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Autore: ast3r    05/07/2007    0 recensioni
"Ti ho vista con Lui, Dubhe, ti ho vista. Vi ho visti camminare affianco, guardandovi con amore, con quei sorrisi che a me non hai mai donato, con quella bellezza che voti a Lui, solo a Lui. Io ti amavo, ma tu non mi hai amato." .
Jenna soffre per l' amore tra Dubhe e Lonerin, Ma a cosa può portare l' amore?
Fanfiction ambientata dopo la fine delle guerre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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E così mi trovo a scrivere una piccola presentazione della mia prima fiction, dedicata ovviamente a Licia Troisi. L' idea per questa fiction è veloce come la sua realizzaione, una cosa scritta molto velocemente. L' idea è quella di rispolverare il presonaggio di Jenna, dandogli un' aria stavolta oscura e malvagia, ma allo stesso tempo romantica e buona, come ci è presentato nel primo libro. Una specie di fusione di due vite, un incrocio tra il presente creato da me e il passato creato dalla Troisi. Come faccio sempre, e se mi seguite nelle pubblicazioni imparerete a conoscere bene questa mia tecnica, ho usato sempre una solennità, una frenesia a staccare ogni pezzo. Non mi resta che augurarvi buona lettura, e dirvi che ogni critica sarà bene accetta, essendo questa la mia prima pubblicazione


Ti ho vista con Lui, Dubhe, ti ho vista. Vi ho visti camminare affianco, guardandovi con amore, con quei sorrisi che a me non hai mai donato, con quella bellezza che voti a Lui, solo a Lui. Io ti amavo, ma tu non mi hai amato. Mi hai baciato per convincermi a lasciarti andare, non perché mia amavi. Mi hai ucciso il cuore, Dubhe, ma io ti amo ancora. MI hai massacrato l’ anima,, Dubhe, ma ancora ti voglio, ancora darei tutto per averti. E invece quel maledetto mago, ti guarda e sorride. Ti ama anche Lui, ma anche tu lo ami.
Ti ho vista con Lui, Dubhe, e son morto. Nell’ attimo in cui mi sono reso conto che il tuo cuore era per Lui, il mio cuore è morto, anche se il corpo è ancora qui, davanti a te, le pupille fissate sul tuo volto. Ho ancora sulle labbra quel bacio, Dubhe, ma ora non è più dolce il sapore, è amaro, è falso. MI hai illuso per mesi, mi hai fatto credere che tu mi amassi, mi hai fatto credere ci fosse qualcosa, e invece era una bugia. Mi hai allontato da te con una bugia, Dubhe.
Ma io non odio te. Odio lui. Un mago, un ragazzino che hai conosciuto lì, nel buio, nella casa della setta. Tu lo ami, e Lui ti ama. Io ti amo, e odio Lui. So che non dovrei, ma non posso non odiarlo. L’ ho deciso stanotte, Dubhe. Forse sono pazzo, ma ti amo, tantissimo, e lo odio anche di più. L’ ho deciso stanotte, Dubhe, l’ ho deciso. Dovessi soffrire l’ inferno, ce la farò.
Morirà, Dubhe, Lonerin morirà.



Jenna si sedette davanti alla scrivania. Una carta era posata lì, una carta rubata, una carta segreta. La pianta del palazzo, la pianta del luogo dove Dubhe e Lonerin dormivano. Insieme. Uno scatto di rabbia colpì Jenna, che sbattè con violenza una mano sul tavolo. Si calmò. Diede un occhiata alla carta. La stanza di Lonerin e Dubhe era molto lontana dalla porta principale, scelta sicuramente fatta da Dubhe. Più lontano sei dalla porta, meno probabile è che tu venga individuato. Jenna aveva passato giorni appostato, a guardare i loro movimenti. Ed era servito. Adesso sapeva che Dubhe usciva per circa mezz’ ora, durante la notte, dalla stanza, recandosi nei giardini.Era una specie di rituale. Aveva mezz’ ora per colpire, non di più. Era grazie a Dubhe che era così bravo a studiare le situazioni. Lei non lo sapeva, ma hai tempi in cui lui le procurava furti, lui seguiva sempre gli appostamenti di Dubhe, e così aveva scoperto la sue tecniche.
- Adesso è ora di dormire – si disse. – Domani dovrò colpire.
Lonerin si addormentò facilmente, stanchissimo com’ era. Un solo pensiero gli attraversò la mente prima di dormire. TI sei uccisa da sola, mio fiore. Anzi, hai ucciso lui.


La mattina dopo Lonerin si alzò presto, intorno alle otto. Seduto sul letto, fissò il muro. Ne sei sicuro? Chiese a se stesso. Riflettè. Lui lo voleva, ma sapeva una cosa. Dubhe non lo vuole, la farò soffrire. Per un attimo ebbe un dubbio. Tu hai fatto soffrire me, mio fiore, e per una volta anche io posso calpestare i tuoi petali. Non ebbe più dubbi. Prese la cintura in cui teneva i suoi coltelli. Li tirò fuori, ad uno ad uno, li guardò, gli occhi fissi su ogni piccola parte di quelle armi. Iniziò a lucidarli, rendendoli splendenti, luccicanti, bellissimi a vedere. Controllò il filo di ciascuna delle piccole lame. Poi rimise ogni coltello al suo posto, e si mise la cintura. Uscì dalla stanza, uscì dalla locanda.
Il trambusto di Makrat lo colpì come un cinghiale carica un cacciatore distratto. Ogni piccola parte di Lui faticò ad entrare nell’ atmosfera allegra della città. Gli ci vollero circa dieci minuti per riuscire a trovare la forza di muoversi in quella strade senza attirare un po’ di sguardi. Si diresse al mercato, doveva fare una cosa. Subito entrato nell’ area del mercato si avvicinò ad una bancarella, gestita da una donna. Si fermò a pochi metri dalla bancarella, e fissò la donna. Un tempo lei viveva a Selva, un piccolo paese lì vicino. Ora non più. Era lei. La madre di Dubhe. Si girò indietro, e si allontanò da quella bancarella. Gli serviva un cavallo. Dopo l’ assassinio avrebbe dovuto scappare subito da Makrat, e dal Mondo Emerso. Avrebbe dovuto lasciare un po’ di traccie false, traccie che andavano verso il Saar. Si sarebbe spinto fino al confine Est della terra del mare, facendo credere di voler andare oltre il Saar, invece poi sarebbe tornato indietro senza lasciare traccie e sarebbe fuggito attraversando il deserto. Probabilmente sarebbe morto, ma aveva deciso così. Tuttavia sarebbe dovuto fuggire a cavallo, se voleva farcela. Aveva lavorato sodo per avere abbastanza soldi per comparlo, furti su furti, ma alla fine erano serviti.
Di recente era stata aperta una scuderia che vendeva stalloni bianchi, ottimi cavalli. Jenna si recò lì.
Il negoziante gli si avvicinò, un uomo biondo e molto alto.
- Volete comprare un cavallo? – chiese.
- Si. Ho bisogno di un cavallo. Ma deve essere molto forte, deve sostenere un viaggio fino al Saar, quasi senza fermarsi.
Ancora un ottimo lavoro. Quando avessero scoperto che era fuggito su uno stallone bianco, avrebbero fatto parlare il negoziante, che avrebbe confermato la direzione verso il Saar.
- Penso di sapere che stallone ti serve. Si chiama Skai, è molto veloce e non si stanca facilmente. Ma costa molto.
La cifra che l’ uomo gli disse corrispondeva esattamente a quanto aveva. Jenna uscì dalla scuderia con il suo cavallo bianco, che lasciò nelle scuderie della locanda.
Rientrò nelle sue stanze, e si stese sul letto.
- Adesso ho proprio bisogno di dormire .
Gli sembrò di vedere come una visione. Vide Dubhe, bellissima come sempre, che lo fissava. Era triste, glielo si leggeva in faccia. E prima di addormentarsi, un attimo prima, gli sembrò che parlasse.
No, - diceva,– No.

  
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