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Autore: KimDanyssi    17/12/2012    1 recensioni
Helen ha 17 quando ritorna dopo anni nel suo vecchio paese.
E' stata abbandonata dal padre quando aveva solo pochi mesi e la zia si è presa cura di lei, crescendola come fosse una figlia.
Un giorno il padre ritorna all'improvviso dopo tanti anni e riprende la figlia, portandola con sé a Londra.
Per la bambina è stato difficile staccarsi dal suo passato, ma una parte della sua infanzia è rimasta sempre nel suo cuore.
David.
David era il suo migliore amico, con cui ha condiviso migliaia di avventure ed è stato la sua prima cotta.
Prima che Helen partisse, si sono fatti la promessa di rivedersi un giorno.
Riusciranno ad incontrarsi di nuovo?
Riusciranno a mantenere la promessa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LA PROMESSA

                                      
   
 









Tutto sembrava cambiato dal suo arrivo.
Il piccolo paese di campagna era divenuto ora un'immensa città ricca di confusione e smog. Era entusiasta di passare qualche giorno respirando l'aria di campagna, ma quello che aveva poi visto passando in taxi, le aveva provocato una forte voglia di ritornare a Londra.
Per Helen tornare era stato come fare un salto nel passato ormai da tempo dimenticato e farlo per il funerale dell'amata zia, era stato devastante. La zia Giselle l'aveva cresciuta come una figlia, viziandola e istruendola affinché divenisse una donna bella ed elegante.
Arrivati all'hotel, Helen e il padre ebbero solamente il tempo di sistemare le valigie, cambiarsi e correre poi al cimitero della città dove a breve si sarebbe svolto il funerale.
C'era quasi tutta la città, tra parenti lontani, vecchi amici e conoscenti della zia che si sorpresero molto vedendo quanto la cara nipotina era cresciuta dall'ultima volta. Helen era confusa e a disagio perché sentiva di non far più parte di tutto quello e la sua memoria così annebbiata, la rendeva triste ed imbarazzata. Il momento più brutto, sicuramente, fu avvicinarsi alla bara dove riposava la zia, senza poterle dire per l'ultima volta quanto le voleva bene. Una lacrima rigò lentamente il viso angelico della ragazza, piena di sensi di colpa e rabbia nei confronti del padre che era entrato improvvisamente nella sua vita sconvolgendola e portandola via dalla sua vera realtà. Per tutta la cerimonia, cercò in tutti i modi di perdersi in un altro mondo, inghiottendo piano quel boccone troppo amaro da ingerire, immaginandosi ad occhi chiusi di avere ancora vicino a sé l'amata zia. Quando il padre si avvicinò per metterle una mano sulla spalla e farle forza, Helen furiosa scrollò bruscamente le spalle in modo da spostare la mano dell'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.
Al termine della cerimonia, guardandosi attorno furtivamente, fece qualche passo indietro giusto per confondersi tra le persone e riuscì così a scappare via senza che nessuno dei presenti se ne fosse accorto. All'entrata del cimitero andò per sbaglio addosso ad un ragazzo che aspettava qualcuno impaziente; lo guardò velocemente e dopo essersi scusata con molta noncuranza, riprese la sua corsa verso un posto ben preciso, la casa della zia.
Il cimitero si trovava fuori città, come la casa della zia e per lei non fu difficile arrivarci correndo.
Arrivata davanti al cancello della grande proprietà, a stento riuscì a riprendere fiato ma non si fermò e varcò così il grande cancello arrugginito percorrendo poi il vialetto in cemento, un tempo ricoperto di ghiaia. Quando si trovò davanti al portone, lo aprì piano, quasi avesse paura di trovare anche quel posto cambiato nel corso degli anni, ed era proprio così.
La casa era quasi completamente vuota. I pochi mobili rimasti erano coperti da lunghe lenzuola bianche e le finestre in parte sigillate permettevano a pochissimi raggi del sole di entrare, lasciando il posto nella penombra. Guardandosi attorno ancora affascinata, salì la scalinata in marmo che portava al piano di sopra, ricordandosi quando da piccola immaginava di essere una principessa che scendeva con grazia davanti alla sua corte.
Imboccò il grande corridoio centrale che portava alle camere da letto e più si avvicinava alla fine del corridoio, più le sembrava di scorgere una scaletta in legno appoggiata al muro. Affrettandosi, Helen realizzò che la scaletta portava in soffitta, la sua amata soffitta. Aveva tanti bellissimi ricordi di quel posto e non vedeva l'ora di poterci risalire. Prese la scala e la appoggiò in modo che non potesse muoversi o cadere.
Mise prima un piede, poi l'altro e assicurandosi che la scala fosse stabile, salì con molta calma fin quando non riuscì a vedere cosa si trovasse in soffitta. Era diversa da come la ricordava: un tempo era tetra e polverosa, molto umida e maleodorante di muffa; la piccola finestrella sempre chiusa e coperta da una vecchia tenda sciupata, rilasciava continui spifferi che rendevano l'aria piuttosto fredda.
Adesso, davanti ai suo occhi, la vecchia soffitta buia lasciava spazio ad un luogo del tutto nuovo e luminoso, grazie al finestrone che sostituiva la vecchia finestrina. La luce del pomeriggio celava un tocco di magia nell'aria, rendendo il luogo sicuro e confortevole.
Da quando aveva lasciato la città, si era sempre chiesta se sarebbe mai potuta salire nuovamente su per la scaletta di legno, pronta per una nuova avventura ricca di tesori da trovare e mostri terrificanti da sconfiggere.
Fece gli ultimi scalini e mise il piede destro sul pavimento con molta cautela, quasi avesse paura che il pavimento non riuscisse a reggere il suo peso da diciassettenne. Tolse le scarpe e iniziò a camminare molto lentamente guardando attorno a sé piena di stupore e meraviglia: qua e là erano rimasti ancora vecchi scatoloni ai quali nel corso degli anni se ne sono aggiunti di nuovi insieme a molte cianfrusaglie varie. La sua attenzione ricadde su un vecchio baule impolverato che aveva un'aria famigliare; alzò leggermente la gonna e si inginocchiò pronta ad aprirlo. Dentro era contenuta la parte più dolorosa del suo passato: David.
David era il suo vicino di casa ed era sempre stato il suo amico d'infanzia, compagno di avvenuta e la sua primissima cotta. Estrasse dalla scatola le loro vecchie spade in legno, costruite da un amico della zia, con i quali avevano ucciso il "mostro della polvere" e il "ladro di dolcetti", semplici topolini che cercavano qualcosa da mettere sotto i denti.
Dal nulla, un giorno come tutti gli altri, apparve un uomo che si diceva essere suo padre e che la portò via dalla zia e dal suo David; fu davvero brutto il primo periodo nella nuova città, perché voleva tornare da chi veramente le voleva bene. Sapeva benissimo che lui l'aveva abbandonata quando aveva solo pochi mesi di vita, quindi non aveva alcun diritto di farsi vivo dopo anni e pretendere di riprendersela indietro dopo quello che aveva fatto.
Ripensare a quei momenti la rattristava molto e dentro di sé si era sempre chiesta se un giorno avrebbe mai potuto rivedere David, chiedergli come aveva passato gli anni senza di lei e confessargli quanto gli fosse mancato.
- Non sei cambiata per niente, Helen! - esclamò improvvisamente qualcuno facendola sobbalzare.
Si girò di scatto e vide non molto distante da lei un ragazzo alto, magro, dai capelli castani e gli occhi verde smeraldo, come quelli di David. Facendo mente locale, si ricordò che gli era andata addosso all'uscita del cimitero e si chiese come facesse a conoscerla se non l'aveva mai visto. Si soffermò nuovamente sui suoi occhi, rendendosi finalmente conto che davanti a lei c'era il suo David, ormai un bellissimo ragazzo.
- David! - sussurrò ancora incredula alzandosi piano con un largo sorriso da ebete stampato in viso. Quasi le sembrava un sogno che, con il semplice battito delle ciglia, possa dissolversi in pochi secondi.
- Da quanto tempo. Sei ormai diventata una bellissima ragazza! - continuò David sorridendo felice.
- Già... - riuscì solamente a dire imbarazzata - Cosa ci fai qui? -
- Sbaglio o ci siamo fatti una promessa quando eravamo piccoli? - le sussurrò.
La ragazza sorrise ripensando al momento della promessa: poco prima che lei partisse, si erano ripromessi di incontrarsi nuovamente un giorno e quel giorno si sarebbero confessati quello che provavano l'uno per l'altro dopo tanti anni di distanza.
- E come faccio a dimenticarmi di quella promessa! - rispose Helen abbracciando il ragazzo felice piùche mai.
Poi, per pochi secondi, il silenzio calò. Si sentivano solamente gli uccelli che cinguettavano appollaiati all'albero di fianco alla casa, perché in quel momento il silenzio valeva più di mille parole. Helen avrebbe voluto stare all'infinito tra le braccia di David, senza stancarsi:
- Sai, mi sei mancata... - sussurrò David all'improvviso facendo sussultare il cuore di Helen.
- Anche tu, David! - rispose la ragazza - Mi sono sempre chiesta se avremmo mantenuto questa promessa...eravamo soltanto due bambini! -
Il ragazzo rise.
- Già, due bambini che già pensavano a programmarsi il futuro...sarebbe stato meglio farci la promessa di sposarci, non credi? - scherzò guardandola negli occhi.
- No, va bene così! Cosa potevi pretendere da due bambini che pensavano solamente a sconfiggere mostri immaginari? -
- E' vero, i bambini pensano ad altro naturalmente. La nostra poteva essere una semplicissima promessa che ci si fa da piccoli, sapendo che una volta diventati grandi si dimentica! -
Dopo le parole di David, calò nuovamente il silenzio. Quelle parole erano veramente significative per entrambi. Quella promessa diede un senso a tutti i giorni che susseguirono la partenza della ragazza, senza far perdere ad entrambi la speranza che spinse loro ad arrivare fino a quel momento.
- Beh… penso sia arrivato il momento! - balbettò imbarazzata Helen.
- Già… devo confessarti che non so proprio da dove cominciare! - continuò David guardando in basso altrettanto imbarazzato.
- David, penso sia evidente quello che provo per te. Dal giorno della mia partenza non ho fatto altro che pensarti ed è stato così fino al preciso istante in cui sei arrivato in soffitta –
- Anche per me è così, non nego l’evidenza. Ho avuto migliaia di ragazze che mi giravano intorno ma non mi importava, perché pensavo a te e alla nostra promessa.Lacrime di felicità scesero senza sosta dalle guance arrossate della ragazza che non perse l’occasione di farsi avvolgere dal caldo abbraccio di David.
- Domani devo tornare a Londra, come faremo? – chiese Helen diventando improvvisamente triste.
- Troveremo una soluzione anche a questo, Helen – rispose il ragazzo – 



                                                                                                             



                                                                                              ...e lo faremo insieme. -








-Note dell'autrice- Salve a tutti! Spero vi paccia questa mia piccola "perla di saggezza"! L'avevo scritta principalmente per un concorso letterario ma ho voluto condividerla con voi! Fatemi sapere cosa ne pensate... è molto importante per me! Kiss  

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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