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Autore: reilin    19/12/2012    2 recensioni
Un bagliore ed un rumore di scarica elettrica che lui conosceva molto bene avevano riempito la stanza, seguiti da una familiare voce che l'aveva salutato: «Ciao, dolcezza!». Il Dottore, stupito, aveva alzato gli occhi davanti a sé, poi si era lasciato sfuggire dalla bocca uno di quei suoi saluti tutt'altro che romantici: «River, si può sapere cosa ci fai qui?». La donna aveva alzato gli occhi al cielo prima di rispondergli in tono alquanto seccato: «In nome della sanità mentale, cosa vuoi che ne sappia io! Sei stato tu a chiamarmi!».
* Spoiler per la puntata 7x04 The Power of Three
* Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della LJ community Piscina di Prompt
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, River Song, Rory Williams
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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in her room
In her room

Erano giorni ormai che il Dottore risiedeva in pianta stabile dai Pond con l'obiettivo di riuscire a scoprire la natura di quei misteriosi cubi neri che erano piombati giù dal cielo invadendo ogni angolo della Terra: sfortunatamente le sue indagini non avevano ancora portato a nessun risultato. Il Signore del Tempo se ne stava disteso sull'ampio letto della camera degli ospiti... Beh, in realtà Amy e Rory, appena sposati, avevano arredato quella stanza in previsione di una futura prole, ma dopo il rapimento di Melody a Demon’s Run ed aver scoperto di non potere avere più figli, quella era diventata la camera per gli ospiti. Quando, dopo la messa in scena della morte del Dottore, River aveva incominciato a frequentare con maggiore assiduità la casa dei Pond, rimanendo da loro anche per diversi giorni - in barba alle guardie di Stormcage - quella stanza aveva assunto nuovamente la funzione per la quale era stata creata, diventando la camera della loro "bambina". Il Dottore riusciva a scorgere tutti i piccoli dettagli che indicavano la presenza di River in quella stanza e che sarebbero sfuggiti agli occhi di chiunque altro: fra l'enorme quantità di libri riposti ordinatamente negli scaffali, lui aveva individuato diversi testi di archeologia relativi ad antiche civiltà aliene, oltre a numerosi tomi relativi a Gallifrey e soprattutto al suo ultimo superstite, quell'uomo buono sul quale lei era alla continua ed insaziabile ricerca di informazioni. Sparsi per la stanza, camuffati in mezzo a svariati soprammobili ed accessori, c'erano reperti storici di inestimabile valore che la sua ragazzaccia doveva aver sottratto qua e là in giro per lo spazio ed il tempo. Era stato però un cofanetto di legno di un inconfondibile blu TARDIS posto su uno dei due comodini ad attirare tutta la sua attenzione. Quando l'aveva preso fra le mani, aveva notato che su di esso erano incisi i versi di una antica poesia gallifreyana: incuriosito aveva aperto quel piccolo scrigno, chiedendosi quale fosse l'oggetto che River custodiva con tanta cura, ed era rimasto stupito di trovare al suo interno un farfallino, proprio quello che lui aveva usato per sposarla sulla piramide dell'Area 52 in un'altra linea temporale. Quella donna impossibile, si era detto, faceva tanto la dura ed invece sotto sotto era una tale sentimentale! Ora che ci pensava, era un bel po' che non la vedeva: i suoi impegni lo avevano portato a diminuire drasticamente il numero delle sue visite a Stormcage, ed aveva davvero desiderio di stare un po' con lei, anche se temeva di ricevere una bella lavata di testa per la sua "latitanza".
Un bagliore ed un rumore di scarica elettrica che lui conosceva molto bene avevano riempito la stanza, seguiti da una familiare voce che l'aveva salutato: «Ciao, dolcezza!». Il Dottore, stupito, aveva alzato gli occhi davanti a sé, poi si era lasciato sfuggire dalla bocca uno di quei suoi saluti tutt'altro che romantici: «River, si può sapere cosa ci fai qui?». La donna aveva alzato gli occhi al cielo prima di rispondergli in tono alquanto seccato: «In nome della sanità mentale, cosa vuoi che ne sappia io! Sei stato tu a chiamarmi!». Il Signore del Tempo le aveva rivolto uno sguardo interrogativo: «Io? Dici sul serio?». River esasperata, con un cenno del capo gli aveva indicato la carta psichica che lui teneva fra le mani. Dunque stava giocherellando con la carta psichica mentre pensava a lei, e così l'aveva chiamata lì, si era detto, poi, rivolgendosi a sua moglie l'aveva informata: «Ti assicuro che è stato un errore...». La povera donna si era portata una mano alla fronte prima di sospirare, rassegnata: «Beh, non ne avevo dubbi, dolcezza!», e senza neanche alzare gli occhi su di lui, aveva incominciato ad impostare le coordinate di ritorno a Stormcage sul suo manipolatore del vortice. «Ed ora cosa stai facendo?», gli aveva chiesto lui, allarmato. River, ostentando nonchalance, gli aveva risposto: «Torno nella mia cella, mi aspettano per un torneo di mahjong con le guardie...». «Aspetta un attimo, è da così tanto tempo che non ci vediamo, facciamo qualcosa insieme!», l'aveva pregata il Dottore. Lo sguardo di lei si era illuminato con un guizzo malizioso, poi si era seduta sul letto e, sporgendosi verso suo marito con un sorriso oscenamente eloquente, aveva sentenziato: «E perché no? Del resto ad una ragazza non capita tutti i giorni di trovare il suo idolo nel letto della sua cameretta...», avvicinandosi con movenze feline al suo corpo. Il Dottore, incredibilmente imbarazzato e rosso fino alla punta delle orecchie, si era prontamente allontanato dalla donna e, rivolgendole un'occhiata scandalizzata, l'aveva rimproverata: «Insomma, River, Amy e Rory potrebbero entrare da un momento all'altro, ed io che figura ci farei?».
Sospirando profondamente, lei si era alzata dal letto e, mani poggiate sui fianchi e sguardo truce, gli aveva chiesto: «E tu potresti cortesemente dirmi cosa ci fai qui, nella MIA stanza, a casa dei MIEI genitori, mentre io trascorro il mio tempo in una cella di massima sicurezza per un omicidio che – purtroppo - non ho commesso?». Il Dottore aveva abbassato lo sguardo, toccato dalla cruda verità delle parole di River: era proprio un miserabile, dopo tutto quello a cui sua moglie aveva rinunciato per lui, non era nemmeno in grado di accoglierla come si deve, mostrandole quantomeno un po' di gentilezza!
Se c'era una cosa alla quale la Dottoressa Song non sapeva resistere, era la faccia da cane bastonato che suo marito metteva su quando si sentiva in colpa, così si era avvicinata a lui e, mettendogli una mano sulla spalla, gli aveva chiesto se c'era qualcosa che poteva fare per lui. Il gallifreyano, senza dire una parola, le aveva porto una scatolina nera. «E questa cosa sarebbe, Dottore?», gli aveva chiesto lei, perplessa. «È il motivo per cui sono qui, River.», aveva risposto l'altro rivolgendole uno sguardo greve.
«Scusami, ma continuo a non capire», aveva obiettato la donna, allora lui, passandosi una mano fra i capelli, con tono serio, le aveva spiegato: «Qualche giorno fa sono caduti dal cielo miliardi di questi piccoli cubi neri, in ogni parte del pianeta, ma nessuno, me incluso, riesce a capire che cosa siano!». River aveva preso fra le mani quell’oggetto misterioso e l’aveva squadrato con attenzione, poi aveva chiesto a suo marito: «Hai provato ad esaminarlo con il tuo cacciavite sonico, vero?». Il Dottore alzando gli occhi al cielo le aveva risposto: «Secondo te? Certo che l’ho fatto, ma non sono riuscito a tirare fuori nessuna informazione! È frustrante, sai?». La donna aveva ridacchiato, poi aveva tirato fuori il suo palmare ed aveva iniziato a scansionare il cubo.
Dopo una decina di minuti di intensa attività ispettiva, anche lei aveva gettato la spugna: «È sicuramente un manufatto alieno, costruito con un materiale più duro del diamante ed ultra leggero… queste sono le uniche cose che sono riuscita a scoprire», aveva comunicato al Dottore, delusa. Il Signore del Tempo le aveva rivolto uno sguardo divertito che sembra dirle: “Cosa ti avevo detto?”. River Song, però, non era un tipo che si arrendeva facilmente, così, alzandosi di scatto in piedi, si era diretta a grandi passi verso la sua libreria: «Sono sicura che deve esserci qualcosa su quei dannati cubi su uno di questi libri… devo solo cercare…», aveva detto più a se stessa che a suo marito.
 Il Dottore era rimasto una decina di minuti seduto sul letto a guardarla consultare senza sosta pesanti volumi e sfogliare con sguardo attento polverose pagine: i suoi occhi avevano indugiato con attenzione su sua moglie e, sorridendo, si era detto che River era ancora più sensuale quando era intenta nelle sue ricerche che quando cercava deliberatamente di sedurlo. Si era così avvicinato a lei con un sorriso idiota stampato sul viso e l’aveva cinta alla vita da dietro prima di sussurrarle all’orecchio: «Trovato qualcosa di interessante?». Lei aveva girato la testa verso di lui e, sorridendogli soddisfatta, aveva risposto: «No, purtroppo! E tu?».
L’altro aveva incominciato a coprire il suo collo di veloci baci e, sentendola fremere a quell’improvviso contatto, l’aveva presa per le spalle e voltata verso di sé, l’aveva guardata con occhi carichi di desiderio: «Mhm… direi proprio di sì…», aveva bisbigliato prima di catturarle la bocca in un bacio languido e carico di passione, quasi avido.
«Hey, cosa succede qui?», era appena riuscita a chiedere River, prima che il Dottore rincominciassi di nuovo a baciarla con passione e, spingendola sulla scrivania, aveva iniziato ad abbassare la zip del suo vestito. La donna aveva allora preso il collo della camicia di suo marito e l’aveva tratto a sé, iniziando poi a sciogliere il nodo del suo cravattino e a sbottonargli la camicia. Lui, con una rapida ed elegante mossa, le aveva tolto di dosso l’abito: «La mia meravigliosa River…», le aveva sussurrato accarezzandole l’interno della coscia e sfilandole gli slip.
«Dottore!», gli aveva detto non riuscendo a mascherare la sorpresa per l’audacia di suo marito, «E se arrivano Amy e Rory?». «Non preoccuparti, non verrà nessuno, dolcezza!», le aveva risposto sorridendo della sua improvvisa titubanza - sembrava proprio che le parti fra loro due si fossero ribaltate – mentre con una spinta delicata ma decisa entrava in lei. Per entrambi era stato come tornare a casa, riscoprire ancora una volta quanto perfetti fossero l’uno per l’altra, quasi fossero stati creati per diventare una cosa sola: gli unici rumori che riempivano la stanza erano i loro gemiti ed il suono ritmico della loro pelle che si incontrava.
 «Dottore, abbiamo preparato il barbecue in giardino, vieni a darci una mano?», aveva chiesto Amelia Pond, aprendo la porta ed irrompendo come un fulmine scarlatto nella stanza insieme a suo marito. I due erano rimasti completamente shockati, immobili e senza parole di fronte alla vista dei due amanti svestiti e avvinghiati su quella scrivania.
«Dottore, River! Si può sapere cosa diamine state facendo?», li aveva rimproverati Rory, col viso paonazzo.
«Oh beh, Centurione, sai come si dice? Niente come un po’ di attività fisica aiuta a passare il tempo!», aveva cercato di sdrammatizzare il Signore del Tempo mentre lui e sua moglie cercavano di ricomporsi.
«Dieci minuti, vi diamo dieci minuti per rivestirvi e scendere giù in giardino, ok? Non fateci aspettare!», aveva intimato Amy prima di uscire fuori dalla stanza trascinando di peso suo marito.
«Non ci posso credere! Il nostro migliore amico stava facendo sesso con nostra figlia sullo scrittoio!», si era lamentato Rory, non riuscendo ancora a credere ai suoi occhi.
«Beh, tesoro, doveva accadere prima o poi di sorprendere nostra figlia in stanza con un ragazzo, succede a tutti i genitori, sai?», aveva replicato pragmaticamente Amy, battendo la mano sulla spalla di suo marito, cercando di consolarlo.
«Eh, già…», aveva blaterato Rory, ancora non del tutto ripresosi dallo shock.

Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della LJ community Piscina di Prompt con il prompt: Doctor Who, Amelia Pond/Rory Williams/Eleven/River Song, "Nothing like a bit of activity to pass the time".
   
 
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