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Autore: Ehyca    18/12/2012    2 recensioni
C'erano due periodi nella vita di Minseok; Pre-Lu Han e Post-Lu Han - e quando questi due periodi entrarono in contatto fu il momento che allineò ogni istante della sua esistenza.
Fino alla fine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MARZO 2012
 
“Se mi fai recensire un’altra canzone delle Miss A, giuro che ti faccio del male.”
Il familiare aroma di inchiostro fresco e chicchi di caffè aveva avvolto Minseok mentre vagava per il quartier generale di Jjang!; un ufficio della grandezza di una scatola di scarpe incastrato ai piani alti del blocco Umanistico alla SNU. Era, comunque, possibilmente uno degli spazi meglio organizzati dell’intera Università; dopo 2 anni, Minseok ancora non riusciva a capire come fossero riusciti a far stare tre scrivanie, numerosi armadietti strabordanti, una macchinetta per il caffè (conosciuta affettuosamente come ‘Dio’), due stampanti e il vaso di una pianta in un così piccolo spazio lavorativo, ma era la sua seconda casa.
Gettò la sua recensione sulla scrivania più grande al centro della stanza e Kim Jongdae alzò lo sguardo dallo schermo del suo computer.
“Ah, la prima critica di un album dell’anno accademico. Brillante!” Battè le mani eccitato, il sorriso smagliante mostrava una perfetta fila di denti bianchi nonostante la sua dipendenza da caffè. “In questo caso,  adorerai quello che ho in serbo per te! Anche se, conoscendoti, probabilmente no…” la sua voce si ridusse a un filo.
Minseok ignorò lo scherno. “Sorprendimi.”
Jongdae fece una pausa ad effetto, guardandolo da dietro le spesse lenti degli occhiali come se si aspettasse che Minseok fosse al limite della sedia per la curiosità. Non lo era.
Sospirò e continuò. “Lu Han sta venendo alla SNU.”
“Cosa?” conosceva quel nome. Tutti conoscevano quel nome. “Intendi il ragazzo Cinese? Perché?”
Perché? Non leggi i giornali?”
Da sotto la scrivania tirò fuori una manciata di fogli spiegazzati, sbattendoli contro il legno scuro. Minseok riluttante diede loro un’occhiata, fermandosi solo per leggere i titoli minacciosi:
CHINA’S FALLEN HALLYU STAR
FROM BABYFACE TO BOOZIE: THE DEMISE OF THE LITTLE DEER
LU HAN: DIGNITY JUSEYO?
Sotto, le pagine erano piene di foto di Lu Han ripreso in varie circostanze; mentre veniva sbattuto fuori da nightclub a Shanghai, mentre soffiava il fumo della sigaretta sulle lenti delle macchine fotografiche dei paparazzi, circondato da ragazze con vestitini impossibilmente stretti mentre prendeva sorsi da una fiaschetta dopo un’intervista a Busan. Poi c’era il commento dello scandalo della droga ad Osaka; completato da una discutibile foto di lui che sniffava una striscia di cocaina dalla pancia nuda di una ballerina – anche se più tardi la polizia aveva dichiarato che la storia e la foto erano completamente false. Una delle testate leggeva: Cosa è successo al nostro prodigio dagli occhi di cerbiatto?
Minseok ruotò gli occhi. “Non fidarti dei tabloid. Queste testate sono solo imbarazzanti …”
“Il punto è,” disse Jongdae mentre si riprendeva i fogli. “Lu Han sta cercando di ripulirsi l’immagine, e immagino che la compagnia pensi che essere uno studente qui lo aiuterà. Dopotutto questa è un’università di alto livello. E tu,” punzecchiò Minseok sul petto, “sei l’anima fortunata che tirerà fuori l’intera storia!”
“Perché io, però?” sbuffò Minseok. “Perché non Chanyeol? Almeno sa parlare Coreano?”
“Certo che sì, è sotto la SME.” Jongdae lo guardò male. “Seriamente, dove hai vissuto negli ultimi tre anni?”
“Non gli ho prestato molta attenzione, ecco tutto.”
“Beh, ora è tempo di incominciare. Arriva qui alle 21:00.” Svuotò la tazza con un soddisfatto ahhh.
Stanotte?” Minseok guardò l’orologio. Erano già le 16:00. “Un po’ troppo poco preavviso, non credi? E se avessi altri piani?”
“Che piani? Amico, non credo tu abbia capito – si tratta di Lu Han.” Jongdae balzò in piedi e si piegò in avanti. “Le persone cominceranno a raccogliere informazioni come barattoli di zuppa prima di un terremoto. Non te lo farai scappare. È troppo prezioso per noi.”
Minseok sollevò un sopracciglio. “Prezioso? Ma sei serio? Quel ragazzino se ne va in giro senza maglietta e si struscia contro la telecamera al suono di un modem in una lavatrice. Diamine, non canta neanche più live. Cosa c’è di prezioso in questo?”
“Prova a chiederlo ai milioni di ragazzine urlanti che vorrebbero farsi persino la sua anima. Allora potresti fartene un’idea. E poi, non è un ragazzino; ha la tua età.” Jongdae gli passò davanti arruffandogli i capelli affettuosamente. “Il verde non è il tuo colore, hyung.” 
“Aspetta, quest’anno fa 22 anni? Seriamente?” ma Jongdae aveva già oltrepassato la porta, sventolando la mano con nonchalance mentre se ne andava. “Impossibile …”
Uno dei fogli di giornale era rimasto nella scrivania, appiccicato ad un anello di caffè. Osservò la foto principale che aveva davanti agli occhi – Lu Han si mordeva seducentemente il labbro, con quegli occhi luminosi da cerbiatto truccati con uno spesso tratto di eye-liner.
Minseok scosse la testa e cacciò via i pensieri. “Non è possibile che tu stia per fare 22 anni.”
*
La libreria era sorprendentemente piena per essere la prima settimana del semestre. Impazienti persone affaccendate si facevano strada tra gli scaffali torreggianti, e le confuse matricole si raggruppavano ai lati mentre cercavano di capire la complicata piantina del campus e le istruzioni dei computer della libreria. Viaggiavano sempre in gruppo, il che significava che ci voleva il doppio, forse il triplo del tempo per arrivare ovunque. L’ingresso era la cosa peggiore – metà delle matricole non riusciva mai a far passare la propria carta correttamente nello scanner ed era costantemente in agitazione, trattenendo il resto della massa studentesca. Non potevi fargliene una colpa, però, lo stesso identico rituale accadeva ogni anno.
Quando Minseok alla fine riuscì ad entrare nell’edificio, afferrando le spalline del suo zaino in modo da non perdersi tra la folla, si diresse al quarto pianto – sezione di musica e composizione. Qui, c’era molta più calma e molti meno studenti da affrontare. Si mosse nel piano fino ad arrivare dalla parte opposta, dove erano riposti i libri di teoria del musical. Portandosi lo zaino di fronte, si piazzò lì per controllare la sua lista dei testi del terzo anno mentre con le dita tracciava il dorso dei libri.
Finché una figura non apparve al suo fianco e cominciò a colpire violentemente la sua spalla.
Ow!” Minseok si voltò e gettò le mani in aria fino a che l’altro non si fermò. “Yah! A cosa stai giocando?
Non era altri che Chanyeol, in piedi con una copia di Society in Action stretta tra le mani.
“Davvero non lo sai?” ruggì, per poi tornare a colpire Minseok ripetutamente.
“Va bene, va bene! Calmati!” Minseok lo scansò, guardandosi alle spalle e sorridendo innocentemente alla bibliotecaria che stava passando. “Fammi indovinare: sei arrabbiato per quella cosa di Lu Han, non è vero?” 
Chanyeol con riluttanza si portò il libro sotto il braccio e mise il broncio. “Sono dannatamente arrabbiato! Com’è che tu hai la possibilità di incontrarlo e io no?”
“Beh, tanto per iniziare, tu sei il fotografo e io sono quello che solitamente fa le interviste.” Minseok tornò a controllare tra gli scaffali. “E poi, probabilmente tu travolgeresti il ragazzino o sverresti o faresti qualcos’altro di imbarazzante se lasciassimo voi due in una stanza insieme. Terzo-“
“Okay, ho capito. Puoi smetterla ora.” Chanyeol sospirò e si poggiò allo scaffale. “È comunque ingiusto. Hey!” si raddrizzò e colpì scherzosamente Minseok al braccio facendolo sussultare. “Avrai bisogno di foto, vero? Per l’articolo? E chi hai appena detto che ha il compito di fotografare …?” sbatté le palpebre speranzosamente, puntando il proprio petto.
“Yeollie, se Jongdae non ti ha detto niente al riguardo allora non manterrei alte le speranze. Forse ha altri piani per le foto? Non lo so.” Minseok scrollò le spalle. “Ad essere sinceri, la prima volta che ho sentito tutto questo è stata un’ora fa quindi non ho idea di cosa stia succedendo. Sono ancora abbastanza scettico.”
“Scettico? Perché?” chiese Chanyeol, tirando i lacci della sua felpa.
“Potrei non essere il suo più grande fan, ma so che Lu Han è un grande affare. Quindi non ho idea del perché voglia condividere la sua storia in una piccola rivista di musica per gli studenti. Perché non il quotidiano dell’università? Viene letto da quasi chiunque qui a Seoul.” Minseok sospirò. “È solo che non ha senso. Voglio dire, tutto quello che la gente vorrà leggere sarà il suo pazzo stile di vita da superstar. A qualcuno interessa ancora della sua musica?”
“Probabilmente no, ma almeno potrai intervistare qualcuno di famoso. A che ora è l’intervista?”
Minseok lo spinse giocosamente. “Bel tentativo! Come se ti volessi nascosto fuori con la tua costosa fotocamera pronto come una sasaeng fan!”
Chanyeol rise e gli diede una pacca sulla schiena. “Ah, bene allora. Fai così. Sarà meglio che mi racconti tutto una volta finito! Sei un bastardo fortunato. Ci vediamo domani, hyung!”
Filò via, muovendo le braccia e il libro in aria mentre se ne andava, quasi buttando giù la bibliotecaria.
Minseok diede un altro sguardo all’orologio.  Ancora 4 ore.
*
Più avanti avrebbe raccontato alle persone che non era nervoso; che incontrare una vera Hallyu Star non era poi chissà che cosa.
Ma sarebbe stata una bugia.
Una bugia colossale.
Infatti, non si sarebbe mai scordato quella notte. Nemmeno quando ci avesse provato.
*
20:42
Minseok si assicurò di arrivare in ufficio un po’ prima. Tra trovare i testi di cui aveva bisogno, tornare al suo appartamento, mangiare, farsi la doccia e tornare all’università dopo essersi gettato addosso qualche vestito pulito, non aveva avuto molto tempo per pensare alle domande per l’intervista. Aveva poco tempo e lo stava facendo innervosire.
Non voleva ammetterlo, ma c’era molta pressione sulle sue spalle. Questa intervista avrebbe davvero aiutato la rivista in modo epico, portando come risultato più fondi e un ufficio più grande – cose di cui avevano un disperato bisogno se volevano che le pubblicazioni aumentassero. Minseok aveva grandi aspettative anche per la scena musicale all’università, della quale Lu Han, tra tutti, poteva diventare il catalizzatore. Tutto quello che doveva fare era afferrare quest’intervista e tirare le redini.
Facile.

21:02
Aveva cominciato ad osservare l’orologio sul muro per l’ultimo paio di minuti, controllando di tanto in tanto il suo telefono per vedere se ci fosse qualche chiamata persa o qualche messaggio; qualsiasi cosa che lo potesse distrarre dal suo stomaco attorcigliato. Ogni piccolo rumore o movimento nel corridoio gli faceva scattare la testa in alto. Quell’attesa era stancante.

21:22
Non c’era ancora alcun segno di Lu Han dopo 20 minuti. Il dubbio cominciò a farsi strada nella sua mente; forse l’opportunità era davvero troppo bella per essere vera. Nonostante questo, si aggrappò alla speranza che Jongdae non lo stesse prendendo in giro e che il traffico fosse terribile per qualche ragione.

21:42
Un’ora di attesa dopo, era pronto ad arrendersi. Le uniche anime che passavano le porte dell’ufficio erano studenti e inservienti con i loro aspirapolvere. Aveva persino controllato in internet per assicurarsi che Lu Han fosse davvero diventato uno studente della SNU; scoprì che era su tutti i notiziari. Non riusciva a capire come avesse fatto a non saperlo prima.
Alla fine, gettò la spugna e decise di andarsene con il cuore pesante. Raccolse le sue cose, spense il computer e chiuse a chiave la porta mentre se ne andava, svuotato.
Ma mentre stava uscendo dall’edificio, il suo telefono cominciò a vibrare nei pantaloni. Lo tirò fuori e guardò lo schermo.
“Sconosciuto?” mormorò tra sè e sè. Normalmente non avrebbe risposto a un numero sconosciuto nel caso la persona all’altro capo stesse solo cercando di vendergli qualcosa. Ma era più che tardi per chiamate di vendita, quindi strinse i denti e rispose.
“…Pronto?”
“Pronto? Parlo con …” Pausa. “Minseon? Sei Minseon?”
“È Minseok. Kim Minseok. Chi parla?”
“Oh giusto, Minseok. Scusa. Sono Lu Han!”
Lu Han?” Minseok si immobilizzò. Come diavolo aveva avuto il suo numero? Però, ora che ci pensava, il suo Coreano sembrava un po’ troppo perfetto per essere vero. Rilasciò un lungo sospiro. “È opera di Chanyeol tutto questo? Dannazione, passami Chanyeol.”
“Chanyeol? Chi diavolo è Chanyeol? Ascolta, so che sono molto in ritardo, ma ho pensato di chiamarti per dirti che sono per strada. Cosa stai indossando?”
Ritrasse il telefono dall’orecchio e osservò lo schermo incredulo per un paio di secondi prima di rispondere. Doveva essere uno scherzo. “Umm…perché?”
“Vedrai. Arrivo fra 10 minuti, Minseong!”
“È Min-” ma la linea cadde. “-seok,” sospirò, rimettendosi il telefono in tasca.
Decise di fare due passi e si sedette sul gradino di cemento in fondo al vialetto, poggiando la testa tra le mani. Trovava davvero difficile credere che la conversazione che aveva appena avuto era davvero con il Lu Han – infatti le possibilità che fosse una vera chiamata erano praticamente pari a zero – e non poteva fare a meno di pensare che il suo migliore amico avesse elaborato quello scherzo. Ma che fosse solo per genuina curiosità o per un pizzico di speranza, decise di aspettare comunque al freddo.

21:57
Erano passati più di 15 minuti quando un’elegante Mercedes nera apparve in strada tra i blocchi di Umanistica ed Educazione e si fermò a pochi metri da dove sedeva Minseok. Stava lì ansioso, allungando il collo per cercare di vedere chi ci fosse dentro, ma i finestrini erano oscurati. Spazzolò la ghiaia dai suoi jeans e aspettò. Nessuno uscì.
Ma allora il finestrino nero si abbassò e una testa color sabbia sbucò, urlando:
“Hey! Vieni o no?”
Il petto di Minseok si strinse. Quella era definitivamente la testa di Lu Han, il Lu Han. E stava guardando proprio lui.
“Err…” fu tutto quello che coerentemente riuscì a dire in quel momento.
“Andiamo, amico, sbrigati,” gemette Lu Han. “Posti in cui andare, persone da vedere …” il finestrino si risollevò e la sua testolina scomparve dietro il vetro scuro.
Minseok riuscì a risvegliarsi dalla sua trance per correre dall’altra parte della macchina. Con le dita attorno alla maniglia, si fermò per rimettersi in sesto, prese un profondo respiro ed aprì la portiera scivolando dentro prima che la macchina prendesse vita e corresse via.
“Ciao! Sono Lu Han, piacere di conoscerti,” disse la star con un sincero sguardo sorridente e un leggero cenno della testa. “Tieni, prendi questo.”
Lu Han gli mise in mano un lungo bicchiere con un liquido pallido bollicinoso.
“Umm…grazie…” Minseok lo odorò delicatamente. “Cos’è?”
Lu Han lo guardò. “È champagne. Wow, davvero non hai mai bevuto champagne prima?”
“Immagino di no.” Prese un sorso e sentì le bollicine frizzare sulla lingua. Era soprendentemente amaro.
“Voglio solo dire che mi dispiace essere in ritardo. Il traffico era terribile.” Lu Han prese un sorso dal proprio bicchiere, bevendone metà tutto d’un fiato. “Questo e poi prepararmi è stato un completo incubo.”
Per la prima volta quella notte, Minseok affondò nell’intero insieme di Lu Han: un frusciante blazer nero e pantaloni da completo in tinta, una camicia bianca abbottonata a metà, che metteva in mostra il suo rado, pallido petto. I capelli era pettinati in un grande ciuffo biondo e i suoi occhi erano, come sempre, truccati con spesso eye-liner e quello che sembrava glitter rosso. 
Sembrava un misto tra James Bond e David Bowie.
“Quello è... davvero glitter?” Minseok non riusciva a fare a meno di guardare la sua sgargiante scelta di make-up.
Lu Han sollevò le sopracciglia e un sorriso divertito gli si aprì sul viso. “Ne vuoi un po’?”
“No! No, sono a posto.”
Gli occhi di Lu Han lo squadrarono da testa a piedi. “Sei andato sullo scuro e semplice, buon lavoro. Siamo fortunati – dovresti riuscire ad entrare indossando quello.”
Minseok guardò il suo abbigliamento; una semplice maglietta nera, jeans scuri e le scarpe che indossava praticamente ogni giorno. Non urlava esattamente Hollywood.
All’improvviso qualcosa gli balenò in testa. “Aspetta; dovrei entrare dove? Dove stiamo andando?” guardò fuori dal finestrino nella speranza che qualcosa nel mondo esterno avesse tutte le risposte ma non riusciva a capire dove si stessero dirigendo. “Sei qui per l’intervista, giusto? Per il Jjang!magazine?”
“Si, ma chi si vuole rinchiudere in un ufficio quando possiamo uscire e divertirci davvero?” prosciugò il bicchiere e aprì il divisorio tra i loro sedili, rivelando un’intera bottiglia che riposava nel ghiaccio. Se ne versò un altro. “Stanotte sarà un’esplosione, aspetta e vedrai, Sungmeon. Fino all’orlo?”
Minseok. E, um, certo...” avvicinò il bicchiere e guardò come il liquido dorato si elevasse fino all’orlo.
Minseok! Certo, errore mio. Sono una frana con i nomi. Salute!”
Lu Han si piegò in avanti e sbattè i loro bicchieri insieme con un sorriso che brillava.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda. Dove stiamo andando?” gli balenò per la testa che poteva o meno essere stato rapito da una famosa superstar e non sapeva come sentirsi a riguardo.
“Ti sto portando in un posto a Hongdae, questo nuovo club che ha appena aperto. Per la serata hanno scelto come tema ‘ritorno al liceo’, il che spiegherebbe questo.” Indicò il suo blazer. “Non ti preoccupare, è un evento di classe. Sono stato invitato ad andare come Special Guest quindi ho messo il tuo nome nella lista degli ospiti. Il tuo vero nome, non preoccuparti! Ce l’ho scritto da qualche parte …” Si picchiettò invano nelle tasche.
Lo stomaco di Minseok si attorcigliò. “Un club? Vuoi dire, un vero nightclub?”
Lu Han annuì. “Certo. Perchè, è un problema?”
“Solo che… non è il mio ambiente,” spiegò il più gentilemente possibile. L’ultima cosa che voleva fare era offendere qualcuno.
“Sei mai stato a ballare prima?”
Minseok esitò e poi lentamente scosse la testa.
“Allora non hai idea di quello che ti stai perdendo!” Lu Han picchiettò una mano contro il ginocchio. “Ora bevi!”
Spinse il fondo del bicchiere di Minseok in alto finché non raggiunse le sue labbra e lo bevve in un sorso come ordinato.
Questa non era la serata che si aspettava.
*
22:37
Il viaggio in macchina era abbastanza offuscato, ma era relativamente sicuro di essere rimasto composto. Saltò fuori che Lu Han era una persona davvero loquace a cui piaceva molto il suono della propria voce  la quale, anche Minseok doveva ammetterlo, suonava melodiosa dopo qualche bicchiere di champagne. Infatti, non appena furono praticamente arrivati al club, Minseok aveva quasi dimenticato la ragione per cui era lì.
Mentre la macchina rallentava, Lu Han si voltò verso di lui. “Il club è proprio in fondo alla strada. Credo si chiami… Enigma? O qualcosa del genere? Qualche parola astratta inglese come gli altri. Stammi vicino, okay?” e fece l’occhiolino.
La portiera del passeggero di Minseok si aprì e un uomo alto in completo con le braccia della stazza di tronchi d’albero lo affrettò ad uscire. Alzandosi, fece per prendere lo zaino ma Lu Han fu all’improvviso al suo fianco con una piccola mano poggiata sulla sua spalla.
“Non preoccuparti di quello, prendi solo il portafogli. La macchina ci verrà a prendere alla fine.”
“Quand’è la fine?” chiese Minseok, nonostante si fosse sentito un po’ stupido dopo.
Quando lo dico io. Andiamo.” Lu Han gli prese la mano, intrecciando le loro dita e Minseok rimase scioccato per l’improvvisa intimità, anche se non poteva negare che il suo cuore avesse perso un battito quando la loro pelle si era toccata. Lu Han era una celebrità dopotutto.
La macchina lasciò il freno e incominciarono a incamminarsi per la via, mano nella mano, affiancati dal robusto sconosciuto che Minseok immaginava, e pregava, fosse la guardia del corpo di Lu Han. La fila per il club serpeggiava impossibilmente lunga fino in fondo alla via nonostante la notte fosse ancora giovane, anche se Minseok non poteva esserne del tutto sicuro data la sua mancanza di esperienza in questo genere di cose. Si sentì immediatamente vestito male mentre passavano davanti a corpi glitterati in tacchi a spillo e completi, alcuni completati da cravatte a righe e fazzoletto o addirittura lentiggini disegnate sulle guance. Si diede un’altra occhiata mentre camminavano, cercando di abbassare il più possibile i jeans in modo da nascondere le scarpe consumate al meglio che poteva.
Lu Han gli diede una gomitata. “Andrai bene.”
E, stranamente, gli credette.
Dopo essersi avvicinati all’ingresso, il buttafuori guardò con indifferenza Lu Han e alzo la corda che portava a spesse porte nere con maniglie a forma di cobra. Ma quando Minseok si fece avanti, gli bloccò il passaggio con un braccio.
“Nome?” tuonò, adocchiando le scarpe di Minseok.
Lu Han intervenne prima che potesse rispondere, mettendosi tra loro due con uno sguardo determinato e tirando Minseok al proprio fianco. “Lui è con me.”
Sentendo questo, il buttafuori annuì pigramente e mise giù la cartelletta, rimuovendo nuovamente la corda. Dietro di sè, Minseok poteva sentire le persone sussurrare frettolosamente tra loro; “È Lu Han quello?”, “Oh mio Dio, credo sia lui!”, “Ragazzi, guardate! È davvero Lu Han!
All’improvviso l’intero fiume di persone stava scavalcando l’uno sull’altro per avere una visuale decente, tirando fuori i loro iPhone e macchine fotografiche e qualsiasi altra cosa tecnologica avessero. Lu Han fece un piccolo cenno alla folla con la sua mano libera, tenendo ancora salda la presa su Minseok con l’altra, e i due entrarono nel club tra un velo di flash e svenimenti.
Oltre le porte c’era un grande ingresso con pavimento in marmo nero e un solo ascensore. Lu Han premette il bottone con un ding e Minseok rilasciò un lungo respiro.
“Wow, quello era… era definitivamente qualcosa…”
Lu Han ridacchiò. “Si? Ti è piaciuto?”
“È una nuova esperienza, questo è sicuro,” disse Minseok, sfregando un dito lungo la carta da parati di lusso in rilievo.
Lu Han si chinò sul suo orecchio quando l’ascensore arrivò e disse; “Non hai ancora visto niente.”
*
22:45
Il club vero e proprio era sottoterra, nel profondo dell’edificio. Il pavimento dell’ascensore vibrava forte per i bassi della musica lontana mentre scendeva, aprendosi alla fine e mostrando lo spettacolo regale che era l’Enigma. Minseok lottò con il bisogno di coprirsi la bocca per lo stupore.
Le pareti scure erano coperte da tende di velluto e si illuminavano di indaco per le luci del pavimento. Tutto quello che si vedeva era o nero o di varie sfumature di viola, con occasionali spruzzi di verde serpente o anche colori dell’arcobaleno dei cocktail che venivano ordinati al lungo bar. Quelli che sembravano un centinaio di corpi ondeggiavano insieme al ritmo della musica a un lato della pista da ballo, con visi e accenni di lingue sconosciute che provavano che gli invitati provenivano da ogni parte del mondo, non solo dal Sud Corea. Un cameriere zigzagava tra gli invitati bilanciando una bottiglia gigante sopra la testa con scintille che crepitavano fuori dal tappo.
Era, essenzialmente, un parco giochi Dionisiaco per i ricchi e belli; Lu Han ne era un membro onorario.  
“Allora cosa ne pensi?” Lu Han doveva urlare leggermente per farsi sentire sopra la musica.
Minseok non era sicuro su cosa dire. “Io…”
“Lo so, vero? Prendi uno di questi.” Afferrò una coppia di bicchieri da un vassoio di una cameriera di passaggio e ne diede uno a Minseok. “Andiamo a dimenticare i nostri peccati e a commetterne di nuovi, ragazzo reporter.”
Questo lo riportò in sè. “Aspetta, dovrei farti delle domande ora.” Quando Lu Han alzò un sopracciglio, aggiunse: “Se non faccio una semi-decente intervista, Jongdae mi ucciderà.”
E probabilmente Chanyeol e il resto del corpo studentesco, pensò. Jongdae aveva, senza dubbio, detto  a tutte le persone che conosceva che la rivista avrebbe pubblicato un’esclusiva chiacchierata con la famosa superstar Cinese nel prossimo numero. Non voleva nemmeno pensare alle conseguenze se questo non fosse successo.
“Ti giuro che avrai la tua intervista, hai la mia parola. Ma per ora?” Lu Han piegò la testa di lato verso il resto della discoteca e tirò la mano di Minseok. “Andiamo?”
Minseok si guardò intorno, una calca di anime intossicate, e annuì, lasciando che Lu Han lo conducesse nelle profondità di quella tana di coniglio.
*
00:17
Il resto della notte si perse in un miscuglio di luci accecanti, forti cocktail e Jägermeister, che Minseok era sicuro all’80% di non voler mai più bere in vita sua, e il retro gusto la mattina avrebbe alzato quella percentuale ancora di più. La cosa bella era che non aveva pagato per tutto ciò; sconosciuti avvolti in Armani che sembravano essere usciti dalle copertine di Vogue avevano insistito nel sventolare i loro soldi e comprare tutto, e il suo budget di studente ne era riconoscente, dati i prezzi esorbitanti.
Una cosa era certa; non riusciva a staccare gli occhi da Lu Han per tutto il tempo, neanche per un momento – sembrava risplendere di tale sicurezza e aveva un’aura così brillante che Minseok non aveva mai visto in nessuno prima. Il modo in cui camminava disinvolto tra la folla, fondendosi in un istante con le anime desiderose che sbucavano dalle luci brillanti per parlare con lui. Le persone volevano stargli vicino, conoscerlo, toccarlo anche se significava semplicemente sfiorarlo per un secondo. E nonostante le ricche e potenti facce che incontravano, aveva sempre tenuto Minseok al proprio fianco quella notte, senza lasciarlo allontanare troppo. Gli stringeva sempre la mano e lo tirava indietro se la folla diventava insostenibile o un fotografo lo voleva fuori dall’obbiettivo. Minseok strinse la mano a colossi del business, a produttori discografici, musicisti, attori – e ogni volta lo guardavano con confusione come per dire, “che c’è di speciale in questo ragazzo?”, ma Lu Han non sembrava pensarla così. “Questo è un mio amico,” diceva, spingendolo in avanti come un’aggiunta limitata che voleva disperatamente esibire. Minseok non riusciva a capire, ma rinunciò a provarci. Aveva la sensazione che non sarebbe mai stato in grado di comprendere a pieno quell’enigma.
Sulla pista da ballo, si ritrovò ipnotizzato dai movimenti di Lu Han; così eterei e ninfatici con i suoi tratti messi in risalto dal trucco drammatico e le luci del club sul suo viso. Le ragazze sbucavano da non si sa dove e cercavano di rubare la sua attenzione ma non le degnò nemmeno di uno sguardo. Era troppo impegnato a godersi il suo piccolo mondo; una solitaria menade dagli occhi splendenti. Non si accorgevano di Minseok, ma non gli importava. Smise anche di preoccuparsi delle numerose foto di lui e Lu Han che le persone scattavano con i loro telefoni di tanto in tanto.
Se ne sarebbe preoccupato il giorno seguente.
Tutto quello che importava in quel momento erano Lu Han e il suo sorriso radioso.
*
02:09
Minseok non ricordava di essere tornato alla macchina, ma in qualche modo ci era riuscito con il piccolo cerbiatto che lo trascinava.
Affondò nei morbidi sedili in pelle che sembravano il paradiso, guardando sognante fuori dal finestrino mentre le luci della città passavano come lucciole. La testa gli pulsava e le orecchie gli fischiavano ma non gli importava. Lu Han poggiava la testa, con gli occhi chiusi, sulla spalla di Minseok, riportando le loro dita alla loro posizione intrecciata e poggiando le loro mani sulla sua coscia. Era stranamente rassicurante, raggomitolarsi con qualcuno di sconosciuto nel retro di una macchina, e solo pensarci faceva venire voglia di ridere a Minseok. Per una volta nella vita, le cose non erano pianificate e lui non doveva avere il controllo – e si sentiva bene; stupendamente addirittura. Sperava che quella sensazione non scomparisse insieme alla sbornia.
Fin troppo presto, la macchina cominciò a rallentare e si fermò. Il suo appartamento torreggiava sopra di loro nell’oscurità di fuori. Aveva detto all’autista il suo indirizzo? Non ricordava. Si districò delicatamente dalla presa di Lu Han, cercando di non svegliarlo dato che russava innocentemente, e cercò alla cieca lo zaino ai suoi piedi.
L’aria fredda era più che accogliente mentre soffiava sulle sue guance accaldate. Portandosi le mani in tasca, cercò la sensazione fredda del metallo e tirò fuori un mazzo di chiavi – e un paio di chiavi non gli erano mai sembrate così confuse come in quel momento. La serratura del suo palazzo poteva anche essere un Sudoku puzzle. E non aiutava il fatto che il pavimento continuava a muoversi.
La portiera di una macchina sbattè dietro di lui. Quando si guardò intorno, Lu Han si chinò e circondò con le braccia il collo di Minseok.
“Okay, wow.” Minseok barcollò sotto il suo peso e fece un passo indietro per riprendere l’equilibrio. “Ami il contatto fisico, huh?”
Lu Han annuì contro la sua spalla e si ritrasse, tenendosi ancora ansiosamente. Minseok notò che il suo eyeliner si era sbavato e che il glitter era colato sulla sua pelle di rugiada. Usò il pollice per tracciare il contorno degli occhi di Lu Han, pulendo via il nero e il rosso colato.
“Sei in uno stato pietoso, lo sai?”
“Beh, tu sembri ubriaco.”
Minseok rise. “E di chi è la colpa?” staccò le braccia di Lu Han da dietro la sua testa e lo aiutò goffamente a risalire in macchina, il tutto cercando di rimanere lui stesso in piedi. “Senti, stanotte ho passato una notte pazza-”
“Vuoi sapere una cosa?” biascicò Lu Han.
“… anche tu l’hai passata?”
“La tua faccia…” Lu Han si poggiò contro la macchina e pizzicò le guance di Minseok. “È così… tonda e paffuta, lo sai? Come un baozi…”
“Davvero?”
“Mmhmm,” annuì. “Questo potrebbe essere il tuo nome da ora in poi. Baozi. Non ricorderò mai Seongmin…”
“È Minseok!” spinse il petto di Lu Han e sbuffò divertito.
Esattamente, Baozi! Esattamente.”
Mentre Lu Han litigava con la maniglia della portiera e si sedeva dentro, Minseok buttò fuori qualcosa che si era tenuto dentro per tutta la serata.
“Sei diverso.”
Lu Han si voltò con gli occhi sgranati. “Tu dici? In che modo?”
“Solo... diverso da come pensavo saresti stato.”
Lu Han sorrise semplicemente mentre inciampava nel sedile di pelle e prima di chiudere la portiera disse, “Anche tu, piccolo raviolo. Anche tu.”
  
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