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Autore: ericapenelope    18/12/2012    3 recensioni
Riflessione personale di Ophelia Tanis Ryder.
Distaccamento ripreso dalla storia "Ultimo rintocco di mezzanotte".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: a richiesta di un'utente – che citerò solo in caso voglia essere citato – ho aspettato che l'ispirazione entrasse dentro le vene e, questo, è quello che ne è uscito fuori. Spero piaccia, soprattutto alla persona interessata. Buona lettura!

 

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Equilibrio
 

La luce del tardo pomeriggio avanzò lenta all'interno della stanza. Ophelia stava sonnecchiando sopra il copriletto rosa pastello, seta ad avvolgerla cautamente. Aprì gli occhi titubante e svogliata, prima di stiracchiare i muscoli indolenziti. Bevve un sorso d'acqua dal bicchiere accostato sopra il comodino, dopodiché scese a piedi nudi sulla moquette che richiamava le tonalità vermiglie del caldo tramonto. Amava i particolari, ancor più la lentezza e la precisione in ogni attimo che viveva, per quello si concedeva un riposino quotidiano, per rinfrescare il corpo e lo spirito, prima di rimettersi all'opera. E per opera, lei non intendeva mai un'opera buona.
Ma quel giorno era diverso, quel giorno era speciale. Quel giorno, guardando fuori la finestra, lasciandosi scaldare dal dolce calar della sera, comprese qualcosa o forse non lo comprese affatto, ma rimase a fissare il tramonto per un tempo interminabile. Si lasciò cullare dal profumo di casa e dalla leggera seta delle tende sui polpastrelli. Non aveva fatto qualcosa di grande e non aveva creduto di poter esserne capace, ma alla fine si limitò a sedersi sulla scrivania. Accese l'abat-jour e prese carta e penna. Carta pre stampata con le sue iniziali alla fine di ogni pagina. Carta profumata. Carta di lusso. Ma era sempre carta, in ogni parte del mondo.
Non scriveva mai e non avrebbe creduto che scrivere sarebbe diventato qualcosa che molti altri davano per scontato. Ma iniziò a farlo, senza staccarsi dal foglio per un singolo momento. Niente riflessioni. Niente ripensamenti. La sua mano sfrecciava veloce sulla carta bianca, sottolineando momenti che non avrebbe più provato e più pensato di sentire.

 

Cara Ophelia,
ti scrivo per rendermi conto di cosa diventerò una volta varcata la soglia. Ti scrivo, per rendermi conto che quello che voglio, probabilmente lo avrò e probabilmente non mi pentirò di averlo voluto ed ottenuto. Ti scrivo, perché tu sola comprenderai queste mie parole. Tu sola, forse, un giorno, ritroverai te stessa. Tu sola riconoscerai la bellezza che hai adesso, ma purtroppo hai perduto da tempo.
Domani ci sarà la Mietitura, lo sai e ti sei preparata a fondo per questo giorno. Molti lo temono, molti lo aspettano, ma pochi lo percepiscono. Non avere paura quando salirai quelle scale e ti proporrai come Favorita Volontaria. Non avere paura quando guarderai gli occhi di tua madre e ci vedrai orgoglio. Non aveva paura quando ti sentirai sola. Cara Ophelia, quando ti troverai alla prova più difficile, alla prova più aspettata, lodata, premiata, quando ti troverai esattamente a quella prova, ricordati di respirare. Ti prego, fallo. Respira. Respira un'ultima volta, da umana, da innocente, da tributo. Respira come non hai mai fatto, respira e vivi quell'attimo, perché sarà l'ultimo. E' già segnato. Quando affonderai la lama, squarcerai gole, sarà troppo tardi. Non potrai più respirare, quindi devi farlo prima. Un attimo prima. Ma ricorda, fallo.
Ti dimenticherai presto delle decisioni prese in momenti come questo, a guardare il tramonto. Ti dimenticherai presto di tutto quello che non hai mai osato dire ad alta voce. Ti dimenticherai presto di essere un essere umano, perché vorrai sangue e vendetta e vincere. Farai tutto questo per vincere e vincerai, perché sei la migliore. Lo sei sempre stata. E non fallirai. Andrai contro ad ostacoli che nemmeno scorgerai esserci, annienterai la vita e riporrai le sue gioie in un angolo remoto dell'oblio. Non amerai più come prima e invocherai ogni nome, di ogni tua vittima, ogni giorno. E ti piacerà. Ti piacerà uccidere e continuerai a farlo fino a quando non sarai l'ultima rimasta. Lo farai sempre. E sempre non batterai ciglio.
Ma devi respirare. Ricordati di farlo, perché quando respiri, tu vivi ogni attimo in modo diverso. Senti il sangue scorrere nelle vene e il petto alzarsi, farsi grande. Respira, perché ogni volta che lo farai, sarà una boccata di vita pura. Spera di farlo in un attimo felice, un attimo senza sangue, un attimo prima di assaggiare la tentazione e di perderti completamente.
Cara Ophelia, ricordati di te stessa. La vera, Ophelia. Quella che solo tu conosci, oltre all'assassina che diventerai. Ricordati di esserci, per nessun altro, ma solo per te. Sei la migliore, vincerai e vorrei tanto, in questi brevi momenti di follia, che tu fossi come tutti gli altri. Sei la migliore, ma il destino ha sbagliato con te. Il destino ha scelto per te quello di cui molto spesso si ha paura. Ha scelto te, come regina di ogni sicurezza. Ha scelto te, perché sa che smetterai di combattere per me. Me, che sono solo la parte più innocua del tuo essere. Me, che sono te. Me che sono e sarò sempre con te.


E respira, respira sempre te stessa.

 

 

Non la rilesse, non la corresse e non la guardò mai più. La imbustò e la mise dentro al cassetto della scrivania. Non sapeva se un giorno l'avesse riletta; non immaginò un futuro nel quale quella lettera indirizzata a se stessa esistesse. Non sperò nemmeno che la donna che sarebbe diventata, si ricordasse di quelle parole.
E allora perché? Perché scrivere quelle parole?
Perché era umana. Perché sapeva vivere. Perché riconosceva la sua scelta e le sue responsabilità. Perché amava e sarebbe cambiato tutto. Ma soprattutto perché respirava e certi profumi, quei profumi che sanno di sano e di buono, non sarebbero mai ritornati sotto il suo naso. Mai, nemmeno per sbaglio. Mai, nemmeno in sogno. Mai.

   
 
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