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Autore: LadyDam    18/12/2012    4 recensioni
Non era mai stato così tanto incazzato in vita sua: lui, il paziente John, l'umile John, il tranquillo John, l'equilibrato John. Cazzate.
Voleva ucciderlo e se non avesse messo sul tavolo la pistola per trattenere quel minimo di lucidità rimasta, si sarebbe voltato puntandogli addosso l'arma senza remore.
Perché quello stronzo l'aveva ucciso tre anni prima senza farsi tanti problemi.
Quello psicopatico aveva fatto un volo d'angelo nel vuoto e lui era volato gentilmente all'inferno. E se questo era il ringraziamento che gli era stato dovuto per la sua fedele amicizia e la sua comprensione infinita, beh era ora di darci un taglio.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John si mise in piedi davanti al camino, immobile.
I suoi occhi erano puntati sul teschio senza in realtà vederlo, le mani strette a pugno, la mandibola contratta.
Sentì i suoi passi salire le scale e digrignò i denti: sapeva che sarebbe venuto, ma aveva sperato che fosse davvero così intelligente da capire che era meglio non farsi vedere. Mai più.
La chiamata di Greg, che gli diceva di aver visto Mycroft e Sherlock in ufficio, lo aveva sconvolto.
Quando percepì lo scatto della porta aprirsi e chiudersi, riconobbe distintamente qualcosa di potente scorrere nelle sue vene: furia.
Non era mai stato così tanto incazzato in vita sua: lui, il paziente John, l'umile John, il tranquillo John, l'equilibrato John. Cazzate.
Voleva ucciderlo e se non avesse messo sul tavolo la pistola per trattenere quel minimo di lucidità rimasta, si sarebbe voltato puntandogli addosso l'arma senza remore.
Perché quello stronzo l'aveva ucciso tre anni prima senza farsi tanti problemi.
Quello psicopatico aveva fatto un volo d'angelo nel vuoto e lui era volato gentilmente all'inferno. E se questo era il ringraziamento che gli era stato dovuto per la sua fedele amicizia e la sua comprensione infinita, beh era ora di darci un taglio.
"John".
Sentire il suo nome non gli fece alcun effetto se non aumentare la rabbia in lui.
"John".
La nota di supplica lo colpì in faccia e si voltò, furibondo.
"Fuori, vattene o giuro che ti ammazzo".
Sherlock sgranò leggermente gli occhi. "Devi ascoltarmi, John".
Il suono di quell'ordine lo fece scattare.
Si gettò sul moro afferrandolo per il bavero della camicia.
"Ascoltarti?! Tu non mi hai mai ascoltato! Mai, neanche una volta! E se ero disposto a sentire le tue cazzate tre anni fa adesso non è più così! Hai chiuso! Hai finito di rovinare la mia vita con le tue stronzate!" urlò John furioso come non mai, spingendolo addosso al muro e allontanandosi.
Sherlock era rimasto immobile, sembrava quasi che non respirasse.
John inspirò a fondo, abbassando il tono ma rendendolo più tagliente, così come il suo sguardo.
"Chissà quante belle risate ti sei fatto alle mie spalle, Johnny-boy lo stupido che si strappa i capelli per me, oddio quanto sono importante. Ti sei divertito? Il tuo ego sprizzava abbastanza soddisfazione o non è stato sufficiente?"
La cosa che John non aveva previsto e che lo colse del tutto impreparato, fu la rabbia che si disegnò sul volto del moro.
"Tu!" gridò Sherlock artigliando il suo maglione e sbattendolo contro il muro con forza, puntando gli occhi a pochi centimetri dai suoi. "E' stata una tortura ogni santo giorno! Vederti, sapere che eri a pochi passi da me ma non poterti parlare! Sentire! Toccare! Nulla per la tua sicurezza! Ho rinunciato alla mia vita, a tutto per te Cristo Santo! E ora mi chiedi pure se mi sono divertito?!"
Sherlock si allontanò da lui, quasi come se si fosse scottato.
"Io ti ho odiato ogni santo giorno, John!" esclamò Sherlock con il volto rosso e gli occhi infuocati dalla rabbia. "Perchè mi sei mancato sempre, ogni ora, ogni dannato minuto! E se avessi avuto un altro fottuto modo per salvarti e restare con te credi davvero che non l'avrei preferito?!"
"Sherl..." iniziò John stupito, sia dalle parole che aveva sentito, sia dalla reazione del moro.
Sherlock si avvicinò di scatto, prese il volto di John fra le mani e appoggiò le labbra sulle sue.
John sentì chiaramente la furia del detective nella sua presa fin troppo salda, nel morso rabbioso che aveva dato al suo labbro inferiore, nei suoi occhi che mandavano lampi.
Ma sentì qualcos'altro, non seppe mai se in se stesso o nell'altro: urgenza.
Dischiuse le labbra, sentendo la lingua del moro entrare nella sua bocca.
Gli afferrò il cappotto tirandoselo più vicino e chiuse gli occhi.
Una mano di Sherlock si fermò sul suo collo, regalandogli un brivido, mentre l'altra continuava a seguire il suo viso.
Quando il moro passò la lingua sul taglio lasciato dal suo morso, leggero come una carezza di scuse, John non riuscì a trattenere un gemito.
Sentì una dolcezza incandescente strabordare da se stesso e mise una mano tra i soffici ricci del moro.
Smisero di baciarsi e rimasero fronte contro fronte: John guardò gli occhi chiusi di Sherlock, sentì il suo respiro caldo ed accelerato incresparsi sul suo viso e gli accarezzò una guancia.
Quando vide una lacrima rigare quel volto leggermente arrossato, la asciugò. "Sherlock, no..." mormorò sfiorandogli il naso con il suo.
Il moro aprì gli occhi chiari, lucidi, quasi trasparenti e John vi lesse tutto quello che doveva sapere.
Sherlock quindi lo amava?
"Sì John" disse il moro con decisione.
Ma come diavolo faceva a sapere sempre quello che stava pensando? Come faceva a leggergli nella mente?
"Ti conosco e lo capisco dal tuo corpo" mormorò Sherlock arricciando le labbra in un sorriso divertito.
"Ah davvero?" chiese John con nonchalance. "E adesso cosa hai capito?"
Il dottore gli prese il volto tra le mani, sfiorando con le labbra prima le palpebre che si erano chiuse, e poi le labbra ma senza appoggiarsi.
"Che vuoi torturarmi".
Sherlock parlò muovendo le labbra su quelle di John, che a quel punto si allontanò leggermente.
"E che ti piacciono gli uomini" aggiunse Sherlock avvicinando il volto per recuperare quei pochi centimetri.
John sbuffò. "A me non piacciono gli uomini, Sherlock".
Il moro distolse l'attenzione dalle sue labbra, puntando gli occhi chiari nei suoi.
"A me piaci tu, solo tu, solo Sherlock" dichiarò John ricambiando lo sguardo intenso di Sherlock.
A quel punto si tuffarono uno sulle labbra dell'altro.
John gli fece cadere il cappotto e la giacca, trascinandolo per le scale.
Rischiarono parecchie volte di cadere e John ridacchiò, tra un bacio e un altro.
"E adesso cosa hai capito?"
"Che vuoi fare sesso. Con me" rispose Sherlock lanciando via il suo maglione.
"Perspicace" lo prese in giro John schiacciandolo fra se stesso e la porta della sua stanza.
Iniziò a torturargli il collo, alternando morsi e leccate. Quando sentì un forte gemito del moro, iniziò ad aprirgli velocemente la camicia, facendo saltare un paio di bottoni.
Sherlock se la sarebbe presa a morte, ma non in quel momento.
Già solo vedere il suo torso nudo lo fece andare in fibrillazione. Era perfetto, era un essere ultraterreno, non c'era altra spiegazione.
Ma la cosa che preferiva in lui, ad eccezione dei suoi occhi, erano senza dubbio le sue labbra a cuore a cui si attaccò come un assetato nel deserto alla vista di un'oasi.
Sentì Sherlock stringerlo forte.
"Cosa hai capito, genio?" domandò John leccandogli il capezzolo destro.
Sherlock gemette e gli tolse la maglietta. "Ti piacciono le mie labbra".
"Bravo....direi che ti meriti...un premio".
John gli slacciò la cinta, facendo calare i pantaloni e lasciandolo in boxer.
Sherlock cominciò ad ansimare non appena prese a tracciare i suoi addominali appena accennati, scendendo verso il basso.
"John...non dirmi che..."
"Oh sì, Sherlock".
Gli  mordicchiò il lobo dell'orecchio e la mancina superò il bordo dei boxer.
Sherlock piantò un gemito acuto e non smise per i due minuti successivi.
A quel punto riuscì alla cieca a togliere jeans e mutande a John in un colpo solo.
Poi puntò gli occhi in quelli azzurri di John, resi più scuri e torbidi dal desiderio che vi leggeva dentro.
Con una mano si tolse i boxer e con l'altra si spalmò John addosso, lasciando che un urlo gutturale lasciasse le sue labbra al contatto con la pelle calda e leggermente sudata di John, sentendo che era pronto per lui.
Gli leccò il collo e percepì il brivido che attraversò John. Il suo John, che era dannatamente bello.
"Cosa hai capito, dottore?" domandò Sherlock tracciando con la lingua la sporgenza della clavicola.
John inarcò la schiena e gli afferrò il mento, tirandolo su per guardarlo in faccia.
"Che ti ho amato, ti amo e ti amerò".
Sherlock si buttò sulle sue labbra, girando la maniglia alle sue spalle.
"E io ho capito che il letto è più comodo" mormorò trascinandolo dentro.
John ridacchiò, chiudendo con un calcio la porta.
"Bene, perchè non ne uscirai a breve".
Sherlock fremette al solo pensiero, passando una mano fra i capelli biondi di John.
"Parola di soldato?"
John inarcò le sopracciglia. "Parola di blogger".
E per farlo stare zitto lo baciò, spingendolo sul letto. Sarebbe stata una lunga notte.
 

  
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