-Belindaa sveglia!- ecco la voce di mia mamma che mi faceva da sveglia per prepararmi per il primo giorno di scuola.
Di solito è così che cominciano le storie ma la mia non iniziò proprio con questa frase, ma con una da un significato molto diverso.
-Faccia di merda! Gay, non meriti di respirare la nostra aria...vattene! -ecco la quotidiana filastrocca che sentivo ogni giorno nelle mie orecchie. No, non erano rivolte a me ma ad un mio compagno di casa “famiglia” o meglio di manicomio.
Mentre un membro della “mia cara famiglia” veniva schernito brutalmente io continuavo a mangiare fantasticando che quel misero riso della solita mensa era in realtà un dolce molto gustoso.
Ecco dov'ero andata a finire dopo l'incidente che portò la morte dei miei adorati genitori un anno prima. Avevo 17 anni già compiuti e ancora ero definita troppo “ingenua” per vivere sola in una casa che mi avrebbe portato via dal passato o meglio da questo palazzo che odiavo terribilmente.
Non amavo stare in compagnia, sopratutto se la comitiva era un gruppo di ragazzi e ragazze vanitosi la cui morte dei genitori aveva portato fama, vizi e un carattere cattivo verso gli altri. Erano persone crudeli, maligne, malvagie, perfide, aggressive, disgustose e chi più ne ha più ne metta.
Ormai in quella casa mi ignoravano tutti, e io ignoravo loro. Ci avevo fatto l'abitudine a non essere chiamata per i compleanni, per le feste, per un gruppo studio, o per qualunque cosa che divertente, imbarazzante che sia organizzavano in quell'edificio che mi aveva portato solo rabbia.
Fino a due mesi prima pensavo che avessi io il primato di “asociale” o di “scorbutico”, ma all'arrivo di un ragazzo di un anno più piccolo di me cambiai immediatamente idea... Già al secondo giorno gli altri componenti della comunità incominciarono a insultarlo per i suoi comportamenti effeminati.
-Belinda- mi riprese dai miei pensieri quella che doveva essere una seconda mamma -vai a giocare con gli altri ragazzi, oggi hai una giornata libera-
-No Cate io non voglio passare manco mezza giornata con quelli che si spacciano per miei fratelli-
-Eppure ti farebbe bene- bene un corno, quelle persone erano le più spietate che avessi mai visto in diciassette anni di vita o in sedici anni visto che la mia vita era moralmente finita alla morte dei miei genitori.-Bene mi farebbe un calcio in culo non quelle persone che ti ricordo che un giorno mi hanno lasciato al centro commerciale estraneo sola e impaurita per farmi fare una figuraccia, che loro chiamavano un semplice scherzo!- -Dai che ci hai riso pure tu su!- ora mi stava veramente facendo innervosire -Era meglio che mi perdevo e mi ritrovavano delle persone che si prendevano veramente cura di me- dissi flebilmente con le lacrime agli occhi. Per me e questa donna era così ogni giorno. Litigavano spesso perché lei non mi capiva o non mi voleva capire ma ormai nessuno mi capiva in questo che io chiamavo “ospedale psichiatrico”.
#spazioall'autrice
Weeei ragazzi :) Ecco una mia nuova storia, non in stile "one direction" come le facevo prima ma questa è una storia romantica, con personaggi normali e non esistiti u.u
Comunque, volevo comunicarvi che questa storia non andrà avanti se non ha 4-5 recenzioni (ho avuto esperienze in passato) .. spero che vi piaccia :')
Di solito aggiorno in due- tre giorni non avendo niente da fare haha
Vi auguro buon Natale e buon anno nuovo! vi voglio bene <3