stendere sopra di lei compiaciuto «Sì, è solo Natale.» E da quel momento in poi non avrebbe potuto formulare pensieri di senso compiuto, tanto era presa dalle abili mani e dalla voce piacevole dell’antico.


Through the years, we all will be together
If the fates allow
Hang a shining star above the highest bough
And have yourself a merry little Christmas now.

  
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