E cosi
il destino volle…
Eccomi di nuovo, mentre cerco di
concludere al meglio
“Dove diavolo sono, Falco e Mick?
Ancora non siete riusciti a catturarli razza di imbecilli”- ringhiò Ryo adirato contro i suoi uomini.
“Signori ci dispiace, abbiamo sottovalutato il
nemico.” – intervenne un malcapitato poliziotto-
“Non voglio più scuse da voi, desidero avere
rapporto tra 2 ore su come procedono le indagini.”
“Lo consideri
già fatto, signore.”
Ryo, stufo di quegli idioti senza un
briciolo di intelligenza, si avvò verso la macchina
del caffè. Mentre sorseggiava la sua bevanda bollente, la sua lingua non si sa
come era immune al calore emanato dal liquido caldo. Un duro si direbbe…
Eppure il suo cuore era tormentato, tormentato dalla
scomparsa del suo migliore amico, da quel giorno era cambiato tutto per lui, la
sua spalla il suo confidente, il suo calmante non c’era più. L’obbiettivo,
catturare i due famigerati mercenari Mick e Falco, i
più ricercati di tutta Tokio.
Non si dava pace, notte e giorno, almeno il suo
pensiero sarebbe stato altrove in quei momenti di adrenalina che solo quei due
sapevano donargli.
“Furbi, non c’è che dire”- si ritrovò ad esprimere
ad alta voce Ryo-
Un sorriso altrettanto scaltro prese forma sul viso
di Ryo, se gli fosse capitata l’occasione non se li
sarebbe fatti sfuggire facilmente.
Mentre guardava il paesaggio di Tokio dalla sua
immensa finestra, intenta ad attraversare, vide una donna con il suo bambino,
lui urlava e scalciava come in preda ad uno stato epilettico. La donna,
ignorata dal resto dalla popolazione giapponese, cercava di far riprendere il
ragazzo. Non era la prima volta che le capitava, aveva una destrezza che un
principiante non potrebbe nemmeno sognare.
Un desiderio si impossessò, allora, del burbero
Agente Ryo aiutare quella donna, ridotta a curare il
figlio su di un marciapiede affollato di menefreghista…
Poi distrattamente, pensò che anche lui non era mai stato da meno a tutto il resto della gente. Le
sarebbe passato accanto senza nemmeno darle uno sguardo. Eppure da quella
finestra le cose gli si mostravano in modo diverso.
DopO un po’ un’ambulanza arrivò sul posto,
lei mandò gli occhi verso l’alto come per ringraziare Dio e mentre li
riabbassava per dedicarsi a suo figlio vide Ryo sulla
finestra con quel telefono in mano che li osservava, le fece un grande sorriso
in segno di riconoscenza. Ryo posò il telefono e chiuse
alla svelta la finestra, non voleva sembrare uno dal cuore tenero, anche perché
nessuno vi avrebbe creduto.
Accostò la finestra e si mise a sbirciare tra le
trasparenze di quella stoffa…Quando vide che tutto era
tranquillo tornò ai suoi doveri, convinto che non l’avrebbe mai più rivista.
Il giorno seguente, adirato più che mai a causa di
un rapporto insignificante, licenziò metà del personale.
Dovette intervenire Saeko
e riportare alla normalità ogni cosa. Ryo stava
letteralmente dando di matto ed era ora di fermarlo.
“Tu stai impazzendo, Ryo,
prenditi quelle maledette ferie che ti ho concesso, hai bisogno di riposarti, i
tuoi uomini non ce la fanno davvero a reggere i tuoi ritmi ormail
diventati insostenibili. Nemmeno tu sei immune dalle emozioni lo so, sei
dispiaciuto per Hide inutile nasconderlo sotto un
manto da lupo. Se andassi a scavare so che troverei
una persona che soffre come è giust…”
“Non una parola di più, BASTA, NON TI PERMETTO DI
ANDARE OLTRE. CERCAMI QUANDO AVRAI NOTIZIE DI FALCO E MICK.”
Cosi dicendo se ne andò con passo lungo e concitato.
Era furioso e si poteva notare dalla sua espressione che comunicava “State
lontani o mordo.”
Tornato alla calma, si fa per dire, si ritrovò
girovagare per la città in cerca di qualche svago. Non c’è posto migliore di un
Night Club in queste occasioni.
Il suo preferito era il CocoRico.
Belle donne, alcool a buon prezzo, svaghi da 10 con lode insomma…Mentre era
seduto sul suo sgabello, appoggiato con i gomiti, come se rassegnato, sul
bancone del bar con in mano un martini con oliva,
pensava... Era affranto, come fosse stato strappato al suo mondo, prima si
sentiva addosso una corazza di acciaio impenetrabile, ora si sentiva come
burro, vulnerabile a tutto ciò che si trovava intorno a lui.
Odiosa, ma odiosa sensazione…
All’improvviso si senti bussare. Si girò
svogliatamente, credendo fosse un’ochetta in cerca di quel qualcosa che non
poteva concedere quella precisa sera. Pronto a cacciarla come fosse un’appestata, si ritrovò con espressione spiazzata,
quando riconobbe la ragazza con il bambino epilettico. Altrettanto lo sguardo
di lei, dopo vaghe riflessione arrivò alla stessa,
conclusiva, mutò in un’ espressione di
stupore…Non sapendo che come reagire e sentendosi profondamente imbarazzata,
per come lui la potrebbe giudicare, scappò in lacrime verso il bagno.
Ryo, impreparato ad un simile incontro,
soprattutto per il luogo, fu preso da quella stessa voglia del giorno in cui
chiamò l’ambulanza. Doveva vedere il suo viso.
Camminando a testa bassa, per paura di farsi vedere
entrare nel bagno delle signore, apri dolcemente la porta, dopo aver bussato, e
sentito un “Avanti” tra le lacrime.
I suoi capelli nero corvino fecero capocella dalla porta, mostrando il suo sorriso migliore.
Eppure non fu ricambiato affatto, anzi il pianto della ragazza si fece più
acuto e tenace. Ryo, per quei momenti non era stato
addestrato nella polizia, non sapeva che parole dire per provare a
confortarla…Poi perché, lui, il più sbruffone degli uomini si dava pena nel
consolarla, perché quella donna esercitava queste emozioni,
cosi strane in lui. Che motivo c’era dietro tutto
questo?
“Non guardare la mia faccia…” – supplicò lei a bassa
voce-
“Non ne avevo intenzione…” –riprese scortese-
“Grazie…” –disse con voce grata, come se non avesse
afferrato il tono critico di Ryo-
Era colpito dalla dolcezza di quella ragazza…
Avrebbe dovuto rispondere a tono, e invece, come un agnellino impaurito aveva
dato quella flebile risposta.
Cercando di riprendersi, nel migliore dei modi possibili
le chiese:
“Come mai quando mi hai visto sei corsa in bagno, di
solito non faccio questo effetto.” –concluse
scherzosamente, convinto che sarebbe sopraggiunta una risata frenetica di lei.
Cosi non fu.-
“Scusa, la mia battuta è stata pessima, me ne vado…”
Fece per chiudere la porta quando
senti…
“Non te ne andare te ne prego entra…”
Non se lo fece ripetere, come fosse
un riflesso condizionato entrò e chiuse la porta…A chiave…
“Perché..??”
Non sa nemmeno lui cosa la sua mente elaborasse in
quel momento sapeva solo che voleva baciare le sue labbra bagnate dalle
lacrime, strofinare la sua rude mano per tutto il corpo…
Nemmeno a pensarlo, che già era entrato in azione,
di solito quello che voleva, che sognava lo otteneva su due piedi, lui era
desiderato da tutte…
Mentre con foga, si avvicinava alla sua bocca la
voce di lei si fece più dura ed invocò un grosso “NO!”.
Lui si fermò di getto, come fosse bloccato da una
parete invisibile, rimase nella sua posizione, ma il suo orgoglio era stato
tremendamente ferito.
La sconosciuta scappò di nuovo…
Ryo, rimase sconcertato nella sua
intenzione di baciare che rimase in posizione stante per alcuni minuti, come
fosse un cretino…Anzi lo era davvero.
Una signorina entrò, come giusto, nel bagno quando
lo vide, urlò a squarciagola.
Ora fu Ryo, ritornato in
se, a scappare a gambe levate da quel luogo.
Voleva a tutti i cosi quella ragazza…
Cercò di trovarla , chiese
al barista e non ebbe fortuna, era nuova di li…
Cercò sul palco, nei camerini, chiese in giro, ma
sembrava che la sua identità fosse rimasta nell’anonimato…
Rivedeva la sua folta chioma, leonina, sconvolta, i
suoi occhi neri per il trucco calato, il suo vestitino o meglio dire, body, che
le cingeva stretta la sua gracile vita. E
la sua voce, incantevole, anche in quel frastuono, in quel contesto lei sapeva
essere dolcissima.
Odio le donne, usate come unico scopo sessuale,
nella mia vita. Penso che da oggi in poi cambierò radicalmente idea.