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Autore: ___meee___    05/07/2007    5 recensioni
Salve gente...questa è una one-shot riguardante la storia dei gemelli Kaulitz. E' la mia prima fanfiction (infatti si vedeXD), spero vi piaccia, fatemi sapere!!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where yhe rain won't hurt

Where the rain won't hurt

 

Pioveva. Il ticchettio della pioggia sul vetro era sufficiente per impedirgli di dormire. Come se quella situazione non fosse già abbastanza difficile da sola. Quella notte il letto pareva più scomodo che mai, continuava a rigirarsi tra le coperte, così come quel nome gli rigirava nella mente. Tom…

Solo quel nome.

Quel nome, lui. Suo fratello. Così vicino, e lontano allo stesso tempo. A portata di mano e impossibile da afferrare.  Che assurdità. Come aveva solo potuto pensare che una cosa del genere fosse possibile?! Come?! Che amare il suo gemello fosse normale? Che pensare a lui,  e a nient’altro fosse ragionevole? Che desiderarlo così ardentemente nella notte, tra le coperte, fosse pensabile?? Eppure, non riusciva a dormire, il cuore gli faceva male, i pugni stringevano lembi di lenzuola bianche, sporcate dal trucco che colava, e gli occhi umidi e lucidi trattenevano a forza le lacrime….Si mise a sedere sul letto, affannando. Aveva la sensazione di soffocare, che una stretta gli togliesse il respiro. Si infilò le scarpe e uscì dalla camera d’albergo diretto verso il terrazzo. Le gocce di pioggia gli ricadevano lievemente sulle guance,  rendendo quel volto ancor più avvilente di quanto già non fosse. I capelli discendevano scialbi sulle spalle e una sensazione di mancanza fece capolino in lui.  Si mise a sedere sull’orlo del davanzale, in bilico. Pensando a come si era ridotto, a dove quella situazione lo stava portando, a cosa ne sarebbe stato di lui se fosse andato avanti in quel modo. Si dondolava avanti e dietro sull’ estremità del terrazzo, cingendosi le braccia per il freddo. Osservava il cielo, con gli occhi pallidi e vuoti, e debolmente si lasciò scappare dalla bocca quel nome, come a invocare una stella.

-Tom…-

D’un tratto si sentì sfiorare da dietro, i capelli, poi il viso…teneramente.

-Bill…sono qui.  Sono qui, sempre. Per te. – Quella voce. Quel suono tanto familiare e conosciuto, gli procurava gioia smisurata, e allo stesso tempo era come una profonda ferita che pian piano si riapriva, e che probabilmente non si sarebbe mai rimarginata.

- Tom, io…io non riuscivo a dormire…- disse, come a giustificarsi.

- Già…neanch’io. – Continuava ad accarezzargli il collo, con un tocco tenue e premuroso.

- Non possiamo più, Tom… non possiamo più andare avanti così. Mi sto annientando. A lungo andare cadrò a pezzi. E anche tu. – Sapeva che dicendo quelle cose lo avrebbe ferito, ma stava colpendo per primo se stesso. Si stava facendo male. Eppure doveva andare così.

- Bill, standoti accanto io mi terrò sempre in piedi, solo guardandoti e avvertendo la tua presenza io mi sento bene, mi sento vivo. Ma è guardandoti che io ho bisogno di stringerti, ho la necessità di sapere che tu hai bisogno di me, che mi vuoi. Come io voglio te. E se tutto questo è sbagliato, dimmi se è giusto tradire il proprio cuore. Perché io devo sapere, ho bisogno di sapere  dove il tuo cuore ti sta portando, adesso – Gli occhi di Tom si tenevano immobili, fissi su quelli di Bill. Dal suo volto trapelava la passione e la spavento al tempo stesso.

- Tom…il mio cuore ha bisogno di te. IO ho bisogno di te. – si avvicinava lentamente al fratello, con l’espressione incantata. Gli sfiorò il volto con l’indice, mentre le gocce continuavano a bagnare la loro pelle.

- Se tu non esistessi, probabilmente il mio cuore non batterebbe…non velocemente come adesso. – Gli prese una mano, poggiandola delicatamente sul suo petto. Tom poteva avvertire quel palpito accelerato sotto il suo palmo. Sorrise, e le sue lacrime si fusero con la pioggia. Ma non sfuggirono allo sguardo di Bill, che amorevole come mai, asciugò con un bacio morbido e devastante.

- Bill…io ti amo. – Per Tom pronunciare quelle parole, fu come liberarsi di un ponderoso macigno che per tutto quel tempo aveva compresso il suo stomaco, il suo cuore.

- Si…io ti amo-.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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