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Autore: Dazel    18/12/2012    4 recensioni
Ma voi lo sapete, cos'è l'amore?
È sopportare che il ragazzo a cui avete donato il cuore, e che ha gentilmente declinato l'offerta, si presenti a casa vostra nel cuore della notte, completamente sbronzo, piangendo perché forse ha messo incinta una di cui nemmeno ricorda il nome. È resistere all'impulso di buttarlo fuori di casa e sbattere la porta, di piangere e urlare «Smettila di farmi questo!», è farlo sedere sul divano, preparargli la cioccolata calda e dirgli che tutto andrà bene, che ci siete voi con lui, che non lo abbandonerete, che tutto si risolverà, perché una soluzione c'è sempre.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ma voi lo sapete, cos'è l'amore?

È sopportare che il ragazzo a cui avete donato il cuore, e che ha gentilmente declinato l'offerta, si presenti a casa vostra nel cuore della notte, completamente sbronzo, piangendo perché forse ha messo incinta una di cui nemmeno ricorda il nome. È resistere all'impulso di buttarlo fuori di casa e sbattere la porta, di piangere e urlare «Smettila di farmi questo!», è farlo sedere sul divano, preparargli la cioccolata calda e dirgli che tutto andrà bene, che ci siete voi con lui, che non lo abbandonerete, che tutto si risolverà, perché una soluzione c'è sempre.

Kibum chiude gli occhi e pensa che Minho abbia ragione, quando gli dice che si fa trattare come uno zerbino, da Jonghyun. «Lui non ti merita affatto! Sa che lo ami, eppure continua a trattarti come se... come se quello che provi non significasse nulla!»

«Gli ho chiesto io di fare così» ripete di nuovo. «Mi sta bene, che siamo solo amici. E gli amici si supportano nel momento del bisogno, qualsiasi sia il problema.» E a questa bugia non ci crede nessuno, nemmeno Kibum, eppure continua a ripetersela, perché forse così un giorno inizierà a farla sua.

Kibum lavora in un bar per otto ore al giorno, dalle dieci del mattino alle sei di sera. La sua vita è una maratona in cui gli ostacoli sono sempre più difficili da superare. I suoi genitori sono morti e lui deve badare a sé stesso, pagarsi la casa e la vita. La scuola l'ha abbandonata, e da quando non frequenta più i corsi, anche la maggior parte dei suoi amici sono spariti. Uno dopo l'altro non si sono più fatti sentire, e se prima gli inviti per andare a ballare assieme nei locali si sovrapponevano, ora non riceveva nemmeno gli auguri il giorno del suo compleanno.

Gli unici ad essergli rimasti vicini erano Minho e Jonghyun, e il secondo quasi lo aveva perso. Gli aveva detto di amarlo ed era stato respinto. Aveva fatto male, sì, ma la cosa più dolorosa era stato vedere la delusione negli occhi di Jonghyun, la rabbia, la paura.

«Non parliamone mai più.» aveva detto il più grande, e Kibum aveva annuito.

«Dimentica che io ti abbia detto queste parole.»

E forse Jonghyun lo ha fatto davvero, dimenticare. Ma per Kibum è impossibile, e fingere che non sia successo niente è sempre più difficile.

Ora se ne sta chiuso nella sua camera da letto, è notte e ha dimenticato di accendere il riscaldamento, al piano di sotto. Di solito era papà a farlo, quando era ancora vivo. Andava in cantina e attivava la caldaia, pulendo i tubi dal calcare che si era formato durante l'estate. La casa si scaldava velocemente, e mamma tirava fuori le ciabatte morbide e calde per non raggelarsi i piedi.
Kibum non sa pulire la caldaia, e le ciabatte della mamma sono nell'armadio della sua camera da letto. E Kibum ha paura di entrare nella camera dei suoi, perché i ricordi sono così intensi e pensanti che rischiano di soffocarlo. Quando passa davanti a quella porta accelera il passo, e cerca di pensare al meteo, alla borsa, a qualsiasi cosa che non fosse il lieve russare di mamma, e il rumore del giornale che sfogliava ogni sera papà.

Kibum è solo, solo per davvero. La sua vita è solo un'imitazione di esistenza. Respira, mangia, lavora, ma non fa nient'altro se non limitarsi a sopravvivere. E a volte pensa che sarebbe bello, farla finita. A volte, quando aspetta al semaforo, pensa di mettersi a correre mentre è ancora rosso.

Ma poi non lo fa, perché Kibum è solo, ma anche vigliacco.

«Buon giorno Kibum! Tutto bene?» domanda Jinki, il proprietario del bar dove lavora. Kibum annuisce e appoggia la borsa nello sgabuzzino, afferra il grembiule appeso e lo indossa.

«Sei pronto per una giornata di lavoro intenso? Oggi c'è tanta gente!»

Arriva il Natale, e non c'è nessun albero in casa sua, nessun regalo. Minho gli porterà qualcosa di sicuro al suo ritorno dalle vacanze, mentre Jonghyun... Jonghyun non ci pensa mai, a certe cose. Pensa che non siano importanti, e anche se vorresti offenderti con lui, quando vedi il suo sorriso inizi a pensare che in fondo non siano importanti anche tu.

Kibum Natale lo passa sul divano, a guardare uno di quei film americani con bambini, elfi e felicità. Però lui non è felice, e nonostante abbia appena diciotto anni, ha dimenticato come essere bambino.

Con la primavera arriva una notizia che non ha l'odore dei fiori, e che si attacca al cuore di Kibum come una tarantola. Jonghyun si è fidanzato, e questa volta è quella giusta, dice. Gliela vuole presentare, perché vorrebbe sposarla. Stanno assieme da un po' e con lei è felice come non lo è mai stato con nessun altro, e nei suoi occhi quella felicità che l'amico racconta, Kibum la vede tutta.

Così sorride e dice che sarebbe felice di incontrarla, ma è un'altra bugia, e al ritorno si ferma in farmacia e compra uno di quei farmaci che ha sentito nominare in un telefilm giallo. Quando arriva a casa lo posa in dispensa, e chiudendo l'anta sa che non lo userà mai.

Ma non va bene, che l'abbia comprato. Non va bene per niente.

Dovrei andare da uno psicologo.

Minji è una bambina bellissima, ha gli occhi di Jonghyun e la bocca di lei, la donna che presto sposerà. Kibum la guarda e tocca le sue manine morbide, sentendosi morire dentro. «La mia bambina» dice Jonghyun, prima di scattare una foto con il suo cellulare.

Quella sera, Kibum smette di pensare. Ormai non la sente più, la voce nella sua mente che dice che andrà tutto bene.

Kibum cammina verso la cucina e apre il cassetto delle posate. C'è un coltellaccio da carne, là dentro, che non viene usato da un po'.

Kibum non pensa, perché ormai è diventato troppo doloroso farlo.

E vorrebbe metterlo a tacere, tutto quel dolore.

Vede il suo riflesso nella lama, e incontrando i suoi occhi vuoti e stanchi lo capisce, che non mancherà proprio a nessuno.

Ma voi lo sapete, cos'è l'amore?

Kibum avrebbe preferito di no.




   
 
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