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Autore: Scott    18/12/2012    4 recensioni
-Tutto era nato così, un’amicizia senza troppe pretese, insomma, lei non ricordava nemmeno la prima volta che l’aveva visto! (Ma, d’altronde, i primi incontri non erano il suo forte. Non ricordava nemmeno il momento in cui aveva conosciuto la sua migliore amica. La conosceva e basta, e a lei andava bene così).
-D’accordo che nonni, zii e cugini vivevano tutti in diverse città non così vicine tra loro, ma persino una bambina di quell’età riusciva a capire che c’era qualcosa che non andava. E ad Amélie non toccò aspettare molto per averne la prova.
Se guardava la sua famigli adesso, le veniva solo da piangere.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La lettera era lì, tra le sue mani. Il suo destino era tra le sue mani. Era una semplice lettera di Natale, in fondo, eppure la metteva così in soggezione,da metterci un quarto d'ora buono solamente per ricopiarla.
Quella lettera era la causa della sua felicità, ma forse anche della sua fine. Infatti, per quanto lei credesse nel fatto che ognuno è il fautore del suo destino, sapeva che quella volta era tutto nella mani del Fato.
Insomma, non riusciva nemmeno a coordinare la mente con le mani, che ricopiavano lente il dolce augurio: si sentiva come manovrata, la perfetta marionetta con cui il destino giocava...un po' come Enea. L'unica differenza fra la ragazza e l'eroe, però, era che lei sapeva le possibili reazioni che il suo destinatario avrebbe potuto avere, e si sarebbe maledetta mille volte, se queste sarebbero state negative, rovinando così la sottile amicizia che li legava.
Sottile. Già sottile. Sottile, perchè si erano parlati pochissime volte e, quando si erano dovuti separare, il loro rapporto era continuato su una stupida chat, secondo lei, con poco successo.
Odiava con tutta se stessa le comunicazioni dove era necessaria la scrittura. Non che non le piacesse scrivere, per carità, quell'azione era la sua vita ormai, ma non sopportava scrivere SMS o messaggi in chat: non si capiva mai l'umore reale delle persone e con un'emoticon era fin troppo facile mentire.
Ogni qualvolta che doveva sentire qualcuno, fosse ance solo per i compiti, chiamava, chiamava più che poteva e poi magari arrivava a conversazioni lunghe più di un'ora, solo per parlare di quanto gli antichi greci fossero sconci.
Ma purtroppo, stavolta, non poteva chiamare.
Francamente, non se l’era nemmeno fatto dare il numero di cellulare, né lei aveva dato il suo, perché quando, in pieno Luglio, conosci un ragazzo spagnolo in Inghilterra e dopo quindici giorni te ne devi ritornare in Italia, non è esattamente una delle tue priorità, ecco.
In teoria, la tua priorità sarebbe stare il più possibile con la persona di cui sei innamorato, visto che in poco tempo finirà tutto, ma purtroppo lei non si era resa conto di tenere a quel ragazzo, o almeno, non in tempo.
Tutto era nato così, un’amicizia senza troppe pretese, insomma, lei  non ricordava nemmeno la prima volta che l’aveva visto! (Ma, d’altronde, i primi incontri non erano il suo forte. Non ricordava nemmeno il momento in cui aveva conosciuto la sua migliore amica. La conosceva e basta, e a lei andava bene così).
Eppure, ora, dopo cinque mesi, dopo una grande delusione di ragazzo, solo il fatto di ricevere un messaggio di risposta da lui, la faceva sorridere con una gioia pura, dopo che l’ansia dell’attesa le aveva chiuso lo stomaco, togliendole il respiro.
Non fraintendete, però, lei non era una di quelle ragazze che appena trovavano un preda succulenta, lasciavano il ragazzo per fiondarsi nelle braccia e nel letto dell’altro, no. Lei era più che altro innamorata dell’amore, tanto che la ‘delusione’ cui spesso si ritrovava a pensare, era stata semplicemente una cotta, nemmeno corrisposta, ma che le aveva lasciato, per quanto minuscolo, un segno nel cuore.
Aveva scoperto lati di quel ragazzo che davvero non pensava di trovare, lati oscuri e meschini, e sperava con tutta se stessa che il bello spagnolo, a cui con difficoltà aveva affidato il suo cuore, non fosse altrettanto.
Si ritrovò a sorridere come una stupida, constatando le sorti del suo cuore e pensò per la prima volta dopo tanto tempo, di essersi innamorata davvero. Le importava davvero di lui, nonostante il poco tempo passato insieme, nonostante non avessero mai litigato, nonostante non lo conoscesse neppure, perché parlando forse meno di una decina di volte, capendo la metà di ciò che era stato detto, non potevi dire di conoscere una persona.
Insomma, conosceva le sue passioni, sapeva, grazie alle varie foto postate sui social network, che facevano lo stesso programma di fisica a scuola e che lui era in grado di cucinarsi un piatto di pasta da solo (cosa che, poi,quasi nessun ragazzo che lei conosceva sapeva fare), ma poteva realmente descrivere il suo carattere? No, si rispose da sola, sussurrando flebilmente.
Per ciò che la riguardava, lui poteva essere cattivo e malefico come buono più del pane, perché alla fine non faceva differenza: non l’avrebbe visto mai più.
Con un’espressione un po’ desolata, chiuse la busta, infilò la giacca e scendendo sotto casa, uscì nel freddo Dicembre e imbucò la lettera, sussurrando un addio.
  
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