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Autore: DarkPenn    05/07/2007    5 recensioni
[Spoiler Dirge of Cerberus]Cosa succede quando l'Imperatore di Wutai decide che sia ora di trovare un erede...per sua figlia. Yuffentine fino in fondo, è il nostro primo tentativo di scrivere una Vincent X Yuffie a capitoli dove commedia e serietà si intrecciano. A causa di altri lavori ed impegni vari non garantiamo un'assiduo aggiornamento. In ogni caso, essendo il nostro primo esperimento, come già detto, commenti, suggerimenti, pareri saranno bene accetti e ci scusiamo se i capitoli non saranno molto lunghi. ^^
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNA SCELTA CHE CAMBIA LA VITA

UNA SCELTA CHE CAMBIA LA VITA

 

La terribile guerra tra la WRO e Junon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vo… voi…” iniziò Pong, che alle parole di Yuffie era caduto a terra a bocca aperta.

“siete…” proseguì Ping con voce stridula, sull’orlo del pianto.

“INCINTA??” concluse Pang urlando. Yuffie, gongolante in segreto per l’effetto esplosivo della sua piccola bugia, annuì con un sorriso e si strinse a Vincent, che però sembrava freddo e rigido come una statua di Da-Chao. Preoccupata lo guardò in volto: la stava fissando terreo, la fronte corrucciata e lo sguardo vitreo, pallido come un cencio. In quel momento Yuffie comprese che, forse, anche lui le aveva creduto e probabilmente il mondo gli era appena precipitato addosso. Mentre gli rivolgeva un timido sorriso rassicurante, si ripromise di spiegargli la situazione al più presto, prima che corresse a comprare un vestitino per il bebè virtuale.

“Ebbene sì,” concluse infine la ragazza, tornando a fronteggiare i suoi tre conterranei. Questi allora proruppero in un’agghiacciante sequela di grida e lamenti in wutai, gettandosi al suolo e rotolandosi sul pavimento in preda a quello che un osservatore esterno avrebbe scambiato per un attacco di convulsioni collettive, ma che Yuffie sapeva bene essere la tipica dimostrazione di dolore del suo popolo.

“L’Imperatore ci trasformerà in spaventapasseri viventi!” urlava uno dei tre.

“Ci farà fare da guida per le gite scolastiche al monumento di Da-Chao!” urlava un altro.

“Il mio piede!” faceva il terzo, verosimilmente Pong.

Approfittando di quell’attimo di bailamme, Vincent afferrò Yuffie per un braccio e la trascinò senza troppe cerimonie in disparte, verso la cucina.

“Ehi, che modi!” protestò debolmente la ragazza.

“Ti sembrava il caso di farmi sapere che aspettavi un bambino di fronte a quei tre??” le chiese lui senza preamboli, serissimo, per poi continuare, “e poi, come fai ad esserne così certa dopo così poco tempo? E cosa faremo quando quei tre buffoni si saranno ripresi??”

“Ehi ehi ehi ehi ehi,” lo interruppe lei, divincolandosi dalla sua presa e gesticolando vistosamente. “Prima di tutto, loro non possono farci niente perché io sono la loro Principessa, tu sei il mio fidanzato e non possono permettersi di ferirci. In secondo luogo, effettivamente dopo così poco tempo non potrei esserne del tutto sicura… Ma ad ogni modo, io non sono affatto incinta!”

Vincent reagì come se gli fosse precipitato un secondo masso gigantesco sul capo. “Sarebbe… una balla…?”

“Precisamente,” gongolò di nuovo Yuffie, convinta che anche lui dovesse essere orgoglioso dell’astuzia che lei aveva messo in atto. “Così facendo loro non potranno farmi sposare il principe-molboro perché crederanno che io sia incinta di un altro uomo, e noi potremo vivere finalmente tranquilli in barba al mio papino!”

Nonostante le sue aspettative, però, non le sembrava che Vincent fosse particolarmente contento della situazione: anzi, sembrava stranamente teso, sebbene lei avesse voluto essere molto chiara sul fatto di non essere incinta.

Sei proprio sicura che non lo sei?” le chiese, ancora titubante.

Ma certo! Quante volte te lo devo dire?”

E come fai ad esserne certa…?”

A quelle parole Yuffie si rabbuiò. “Ehm… ne sono certa!”

“Sì, ma come? Se non puoi essere certa di essere incinta dopo così poco tempo, non puoi nemmeno essere certa di non esserlo!”

Ed invece sì, posso essere certa di non essere incinta!” replicò ancora lei, quasi esasperata.

“Allora ti spiacerebbe spiegarmi come fai?”

Perché è da quando quei tre sono arrivati che ho un fiume in piena che mi scorre tra le gambe!”

All’inizio Vincent la guardò confuso, poi finalmente comprese a cosa la ragazza si riferisse e si limitò ad annuire con aria colpevole sebbene sollevata. Lei, dal canto suo, fece un gesto indispettito con la testa e si avviò, impettita, verso i tre samurai, che apparentemente avevano terminato la loro dimostrazione di sofferenza.

“Vergine delle Divine Distese… ehm…” la appellò Ping, rendendosi conto troppo tardi dell’assurdità delle sue parole.

“Ancella delle Ineffabili Dee,” corresse Pang, dopo aver lanciato al suo collega uno sguardo feroce ancorché disperato, “siete consapevole di ciò che avete fatto?”

La ragazza attese che Vincent l’avesse raggiunta e confidò che l’espressione di lui non la tradisse, quando annuì, ergendosi in tutta la sua altezza. “Ho fatto ciò che mi ha suggerito il mio cuore: ho donato tutta me stessa all’uomo che amo e che un giorno sarà il padre del futuro Imperatore di Wutai!”

L’ex Turk la guardò da dietro, nascondendo un sorriso: non perché lo divertisse la situazione, ma perché in quel momento trovava la propria ragazza estremamente accattivante, con quel suo modo di fare forzatamente tronfio ed orgoglioso nonostante le minute dimensioni. Lo prese un gran desiderio di abbracciarla e baciarla con passione, in modo da sottolineare con i fatti le sue parole, ma si trattenne quando pensò che, vista la loro reazione di poco prima, i tre Samurai della Morte, vedendoli baciarsi, avrebbero anche potuto esplodere.

“O Aiuola del Celeste Giardino,” riprese Pong quando fu riuscito a rimettersi in ginocchio nonostante il dolore al piede, “voi senz’altro capirete che… ecco… il Celeste Imperatore potrebbe non essere molto entusiasta di questo fatto…”

“Quale fatto?” incalzò Yuffie, alzando sempre di più la voce. “Il fatto che mi sono innamorata di un uomo che lui nemmeno conosce? Oppure il fatto che suo nipote sarà per metà forestiero?”

Ad ogni sua domanda Ping, che evidentemente era il più emotivo del gruppo, dava in un gemito e si prostrava maggiormente a terra, tuttavia riuscì a trattenersi dal fare harakiri per la disperazione, complice la completa assenza di oggetti taglienti nei dintorni.

“Beh… Tessitrice della Trama della Bellezza…” interloquì Pang, dei tre quello che sembrava maggiormente equilibrato, “mi rendo conto che nella vostra giovanile età non vi rendiate conto del… ehm… della situazione in cui vi siete messa… Tuttavia vi assicuro che il Celeste non potrà lasciar correre… No, decisamente no…”

“Ah sì? E sentiamo, tu cosa proporresti?” lo sfidò Yuffie. Vedendo gli sguardi d’intesa mista a disperazione che i tre samurai si scambiarono, Vincent provò l’impulso di fermare la ragazza prima che proponesse qualcosa di pericoloso per loro, ma esitò, pensando forse che lei sapesse ciò che stava facendo. Quell’esitazione decise il loro destino.

“Per come la vediamo noi, o Stella Splendente Figlia della Luce,” rispose Pang con uno strano sguardo negli occhi, “l’unica soluzione è che ci seguiate… entrambi, onde convolare a nozze riparatrici nella nostra madrepatria.

Se Yuffie avesse avuto qualcosa in bocca, sicuramente le sarebbe andato per traverso. Sposarsi? Lei che era scappata di casa proprio per evitare di scontrarsi contro quella parola dall’eccessiva quantità di ‘esse? In effetti, però, dal momento che non si trattava di sposarsi con un ibrido umano-molboro o con un rampollo motociclista delle due famiglie più ricche di Wutai, ma con il suo Vincent

Quest’ultimo, dal canto suo, stava deglutendo della saliva nel momento in cui udì quella proposta, per cui si piegò in due, rosso in volto a causa dell’accesso di tosse.

V-Vincent, cos’hai??” si preoccupò subito la ragazza, strappata ai suoi pensieri dai rantoli del fidanzato, dopo aver cominciato senza successo a tentare di sollevarlo in posizione eretta. Finalmente l’uomo si raddrizzò e tornò a respirare normalmente. Solo allora i due tornarono a prendere in considerazione i samurai, che dal canto loro sembravano aver ritrovato parte della baldanza con cui erano partiti per la missione.

“Il futuro Onorevole Consorte si sente meglio?” si informò Pong sorridendo, ed il suo era il sorriso di un cacciatore che aveva appena catturato una preda insperata.

“Sì , sto meglio,” tagliò corto Vincent, ancora affannato, “ma mettiamo in chiaro una cosa: non ho nessuna intenzione di farmi chiamare Onorevole Consorte per il resto della mia vita, né tanto meno di sposarmi per ottemperare a qualche strana tradizione.”

L’amarezza che quelle parole provocarono in Yuffie la colsero di sorpresa. Certo, nemmeno lei aveva intenzione di sposarsi, soprattutto non a causa di una balla raccontata per levarsi dai piedi tre servitori troppo zelanti di suo padre, ma sentire quel netto rifiuto espresso dal suo fidanzato l’aveva delusa moltissimo. Era come se, in una remota parte di sé, avesse continuato fino a quel momento a coltivare l’idea di un matrimonio e che ora quell’idea fosse definitivamente tramontata.

L’ex Turk forse colse lo stato d’animo di Yuffie, oppure agì indipendentemente da esso: nessuno avrebbe potuto dirlo, se non lui stesso. Ma ciò che alla Ninja di Wutai importava davvero in quel momento era che, subito dopo quelle parole, Vincent la abbracciò alla vita, la guardò dolcemente negli occhi e si rivolse ai tre samurai con atteggiamento di sfida.

“Invece ho tutte le intenzioni di sposare questa ragazza perché la amo più di quanto qualsiasi tradizione potrebbe impormi.”

Se Yuffie non svenne fu solo un caso.

 

 

“No, Shelke, non ho altre missioni da affidare a te e a Vincent,” ripeté per l’ennesima volta Reeve, mentre l’iperattiva ragazza, ancora nel suo vestito verde scollato, gli chiedeva di nuovo se aveva qualche altra ‘eccitante esperienza’ da farle fare con l’ex Turk membro della WRO.

Ehi-ma-almeno-lasciami-finire-di-parlare!” protestò lei imbronciandosi e volgendo altrove lo sguardo. “Piuttosto-non-è-che-hai-un-goccio-di-liquore-da-qualche-parte?”

“Sei ubriaca!” la rimproverò l’uomo quando fu riuscito a comprendere il fiume di parole senza interruzione di continuità che le era uscito dalla bocca. “E ti sei ubriacata in missione! Ma si può sapere dove avevi la testa??”

La ragazza lo guardò attonita per qualche secondo, elaborando il significato del discorso dell’uomo, poi sbottò a ridere. “Non lo so proprio… Ma so di certo dove avrei voluto averla: appiccicata a quella di Vincent!”

“A proposito, vuoi dirmi che fine ha fatto Vincent?” chiese esasperato Reeve. Anche se non era riuscito ad ottenere informazioni sull’andamento della missione sperava almeno di conoscere la sorte del suo migliore agente.

E che ne so? Stavamo flirtando quando è balzata nel palazzo una pazza in aeromoto che se l’è portato via, poi… beh… poi sono successe delle cose che non mi ricordo e mi sono ritrovata qui nel tuo ufficio…”

Reeve cominciava ad avere una forte emicrania. Stava pensando seriamente a sguinzagliare Cait Sith in giro per il mondo quando un ufficiale spalancò la porta, trafelato.

“Signore…”

Che succede??”

“Uh, ciao bel tipo!”

Ignorando il commento di Shelke, il soldato deglutì prima di proseguire a parlare. “Junon, Signore! Si apprestano ad attaccare!”

Emettendo un suono che, se si fosse trattato di Cait Sith, sarebbe sembrato ungulp!’, Reeve, seguito a ruota da Shelke e dal soldato, corse verso gli spalti della base della WRO, il cui restauro dopo la guerra con i Deepground era appena finita, e che si apprestava a subire un altro, devastante assedio.

 

Il Governatore, tronfio nella sua armatura tradizionale di Junon ed in groppa ad un affannatissimo chocobo, stava passando in rassegna le sue truppe, sul crinale che dava verso la base dell’odiata WRO. In realtà il suo esercito constava in poco più di una decina di uomini, dopo che aveva fatto espellere con disonore tutti i soldati che aveva pescato ad ubriacarsi insieme a quella spia nemica, ma ciò non era molto importante, dato che dalla loro parte avevano loro.

“Governatore!” lo chiamò uno degli ufficiali. “L’arma segreta è pronta per essere attivata.

Il grasso uomo politico sorrise: grazie a quell’arma, l’ultima sviluppata dalla Shinra prima del disastro di qualche anno prima, avrebbe finalmente potuto spazzare via dalla faccia della terra la feccia WRO.

“Allora attaccate,” comandò con un sogghigno. Sotto la sua grande mole, il chocobo kuettì di fatica mentre le sue zampe tremavano.

Il suo secondo in comando, sogghignando a sua volta, estrasse il telecomando da una tasca della giubba, lo puntò verso le migliaia di pericolosissimi automi che erano stati posizionati a formare un semicerchio attorno alla base WRO e premette il tasto di accensione. Con un rombo, tutte le riproduzioni meccaniche in scala 1:35 dei Soldier[1] si attivarono. In un turbinio di luci colorate e suoni fantasmagorici cominciarono a marciare disordinatamente in tutte le direzioni, a volte cadendo, a volte sbattendo contro i loro simili. Dai loro fucili partivano roboanti rumori di spari e sulle punte si illuminava un pezzo di plastica rossa ad imitare una fiammata, ma nulla di più.

In preda al panico, il Governatore spronò il chocobo verso il suo vice.

“Che diavolo stanno facendo le nostre armi segrete??”

Il soldato annaspò alla ricerca di qualche tasto segreto sul telecomando, ma i pochi tasti coloratissimi che vi erano presenti non sembravano avere effetto.

“Io… non lo so, Signore!”

“Dia qua!” ordinò il Governatore, afferrando il telecomando e scrutandolo da vicino con i suoi occhi porcini. Sembrava davvero che non ci fossero sorprese particolari, almeno finché non ne guardò il dorso. Sulla plastica nera dell’oggetto campeggiava una scritta dorata.

‘Dipartimento di Studi per l’Infanzia, Shinra, Inc.’” compitò, agghiacciato. “Made in Mideel’.”

“C’è qualcosa di importante?” chiese il gregario, cercando di sbirciare da sopra il braccio del suo comandante.

“Ritiriamoci,” mormorò questo con un filo di voce.

Cosa?? Non possiamo arrenderci così, Signore!”

“Ho detto ritiriamoci!” replicò il Governatore, puntandogli contro minacciosamente l’ultimo ritrovato della Shinra nel campo del divertimento infantile. Intimorito da quel gesto ed ignorandone il nullo potere bellico, l’ufficiale si affrettò ad ordinare la ritirata. Il Governatore, scorato, guardò uno dei Soldier in miniatura che gli si avvicinava e gli puntava contro il fucile, senza alcun effetto se non l’accrescimento della sua tristezza. Il chocobo, invece, sembrò apprezzare.

 

Ma che fanno, si ritirano??” commentò Reeve osservando la ritirata dei nemici da una feritoia. Sul campo restavano solo i Soldier Tascabili, che sarebbero stato un ottimo regalo per i bambini di Kalm.

“Signore!” chiamò di nuovo l’ufficiale di prima, entusiasta, con un auricolare all’orecchio. “Ci hanno contattato via radio! Si arrendono!”

In tutta la base risuonò un solo boato di gioia, mentre cappelli rossi venivano lanciati in aria e armi venivano abbandonate negli angoli. Reeve stesso, incredulo che la tanto temuta guerra con Junon fosse durata meno di cinque minuti, si appoggiò al muro, tirando un sospiro di sollievo. Ora finalmente avrebbe potuto, insieme alla sua futura moglie Chole, coronare il suo sogno: mettere su un allevamento di chocobo da corsa e da monta, in modo da rendere imperituro il suo nome per tutti gli anni a venire.

“Non ho ben capito che cosa sia successo, ma mi sembra una gran figata!” sbottò Shelke, entusiasta a sua volta anche senza comprenderne il motivo. Comprese invece molto bene quanto era carino l’ufficiale che aveva comunicato una così bella notizia. “Ehm… sei occupato stasera?” gli chiese dandogli di gomito nello stomaco. Lui la guardò, dapprima titubante, ma alla vista della sua generosa scollatura e del suo altrettanto generoso seno un sorriso timido gli comparve sulle labbra.



[1] Per coloro che, in FFVII, si sono imbattuti nei fantomatici “1/35 Soldier”, ecco spiegato il loro scopo.

  
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